L’avevo detto in fondo che questa settimana, dopo HTC, Ubuntu e Sony (della PlayStation 4 purtroppo non ne ho potuto parlarne, per ragioni di tempi e lavoro, me ne scuso), avrebbe potuto riservare ancora qualche sorpresa. Certo, le sensazioni erano su Apple e non su Google, indubbiamente non ci sono giustificazioni… Al di là della pessima carriera da sensitivo del sottoscritto, però, conta parlare di quanto presentato pochi minuti fa da Mountain View: il Chromebook Pixel. Un portatile che potremmo definire l’approccio al mondo Retina da parte di Larry Page e soci.

chromebookpixel

A differenza degli altri Chromebook in circolazione, la cui famiglia si è recentemente allargata con l’approdo di Lenovo e HP, il Pixel è stato disegnato da Google stessa, che si è occupata anche di ottenere tutti i fornitori necessari alla realizzazione del prodotto. Il risultato, indubbiamente, lo mette nella fascia high-end del settore, a confrontarsi anche coi MacBook Air e Pro Retina, almeno dal punto di vista hardware. Lo schermo da 12.9″, multitouch, è a risoluzione 2560×1700 pixel, alquanto particolare ma dettata dal fatto che l’aspect ratio scelto è 3:2, in controtendenza coi più comuni 16:9/16:10 del settore. A detta di Sundar Pichai, vicepresidente per quanto riguarda la divisione che si occupa di Chrome nelle sue principali forme (browser e sistema operativo), ciò consente al Chromebook Pixel di essere l’ideale nella navigazione web, dato che riduce lo scorrimento verticale e dunque offre all’utente maggiori contenuti.

Per il resto, la cura dei dettagli è sicuramente notevole, come la tastiera retroilluminata che “nasconde” gli altoparlanti, i bordi smussati per garantire un comodo appoggio dei polsi, il touchpad in vetro e la presenza di ben tre microfoni (uno è dedicato alla cancellazione del rumore) per migliorare la resa audio nelle chiamate. Anche la componentistica interna è più curata rispetto agli altri Chromebook: al pari degli Air e del Surface Pro, il cuore è costituito da un Intel Core i5 con grafica integrata HD 4000 e 4 GB di RAM. Non mancano webcam 720p, due porte USB 2.0 (fatto che suona strano considerato come il Chromebook ARM di Samsung disponga di USB 3.0), miniDisplayPort, Bluetooth e Wi-Fi 802.11n. Lo spazio di archiviazione interno, espandibile tramite microSD e il TB di spazio offerto nel cloud da Google Drive, varierà a seconda della versione: due saranno quelle in cui verrà proposto il Chromebook Pixel, una solo Wi-Fi da 32 GB e una con LTE da 64 GB. La prima è già in commercio da oggi negli USA e nel Regno Unito, per 1.299 $/1.049 £. Il debutto del Pixel LTE è invece previsto per aprile a 1.449 $.

Un oggetto sicuramente ben fatto, che si farà notare e permetterà ancora una volta a Google di dire la sua nell’ormai eterna sfida contro Apple e Microsoft. Tuttavia, per com’è ora il Chromebook Pixel dà una forte sensazione di incompiuta. Il prezzo è alto, decisamente alto, e non è controbilanciato dal punto di vista software, nonostante Pichai a The Verge non pare essere così tanto preoccupato di ciò. Se guardiamo ai MacBook Pro Retina da 13″ o agli ultrabook di fascia alta, troveremo non solo un buon hardware ma anche un corredo applicativo di tutto rispetto per sfruttarlo. Per quanto Chrome OS abbia ricevuto notevoli miglioramenti e ne stia continuando a ricevere (tra le altre novità, è in arrivo un vero e proprio centro notifiche), rimane poco più di un browser a finestre con cui accedere a web app, un sistema molto semplice da utilizzare ma anche fin troppo scarno rispetto ai due diretti competitor, OS X e soprattutto Windows. Ciò fa pensare quasi a un lancio affrettato, a voler mettere l’hardware in giro senza essere però sufficientemente pronti dal punto di vista software. Ed è per questo che penso avrebbero potuto aspettare fino a maggio, per il Google I/O, in modo da presentare un prodotto più maturo.

Nell’articolo sul possibile 2013 delle rivali di Apple ho volutamente insistito su un punto: la convergenza pressoché inevitabile, presto o tardi, tra Android e Chrome OS. Il primo offre una solida base tecnica, tante applicazioni offline, il Play Store e un vasto bacino d’utenza; il secondo offre un buon browser, il supporto alle web apps e un ambiente a finestre. Perché non sfruttare il tutto a proprio vantaggio? Il Chromebook Pixel sembra essere il prodotto ideale per fondere i due mondi, un importante inizio per migliorare successivamente sempre più e attrarre non solo l’utenza casalinga ma anche quella aziendale con l’arrivo di applicativi professionali e il continuo potenziamento di Google Docs, probabilmente anch’esso prossimo alla convergenza, nel suo caso con QuickOffice. Un grande potenziale per l’obiettivo futuro, ossia battere Microsoft sul suo stesso terreno, finora non ancora tirato fuori. Ma dato che a Mountain View non sono stupidi, questo può anche indurre a pensare che l’aver rilasciato già oggi il Pixel possa essere un modo per sondare il terreno, un primo avvertimento dato a Ballmer e Cook per mostrare che saranno della partita, si stanno riscaldando e inizieranno la vera offensiva in un secondo momento.

Solo i prossimi mesi ci indicheranno se la strategia intrapresa da Google porterà i frutti sperati e se quello che possiamo definire un grande esercizio di stile diventerà un serio contendente nel suo settore. Fino ad allora, però, sarà difficile pensare al Chromebook Pixel come a un best seller assicurato.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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