Recensione: Canon 650D la tuttofare di casa si aggiorna e punta sul touchscreen

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L’anno scorso abbiamo eletto migliore DSLR entry-level la Nikon D3100 ma, salendo leggermente con la fascia di prezzo, abbiamo preferito la Canon 600D alla Nikon D5100. Questa decisione non è stata accolta molto positivamente dai nostri utenti, sia sul blog che su YouTube, per una semplice ragione: il sensore della D5100 è migliore. Partendo da questo indiscutibile dato di fatto, abbiamo comunque preferito la proposta di Canon perché, nel complesso, ci è sembrata più equilibrata e completa: il corpo è più generoso ed ergonomico, il controllo più diretto, il video più completo e la differenza di sensore non è così evidente nel mondo reale (specie considerando che su quella fascia di prezzo difficilmente si useranno ottiche di calibro professionale). In sostanza non l’abbiamo definita “migliore” ma una scelta potenzialmente più valida e, ai tempi, leggermente più economica.

Quest’anno Canon ha presentato la 650D che, come di consuetudine, non sostiusce la precedente ma le si affianca, decretando il pensionamento della più vecchia 550D. La scelta di mantenere sempre due corpi nella stessa fascia di prezzo non è una novità, ma rimane comunque insolita. Specie perché, negli ultimi tre aggiornamenti, le differenze sono state davvero risibili. Dalla 550D alla 600D la principale novità è stata il display orientabile, mentre il passaggio dalla 600D alla 650D potrebbe essere sintetizzato con l’introduzione del touchscreen. È stato anche introdotto il nuovo sensore Hybrid CMOS ma la risoluzione è rimasta invariata e l’unico elemento tecnico di rilievo in esso è riconducibile alla presenza dei pixel destinati a migliorare la messa a fuoco per contrasto.

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Caratteristiche principali
La Canon 650D è la prima DSLR con display touchscreen, soluzione particolarmente in voga nel comparto mirrorless. La direzione intrapresa da Canon può non essere condivisibile, molti ignorano o addirittura disprezzano tale soluzione, tuttavia preferiamo non essere troppo scettici di fronte alle “novità”. Per quanto il digitale stia avanzando con passi da gigante la fotografia conserva un’animo tradizionalista e, in più di un’occasione, le innovazioni accolte con indifferenza si sono apprezzate solo con il tempo. Pensiamo alla modalità video, inizialmente respinta ed oggi sempre più ricercata da amatori e professionisti, nonché alle stesse mirrorless digitali che, nate quasi come un esperimento, sono arrivate in pochi anni ad essere la prima scelta degli acquirenti nel 50% dei casi in molte parti del mondo. Mettendo da parte le funzionalità touch e scorrendo le caratteristiche tecniche della 650D, si notano altri importanti miglioramenti, come il motore AF con 9 punti, ora tutti a croce, ed il nuovo processore DIGIC 5, grazie al quale si possono memorizzare i RAW a 14 bit e lo scatto continuo raggiunge i 5fps (contro i 3,9fps del modello precedente). L’altra novità su cui Canon ha puntato è il fuoco continuo in live view per la registrazione video, basato sulle funzionalità del già citato Hybrid CMOS e concertato con la presentazione di due obiettivi STM (Stepper Motor Technology). Sia il pancake Canon EF 40mm f/2.8 STM che il rinnovato EF-S 18–135mm f/3.5–5.6 IS STM sfruttano questa nuova tecnologia, la quale nasce per migliorare l’efficienza e la silenziosità della messa a fuoco per contrasto. In sostanza dietro un corpo sostanzialmente identico si potrebbe celare qualche sorpresa.

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Corpo ed ergonomia
Distinguere la 650D dalla 600D non è affatto semplice. Forma, dimensioni, peso e disposizione dei comandi sono interamente ripresi dal modello precedente. Questo è positivo visto il nostro apprezzamento per l’ergonomia della 600D (migliorata rispetto la 550D), un po’ meno per la qualità costruttiva di alcuni dettagli. In particolare non ci è piaciuto lo sportello batteria che, anche da chiuso, ha un po’ di gioco. Escludendo le serigrafie sul pad posteriore, ora sopra i pulsanti e non di lato, ed alcuni tasti leggermente modificati nella forma per risultare più comodi, le uniche novità rilevabili sono l’assenza del tasto DISP (dovuta alla reintroduzione del sensore di prossimità che spegne automaticamente il display) e la modalità dedicata al video direttamente nel selettore di accensione, il quale ha ora tre posizioni: OFF / ON / VIDEO. Grazie ad una impugnatura pronunciata e ben sagomata, la Canon 650D si tiene comodamente anche con una sola mano ed i pulsanti sono generalmente ben disposti, seppur con qualche piccola eccezione. Continua ad essere compatta e leggera (570gr), ma non così tanto da risultare scomoda.

