Sempre più oggetti di uso comune stanno diventando “smart”. Telefoni, orologi, televisori. Questi ultimi stanno compiendo un’evoluzione incredibile, assumendo in pochi mm di spessore sempre più funzionalità precedentemente appannaggio dei soli set-top-box, ispirandosi nell’esperienza d’uso ai sistemi operativi di smartphone e tablet, adattandola ovviamente a un contesto che vede il telecomando come principale mezzo di input. In questi primi anni, nonostante più o meno tutti i produttori abbiano introdotto nel loro catalogo smart TV, a prendere seriamente piede è stata Samsung, con una piattaforma ricca di potenzialità e applicazioni di terze parti. Ciò ha dato loro anche un mercato in cui agire liberamente dal raggio d’azione di Google, al contrario di ciò che per necessità succede coi Galaxy; una libertà che è costata parecchio all’azienda di Mountain View, che ha tentato di reagire attraverso la piattaforma Google TV ma con scarso successo.

Questo 2014 si apre già con nuovi presupposti per fare un ulteriore salto di qualità, grazie a novità hardware tra cui gli schermi curvi, tanto graditi ultimamente pure dagli smartphone, e a un ecosistema globale di software e servizi multimediali in costante crescita.

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Image from The Verge.

Probabilmente è proprio nella parte virtuale che si stanno concentrando i maggiori movimenti. Dopo il brutto epilogo come sistema operativo mobile in Palm/HP, oggi webOS è ritornato a far parlare di sé grazie alle cure intensive di LG, che ne ha spostato (per ora?) l’impiego sui televisori. Una piattaforma flessibile, grazie anche al framework Enyo, e che mantiene seppur con le dovute differenze il punto focale già presente nella precedente vita: l’esperienza d’uso. L’interfaccia appare gradevole e lineare all’uso, potremmo dire anzi orizzontale, dato che come ha spiegato il team di sviluppo a The Verge questo sarà il più comune movimento che farà l’utente spostandosi tra i vari elementi. Le apps principali sembrano tutte essere già a bordo, evitando così di metterla in svantaggio iniziale rispetto alla piattaforma di Samsung.

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Image from The Verge.

Naturalmente ci vorrà ancora un po’ affinché prendano posto nelle aree dedicate degli store di elettronica e vengano sistemati i difetti software tipici di prodotti giovani. Ma fa già piacere vedere come LG abbia dato una seconda possibilità a webOS, non sprecando quanto di buono era stato fatto ai vecchi tempi e sviluppandoci sopra ulteriormente; speriamo che questa volta il sistema possa essere premiato pure dai dati di vendita. Certo dovrà scontrarsi con una Samsung sempre più esperta e l’altra debuttante Roku TV. Quest’ultima, forse, potrebbe essere ciò che più si avvicina a un “ideale” di smart TV Apple: replicherà nei televisori quanto di buono già fatto coi set-top-box Roku, che in America hanno riscosso buon successo e iniziano a farsi notare nel Regno Unito, presentano un’interfaccia semplice ed efficace, insieme a uno store di applicazioni ben rifornito. Non troviamo per ora marchi di grido ad appoggiare la nuova piattaforma estesa, ma probabilmente ciò è anche un bene per Roku TV, in quanto può dar spazio ad aziende che senza un software valido a supporto non avrebbero avuto alcuna chance scontrandosi coi big. E non è escluso che possano arrivare, vista la concessione in licenza gratuita (i ricavi arriveranno dalle pubblicità presenti nelle app-canali).

