Mac Pro: o la va o la spacca, non si può indugiare oltre

Sono piuttosto sicuro che anche senza il geniale Wozniak il mondo avrebbe sentito parlare di Steve Jobs, ma sono altrettanto convinto che la Apple non sarebbe esistita. Dopo 35 anni dall’Apple I e a seguito di numerose lotte interne ed esterne, i prodotti che macinano vendite e portano in alto le azioni e l’immagine dell’azienda sono proprio quelli che erano nell’immaginario di Jobs. MacBook Air ed iMac sono probabilmente i computer più chiusi di sempre, con possibilità di upgrade quasi nulle. L’idea del PC compatibile da smanettone, quella più vicina all’idea di Wozniak, piena di porte di espansione e pronta ad essere modificata dal geek di turno, è andata rapidamente scemando fino ad essere totalmente soppiantata dall’opposta visione di Jobs. Dopo tanti anni il mercato e gli utenti hanno iniziato a dargli ragione ma un po’ di apertura in più a noi appassionati di certo non dispiacerebbe.

Nel percorso che ha portato fino ad iPhone, iPad, nonché la probabile futura iTV, Apple ha tagliato i rami infruttuosi dell’azienda perseguendo l’ottimizzazione — ed il profitto — a tutti i costi. Ma la strada è stata molto lunga e grazie alle doti di queste macchine ed alle potenzialità di Mac OS (soprattutto X), i computer Apple professionali hanno raggiunto una importante diffusione nella produzione audiovisiva e multimediale. I Power Mac prima ed i Mac Pro successivamente fino ad oggi, rappresentano il picco più elevato dell’ingegnerizzazione made in Cupertino.

Gli XServe sono sempre stati un prodotto di nicchia, ma finché Apple poggiava le sue radici e forgiava la sua immagine sulla professionalità di quest’isola — cara e — felice non si sarebbe mai sognata di tagliarli via dalla produzione. Ma dopo aver venduto qualche milione di iPhone (quasi 20 per la verità) le cose sono cambiate. Per cui qualche trimestre in negativo e via, spariti gli XServe.

xserve

D’altronde Apple è famosa anche per perseguire i propri principi a tutto tondo e se cloud deve essere, lo storage locale perde significato. Per i privati la cosa funziona già oggi, per le aziende l’argomento diventa più complesso. E se anche dobbiamo immaginare un futuro interamente cloud non sarà così imminente, specie alle nostre latidudini. Ma Apple è famosa anche per precorrere i tempi no?

Qualche anno fa sembrava destinato ad un lento oblio anche il Mac mini che per fortuna si è salvato ed ha anzi subito uno dei migliori aggiornamenti di sempre passando all’unibody. Non fosse altro che per la spiccata capacità di soddisfare, una volta tanto, le richieste della clientela, che spesso usava il mini come media center o come piccolo server, ecco anche la porta HDMI e la variante Server dedicata alle aziende.

mac mini

E poi c’è il Mac Pro. O meglio, c’era una volta il Mac Pro. Per la seconda volta dalla sua presentazione del 2006 ha saltato un intero anno senza aggiornamenti, dato che l’ultimo risale a novembre 2010. La volta precedente fu nel 2007, con l’aggiornamento che arrivò solamente nei primi giorni del gennaio 2008. Ma allora non passavano per la mente timori riguardo a una sua scomparsa, si aspettava fiduciosi.

Gli attuali Mac Pro sono delle ottime macchine, non c’è dubbio, e ben configurati offrono prestazioni invidiabili. Tuttavia i costi sono ormai elevati per l’hardware di cui sono dotati. Il modello base del 2010, che io possiedo, ha una CPU Quad Core Xeon con RAM a 1066MHz e le “vecchie” Radeon della serie HD 5xxx. D’accordo che non vogliamo perseguire l’ultimo MHz ma stiamo sempre parlando di macchine che si aggirano sui 3.000€ e che in quanto “Pro” dovrebbero garantire sicurezza, stabilità ma anche prestazioni.

Senza essere un analista o uno sciamano, due figure sempre più simili, è facile immaginare che il Mac Pro attuale stia vendendo poco. Sicuramente meno di quanto meriterebbe questa classe di workstation. Allora che facciamo Apple, non lo aggiorniamo mai così prima o poi possiamo dire che non vende e dobbiamo tagliare i rami secchi?

Le lamentele del settore professionale si sono già fatte sentire per l’aggiornamento innovativo quanto strampalato di Final Cut Pro X ma non voglio nemmeno immaginare che a Cupertino stiano veramente pensando di mettere da parte il Mac Pro. Per quanto i profitti arrivino da iOS, spero proprio che Apple non sia pronta ad ufficializzare il ventilato abbandono del settore professionale. Ormai l’hardware per la workstation con Sandy Bridge-E è praticamente pronto, specie se consideriamo che in passato alcune soluzioni Intel Xeon sono arrivate prima sul Mac Pro e poi sul resto del mercato. Apple ha tre possibilità a mio avviso:

  • abbandonare il Mac Pro
  • aggiornare solo l’hardware entro il primo trimestre del 2012
  • presentare un nuovo fiammante Mac Pro, diverso anche nell’estetica

Con la prima scelta inizierebbe un lento declino del brand, con la rapida sparizione dal settore professionale. Il semplice upgrade hardware è il minimo che possa fare per “tirare a campare”, anche se le questioni sulla posizione dell’azienda nel settore pro non farebbero che slittare di alcuni mesi. L’ultima sarebbe l’unica vera strada da percorrere per riscattarsi e potenzialmente “riscrivere le regole”. Ma siamo sicuri che Apple ne abbia l’intenzione?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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