Recensione: Nikon D4, la reflex definitiva per il professionista

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Dopo le recensioni delle Nikon D800 e D600, sono orgoglioso di poter aggiungere alla lunga lista di fotocamere premium testate su SaggiaMente anche la professionale Nikon D4. Oltre ai ringraziamenti per Nital, che ha dimostrato di riconoscere ed apprezzare il nostro lavoro, sono sinceramente sentiti quelli per il rivenditore Nikon Specialist Riflessi di Torino che mi ha dato modo di provare la testa di serie della casa giallonera nelle ultime settimane.

Nel caldo agosto del 2007 Nikon ha presentato la sua prima DSLR Full Frame con il nome D3. Gli anni successivi hanno visto la nascita di una seconda FX più compatta, la D700 che rispondeva alla Canon 5D, e poi ben due aggiornamenti della D3. Le modifiche apportate dalla D3X nel 2008 e dalla D3S nel 2009 hanno riguardato per lo più sensore e funzioni, con interventi strutturali pressoché invisibili. La D4, al contrario, è un prodotto completamente nuovo, come il nome stesso suggerisce.

Annunciata solo un mese prima della D800, FX che farà scalpore per la sua ineguagliata risoluzione, la più professionale delle DSLR Nikon punta a mantenere i primati di robustezza, velocità, qualità, funzioni e resa ad alti ISO delle precedenti D3 e D3S. Tra le due c’è stata la parentesi da 24.5 megapixel della D3X ma con quel sensore non si è riusciti a contenere altrettanto bene il rumore digitale. Anche per questo la successiva D3S è ritornata ai 12.1 megapixel del primo modello e, grazie a questa scelta e ad ulteriori ottimizzazioni, il rapporto segnale rumore (SNR) è migliorato ulteriormente, imponendo un nuovo punto di riferimento per tutto il settore. Il duro compito della D4 è quello di condensare in un solo corpo il meglio dei precedenti tentativi, aumentando la risoluzione pur mantenendo un’elevata resa ad alti ISO.

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Caratteristiche principali

Il nuovo sensore CMOS è in grado di catturare foto da 16.2 megapixel, trattate ad altissima velocità dal processore d’immagine Expeed 3. Lo stesso modulo è presente anche nella D800 ma, con meno della metà di pixel, la D4 riesce ad ottenere un frame rate molto più rapido, raggiungendo i 10fps (o 11fps con blocco fuoco ed esposizione). Più ampia anche la gamma di sensibilità che parte da una base di 100-12.800 ISO con estensione fino a 50-204.800 ISO. Ci sono altre caratteristiche che la D4 condivide con la D800 già recensita, come il sensore metering 3D da 91.000 pixel RGB (erano 1.005), il modulo AF Multi-CAM 3500FX da 51 punti (una vecchia conoscenza, migliorata nelle prestazioni), il display da 3,2″ e la registrazione video Full HD con uscita video non compressa via HDMI. Nella rapida carrellata delle novità non si può non menzionare l’interfaccia Ethernet nativa (con tanto di server HTTP), l’adozione delle nuove memorie XQD e la retro-illuminazione dei pulsanti.

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Giacché l’ho appena menzionata mi soffermo un attimo sulla modalità d’uso “notturna” della D4. Attraverso la tradizionale rotazione del selettore di accensione è possibile attivare l’illuminazione dei due display LCD, superiore e posteriore, per alcuni secondi; mentre con la personalizzazione d10 è possibile mantenerla sempre attiva. Insieme ai display, ben visibili grazie ad un’omogenea luce azzurro-verde, si illuminano anche la maggior parte dei pulsanti fisici, ma non tutti. Come si può notare dalla foto soprastante, la zona sulla destra è quasi completamente buia. In quell’area si trovano i comandi che si usano più spesso e che si conoscono a menadito, tuttavia sarebbe stato certamente apprezzabile poter “vedere” anche lì. Questa caratteristica della D4 è ben accetta già così, su questo non ci piove, ma a voler cercare il pelo nell’uovo c’è anche la ghiera per la selezione del metodo di avanzamento a risultare poco visibile. Questa non è illuminata e la poca luce riflessa che riceve deriva dal LED verticale che la sovrasta.

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Con una foto ben ingrandita si riesce comunque ad intravedere (nell’esempio il metodo drive è impostato su CH) ma dal vivo è praticamente indistinguibile. Difficile considerare queste due imperfezioni dell’illuminazione come aspetti negativi, sia ben chiaro, si tratta pur sempre di una funzionalità in più ed anche molto comoda, tuttavia c’è del margine di miglioramento per il futuro.