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Mirino, display e touchscreen
Il mirino nella 650D non subisce modifiche: è sempre lo stesso pentaspecchio con copertura del 98% ed ingrandimento dello 0,85x. Ampiezza e luminosità sono nella norma e le informazioni abbastanza leggibili e chiare. C’è quel che serve e non molto di più. Il display da 3″, in formato 3:2, mantiene la medesima risoluzione di 1,04 milioni di punti e la completa articolazione, con la possibilità di ribaltamento per le autoinquadrature. La tecnologia ClearView II è un miglioramento rispetto al passato ma la differenza non è così percepibile ed in piena luce può essere preferibile utilizzare il mirino. Sulla 650D ritorna anche il sensore di prossimità, presente sulla 550D e rimosso nella successiva 600D, per cui lo schermo si oscura automaticamente quando ci si avvicina al mirino. La vera novità riguardo il display è sicuramente l’introduzione del touchscreen, per la prima volta presente in una DSLR. Nelle mirrorless è ormai una tradizione ma Canon con la 650D ha alzato ulteriormente l’asticella, proponendo un’unità di tipo capacitivo con tanto di multitouch, simile per esperienza d’uso e sensibilità a quello dei recenti smartphone. Tuttavia il vero passo avanti rispetto la concorrenza è dovuto all’interfaccia, non molto dissimile rispetto alla tradizione Canon, ma basata sulla recente EOS M dove ogni parametro ed elemento è gestibile in punta di dita.

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In sostanza tutte le voci visibili sul display sono selezionabili e modificabili con le dita e finanche il menu è interamente navigabile con il touch. La immagini si possono ingrandire con la classica gesture del pinch-to-zoom e per modificare diaframma ed apertura basta scorrere con uno swipe. Chiunque arrivi dall’esperienza di uno smartphone si troverà immediatamente a casa propria e la cosa positiva e che, per la prima volta, ci si cente invogliati all’utilizzo del touchscreen data l’immediata interpretazione dei comandi. Ma ovviamente ogni funzione è normalmente raggiungibile anche con i comandi fisici e, nel caso in cui non si gradisca intervenire sullo schermo, il touch può essere semplicemente disattivato.

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Messa a fuoco ed avanzamento
Iniziamo immediatamente col dire che la tanto decantata funzionalità di AF in Live View ci ha deluso. In generale si nota un leggero miglioramento in termini di velocità rispetto la messa a fuoco per contrasto presente nella 600D e nelle altre DSLR della casa, ma siamo ancora molto distanti dai risultati delle mirrorless. Utilizzando uno degli obiettivi specificatamente previsti allo scopo, come il Canon EF 40mm f/2.8 STM, si avverte la riduzione del rumore ed un minimo di rapidità in più, ma nulla di così eclatante. L’AF continuo nel video non è apprezzato dai professionisti ma in questo range di prezzo poteva essere interessante se sufficientemente rapido ed intelligente ma, anche in questo caso, le aspettative sono state disattesse con i classici difetti legati alla lentezza ed alla continua ricerca di fuoco. Rimane l’interessante modalità AF Quick, ovvero la possibilità di abbassare rapidamente lo specchio per utilizzare il più rapido AF per rilevamento di fase anche in modalità Live View (causando un temporaneo oscuramento dello schermo).

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Per quanto riguarda l’AF tradizionale, rimangono i classici nove punti ma ora sono tutti a croce e quello centrale è sensibile a f/2,8. In pratica è la stessa unità presente nella 60D per efficienza e rapidità. La copertura non è particolarmente indicata per il tracking dei soggetti ma, in linea generale, le prestazioni sono adeguate alla fascia di prezzo.

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Grazie al nuovo processore DIGIC 5 si può superare uno dei limiti della precedente 600D riguardo la scatto continuo, che ora sale a 5 fotogrammi al secondo. Il buffer continua ad essere piccolo e si scatta in RAW+JPG bastano 3 scatti per saturarlo. Tuttavia non si interrompe per svuotarlo e si può continuare a fotografare al ritrmo di 1fps per alcuni secondi. In RAW ed in JPG i risultati sono migliori, riuscendo a salvare 6 immagini nel primo caso e 12 nel secondo prima della saturazione. Presente anche il supporto per lo scatto remoto e l’autoscatto da 2 o 10 secondi con la possibilità di disattivarlo automaticamente dopo un numero specifico di catture.

