Eccomi qui, come promesso nell’articolo genesi di un fotoamatore, a scrivere una guida, il più possibile pratica, sull’utilizzo delle macchine fotografiche, digitali e non. L’obbiettivo di questo breve howto è quello di fornire ai neofiti soluzioni immediate per ottenere buoni risultati nelle più comuni condizioni di scatto. Il linguaggio sarà il più possibile semplice e diretto a fare acquisire consapevolezza del mezzo fotografico, evitando di sostituirsi ad un vero e proprio corso di fotografia. Pertanto molte informazioni saranno volutamente ridotte all’osso, mentre altre perfino tralasciate. Ci concentreremo solo sul succo e sulla polpa, da cui il nome: frullato di fotografia.

 

P/A/S/M
P/A/S/M

Come iniziare
Tutti possono addentrarsi in questa mini-guida, ma è indirizzata principalmente ai possessori di macchine fotografiche con possibilità di scatto manuale ed a priorità di diaframma e dei tempi. Parlo dei classici “P/A/S/M” disponibili nella ghiera di controllo principale. Alcuni produttori hanno rinominato questi metodi, in Canon per es. “A” diventa “Av” e “Tv” prende il posto di “S”, ma la funzione è identica. Se avete dubbi sulla loro disponibilità sulla vostra fotocamera, vi consiglio di dare uno sguardo al manuale. Di norma sono presenti nel 100% delle reflex, nella quasi totalità delle bridge ed in qualche compatta di qualità. Quasi impossibile trovarli invece nelle super-compatte. Se avete una di queste ultime potete comunque trovare qualche informazione utile di seguito, giusto per evitare di fare un punta e scatta selvaggio, senza neanche immaginare cosa faccia la macchina fotografica.

Tipologia di fotocamera
Se non avete capito nulla di quanto appena detto, ecco un modo semplice per determinare a quale categoria appartiene la vostra fotocamera. Se vi trovate per le mani un gingillo di pochissimi millimetri di spessore con un bel display sul dorso, quasi sicuramente state ammirando una super-compatta totalmente automatica. Se invece il corpo è leggermente più voluminoso e magari accenna anche ad un minimo di impugnatura, siamo nel settore delle compatte. Qui si trova un po’ di tutto, quindi potreste avere uno di quei modelli scadenti da ipermercato oppure qualcosa di molto meglio, come una Canon serie G o SX. All’altro angolo del ring troneggiano le reflex. Parlo di quelle macchine che vi fanno venire in mente un paparazzo: belle voluminose, con una impugnatura vistosa ed un grosso obiettivo sul davanti. Fra le reflex e le compatte trovano posto le bridge (che significa appunto ponte), le quali richiamano la forma delle reflex pur essendo più piccole, ma si distinguono per non avere il tipico mirino ottico delle prime e la possibilità di sostituire l’obbiettivo. In compenso in molti casi hanno uno zoom molto lungo, con un fattore di moltiplicazione che arriva anche a 15x.

Pillola rossa / pillola blu
Ora, immaginiamo di aver impugnato la nostra fotocamera e di essere in procinto di fare una foto, davanti a noi tre strade: la prima è quella di concentrarsi solo sull’inquadratura e scattare in automatico (quasi sempre una pessima idea), la seconda è quella di utilizzare — se presenti — i preset (o scene) come ritratto, notturno, panorama, etc.. (in alcuni casi con buoni risultati), la terza e migliore è quella di definire in modo semi-automatico i parametri di scatto, scegliendo uno dei due metodi a priorità già citati (buona idea!).

L’utilizzo del controllo totalmente manuale non ci interessa in questa sede.

Se preferite la prima ipotesi perché vi sembra la cosa migliore da fare, andate in prigione senza passare dal via. Se invece optatate per la seconda strada, rispolverate il manuale della macchina fotografica, ci sarà una guida esaustiva sui preset disponibili e sul come e quando utilizzarli. La guida che segue è rivolta principalmente a tutti quelli che scelgono (o vorrebbero scegliere) la terza strada.