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Corpo ed Ergonomia

La Nikon D4 mantiene l’imponenza delle precedenti D3 ma il suo aspetto è alleggerito dalle sinuose curve (il design è di Giugiaro). Lo stesso trattamento lo ha subito anche la D800 e non riguarda solo l’eliminazione di qualche spigolo, che alcuni potrebbero anche preferire per un look più aggressivo, quanto il completo redesign finalizzato ad una maggiore ergonomia ed al bilanciamento ottimale. Il risultato è che la D4 risulta davvero molto comoda e si è indotti a pensare che sia ben più leggera della D3, mentre i dati ci dicono che è leggermente più pesante (pochi grammi). Le variazioni estetiche rendono la D4 più moderna ma la cosa importante, insomma, è che nell’insieme risulta più confortevole dei modelli che sostituisce.

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Il robusto corpo è realizzato su di una base interamente in lega di magnesio ed è ricchissimo di guarnizioni per ottenere una tropicalizzazione di alto profilo.

La D4 rappresenta il top dell’offerta Nikon e, in quanto tale, è progettata per essere praticamente inarrestabile.

Un unico appunto riguarda lo sportellino della memoria. Questo è strutturalmente immutato rispetto il passato con un pulsante di sblocco apertura posto dietro una copertura di sicurezza. A livello logistico funziona davvero bene ma il problema è che sembra leggermente cedevole. Toccandolo si avverte un minimo di gioco con un fastidioso “tic”. Nella D3 questa sensazione non esisteva e pur non essendo un reale problema è certamente un particolare sottotono in un corpo così curato come quello della D4.

Un unico appunto riguarda lo sportellino della memoria. Questo è strutturalmente immutato rispetto il passato con un pulsante di sblocco apertura posto dietro una copertura di sicurezza. A livello logistico funziona davvero bene ma il problema è che sembra leggermente cedevole. Toccandolo si sente un minimo di gioco con un fastidioso "tic". Nella D3 questa sensazione non esisteva ed è un po' insolita dal momento che ogni altro più piccolo particolare della D4 è curato con un'attenzione maniacale e restituisce l'idea di una grande qualità e robustezz.

Display e mirino

Il display da 3,2″ in formato 3:2 è lo stesso già analizzato nelle Nikon D800 e D600. Si tratta di un’unità più ampia rispetto al passato e con un rapporto di forma che consente di massimizzare la visualizzazione delle foto ed anche dei video in formato 16:9. La particolare costruzione con strato di copertura e pannello a stretto contatto ed il trattamento della superficie sono realizzati per ridurre al minimo i riflessi, con risultati di buon livello. Come per la sorella minore vi è una lieve tendenza cromatica verso il giallo-verde che si nota confrontandola direttamente con modelli precedenti o con reflex Canon.

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Il display è piacevole da usare per l’inquadratura Live View, così come per la visualizzazione e l’impostazione rapida dei parametri visibili nelle due righe inferiori, ai quali si accede con una doppia pressione del tasto info. La classica interfaccia Nikon mantiene le sue buone doti di leggibilità e varia in relazione all’illuminazione ambientale, con testi scuri su sfondo chiaro o viceversa, ma se ne può fissare una delle due tramite il menu di personalizzazione d8. La ricchezza di informazioni presenti nei due display LCD supplementari, in alto e sul retro, è comunque più che sufficiente per controllare lo scatto in modo davvero completo e l’uso dello schermo è facile che si limiti alla verifica delle immagini o al Live View, magari per la realizzazione di filmati o per la fotografia still life.

Il mirino della D4 presenta, sulla carta, le medesime caratteristiche tecniche di quello della D800, ovvero copertura del 100% ed ingrandimento di circa 0.7x. Uno sguardo all’interno mostra comunque un’area di rispetto più ampia tutto intorno che lo rende più confortevole. Si percepisce anche una maggiore nitidezza delle informazioni in sovra-impressione, come la griglia o i punti AF. Le differenze non sono particolarmente pronunciate ma nella D4 si avverte la sensazione di avere a che fare con una flagship in ogni aspetto. Presente ovviamente la regolazione delle diottrie e la tendina per oscurare completamente il mirino al fine di limitare ogni possibile infiltrazione di luce, utile in particolare per le lunghe esposizioni.

