Asus Eee Pad Transformer: il misto-touch che non funziona

Circa un mese fa la mia curiosità mi ha spinto a testare l’Asus Eee Pad Transformer che dotato della sua tastiera/dock diventa a tutti gli effetti simile ad un netbook. Difficilmente visto “al completo” potrebbe essere identificato come tablet.

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L’idea di dock con tastiera non è una novità visto che con il primo “tablet della nuova era” (ossia l’iPad) ne fu immediatamente presentato uno. Quello che rende molto diversa la soluzione di Asus è la disposizione, accoppiata sul lato lungo e non sul quello corto come avviene per il dock Apple, il quale costringe a tenere l’iPad in verticale. Il meccanismo di incastro è piuttosto semplice e non troppo preciso ma funziona bene: si inserisce l’Eee Pad sul fianco (dov’è posizionata la porta) e poi si sposta verso sinistra il blocco meccanico posto sulla tastiera.

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Questa possiede i tasti ad isola tipici dei portatili Apple, anche se la dimensione risulta complessivamente più piccola dello standard e quindi meno comoda rispetto quella del MacBook Air 11″.

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Di contro è veramente ricca di connessioni con due USB, una per lato, lo slot per memory card e l’alimentazione (visto che quella primaria viene utilizzata per la connessione con il dock è necessario un duplicato). C’è anche un piccolo pad frontale per muovere il puntatore. Per quanto possa sembrare un controsenso, collegando la tastiera appare in effetti il classico puntatore da scrivania e l’uso del tablet inizia a sembrare un po’ forzato.

Avrete notato che il titolo di questo post non inizia con “recensione”. La mia idea originaria quando lo presi era proprio quella di fare un bel confronto con l’iPad 2 ed analizzare insieme, nel dettaglio, le peculiarità di Honeycomb, la versione di Andoid di cui l’Eee Pad Transformer è dotato. Il problema è che dopo un giorno di utilizzo ho deciso di restituirlo, non prima però di aver scattato qualche foto e di aver maturato qualche ragionamento e, più avanti, un giudizio.

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Iniziando dal prodotto, devo dire che l’idea di base mi aveva colpito molto positivamente. Anche la realizzazione non è del tutto malvagia, pur non rispecchiando gli standard estetici e qualitativi di un prodotto Apple, si fa apprezzare per la livrea bronzo e una superficie ruvida molto resistente ai graffi. Appare solido, anche se un po’ pesantuccio.

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Lo schermo da 10.1″ con 1280 x 800 pixel in formato 16:9 offre una bella resa, seppure soffra anche lui per il trattamento lucido della superficie, troppo incline ai riflessi. Questa versione di Android, espressamente realizzata per tablet, è un grande passo in avanti in quanto a grafica e fruibilità e presenta alcune aree veramente stupefacenti a livello di controllo, come la visualizzazione espansa di tutte le scrivanie con la gestione di widget ed applicazioni. Inoltre il processore NVIDIA Tegra 2 da 1.0GHz CPU e la RAM da 1GB garantiscono una generale buona reattività

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Un’osservazione del tutto soggettiva è che ho trovato l’interfaccia confusa ed incoerente, a tratti incomprensibile, seppure graficamente curata. Probabilmente avendoci a che fare per qualche settimana mi sarei abituato ma dopo qualche ora d’uso ed avendo “giocato” con le funzioni basilari dell’OS iniziavo a sentirmi spaesato. Inoltre in due occasioni ha deciso di spegnersi senza nessun motivo (a batteria carica) e dopo aver lanciato molte applicazioni mi capitava che queste non si “risvegliassero” nel passaggio da un task all’altro. Mi è successo in particolare con Zinio per cui questo potrebbe essere un errore dell’applicazione che non imputo al tablet o al sistema operativo ma generalmente non mi ha fatto una buona impressione.

La cosa più strana però è che, superato l’entusiasmo della “trasformazione” in netbook, ci si trova con uno curioso ibrido in cui un po’ si scrive ed un po’ si tocca. Pensate a quanto sarebbe scomodo usare un computer da scrivania con il solo touch, sia per postura che per le interfacce non ottimizzate a tale scopo, ebbene qui ci si trova nella condizione opposta, con un puntatore su una GUI pensata per le dita. Sulla tastiera sono duplicati alcuni dei principali tasti dell’OS per evitare di usare eccessivamente il touch ma rimane comunque necessario.

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Questo Android è veramente divertente e completo e finiti tutti i vari giri di prova ad avendo installato le app principali per la mia operatività (molte di quelle che amo su iOS qui non ci sono) mi sono dedicato ad usarle il tablet fattivamente, ad esempio per scrivere un documento.

[5 ore dopo]

Salto quasi tutte le considerazioni di natura tecnica non essendo questa una pura recensione ed arrivo rapidamente alle conclusioni: non sono rimasto per nulla colpito dal prodotto. L’idea di base l’ho trovata eccellente, la realizzazione neanche troppo male ma tutto sommato non si capisce che ci devi fare. Non mi voglio esprimere categoricamente sul sistema operativo perché c’è a chi piace e chi ne elogia le potenzialità e l’apertura. In effetti facendo un giro tra i menu ci si rende conto che ci si può fare veramente qualsiasi operazione nativamente con gli strumenti di cui dispone. Rientra sempre in campo il tema della chiusura dei sistemi Apple ma ancora una volta devo dirmi favorevole alla perdita di qualche funzione in cambio di un sistema più chiaro, immediato, semplice e piacevole da usare. Ma a prescindere dal sistema operativo, anche fosse stato iOS, devo dire che il risultato complessivo suona come una nota stonata. Lo vedi davanti a te e pensi sia un portatile, poi lo usi e ti accorgi che il solo trackpad non è sufficiente. Ma soprattutto che diavolo ci fai con un puntatore su una interfaccia touch? Veramente poco dal momento che non funziona neanche come un mouse tradizionale e non puoi ad esempio fare una selezione di un testo come faresti normalmente. Con il rischio di attirare le ire dei fanboy-anti-apple questo prodotto mi sembra il tipico esempio di un’idea forzata per funzionare con strumenti incoerenti. Esempi simili nel mercato “libero” (per usare un termine abusato dagli androidiani) sono molto, troppo frequenti. Un po’ come il caso, seppure ribaltato, dei computer HP con interfaccia touch. E qualcosa di simile anche a quanto visto per il momento di Windows 8 e metro.

La semplice addizione di funzioni non porta a risultati migliori.
Un prodotto deve avere uno scopo e tutto in lui deve rispecchiarne l’essenza.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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