SSD e MacBook Pro, percorso per le prestazioni fino all’OWC Mercury Extreme Pro

Il MacBook Pro 15″ è il mio fulcro digitale: ci lavoro, mi svago, seguo il blog. Certo in studio ho anche un iMac 27″, ma molte delle mie attività preferisco tenerle su portatile, così da averle sempre a portata di mano. Insomma, avrete capito che tengo molto alle performance di questo gioiellino che già di suo è molto ben carrozzato con un Core i7 da 2,66Ghz ed 8GB di RAM. Dal punto di vista prestazionale non ci si può certo lamentare, ottiene uno score di tutto rispetto per un portatile (6316 su Geekbench) e i risultati si vedono quando effettuo una codifica video o altre operazioni onerose. Tuttavia l’operatività generale non è così diversa da quella che avevo con il MacBook Pro 15″ pre-unibody da 2,5Ghz (2500€ fa). L’avvio del computer, il lancio di applicazioni, i movimenti del finder, i browser e tutto quanto non usa in modo massiccio la CPU, ma fa spesso lettura/scrittura sul disco per buffer o cache (sia direttamente che tramite il sistema operativo) si comportano in modo praticamente identico. Per cui seppur enormemente soddisfatto dalla macchina nelle operazioni ad alto carico, ho dovuto ancora una volta constatare che i Ghz non sono tutto. A questo punto ho iniziato un percorso di ricerca che mi ha portato a concludere oggi, che avrei fatto meglio a prendere un modello i5 base e con la differenza di prezzo montare un SSD veloce e capiente. Ma andiamo per gradi.

Rispetto al disco da 5400rpm di serie, ho provato per prima cosa un 7200rpm. La maggiore velocità di rotazione del Seagate Momentus 7220.4 ha portato i suoi benefici a costo contenuto. Ma se il cronometro si è accorto delle differenze, a pelle non ho sentito un sensibile miglioramento.

È stato poi il turno degli SSD e tra i migliori di qualche mese fa (se non IL migliore) c’era l’Intel X-25M G2. Mi sveno non poco per la versione da 160GB e lo installo. Finalmente! Un netto cambio di marcia del computer in ogni suo aspetto, fin dall’avvio. Non ci speravo proprio di ottenere un risultato simile e sono rimasto veramente soddisfatto dell’acquisto e del mio “nuovo” Mac. Sfortuna volle che dopo un paio di settimane decise di tirare le cuoia. Forse un difetto di produzione, non lo so dire. Ma dopo uno strano freeze del computer, non ne volle più che sapere di accendersi. Intel non me ne ha dato uno in sostituzione, ma ha deciso per un rimborso.

Nel frattempo ho rimesso il 5400rpm tenuto da parte gelosamente (in caso di problemi al Mac meglio sempre rimettere il disco originale prima di mandare in assistenza) ma è stato un tracollo verticale. Per la prima volta ho capito il senso della frase “dalle stelle alle stalle”. Continuando a seguire il mercato degli SSD ho notato poi i nuovi controller SandForce SF-1200 e gli ottimi traguardi di velocità e sicurezza dei dati ottenuti. Riavuti i soldi da Intel ho preso uno dei migliori l’OCZ Vertex 2E. Visti i cosi questa volta mi sono dovuto accontentare di un 120GB. Sono 128GB in verità, ma il 7% viene impiegato per l’overprovisioning, che incrementa notevolmente le prestazioni di lettura/scrittura di piccoli blocchi e migliora la sicurezza del disco andando a “coprire” eventuali settori che si danneggiano nel tempo. C’era anche una variante con overprovisioning al 27%, ma poi il costo al GB era troppo elevato. Testando questo disco ho ottenuto risultati ancora migliori rispetto l’Intel, ma l’unico evidente neo era la dimensione ridotta.

Ho preso per questo l’adattatore MCE OptiBay, il quale permette di inserire un secondo disco SATA al posto del SuperDrive, il quale va a finire in un case USB fornito nel pacchetto. Installazione semplice e funzionamento perfetto: velocità e tanto spazio. Tuttavia la mancanza del lettore ottico dopo poco ha iniziato a pesarmi notevolmente. Mi sposto spesso con il Mac per lavoro e quando i clienti mi danno un disco da cui prendere dati, non ho voglia di vedere se ho ricordato di portare il lettore e poi prenderlo e collegarlo. Se fosse un Air lo capirei pure viste le dimensioni, ma con questo 15″ che ora mi sembra un colosso, non poter leggere un CD è noiso. In più mi trovo sovente a dover installare da disco e, per farla breve, sono rimasto soddisfatto dai risultati, ma ho trovato il tutto poco pratico.

Rimesso il SuperDrive al suo posto (ps. l’OptiBay lo sto vendendo) il 120GB non era più sufficiente. Con grande rammarico mi sono dovuto quindi separare dal Vertex 2 ed ho tentato la strada del nuovo ibrido di Seagate/Maxtor, il Momentus XT 500GB. Questo disco aggiunge ad un 7200rpm unSSD da 4GB che viene gestita automaticamente dall’hardware (o meglio non necessita di un supporto dell’OS). Inizio un po’ titubante con qualche attimo di freeze qua e là, ma tutto è sparito nel giro di una settimana. Prestazioni abbastanza superiori rispetto al 7200.4 della stessa marca, ma lontane anni luce da quelle di un SSD. Normale dopotutto visto che costa 1/10 a parità di capienza con questo taglio (guardate il prezzo degli SSD da 512GB). Tutto sommato una buona soluzione: economica, capiente, sufficientemente veloce. Ma l’SSD non si dimentica…

In un momento favorevole dell’euro rispetto al dollaro, mi sono deciso qualche giorno fa a provare uno dei dischi più apprezzati: l’OWC Mercury Extreme Pro. Tecnicamente è lo stesso del Vertex 2 visto che usa il SandForce SF-1200 con overprovisioning al 7%, ma il costo del 240GB è stato di circa 360€. Purtroppo però, tra spedizione e dogana (quest’ultima ben 91€) il risultato è stato ben più oneroso, praticamente identico a quello dell’OCZ di pari capienza preso in Italia (OWC non si trova da noi).

OWC Extreme Pro

Finisco qui questo percorso e vi dico che ho quasi concluso i miei test e che a breve, per chi fosse interessato, pubblicherò la recensione di questo OWC. Ma ricordate che se volete un computer reattivo a parità di costo meglio + SSD e – GHz.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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