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Controllo, impostazioni, menu

La potenza è nulla senza controllo, diceva uno dei più riusciti payoff di sempre. La Nikon D4 segue questa massima ed offre una ricca dotazione di comandi fisici. La base di riferimento è sempre quella dei precedenti modelli ma rispetto la D3S si notano molti miglioramenti e su vari aspetti. Nell’area superiore è stato ricollocato il pulsante per l’impostazione del metering sulla torretta principale, affianco a BKT (bracketing) e Flash. La disposizione precedente, nella zona posteriore, costringeva a distogliere lo sguardo dal mirino; aveva il vantaggio di poter verificare a colpo d’occhio il metodo di valutazione esposimetrica impostato, dal momento che era una ghiera fisica, ma nella D4 è comunque ben visibile nel display LCD superiore ed è altrettanto comodo raggiungere il pulsante con la mano sinistra, anche senza guardare. L’altra “novità” rappresenta ormai una tradizione per tutte le recenti Nikon: il piccolo pulsante rosso per la registrazione video, poco più arretrato rispetto quello di scatto.

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La zona più ricca di controlli è sempre quella posteriore. Qui si notano alcune delle più importanti innovazioni apportate nella D4 ed anche qualche stranezza. Iniziando dall’area a sinistra del display vi è un tasto in più ed un parziale riposizionamento di alcuni elementi, come lo zoom che ora ha due tasti separati (e non uno da controllare con le ghiere) ed il pulsante di protezione foto (quello con la chiave) che in modalità di cattura fornisce accesso diretto al Picture Control, particolarmente importante nelle riprese video, meno per le foto in RAW, dal momento che in quel caso si può rimandare la decisione in Post Produzione.

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I pulsanti al di sotto del display LCD inferiore sono ora più grandi, includono la serigrafia con la descrizione al centro e rientrano tra quelli retroilluminati. Sono finalmente più chiari e facili da azionare ed è stato spostato qui anche il pulsante relativo all’utilizzo del microfono: è il quarto della fila. Il tasto LV (Live View) è ora circondato da un selettore che consente di scegliere la modalità di ripresa, video o foto, in modo da avere l’anteprima nel formato corretto.

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Nella zona a destra si concentrano la maggior parte delle novità rispetto ai precedenti modelli, parlando in primo luogo della più vicina D3S. Il selettore che consente di bloccare i controlli (L) è ora isolato, non circonda più il pad direzionale ad otto vie ma ne è posizionato al di sotto. Tutti nuovi i due nuovi selettori secondari d’ispirazione Canon, uno per l’impugnatura orizzontale e l’altro per quella verticale, vicini ad i rispettivi AF-ON. L’utilizzo in modalità ritratto è stato oggetto di un profondo miglioramento, sia sul piano dell’ergonomia che su quello funzionale. È stata inserita una comoda sporgenza per appoggiare il pollice e la disposizione degli elementi duplicati, come la ghiera posteriore, il tasto AF-ON ed il già citato selettore secondario, è realizzata con maggiore cura. Vi è una proporzione quasi identica rispetto l’uso in orizzontale e ci si ritrova immediatamente a proprio agio.

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I due tasti funzione a sinistra dell’obiettivo, liberamente modificabili tramite il menu di personalizzazione, non sono invece riproposti per l’impugnatura verticale, cosa che avviene, ad esempio, nella Canon 1D X. In compenso è stato aggiunto un tastino (ino nel senso di piccolo) in posizione leggermente arretrata rispetto il pulsante di scatto verticale. Denominato come Pulsante Fn Verticale, questo può assumere quasi tutte le funzionalità di quello tradizionale e ne ha anche alcune aggiuntive per sopperire alla distanza degli altri comandi (come ISO, compensazione, ecc..).

 I due tasti funzione a sinistra dell'obiettivo non sono però riproposti anche per l'impugnatura verticale anche se è stato aggiunto un piccolo pulsante un po' prima del

AF – messa a fuoco

Anche la D4 si porta in dote il comando semplificato per le impostazioni di messa a fuoco, il quale possiede due sole posizioni (M ed AF) ed un pulsante centrale. Come chiarito in occasione di altre recensioni delle DSLR Nikon recenti, questa soluzione nasce da una riflessione profonda e, a mio avviso, condivisibile. Quando si lavora in manuale il pulsante centrale non ha nessuna funzione mentre in AF si può usare con la ghiera posteriore per scegliere AF-A/AF-S/AF-C e con quella frontale per selezionare AF a punto singolo, AF ad area dinamica a 9, 21 o 51 punti, tracking 3D, area AF auto. Risulta molto più chiaro ed organico rispetto al passato ed offre tutto il controllo di cui si può aver bisogno, basta abituarsi.