Il primo obiettivo da raggiungere per fare una buona foto è quello di indovinare l’esposizione. La stessa può essere vista come un bilanciamento umano dei fattori ambientali, al fine di ottenere una foto con la giusta luminosità in ogni condizione. In pratica si tratta di definire quanta luce vogliamo che venga impressa sulla pellicola digitale (di seguito solo sensore) e con che velocità. Questo risultato si ottiene con la modifica di tre valori:

  • iso —> sensibilità o velocità, del sensore
  • diaframma —> apertura
  • otturatore —> tempo di scatto

Tutti e tre sono inversamente proporzionali tra loro. Quindi: data una giusta esposizione di riferimento, se ne possono ottenere altre, ugualmente corrette, alterando in negativo o in positivo uno dei tre valori, con l’accortezza di correggerne un altro nel segno inverso (maggiori dettagli sull’esposizione e la reciprocità). Se sentite profumo di scuola e di teorema di Pitagora vi tranquillizzo immediatamente: non è una frase da imparare a memoria. E sarete ugualmente sollevati nel sapere che non sarà compito vostro quello di definire la giusta esposizione. Però vi consiglio di non dimenticare mai questi concetti perché sono la base su cui poggerà tutto il nostro operato.

Ci affideremo all’esposimetro integrato in ogni macchina fotografica per determinare la giusta esposizione in modo semplice e veloce, ma manterremo il controllo variando, a seconda dei casi, il diaframma o l’otturatore, in base al risultato che vorremo ottenere.

 

Il giusto valore di ISO

ISO = Sensibilità della pellicola (o sensore)
ISO = Sensibilità della pellicola (o sensore)

Questo valore solitamente procede, raddoppiando, a step progressivi.

Una scala di esempio è la seguente:
50 – 100 – 200 – 400 – 800 – 1600 – 3200 – 6400 – 12800

Con la pellicola l’ISO era unico per ogni rullino, quindi era necessario cambiarlo per ottenerne uno differente. Fortunatamente con il digitale abbiamo più flessibilità e possiamo modificarlo ad ogni scatto, ma lo si deve fare con cognizione. Ogni fotocamera ha la sua scala, che in alcuni casi può andare da 200 a 800, in altri da 100 a 1600, fino ad estendersi a 3200 ed oltre. Dipende tutto dal sensore e dal processore. Per avere dettagli sui valori di ISO accettati dalla vostra macchina consultate il manuale. A numero maggiore corrisponde un’elevazione della sensibilità del sensore, altrimenti definibile come velocità di impressione. La controindicazione risiede nella qualità dei risultati, poiché da una maggiore sensibilità deriva un’aumento del rumore fotografico, cioè quella grana che sporca le immagini fino a renderle, in alcuni casi, inservibili.

Il valore di ISO si può impostare una volta sola, prima di iniziar a fare le foto, e, di norma, si può mantenere invariato fino a che rimangano inalterate le condizioni ambientali iniziali. Prima però di poter impostare tale valore bisogna seguire questi semplici passi:

  1. verificare la scala di valori ISO della fotocamera (sul manuale o su internet)
  2. determinare l’ultimo scalino che ci da risultati con una quantità di rumore accettabile (si può fare scattando differenti foto nelle medesime condizioni ma variando l’ISO, oppure affidandosi a dei test professionali come quelli eseguiti da dpreview.com)
  3. prima di iniziare a fotografare, impostare l’ISO migliore per le condizioni di luce ambientali

Per quest’ultimo punto l’esperienza vi darà migliori risultati, ma inizialmente potete seguire queste indicazioni:

  • giorno o primo pomeriggio in piena luce —> il valore di ISO minore che la fotocamera permette
  • tardo pomeriggio con luce ancora forte o al chiuso in ambiente molto illuminato —> il valore medio disponibile
  • di sera o in un ambiente chiuso e poco illuminato —> massimo valore di ISO accettabile, determinato seguendo il punto 2.

Chiaramente l’elenco non è ne esaustivo ne universalmente valido, prendetelo come un punto di partenza. Se vi trovate in condizione di avere dubbi sul valore da scegliere, vi consiglio di impostare ISO sul valore Auto (di norma sempre disponibile), per poi valutare il risultato ed imparare da quello.

L’apertura del diaframma

Aperture del diaframma
Aperture del diaframma

La dimensione del foro da cui passerà la luce necessaria a far magicamente apparire la vostra foto, rappresenta uno dei tre parametri che definisco creativi, insieme al tempo di scatto ed alla lunghezza focale (di cui parleremo più avanti).

