Google teme Siri: può davvero essere una minaccia per il suo motore di ricerca?

Siri ormai sappiamo cos’è e come funziona: è un assistente personale virtuale, comandato tramite la voce e capace di effettuare azioni tra cui leggere messaggi e tradurre la risposta a voce in testo scritto, segnare note e appuntamenti, nonché cercare informazioni in Rete, sia tramite il motore “di conoscenza” WolframAlpha, in grado di dare risposte dirette alle domande e non semplici link a siti web, sia tramite i tradizionali motori di ricerca, tra cui Google. Proprio l’azienda di Mountain View, però, sarebbe spaventata da Siri, come riporta AppleInsider. I timori sono stati esternati dal presidente di Google Eric Schmidt, noto conoscitore di Apple e delle sue capacità essendo stato nel consiglio d’amministrazione fino al 2009.

Le parole con cui Schmidt descrive Siri sono semplici e taglienti: Google killer. Il nuovo assistente virtuale di Apple, infatti, costituirebbe l’entrata ufficiale dell’azienda di Cupertino nel settore dei motori di ricerca, pur differenziandosi nettamente dall’approccio tradizionale e pur anche usando lo stesso Google per fornire risultati. In questo modo, a detta di Schmidt, Siri rischia di minare il business principale di Google, ossia il suo motore di ricerca, da anni in posizione dominante sostanzialmente indisturbato. Ma è davvero possibile che la società di Larry Page e Sergey Brin rischi di avere grossi problemi da tutto ciò?

Come già scritto, Siri si basa anche sul lavoro dei motori di ricerca tradizionali, compreso quello di Google. Come può essere definito, dunque, un motore di ricerca a sé stante quando ha bisogno di una infrastruttura pre-esistente? Appare chiaro come non sia lì il vero problema. Diverso discorso è invece nel caso in cui Apple decida di affidarsi come motore di ricerca predefinito a un concorrente della stessa Google, come Bing di Microsoft. Da tempo si sospetta una sorta di alleanza sottobanco tra Redmond e Cupertino, per contrastare lo strapotere di Mountain View, negli ultimi tempi soprattutto relativamente ad Android. Google arrivò ad affermare addirittura che le due aziende “vanno a letto insieme”, per far capire la portata di tale alleanza non dichiarata. Poiché per Apple la creazione di un vero e proprio motore di ricerca rischierebbe di chiedere anni di sviluppo e un bagno di sangue in termini finanziari, è plausibile pensare di affidarsi a Microsoft e al suo Bing, il quale tuttavia ha ancora bisogno di miglioramenti, specialmente in ambito internazionale. Qualora arrivassero queste migliorie, realizzabili nel corso di alcuni mesi, dal momento che la struttura di base è già funzionante, ed eventualmente anche col supporto della stessa Apple, lo switch potrebbe avvenire, ponendo per davvero Siri come minaccia diretta a Google. Sarebbe un passo perfettamente coerente con la “guerra termonucleare” già ipotizzata da Jobs nella biografia e rilanciata da Cult Of Mac. Proprio nella parte relativa ai motori di ricerca è paventata una opzione del genere, sebbene non si parli di Bing nello specifico. Ma con Yahoo! che si è affidata per le ricerche a Microsoft stessa, ritirando così la sua presenza diretta nel settore, non rimangono molte altre carte sul tavolo, nell’eventualità.

Concludendo: Google fa bene a temere Siri? Sì, se Apple crea le condizioni ideali per l’assalto. In ogni caso, non sarà nulla di immediato: ci vorranno mesi, l’eventuale disponibilità alla collaborazione da parte di Microsoft e soprattutto la determinazione di Cook e del suo team affinché tutto ciò avvenga. Fino ad allora, a Mountain View potranno continuare a dormire sonni abbastanza tranquilli, pur tenendo comunque un occhio sempre aperto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.