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Il motore AF è molto efficiente ma in condizioni di buona luminosità non si avvertono variazioni di velocità evidenti rispetto al passato, anche perché sarebbero pressoché impossibili da conteggiare visti i ridottissimi tempi in gioco. Tuttavia il sistema di messa a fuoco Multi-CAM 3500FX è stato riprogettato al fine di migliorarne la sensibilità e la precisione in condizioni di scarsa luce fino a -2 EV, con il risultato che il punto centrale è sensibile fino ad f/8 e tutti gli altri 51 sensori fino ad f/5.6. Si tratta di un importante passo avanti per molti fotografi, sia per chi segue attività indoor che per l’uso di lunghi tele, magari anche con moltiplicatori, perché non tutti possono permettersi un 400 f/2.8 VR o un 600 f/4 VR. Chiudendo tutte le luci e sfruttando solo il delicato bagliore della luna che entrava dalla finestra, la D4 è riuscita tranquillamente a mettere a fuoco in un’area leggermente contrastata, mentre la D3 no. In sostanza il modulo AF riprende le caratteristiche di quello già ampiamente noto ai nikonisti, compresa la buona efficienza del Focus Tracking, con il vantaggio che ora continua a funzionare anche laddove ci sia pochissima luce.

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I nuovi selettori secondari, uno per l’impugnatura orizzontale ed uno per quella verticale, si comportano in modo perfettamente analogo ai classici joystick delle Canon, fornendo un rapido accesso per la selezione del punto AF in modalità a punto singolo. Ciò era possibile anche in passato con l’uso del pad direzionale ma non era altrettanto comodo, oltre che praticamente irraggiungibile impugnando in modalità ritratto. Quello verticale non è disposto esattamente nello stesso punto di quello orizzontale ma i due joystick rappresentano comunque un passo avanti di cui essere contenti.

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Flash

La D4, come da tradizione, non dispone di un lampeggiatore integrato ma richiede l’utilizzo di unità esterne. Oltre alla slitta superiore per il collegamento degli Speedlight, ed il relativo controllo wireless, è disponibile il cavo di sincronizzazione sul davanti. Il pulsante di controllo è uno dei tre posti sulla torretta e consente di impostare rapidamente il modo flash preferito con l’uso della ghiera primaria: normale (sulla prima tendina), riduzione occhi rossi, riduzione occhi rossi con sincronizzazione tempi lenti, sincronizzazione tempi lenti o sincronizzazione sulla seconda tendina. La ghiera secondaria può essere impiegata per la compensazione del flash e qui si nota una importate novità della D4, la quale consente di decidere tramite la personalizzazione e4 se la compensazione d’esposizione debba agire naturalmente anche sul flash oppure se le due debbano rimanere separate. Impostando qui “solo sfondo”, invece di “intero fotogramma”, la compensazione agirà solo sulla tripletta tempo/apertura/iso a seconda della modalità di scatto impostata, mentre la luminosità del lampo, quindi quella del “primo piano”, andrà compensata tramite la ghiera secondaria come prima descritto. Più semplice a farsi che a dirsi, ma bastano un paio di prove per apprezzarne l’utilità a meno che non si usi il flash in modalità completamente manuale.

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Metering – Esposizione

Il nuovo esposimetro TTL basato su 91.000 pixel lo abbiamo già conosciuto per la recensione della D800 ed appare come un notevole passo avanti rispetto quello a 1.005 pixel delle precedenti. La misurazione esposimetrica matrix 3D si è rivelata molto affidabile e sarà più che sufficiente nella maggior parte delle situazioni, mentre in condizioni particolarmente difficoltose è possibile passare alla ponderata centrale, la cui area è modificabile tramite la personalizzazione b5, o alla spot che valuta solo un piccolo cerchio centrale con il diametro dell’1,5% dell’intera inquadratura. Il nuovo pulsante metering si trova sulla torretta ed è facilmente memorizzabile e raggiungibile anche senza guardare. Con l’uso della ghiera posteriore, in corrispondenza del pollice, si sceglie il metodo preferito molto rapidamente.

WB – bilanciamento del bianco

Qual è il giusto comportamento che dovrebbe avere una fotocamera con il bilanciamento del bianco impostato in modalità automatica? Sempre più spesso sento lamentele poiché non si riesce ad ottenere un bianco neutro sotto le lampadine ad incandescenza, ma siamo sicuri che sia questa la finalità da voler raggiungere? Probabilmente qui entriamo in un argomento legato allo stile ed al gusto personale ma le fotocamere non annullano completamente le dominanti di colore presenti nell’ambiente, altrimenti ogni scatto (o filmato) sarebbe uguale all’altro.