La concorrenza non ha per forza uno schermo integrato, però. Ci sono anche i set-top-box, come il già sopraccitato Roku e la Apple TV, e ci sono le console come Xbox One e PlayStation 4. Proprio Sony ha colto la palla al balzo offerta dal CES per annunciare non solo il servizio di cloud gaming PlayStation Now, ma anche un’offerta comprendente sia canali in diretta che on-demand, con la possibilità di registrare eventi. Pressoché tutti i prodotti hardware del marchio nipponico sono coinvolti: PS3/4, PS Vita, smart TV e gamma Xperia, per un totale di oltre 70 milioni di dispositivi compatibili. Se si considera che Sony è pure un colosso per quanto riguarda la produzione di film e musica, le potenzialità per un servizio di qualità ci sono tutte. E per combattere ad armi pari, anche Microsoft sta lavorando su serie esclusive per la piattaforma Xbox, tra cui una dedicata al popolare ciclo di videogiochi Halo.

Guardando appunto ai contenuti multimediali offerti, ormai c’è quasi l’imbarazzo della scelta. Pur non essendoci ancora traccia di Netflix e di Amazon Lovefilm, l’Italia non è più priva di servizi in streaming di film e serie TV: a dicembre 2013 è partito Infinity di Mediaset, mentre per Sky si parla di marzo, con una forma simile a Now TV della sorella maggiore Sky UK che aggiunge al mix canali lineari ed eventi sportivi. Non vi è la necessità di legarsi alle pay-TV come nel caso di Premium Play e Sky Go/On Demand, basta pagare il corrispettivo per un mese di accesso e poi godere delle libraries su più dispositivi, in salotto e in mobilità. Quando l’offerta non soddisfa più o semplicemente non si sente necessità di rinnovarla per quel determinato mese, un click e “amici come prima”. Libera scelta, tanti devices supportati, pochi vincoli: tutte cose che per loro stessa natura i formati tradizionali di televisione a pagamento non possono dare e che i proprietari stanno capendo col giusto anticipo.

Ma il futuro prospetta un’evoluzione ulteriore, che né Sky né Mediaset potranno fermare del tutto. Sempre più conglomerati media stanno fiutando l’opportunità dello streaming legale, che dà loro la possibilità di slegarsi da intermediari per poter offrire il loro prodotto al pubblico pagante. L’esempio fresco è arrivato dalla WWE di Vince MacMahon, la più famosa federazione di wrestling a livello mondiale, lanciando un proprio network online, con show sia in diretta sia on demand, totalmente slegato dai provider satellitari e via cavo, che tanto contribuì a sviluppare tra gli anni ’80 e ’90 con pay-per-view di successo come Wrestlemania. Provider che non saranno abbandonati, dal momento che la WWE intende continuare a offrire gli incontri di John Cena, CM Punk (qualche appassionato avrà riconosciuto da tempo un mio richiamo visivo a tale personaggio) e gli altri beniamini del pubblico anche sui mezzi tradizionali. Ma per i più affezionati, 10 $ al mese per vedersi tutti i pay-per-view annuali invece che comprarli singolarmente a ben più caro prezzo rappresenta un’opportunità troppo ghiotta per non coglierla. Le reazioni non si sono fatte attendere, come quella di DirecTV che ha già annunciato una scrupolosa riflessione in fase di rinnovo dei contratti di trasmissione in essere. Il WWE Network sarà un caso isolato? Le quote più basse sembrano essere sul no, anzi potremmo trovarci semplicemente davanti a un apripista.

Come da titolo, un ecosistema sempre più smart. Dall’hardware al software per arrivare ai singoli fornitori di contenuti. Certo, i margini di miglioramento ci sono. Le interfacce grafiche e la loro usabilità sono in miglioramento, ma ancora c’è la percezione generale che non si sia raggiunto il top. I canali lineari rimarranno ancora per un bel po’ la scelta primaria di tanta gente, soprattutto quella meno giovane. Infine, la velocità media delle connessioni a Internet, sia di singoli paesi (ogni riferimento all’Italia non è casuale…) che globale deve aumentare per poter offrire servizi dalla grande qualità, anche in formati come il 4K. Il viaggio, insomma, è ben lontano dall’essersi concluso. Ma il 2014, è certo, rappresenterà un anno molto importante per dare una forma sempre più netta alla televisione del futuro, che non attenderà di conoscere le enigmatiche intenzioni in merito di una certa azienda che ben sappiamo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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