Mac senza SuperDrive: missione quasi compiuta. Una storia che si ripete…

La battaglia che Apple sta conducendo da qualche anno a questa parte contro i supporti ottici non è qualcosa di mai visto. Se potesse farlo, dal Grande Paradiso delle tecnologie morte, sicuramente il floppy disk sorriderebbe di gusto assistendo al fato di CD/DVD, oggi in lenta agonia per mano della stessa azienda che, per prima, eliminò il famoso dischetto. Sembra di sentirlo: “mi avete surclassato, ma ora la stessa sorte toccherà a voi”.

Nel 1998, quando Steve Jobs presentò il primo iMac, vi furono le peggiori parole da parte di chi considerava prematura o inconcepibile l’eliminazione dell’unità floppy. Alla fine la scelta di Apple si dimostrò corretta ed il declino fu inevitabile, tant’è che anche i produttori di PC “compatibili” seguirono la stessa strada. Con ciò non vogliamo dire che Jobs e compagni furono i killer del floppy: se non fossero stati loro, probabilmente sarebbe stato qualcun altro a farlo, forse un po’ più tardi. Seppero cogliere anzitempo i segnali dati da una tecnologia anziana prediligendone altre nuove e più promettenti.

Ora la situazione è simile se si guarda ai supporti ottici. Per loro non si è optato per una soluzione “brutale” ma il processo è iniziato, ed è tuttora in atto, da diversi anni. Per la precisione, dal 2008, con la prima generazione del MacBook Air. Anche in questo caso il tutto apparì strano, poco comprensibile. Tutti ci chiedevamo perché rimuovere il SuperDrive quando quasi tutto il software era ancora su CD e DVD ed il download digitale dei film non era ancora così diffuso (al di là del Peer-to-Peer). L’opzione dell’unità esterna appianò le perplessità, ma non le fece scomparire del tutto, specie per chi era abituato ad utilizzare il masterizzatore per archiviare i propri dati progressivamente.

air

Il MacBook Air, però, proseguì per la sua strada e le vendite successive all’aggiornamento di fine 2010 (quando arrivò anche l’11”), hanno largamente premiato l’ultrasottile di Cupertino senza unità ottica. Un incoraggiamento che nel 2009 ha portato all’introduzione del Mac mini server senza SuperDrive e, nel 2011, alla definitiva rimozione da tutta la gamma desktop “entry-level”.

macmini

Quest’anno è toccato ai MacBook Pro Retina ed agli iMac, i quali hanno assunto al contempo un design più sottile (anche se nell’inquadratura di tre quarti spesso utilizzata da Apple sembra ancora più sottile). Le cose però sono cambiate ed oggi la distribuzione delle applicazioni avviene quasi esclusivamente sotto forma “liquida”, prevalentemente grazie al Mac App Store. Una via che la maggior parte di utenti e sviluppatori sembrano aver accolto molto positivamente, sebbene questi ultimi preferirebbero regole più morbide.

Questa tendenza ora potrebbe trasferirsi anche tra i PC, con modelli privi di masterizzatore, ma soprattutto con Microsoft che spinge su Windows 8, con prezzi favorevoli per chi lo acquista online e con un suo Store di applicazioni. Curiosamente, poi, a Redmond si sono spinti addirittura oltre quanto fatto da Apple: se in OS X Mountain Lion è ancora presente l’app DVD Player, in 8 non è più possibile la riproduzione nativa di DVD Video senza l’acquisto dell’add-on di Windows Media Center o l’uso di codec di terze parti.

Una storia parallela, ma legata strettamente, riguarda la questione Blu-Ray su Mac. Almeno inizialmente, il quadro sembrava favorevole a ciò: Apple fu nel consorzio promotore di questa tecnologia Sony. Dalla sponda opposta, Microsoft appoggiò il formato rivale HD-DVD, ideato da Toshiba e con poche cerimonie dismesso nel 2008 a fronte della scarsa penetrazione nel mercato e del poco supporto da parte delle case cinematografiche. E mentre i PC iniziavano ad adottare lettori Blu-Ray integrati (ne so qualcosa, avendo anche un Sony Vaio con questa capacità, alla fine mai sfruttata), rumors su rumors indicavano come il momento fosse giunto anche per Apple. Un momento che però non arrivava mai, mentre al contempo iTunes iniziava a introdurre acquisto e noleggio di film. Nel 2010, fu Steve Jobs stesso a scoprire le carte, rispondendo a un utente di Macrumors:

Il Blu-Ray sembra sempre più simile a quei formati che si proclamavano successori del CD –  saranno battuti dai download da Internet.

La previsione si sta rivelando corretta, dato che i servizi di digital delivery per film, serie TV e altro ancora, stanno prendendo sempre più piede, con numerosi contendenti nell’arena (Amazon, Apple, Google, Hulu, Microsoft, Netflix…). Al contempo, giganti storici della distribuzione home video come Blockbuster si sono drasticamente ridimensionati, vista anche l’impossibilità di rivaleggiare in termini di costi coi ben più semplici ed economici download, sia legali che, va detto, anche illegali. Se qualcuno poi sperava ancora, nonostante tutto, ad un ripensamento, Phil Schiller ieri in un’intervista concessa a TIME ha ribadito il concetto: il Blu-Ray sul Mac non ci arriverà, né ora né mai. Per chi lo desidera, ci sono le unità esterne e i software appositi (non molti per OS X, a dire la verità) per la visione dei film in questo formato.

Naturalmente, non si discute la qualità superiore che un buon Blu-Ray possa garantire in confronto ai filmati ricodificati con H.264 e simili. Né tantomeno si discute la praticità dei dischi d’installazione per le applicazioni utilizzate, sempre a portata di mano. Ma, bisogna dirlo, sono eventualità che ove sia presente una connessione ADSL sufficientemente veloce (cosa che purtroppo in Italia è tanta speranza e poca realtà, al di là delle zone più densamente popolate e all’avanguardia) stanno diventando sempre meno frequenti. I download sono facili, gli acquisti immediati e non è necessario uscire di casa per andare al negozio fisico più vicino. Inoltre ciò che viene comprato non si perde nel nulla: basta entrare nel proprio servizio di riferimento e riscaricare i contenuti senza costi aggiuntivi. Una realtà che appare esattamente come la chiedeva Apple e che anche altri importanti player del mercato stanno inseguendo.

Mac Pro e MacBook Pro non-Retina sono gli unici che mantengono il SuperDrive ma per questi ultimi la sopravvivenza potrebbe non essere ancora tanto lunga ed i primi rappresentano uno dei punti interrogativi più importanti nella recente storia di Cupertino, su cui solo nel 2013 avremo risposte certe (parola di Tim Cook). Il SuperDrive è la testimonianza di un’era che ha dato il suo meglio ed oggi si ritrova a fare i conti con tecnologie più semplici e pratiche, intenzionate a predominare sulla “vecchia guardia”. Il processo richiederà diversi anni per completarsi ma sarà comunque inevitabile e, anche stavolta, Apple sembra averci visto bene in anticipo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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