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Quando registriamo immagini dovremmo pensare di catturare la realtà e se siamo ad un concerto con delle luci azzurre sarebbe logico volerle tali, e non bianche. Esattamente come avviene con le lampadine con temperature colore inferiori ai 5.000 Gradi Kelvin, le quali restituiscono luce calda nella realtà così come nelle nostre fotocamere. Nella Nikon D4 la scelta rimane comunque al fotografo, il quale potrà selezionare due comportamenti anche in modalità Auto WB, ovvero normale oppure con preservazione delle luci calde. Con questa modalità si coprono dai 3.500 agli 8.000 K, poi ci sono le classiche incandescenza, sole, flash, nuvoloso, ombra e fluorescenza, quest’ultima declinata in ben 7 varianti, dalle lampade ai vapori di sodio (2.700 K) fino a quelle al mercurio (7.200 K). Come nella D800 vi è la possibilità di determinare manualmente la temperatura colore, con step di soli 10K nel range di 2.500-10.000K, oltre che effettuare una correzione fine sugli altri metodi. Nikon conferma anche uno dei migliori procedimenti per la premisurazione manuale, disponibile rapidamente con la pressione prolungata del tasto WB in modalità PRE. Si potrà così personalizzare il bilanciamento del bianco con uno scatto su un’area di colore neutro, senza dover accedere a nessun menu. Sono inoltre disponibili 4 slot per il custom white balance, da d-1 a d-4, così da poterne tenere alcuni sempre pronti se siamo soliti operare nelle medesime condizioni di luce o ritornare sullo stesso set.

Modo di scatto – Scatto continuo

Sotto la torretta si trova la piccola ghiera per l’impostazione del metodo drive, impostabile su S (fotogramma singolo), Cl (continuo bassa velocità), Ch (continuo alta velocità), Q (scatto silenzioso), Autoscatto e Mup (blocco dello specchio). Le posizioni più interessanti sono senza dubbio la Q, non proprio silenziosa ma un po’ più discreta rispetto lo scatto normale, e le due per lo scatto continuo. La Nikon D4 è una fotocamera perfetta per lo sport e per seguire qualsiasi tipo di attività dinamica grazie ad un AF molto performante unito ad una raffica semplicemente impressionante. La casa dichiara 10 fps con il calcolo dell’esposizione e della messa a fuoco su ogni fotogramma che salgono ad 11 fps nel caso in cui sia sufficiente valutarle solo nel primo. Questi tempi non solo vengono confermati dalla prova sul campo e con ogni qualità d’immagine selezionata, compresa RAW+JPG, ma vengono anche leggermente superati. In effetti dal mio test ci si è avvicinati di più ai 12 fps, anche se è difficile da definire con precisione dato che gli scatti sono così ravvicinati da essere quasi sovrapposti nella traccia audio registrata.

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La D4 non si ferma prima di aver registrato 200 scatti e sentire quella mitragliatrice andare avanti per quasi 20 secondi fa una certa impressione.

Questa velocità di scatto a raffica può risultare finanche eccessiva in molte circostanze ed ecco perché è molto utile anche lo scatto continuo a bassa velocità. Dal menu di personalizzazione d2 si può selezionare la velocità di scatto da assegnare sia al Cl che al Ch, ed è da qui che si decide se nel continuo ad alta velocità si preferisce avere gli 11fps-quasi-12 con blocco AE-AF sul primo fotogramma oppure i 10fps con ricalcolo fuoco ed esposizione su ognuno. Non temete per le troppe foto, la Nikon D4 ha un otturatore in Kevlar e carbonio testato fino a 400.000 scatti: un altro passo avanti rispetto le D3.

Qualità d’immagine – Resa ad alti ISO

Nel campo delle Full Frame Nikon è rimasta ancorata per lunghissimo tempo ai 12 megapixel, risoluzione che appariva già contenuta nel 2007 quando competeva con i 21 megapixel della 1Ds Mark III. La scelta non è stata affatto casuale ma è derivata da approfonditi studi in merito la dimensione ottimale del pixel e ciò ha trovato riscontro nella migliore resa ad alti ISO fino ad allora mai vista. La D3s, due anni più tardi, ha confermato la medesima risoluzione con miglioramenti marginali nel rapporto segnale/rumore e apportando la registrazione video a 720p. 12 megapixel possono essere sufficienti per molte finalità ma non per tutte ed ecco il motivo della parentesi D3X nel 2008, con i suoi 24 megapixel ed una resa ad alti ISO purtroppo inferiore. La D4 innalza per la prima volta la risoluzione con la promessa di mantenere inalterato l’ottimo rapporto segnale/rumore della D3S, anche perché da 12 a 16 megapixel le fotografie non crescono poi tanto.

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Ho messo a confronto la dimensione delle fotografie prodotte da tutte le DSLR FX di casa Nikon, escludendo solo la D600 perché si sovrappone alla D3X per i 24 megapixel ma possiede un quadro immagine leggermente diverso (6016 x 4016 pixel). Una fotografia della D4 può essere stampata fino al formato A3 a 300 ppi, oppure A1 a 150 ppi, mentre la D800 produce immagini più lunghe e più larghe del 50%, proponendosi come migliore soluzione per chi necessita di stampe di grande formato.