Una scala di esempio per l’apertura del diaframma è la seguente:
f1 – f1.4 – f2 – f2.8 – f4 – f5.6 – f8 – f11 – f16 – f22 – f32 – f44 – f64

Differentemente da quello che si potrebbe intuire, a numeri maggiori corrisponde una minore apertura e non viceversa. Quindi f2.8 è un valore abbastanza luminoso, mentre f22, al contrario, indica un diaframma più chiuso, quindi con minore luce. Come socchiudendo gli occhi si ottiene maggiore nitidezza, aumentando il valore di f si aumenta la profondità di campo ottenendo più aree messe a fuoco. Viceversa un valore di f piccolo, come f2.8, riduce la profondità di campo. Detto in soldoni:

  • per stagliare il soggetto messo a fuoco rispetto lo sfondo, che risulterà invece sfuocato —> useremo un’apertura quanto più possibile grande: f4, f2.8 o minori
  • per tentare di ottenere un’immagine uniformemente messa a fuoco, dallo sfondo al primo piano  —> adotteremo un’apertura più piccola: f11, f22 o superiori

Il valore f può essere modificato ad ogni scatto e dipende dall’obbiettivo e dalla sua lunghezza focale. Purtroppo non sempre avrete la possibilità di scegliere solo in base al gusto. Alcuni valori infatti potrebbero non essere accettati dalla vostra fotocamera/obbiettivo per la lunghezza focale utilizzata (approfondiremo il concetto più avanti). In più le condizioni ambientali potrebbero rappresentare uno scoglio insormontabile: supponete di voler fotografare un paesaggio serale con un valore alto di f (che ricordiamo corrisponde a minore apertura e luce, ma ad una profondità di campo più estesa), se l’ambiente è troppo scuro gli altri due parametri dell’esposizione (ISO e tempo di scatto) potrebbero non riuscire a bilanciare l’eccessiva chiusura del diaframma, rendendo necessaria più luce e quindi un’apertura maggiore. Il Flash chiaramente non risolve il problema, dal momento che la sua luce non arriva ad illuminare un intero paesaggio in lontananza.

Il tempo di scatto

Tempo di Posa
Tempo di Posa

Questo parametro definisce letteralmente il lasso di tempo in cui il diaframma resta aperto e lascia passare la luce per impressionare il sensore.

Una scala di esempio per il tempo di scatto è la seguente:
2″ – 1″ – 1/2 – 1/4 – 1/8 – 1/15 – 1/30 – 1/60 – 1/125 – 1/250 – 1/500 – 1/1000

Questa scala si legge in questo modo: a sinistra abbiamo tempi di posa lunghi, iniziando da 2 secondi, via via che ci spostiamo sulla destra il tempo viene dimezzato, passando prima ad 1 secondo, poi a mezzo secondo e così via fino ad 1 millesimo di secondo.

Il vantaggio della rapidità di impressione è quello di congelare l’istante (come in un fotofinish), mentre quello di tempi di esposizione molto lunghi (come 1 o 2 secondi) è di aumentare la quantità di luce che giunge al sensore, permettendoci di fare foto ben visibili anche in penombra. Come avrete avuto modo di intuire, ogni scelta in fotografia comporta vantaggi e svantaggi e non sempre possiamo fare quello che vogliamo. Per poterci permettere uno scatto molto veloce (come nel caso di 1/500), l’ambiente deve essere piuttosto illuminato, poiché faremo arrivare la luce sul sensore per solo 0,002 secondi. Per fare una foto con un tempo di posa di ben 2″ il cavalletto è assolutamente necessario per evitare i movimenti del fotografo, ma anche il soggetto deve essere immobile per tutto quel tempo, in caso contrario otterremo, più o meno vistosi, effetti scia. Avete presente quelle foto notturne in cui si vedono solo le luci delle macchine che passano? Si ottengono con tempi di scatto che possono arrivare anche a 30″.

Anche in questo caso, facciamo un piccolo specchietto di riferimento:

  • a meno di non avere la tremarella, senza cavalletto si ottengono buoni risultati a partire da 1/30 in poi
  • se intendete fotografare soggetti, anche se in posa, meglio partire da 1/60
  • se i soggetti sono bambini salite senza dubbio a 1/90 o meglio a 1/125
  • se c’è un ruscello e volete congelare il movimento dell’acqua e degli schizzi, usate tempi di almeno 1/250
  • se con lo stesso ruscello, volete ottenere un effetto scia morbido e spumoso, dovete prolungare la posa fino a 1/15 o meglio 1/8

Stabilizzatore
Se possedete una fotocamera dotata di stabilizzatore meccanico, nell’ottica o sul sensore, di solito riuscite a compensare i movimenti della mano fino a 1/15 o ad 1/8 (a seconda della qualità del meccanismo). Purtroppo questo sistema bilancia i movimenti del fotografo ma non quelli del soggetto, quindi rimane valido principalmente per le foto di oggetti statici o di paesaggi.

