Samsung non ha ancora centrato l’obiettivo Tablet

Se si spara nel mucchio qualcosa si colpisce, ma di certo si sprecano risorse e si rischia di “lisciare” il vero bersaglio. Samsung è entrata nel settore dei tablet con tutta la sua forza, così come è solita fare quando si affaccia in un nuovo mercato ed ottenendo, nella maggior parte dei casi, ottimi risultati. Solitamente sono sempre molto ottimisti citando gli ottimi risultati di vendita, ad esempio nel settore smartphone dove il Galaxy S II continua a produrre ottime vendite. Il vantaggio teorico di molti produttori rispetto Apple è che quest’ultima tende a ridurre al minimo la propria offerta, per cui ci sarà sempre lo “scontento” che desidera uno schermo più grande (io), un prezzo inferiore o una qualsiasi funzionalità in più. Il vantaggio di un’offerta più variegata è addirittura abusato da Samsung, che ha a listino un numero così elevato di smartphone che anche il più preparato dei commessi nei negozi di elettronica fatica a conoscere e discriminare allo scopo di aiutare l’utente nella scelta. E la stessa cosa sta succedendo nel settore tablet.

7″, 10″, prima versione, seconda versione, 8,9″, poi un 5″, ancora un 10″ con qualche funzione in più, sembra quasi che si avanzi ad occhi chiusi tastando il mercato per sapere da lui cosa è meglio fare. Ma non è così che si fa innovazione e non è così che si sfida il big player del settore. Almeno che l’obiettivo non sia dichiaratamente quello di raccogliere le briciole.

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Non ne faccio una questione di merito e neanche di tifoseria, da un lato o dall’altro, è sotto gli occhi di tutti che per i tablet nessuno stia riuscendo ad impensierire l’iPad. E se la nuova versione si dimostrerà all’altezza delle aspettative sarà ancora più dura e l’inseguimento continuerà ancora e ancora. C’è bisogno di innovare, reinventare, cosa che bene o male Samsung è riuscita a fare per gli smartphone. Il Galaxy Note potrà non piacere, ma è un prodotto interessante che unisce vantaggi di oggi (touch capacitivo) a quelli del passato (pennino), portabilità (5″ sono ancora trasportabili in tasca) e leggibilità (si riescono a leggere siti e riviste piuttosto comodamente).

I motivi per cui Apple continua a guidare il mercato dei tablet sono molteplici e riguardano l’immediata e semplice usabilità, design e materiali di pregio, nonché il più volte citato ecosistema software. Ma senza dubbio c’è anche una questione che riguarda l’immaginario collettivo dovuta all’impatto mediatico della sua presentazione che ha costretto tutti gli altri ad inseguire fin dal primo istante. Il tablet, in effetti, viene spesso chiamato semplicemente iPad. Un vantaggio commerciale molto importante e difficilmente annullabile dalla concorrenza. Per il momento la risposta di Samsung sembra essere quella usata negli altri settori: tantissimi modelli per tutti i gusti, con le funzionalità e l'”apertura” che mancano ad iOS. L’ottimismo che emanano con cotanta abbondanza sembrerebbe positivo, ma secondo CNET non tutti in azienda la pensano allo stesso modo. Hankil Yoon, executive di Samsung Electronics, ha espresso durante un’intervista una frase un po’ dubbiosa riguardo la situazione attuale: “We’re not doing very well in the tablet market” ovvero “Non stiamo facendo molto bene nel mercato dei tablet”.

Non molto bene è un eufemismo visti i risultati, ma per fortuna c’è qualcuno in Samsung che si è accorto che non hanno ancora indovinato la strada giusta per affermarsi, almeno non positivamente come è stato fatto con gli smartphone. Difficile stabilire se abbia espresso un dubbio del tutto personale o se abbia dato voce, magari irresponsabilmente, ad un sentimento diffuso nell’azienda. In tutti i casi penso si possa asserire che abbia decisamente ragione: Samsung non sta lavorando bene nel mercato degli iPad e dovrebbe fare qualcosa in più rispetto alla presentazione di modelli su modelli con piccole differenze e prezzi mai veramente competitivi.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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