Secondo DxOMark il sensore della Nikon D4 supera quello della D3S in tutto ma non nella resa ad alti ISO, anche se i test che ho potuto vedere sembrano propendere, piuttosto, per un pari merito. L’incremento di risoluzione porta comunemente ad un rumore digitale più vistoso nell’analisi delle immagini al 100%, per questo la D4 fa un passo contenuto nella conta dei pixel cercando di trovare la quadratura del cerchio. Della D3S si prendono la velocità e l’attenzione per la resa ad alti ISO, dalla D3X la maggiore gamma dinamica e risoluzione. Visto da questa prospettiva il lavoro di Nikon è senz’altro riuscito.

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Una vittoria di misura, potremmo dire, giocata interamente sull’equilibrio di specifiche e risultati. Questione ben diversa è quella della D800 (recensione) dove Nikon ha raggiunto un primato incredibile per risoluzione e gamma dinamica, pur riuscendo a mantenere elevatissimo il rapporto segnale/rumore. Certo, la velocità di scatto scende drasticamente con 36 megapixel, ma quel sensore è comunque un piccolo miracolo, che ben si evidenzia andando a confrontare il valore di Low-Light (2853 ISO) con quello della D3X (1992 ISO), migliore nella D800 pur avendo 1/3 di pixel in più.

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I file RAW della D4 sviluppati con Camera RAW/Lightroom e profilo standard, presentano colori naturali ma vibranti. In alcuni casi ho preferito attenuarli un po’ per una maggiore attinenza con la realtà dello scatto, ma sono risultati sempre molto piacevoli. Il livello di dettaglio è elevatissimo in relazione alla conta dei pixel e le immagini sono ricche di informazioni sia nelle zone scure che in quelle fortemente illuminate.

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La gamma dinamica è molto elevata, anche salendo con gli ISO, e lavorando i RAW si ha un margine di intervento davvero elevato per recuperare sia le ombre che le alte luci. In modo analogo a quanto già visto con la D800, è possibile ottenere un effetto simile all’HDR con un solo scatto e un po’ di post-produzione, cosa generalmente fattibile con qualsiasi altra fotocamera ma che solo con le ultime Nikon consente di illuminare le ombre fino a due stop senza essere inondati di rumore digitale. Ciò è possibile senza problemi se l’immagine originale è stata catturata a 100 ISO ma se si è disposti ad effettuare un po’ di noise reduction, allora si può rimanere sbalorditi di ciò che la D4 riesce a “vedere” al buio, anche a 3200 ISO:

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La sensibilità ISO nativa della D4 va da 100 a 12800 ma si può estendere su entrambi i lati fino a raggiungere un impressionante 50-204800 ISO. Grazie ai miglioramenti del menu è facile stabilire i paletti giusti per lavorare anche in automatico, ad esempio si può indicare un tempo di posa minimo che varia a seconda della lunghezza focale dell’obiettivo, in modo da non vedere aumentare troppo facilmente la sensibilità quando il tempo di sicurezza potrebbe anche essere più lento, recuperando luce.

Rispetto la D3S i file JPG vengono sviluppati meglio dalla D4, ottenendo immagini più incisive quando la sensibilità sale. La riduzione del rumore è sempre molto aggressiva dai 64oo ISO in su ma, grazie alla risoluzione maggiorata, le foto appaiono meno soffici.

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Parlando di RAW, fino a 400 ISO le immagini catturate dalla D4 appaiono quasi totalmente esenti da grana, con aree uniformi perfettamente compatte. Si deve salire a 1600 ISO ed ingrandire al 100% per vedere un po’ di rumore digitale. A 3200 ISO le aree esposte correttamente sono ancora molto pulite e si riesce a recuperare anche nelle ombre in post-produzione. Già in questo punto D3X e D800 vengono ampiamente superate per qualità dei risultati, perché c’è pochissimo rumore cromatico nella D4 e quello che c’è è sottilissimo. Quando si arriva a 6400 ISO la sfida rimane solo con D3 e D3S, con quest’ultima che produce l’immagine più pulita – anche se di poco – ma la D4 vince per incisività e produce molto meno rumore cromatico nelle zone scure. Questo aspetto può essere davvero importante perché consente di aprire un po’ le ombre in post-produzione anche a 6400 ISO!