Il Flash
Conferendo molta luce alla scena, aiuta a diminuire notevolmente il tempo necessario ad impressionare il sensore, permettendoci scatti con tempi molto rapidi anche in condizioni di scarsa luminosità. Gli svantaggi però sono molteplici e sotto gli occhi di tutti. Non mi riferisco tanto al fastidioso effetto “occhi rossi” (problema facilmente arginabile), piuttosto ad un totale appiattimento dei colori e delle forme. Inoltre avendo questo una raggio d’azione non molto ampio, spesso otteniamo dei soggetti vicini sovraesposti, su di uno sfondo che resta scuro e buio. A meno di non vedere presto prodotto il Dark Flash, continuo a preferire foto leggermente mosse ma con colori naturali, rispetto a quelle sparate dal Flash. Poi è ovvio dipende tutto dalle esigenze personali e dal gusto. In questa guida considero sempre la fotografia senza l’ausilio del lampeggiatore.

Chiariti i tre fattori che determinano l’esposizione, non ci resta che analizzare la lunghezza focale per poi passare, in conclusione, a vedere come mettere in pratica quanto appreso.

Nota: le scale proposte non presentano tutti i valori possibili. Soprattutto nel digitale abbiamo imparato a conoscere molte misure intermedie tra un valore ed il successivo. Ad ogni modo quelle riportate sono più importanti delle intermedie, in quando rappresentano quelli che in fotografia vengono chiamati stop. La regola vuole che data un’esposizione di riferimento corretta, per aumentare di n stop uno dei tre valori, si debba abbassare di altrettanti stop uno degli altri due.

La misura di spazio fra la lente (obiettivo) ed il piano focale (sensore) è definita in ottica come distanza focale. Questa è espressa in mm ed è determinata principalmente dalle lenti nell’obiettivo. Quando facciamo zoom con una fotocamera, avanti o indietro, è questo valore che andiamo a modificare. Un valore di 50mm viene definito normale, in quanto si avvicina molto al campo visivo dell’occhio umano (che è di 43mm ca.).

Un esempio di scala per le distanze focali può essere:
15mm – 28mm – 35mm- 50mm – 70mm – 110mm – 200mm – 300mm – 500mm

A distanza focale minore corrisponde un campo visivo più ampio, ma una maggiore distorsione prospettica. Viceversa, salendo con i valori focali, restringiamo il campo visivo ottenendo l’effetto di avvicinare gli oggetti come in un cannocchiale, riducendo progressivamente l’angolo di campo e la prospettiva. A seconda del range di distanze focali degli obbiettivi, questi vengono catalogati con dei nomi specifici: quelli con focali da 15 fino 35 vengono definiti grandangoli, da 35 in poi ci avviciniamo ai normali (50) e fino a 70 rientrano nei medio-tele. Oltre questo valore parliamo di teleobiettivi che possono arrivare anche fino a 1200mm diventando supertele.

Riepiloghiamo in pratica quanto detto:

  • per fotografare una scena ampia, come un paesaggio o una struttura architettonica —> useremo i grandangolari
  • per i primi piani o i soggetti che non vogliamo distorcere —> conviene utilizzare i normali o i medio-tele
  • per inquadrare soggetti lontani o per la fotografia macro —> ci avvarremo dei tele o supertele

Un’ultima considerazione che va fatta è che aumentando il fattore di zoom i movimenti del corpo macchina vengono amplificati, rendendo più difficile ottenere foto senza effetto mosso. Questo è il caso in cui un sistema di stabilizzazione risulta più utile ed efficace, proprio perché controbilancia i movimenti del fotografo.

 

Finalmente la pratica
Se siete arrivati fino a qui avete tutti gli strumenti teorici basilari per esercitare più controllo sui vostri scatti, utilizzando i metodi a priorità dei tempi e dell’apertura. Il procedimento è piuttosto semplice.

La prima cosa da fare è quella di guardarsi intorno per verificare le condizioni ambientali. In base a queste e seguendo le semplici regole di riferimento, definite nella pagina dedicata all’esposizione, scegliamo il valore di ISO più adatto.

Successivamente sia che scegliamo il metodo A (priorità di apertura) o S (priorità dei tempi), il procedimento è simile:

  1. impostiamo la ghiera dei modi su A o S a seconda della scena e del risultato che vogliamo ottenere
    più avanti faremo degli esempi
  2. inquadriamo il soggetto con la distanza focale prescelta
    questo dipende chiaramente dalla sua forma e distanza nonché dalla creatività
    personale
  3. effettuiamo una breve pressione sul pulsante di scatto
    questa operazione attiverà il rilevamento dell’esposimetro che, impostato da noi il valore ISO, troverà gli altri due parametri di apertura e tempo che ci danno una corretta esposizione
  4. modifichiamo il valore di f in modalità A o del tempo in modalità S fino a quello che riteniamo ottimale
    la fotocamera a questo punto ha già determinato come ottenere un’esposizione corretta, si troverà un valore di ISO fisso, leggerà l’indicazione suggerita da noi per apertura o tempo e correggerà automaticamente il terzo parametro per mantenere l’esposizione corretta
  5. visualizziamo il terzo parametro proposto dalla macchina e prestiamo attenzione ad eventuali avvisi che indicano l’impossibilità di effettuare una corretta esposizione con questi valori
    solitamente appare un pallino lampeggiante o il suggerimento del flash, ma vi conviene approfondire sul manuale
  6. se tutto ci sembra corretto, completiamo la messa a fuoco e scattiamo