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Esposizione e bilanciamento del bianco
Il metering iFCL a 63 zone offre risultati sufficienti anche se non proprio entusiasmanti. In condizioni normali se la cava ma in più di un’occasione abbiamo notato una leggera tendenza a sovraesporre quando la scena mostra eccessivo contrasto. Tuttavia spesso è il display ad ingannare e, riportate sul computer, le immagini catturate in automatico hanno la giusta esposizione. Per chi non ama i metodi manuali ed a priorità, ci sono sempre le scene per gestire in modo più efficace i risultati completamente automatici.

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Nella media anche il bilanciamento del bianco, con le classiche preimpostazioni e la possibilità di personalizzarlo in base ad uno scatto precedente (Canon continua a non avere una modalità rapida in tal senso). Sottolineiamo la mancanza del settaggio in base ai gradi kelvin: niente di particolarmente problematico in linea generale, ma utile in alcuni frangenti, come nella registrazione video con più corpi diversi.

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Impostazioni e controlli
La Canon 650D ha una disposizione dei controlli fisici sostanzialmente sovrapponibile a quella del modello precedente. In cima, oltre al flash ed alla slitta a caldo, si notano anche i due piccoli microfoni per la registrazione audio stereo, una novità per questo modello. Sulla destra la grande ghiera per la selezione dei metodi di scatto e affianco il selettore di accensione e spegnimento, che ora ha una terza posizione dedicata al video: attivandola si entra direttamente in LiveView con anteprima in 16:9 ed i controlli dedicati ai filmati. Le impostazioni primarie, ad esempio quelle per la messa a fuoco, non sono però separate tra video e foto. Poco più sopra un pulsante dedicato all’impostazione della sensibilità ISO, davvero molto utile e facilmente localizzabile anche senza distogliere lo sguardo dal mirino.

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La ghiera dei parametri, l’unica disponibile, si trova in posizione avanzata, poco prima del pulsante di scatto a doppia corsa. La zona posteriore è stata rivista in misura davvero minima, giusto qualche serigrafia meglio disposta e alcuni pulsanti più comodi da usare. Piccole modifiche, ma nella giusta direzione. A destra dell’ampio e comodo incavo per il pollice, vi sono i due tasti per il blocco AE/AF e per la selezione del punto di messa a fuoco (in modalità punto singolo), i quali assumono le funzioni di zoom in ed out in riproduzione.

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Oltre ai controlli touch, davvero molto utili e comodi anche per lo sviluppo e la modifica delle foto dopo lo scatto, ogni singolo parametro è modificabile tramite i tasti. Avendo una sola ghiera si utilizza la pressione contemporanea del pulsante dedicato alla compensazione dell’esposizione (AV+/-) per modificare il secondo parametro nel modo manuale. Sotto di questo vi è l’accesso rapido [Q] che attiva la modifica diretta di tutte le impostazioni visibili nel display e che, in modalità Live View, mostra le stesse voci ma con delle icone in sovra impressione. Il pad direzionale ha 4 scelte rapide per bilanciamento del bianco, messa a fuoco, metodo di avanzamento e stile immagine mentre il pulsante centrale SET serve per confermare le scelte. Come già sottolineato, tutti questi settaggi sono regolarmente accessibili anche in punta di dita sfruttando l’interfaccia touch.

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In basso si trovano i tasti dedicati all’attivazione della modalità di riproduzione ed il classico cestino mentre il pulsante di attivazione LiveView è in alto, vicino al mirino, e lo stesso si utilizza anche in modalità video per avviare ed interrompere la registrazione dei filmati: abbastanza comodo. A sinistra del mirino sono localizzati i pulsanti Menu ed Info, il primo serve per accedere alla completa configurazione della fotocamera mentre il secondo alterna le diverse visualizzazioni nello schermo, sia durante la cattura che nella riproduzione, dove è possibile avere anche il classico istogramma della luminosità, anche scomposto sui singoli canali.

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Frontalmente si trovano il ricevitore per il telecomando ad infrarossi, il pulsante per lo sblocco dell’obiettivo ed il pulsante per l’anteprima della profondità di campo. Questa funzionalità, a nostro avviso particolarmente utile, era già disponibile sulla 600D e non sulla rivale Nikon D5100. Da sottolineare che funziona anche in modalità LiveView, mostrando la reale profondità di campo in relazione all’apertura impostata. Purtroppo continua a mancare l’illuminatore ausiliario per la messa a fuoco, solita nota dolente per le Canon, ed al suo posto vengono utilizzati alcuni lampi del flash integrato (a meno che l’impostazione non venga disattivata).