A 12800 ISO i particolari più fini iniziano a perdere leggibilità per via del rumore digitale che diventa invasivo anche nelle zone ben esposte. Personalmente non sono mai andato oltre i 6400 ISO sul campo, anche grazie ad obiettivi luminosi e stabilizzati, ma dopo aver visto il risultato in studio a 12800 ISO credo che in condizioni estreme si possa ancora utilizzare, ovviamente trattato con riduzione del rumore. La D4 però va decisamente oltre, perché ci sono ancora le sensibilità 25600, 51200, 102400 e 204800 (che non era presente neanche nella D3S). Le ultime sono decisamente troppo alte e rumorose per poter essere usate ma vediamo più da vicino i risultati.

Di seguito alcuni crop al 100% salvati in formato PNG senza compressione partendo da Camera RAW con riduzione del rumore azzerata e nessuna post-produzione. Cliccando sulla sensibilità vengono mostrati i crop relativi e cliccando su questi si potrà scaricare il TIFF a pieno formato con compressione lossless LZW (dimensioni comprese tra 20 e 40MB).

ISO: 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 102400 204800

ISO100

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Memoria – Batteria – Collegamenti

La D4 è dotata di 2 slot per le memorie, esattamente come i modelli che sostituisce, i quali si trovano dietro uno sportellino protetto da sicura. Viene abbandonata la soluzione con due Compact Flash per passare ad una mista: Compact Flash + XQD. Queste nuovissime memorie sono più compatte e portano importanti benefici in termine di velocità. Già la prima implementazione è partita da 128MB/s ma lo standard permetterà di arrivare rapidamente al ragguardevole transfer rate di 640MB/s. Inizialmente si trovava solo il modello di Sony, con il quale si ottiene anche il relativo lettore USB 3.0, ma ora c’è anche Lexar in questo segmento con un prodotto 1100x nello standard Compact Flash, ovvero 168 MB/s. La scelta di adottare una soluzione mista è sempre più in voga nelle fotocamere ma personalmente non ne sono particolarmente entusiasta. Certo in questo modo si offre maggiore flessibilità ed adattabilità, però diventa un po’ più delicato gestire il proprio parco di memorie, specie se si intendono utilizzare le funzioni di backup automatico. La D4 prevede, come tutte le recenti Nikon, di selezionare il secondo slot per il salvataggio delle eccedenze, per dividere JPG e RAW tra le due schede, per posizionare in una delle due i filmati e nell’altra i video oppure per salvare tutto insieme andando in eccedenza o in backup continuo.

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Il vano batteria si trova nella zona inferiore, raggiungibile solo sbloccando la leva laterale. Il caricabatterie in dotazione consente di caricarne due contemporaneamente, così da non rimanere mai senza e ridurre i tempi dell’operazione. Secondo lo standard CIPA l’autonomia è stata ridotta rispetto la D3S, scendendo da 4200 scatti a 2600 ma la prova sul campo, nonché recenti dichiarazioni (fonte: Nikon interview: CIPA tests hide the D4’s improved battery life) hanno dimostrato che sfruttando le raffiche, cosa che il professionista fa molto spesso, la D4 è in grado di catturare più immagini rispetto la D3S con una sola carica.

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Oltre ai già visti collegamenti frontali per sync flash e scatto remoto, lateralmente troviamo: il connettore periferiche (come WT-5 o GP-1), la porta USB 3.0, ingresso audio per microfono, uscita per cuffie, connettore ethernet e uscita video HDMI. Con il cavo Ethernet la D4 si può utilizzare anche via browser web grazie ad un server HTTP integrato, il quale ci consente di visualizzare l’anteprima Live View in tempo reale e controllare in remoto la cattura di foto e video: semplicemente eccezionale. È sufficiente creare una regola di port forwarding/virtual server sul proprio router per riuscire a controllare il tutto anche da una postazione lontana, tramite internet.

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Video

In molti aspetti la D4 può non rappresentare un corposo upgrade rispetto i modelli che sostituisce ma non per quanto riguarda il video. La più professionale delle DSLR di casa Nikon guadagna tutte le migliori caratteristiche disponibili su piazza per la registrazione di filmati in Full HD, nonché la modalità Live View dedicata per ottimizzare le informazioni a schermo.

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Possiamo registrare sia in FX che DX, andando eventualmente a sfruttare un’area ridotta ed il relativo moltiplicatore 1,5x. La durata delle clip sarà di circa 30 min e vi è la possibilità di impostare il formato su 1080p a 30p/25p/24p, mentre si arriva anche a 50p e 60p registrando a 720p. È possibile stabilire lo slot su cui salvare i filmati, personalizzare tasti e ghiere per agire diversamente nel modo video e selezionare un intervallo di sensibilità diverso rispetto quello per le foto. Minimal ma efficiente il comparto audio, con volumi, entrata microfono ed uscita per il monitoraggio in cuffia. Eccellente l’uscita video HDMI non compressa per chi ha necessità di massimizzare la qualità salvando il filmato integrale tramite registratori esterni.