Può sembrare lungo e complicato, ma dopo le prime volte tutto il procedimento verrà automatico e semplice. Prendete tutte le indicazioni come un punto di partenza e non come regole inderogabili. Per farvi un esempio di variazione sul tema, alcune fotocamere di buona qualità, permettono di impostare oltre al valore ISO Auto (che è poco controllabile) un Auto Programmato, cioè limitato dall’utente nel valore massimo. Con questa opzione, dopo aver dato alla fotocamera un tetto massimo da non superare per contenere il rumore, potete quasi dimenticare l’impostazione ISO e concentrarvi sulla composizione della foto. Il resto del procedimento rimane pressocché invariato per il fotografo, l’unica differenza è per la fotocamera che dovrà eseguire i calcoli e le compensazioni con 2 variabili anziché 1, aumentando o diminuendo anche la sensibilità, se necessario, per darvi la possibilità di effettuare lo scatto con la priorità prescelta.

Esempi semplici per identificare la priorità da scegliere
Nelle pagine precedenti ho già fatto qualche esempio utile a determinare il metodo di priorità da preferire in alcune specifiche circostanze, ma vi riepilogo il tutto in modo più chiaro e sintetico di seguito:

  1. se fotografate dei panorami impostate un distanza focale ampia quanto potete o preferite, scegliete il metodo A ed un valore di f elevato: nelle compatte/bridge già 11 è accettabile, per le reflex meglio salire ulteriormente (prendete il suggerimento per buono, non è il caso di approfondire il concetto con l’analisi degli effetti dei moltiplicatori sulla profondità di campo);
  2. se vi trovate in un ambiente chiuso è importante prima di tutto salvare lo scatto evitando l’effetto mosso, quindi scegliete S ed un tempo di 1/60 (anche 1/45 o addirittura 1/30 se sia la vostra mano che il soggetto sono piuttosto fermi);
  3. se volete fare un bel primo piano di una persona, di un fiore o altro, l’effetto ottenuto da uno sfondo sfuocato è classico, ma sempre bello, quindi scegliere A ed impostate il più piccolo valore di f disponibile (ricordate che con focali grandangolari ottenete distorsioni non piacevoli sui volti, quindi optate per valori di zoom normali o superiori);
  4. se avete intenzione di fotografare un animale in movimento, oppure vostro figlio che gioca nel parco o mentre si cimenta con il suo sport preferito, bloccare l’azione diventa determinante: impostate quindi il metodo S ed una velocità di scatto elevata, come 1/500;
  5. se il soggetto è una cascata, un torrente, un ruscello o qualsiasi altra cosa in movimento e volete catturare il suo effetto scia, impostate la priorità S ed un tempo il più possibile lento, senza che la foto risenta dei movimenti della vostra mano: 1/8 o 1/16 dovrebbero bastare se il soggetto si muove velocemente, ma dovete fare attenzione a rimanere fermi durante lo scatto;
  6. se volete fare una foto di notte munitevi di cavalletto ed impostate il metodo A con l’apertura adatta all’occasione, tanto anche se il tempo di scatto diventa di 30″ poco importa, anzi potete ottenere simpatici effetti cogliendo le scie di passaggio delle luci delle auto.

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In tutti i casi sopraelencati, che ripeto non sono assolutamente esaustivi e non fanno mai regola, se non riuscite ad ottenere il tempo di scatto abbastanza veloce o l’apertura così piccola come la situazione richiede, potete aiutarvi aumentando il valore di ISO. È vero che questo causerà un aumento del rumore, ma se le condizioni ambientali non consentono di fare altrimenti, rimane l’unico modo per portare a casa lo scatto desiderato.

Spero che il frullato sia stato di vostro gradimento. Se dovesse risultare troppo pesante, prendetevi un po’ di tempo per digerirlo per bene. Ogni commento, suggerimento, integrazione o correzione è sempre il benvenuto.

Se volete vedere in tempo reale gli effetti delle differenti esposizioni, dedicatevi a fare qualche prova sulla simulatore SimCam.

A presto e Buone Foto.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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