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Flash
Il lampeggiatore integrato, con apertura a popup, si avvia da solo in caso di necessità quando si sceglie il modo automatico oppure si può attivare manualmente con il pulsante laterale. Il numero guida è 13 per cui è un’unità valida per il segmento e consente anche di controllare flash wireless.

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Batteria e memoria
L’autonomia della 650D non rientra tra i suoi punti di forza. Con circa 440 scatti secondo lo standard CIPA e 350 dai nostri test, è un po’ meno duratura rispetto alle fotocamere della stessa fascia di prezzo. Come già sottolineato, lo sportellino inferiore non è il massimo in termini di qualità: si apre e si chiude regolarmente ma non restituisce una sensazione di sicurezza. Lo slot per la memoria supporta SD/SDHC/SDXC ed è sempre disposto di lato, così da poterla sostituire senza dover accedere alla batteria.

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Collegamenti esterni
Sul lato sinistro si trovano le varie porte, localizzate dietro due sportelli in gomma. Il più grande include l’uscita HDMI per il monitor e la mini USB per il collegamento al computer. Nell’altro si trova l’ingresso da 3,5″ per il microfono esterno e quello per il collegamento dello scatto remoto con filo. Una dotazione più che sufficiente che la rende anche utilizzabile in modo efficace per la registrazione video (escludendo la mancanza del collegamento per le cuffie, riservata a modelli di fascia ben più alta).

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO
Abbiamo tenuto per ultima l’analisi di questo aspetto, davvero fondamentale, per una chiara scelta. Fin qui si è  visto come Canon sia riuscita a migliorare, seppure in misura piuttosto marginale, il precedente modello. Ma quando DxOMark ha analizzato il nuovo sensore ibrido realizzato in casa, ha evidenziato delle prestazioni inferiori rispetto la 600D. La diminuzione non è drammatica ma influenza un po’ tutti gli ambiti, dalla profondità colore alla resa ad alti ISO, passando per la gamma dinamica. Un risultato del genere non può che dispiacere.

dxomark

Sappiamo che i test sui sensori non ci dicono in modo diretto ed inequivocabile se una fotocamera sia capace o meno di fare buone foto, tuttavia è difficile che questa informazione possa essere in qualche modo ben accolta dai potenziali acquirenti. Se il nuovo Hybrid CMOS avesse ottenuto ottimi risultati almeno nell’AF Live View grazie ai pixel ad esso destinati sul sensore, avremmo avuto un contraltare potenzialmente interessante ma, visti i risultati, non si può essere particolarmente contenti neanche di quello. Non vorremmo apparire troppo disfattisti ma i dati ci dicono chiaramente che non vi è né una particolare innovazione in quanto alla tecnologia di messa a fuoco, né un miglioramento della qualità d’immagine rispetto alla 600D. Con un pizzico di delusione, procediamo la nostra analisi.

dettaglio

I vari “ritagli” al 100% delle immagini di prova da noi catturate, mostrano un livello di dettaglio abbastanza buono ed i colori appaiono naturali con lo stile immagine standard. La gamma dinamica con le impostazioni di base non è il massimo ma migliora attivando l'”Ottimizzazione automatica della luce” nel menu principale. È anche disponibile lo scatto HDR, una delle novità introdotte nel software della 650D e non presente nella 600D. In linea di massima consigliamo l’utilizzo dei RAW dai quali siamo riusciti ad ottenere miglior dettaglio e profondità colore con un minimo di post produzione.

Le immagini in JPG fino a 1600 ISO risultano molto pulite grazie agli algoritmi integrati per la riduzione del rumore, seppure chiaramente si perda un po’ di dettaglio. Di seguito potete vedere una fotografia in notturna in cui si vede chiaramente come anche le aree buie risultino omogenee e ben leggibili. Potete anche scaricare il file a dimensione originale cliccando sull’immagine.

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Con il formato grezzo (ricordiamo che i RAW della 650D sono a 14 bit) il rumore è chiaramente visibile ma non così pronunciato come ci aspettavamo. A nostro avviso si può scattare senza troppe riserve fino a 1600 ISO anche per stampe abbastanza grandi ed i 3200 ISO sono comunque gestibilissimi e facilmente ripulibili con un po’ di post produzione. Ecco qualche dettaglio dal test in studio.