Come qualità video è diametralmente opposta a quella riscontrata nella D800: qui il rumore è decisamente più contenuto ma la nitidezza scende drasticamente. La D4 però non è certo un videocamera “da passeggio”, per cui si intende il suo uso accoppiato a supporti e strumenti professionali. In questo caso la registrazione non compressa consentirà di avere a che fare con file decisamente migliori da affinare in post-produzione.

voto 4,5Conclusioni

La Nikon D4 è senza dubbio uno strumento eccezionale, così come ci si attende da un top di gamma in questa fascia di prezzo. Rappresenta il meglio della tecnologia disponibile nella casa giallonera ed è riuscita nel difficile compito di aumentare – seppur leggermente – la risoluzione di D3S senza peggiorarne la resa ad alti ISO. Si confermano tutte le buone doti delle precedenti DSLR flagship Nikon ma si aggiungono tutte le funzionalità di registrazione video in qualità FullHD, sempre più richieste dal mercato e dai professionisti. Altri miglioramenti importanti li ritroviamo nella sensibilità del motore di messa a fuoco, nella porta ethernet con server HTTP integrato, nell’ergonomia, nei nuovi controlli fisici, nel monitor più grande e con minori riflessi, nella retroilluminazione dei tasti, nel supporto a memorie più veloci con collegamento USB 3.0 e in svariate funzioni software aggiuntive nelle aree del bilanciamento del bianco, compensazione esposizione, sensibilità e, più in generale, nella vastissima possibilità di personalizzazione offerta dal menu. La qualità di questo corpo e dei risultati che offre non si discute, sia nel campo foto che video, ed il voto lo rispecchia. Però Nikon ha fatto così bene in passato che non è facile convincere un fotografo ad abbandonare anche la sua vecchia D3 del 2007, figurarsi una D3X o una D3S. Inoltre c’è la D800 che per determinati usi, come paesaggistica, moda o still life, ha delle importanti frecce al suo arco. Alcune cose della D4 sono fantastiche ma non per questo necessarie a tutti. Se è il primo corpo professionale Nikon che si intende acquistare non c’è molto pensarci, a meno che non si voglia andare nell’usato per risparmiare, ma se si sta cercando una DSLR di questo calibro in grado di catturare anche ottimi filmati FullHD la scelta della D4 diventa obbligatoria in casa Nikon. Guardando solo al comparto foto uno dei miglioramenti più consistenti potrebbe essere quello della migliore sensibilità dell’AF ma per quanto concerne le immagini se si possiede una D3X si hanno già più megapixel e se si possiede una D3/D3S la D4 non sarà un miglioramento nella resa ad alti ISO ma solo nella risoluzione. Il prezzo della nuova flagship Nikon è di circa 5.500€ con garanzia Nital, per l’acquisto vi consigliamo di rivolervi ai professionisti di Riflessi Digital Point tramite questa pagina.

PRO
+ Eccellente ergonomia, robustezza (eccetto il vano memorie) e tropicalizzazione
+ Ottima qualità d’immagine anche con sensibilità molto elevate
+ Motore AF rapido e più preciso al buio, con 51 punti sensibili fino a f/5.6 ed il centrale ad f/8
+ Raffica fino a 11fps con buffer da 200 scatti in RAW+JPG
+ Possibilità di catturare video o foto sia in FX che DX
+ Nuovi joystick per la selezione rapida del punto AF sia in panorama che ritratto
+ Velocissima in ogni operazione
+ Incredibile gamma di sensibilità fino a 204.800 ISO
+ Nuova disposizione dei tasti più comoda, maggiori controlli in verticale
+ Vastissima possibilità di personalizzazione di comandi e funzioni
+ La retroilluminazione dei display LCD è vivida ed uniforme
+ Quasi tutti i pulsanti sono retroilluminati
+ Mirino ampio e luminoso, ricco di informazioni, con copertura al 100% e tendina
+ Ampio display da 3,2″ in formato 3:2 per massimizzare la dimensione delle foto e del video
+ Supporto per le nuove e rapide memorie XQD
+ Uscita USB 3.0
+ Uscita ed ingresso audio
+ Uscita video HDMI non compresso
+ Porta Ethernet con server HTTP integrato per il controllo via web browser

CONTRO
- Lo sportellino del vano batterie si muove leggermente da chiuso
- Avere due standard diversi per le memorie può rendere complicata la vita del fotografo

DA CONSIDERARE
| La risoluzione non aumenta molto rispetto la D3S e la resa ad alti ISO è pressoché invariata
| Per alcuni generi fotografici la D800 rimane insuperata

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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