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Video
Sia la 550D che la 600D vengono spesso usate dai film maker in erba o con un occhio orientato al risparmio. La qualità non è affatto male e la 650D si comporta in modo sostanzialmente analogo al corpo precedente. Anche in questo caso il nuovo sensore non porta particolari migliorie, seppure non sia neanche troppo visibile il passo indietro sottolineato da DxOMark. Tutto sommato è un corpo interessante per il video e con il touchscreen qualche vantaggio concreto si potrebbe avvertire. La presenza del microfono stereo integrato è apprezzabile, ma neanche troppo utile nella vita reale, sicuramente utili uscita per il monitor e l’ingresso per il microfono esterno. Di seguito una interessante tabella con le caratteristiche analizzate da dpreview:

Dimensioni 1920x1080p: 30/24 fps (NTSC), 25/24 fps (PAL)
1280x720p (HD): 60 fps (NTSC), 50 fps (PAL)
640×480 (SD): 30 fps (NTSC), 25 fps (PAL)
Audio 44.1kHz Stereo (Internal Mic), Linear PCM
Formato .MOV MPEG-4 AVC / H.264
Dimensione dei file 330 MB/min (1080p), 330 MB/min (720p), 82.5 MB/min (VGA)
Tempo di registrazione 22′ a 1080p, 22′ a 720p, 1h:32′ in VGA

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voto 3,5Conclusioni / Costi
Giudicare la Canon 650D non è davvero una cosa facile. Dal nostro punto di vista, avendo analizzato un anno fa il modello precedente, rappresenta quasi un’opportunità mancata. Già la 600D e ancora prima la 550D, avevano le carte in regola per offrire un pacchetto molto interessante ad un prezzo vantaggioso. Tuttavia dopo 3 generazioni ci aspettavamo davvero che l’attenzione di Canon si concentrasse anche sul sensore. Lo ha fatto ma non nella direzione che immaginavamo. Invece di affiancarsi alla rivale Nikon per prestazioni, cosa che le è riuscita con la 1D-X, punta tutto – o quasi – sull’AF ed il touchscreen . Ci sono anche altre migliorie qua e là ma di certo non per la qualità d’immagine, praticamente invariata da 3 anni. Sulla resa ad alti ISO le differenze sono percepibili solo con un confronto diretto di crop al 100% ma più in generale le foto non ci hanno troppo entusiasmato in quanto a dettagli e colore. È sempre bene ricordare che basta saper sfruttare la luce ed avere un buon occhio per ottenere belle foto, molto spesso i concorsi a premi vengono vinti proprio utilizzando delle entry level come questa. Tuttavia potendo scegliere la nostra sensazione è che questo non sia l’anno di Canon per l’ASP-C entry-level, probabilmente staranno puntando maggiormente sul settore mid-range o semi-pro, dove si attende una possibile erede per 60D e 7D, con il rischio che possa essere anche un modello “unificato”. Il nostro voto è un po’ penalizzante perché non abbiamo avvertito quel passo in avanti che ci aspettavamo o, più precisamente, in una direzione inattesa. Il nuovo touchscreen è eccellente, Canon lo ha concretizzato in modo unico e davvero usabile, e tutta la fotocamera è sicuramente valida, ma se avete una 600D (e forse anche una 550D) non vediamo una ragione davvero evidente in termini di qualità d’immagine per fare il “salto”. Per chi approccia al mondo delle DSLR continua ad essere una scelta interessante, in special modo se si è interessanti a Canon. Inoltre il prezzo attuale del solo corpo è finalmente sceso in modo consistente ed ora si acquista con una spesa di circa 590€ spedizione inclusa.

PRO
+ Ottima implementazione del touchscreen
+ Corpo ergonomico e di buone dimensioni
+ AF con 9 punti tutti a croce e punto centrale sensibile a f/2.8
+ Processore d’immagine DIGIC 5 che garantisce 5fps
+ Controlli fisici ben gestibili e completi (c’è anche l’anteprima della profondità di campo)
+ Possibilità di controllare flash wireless
+ Sensore di prossimità per oscurare automaticamente il display utilizzando il mirino
+ RAW a 14 bit
+ Display completamente articolato e di buona qualità
+ Buone opzioni per la registrazione video
+ Microfono stereo integrato
+ Uscita HDMI
+ Ingresso audio 3,5″
+ Sempre veloce e reattiva

CONTRO
- Nessun miglioramento in termini di qualità e resa ad alti ISO rispetto al passato
- Batteria non troppo longeva
- AF in Live View lento e quello continuo inutilizzabile, specie confrontato con le mirrorless
- Manca il settaggio del bilanciamento del bianco con gradi kelvin

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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