Recensione: Fujifilm X-E2, passione fotografica che riparte dalla tradizione

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Fujifilm ha intrapreso una strada quasi solitaria nel settore delle mirrorless. Dopo l’ottimo riscontro della X100 ha tirato fuori una intera linea di senza specchio che ne riprende le principali caratteristiche estetiche e di sostanza. Macchine fotografiche come si facevano un tempo, robuste e dallo stile vintage, ma con un cuore tecnologico di grande rilevanza. In particolare tutta la linea, X-A1 esclusa, si distingue per il sensore APS-C X-Trans, con schema di colori proprietario invece del tradizionale Bayer. L’attenzione è tutta rivolta alla fotografia, quella pura e senza distrazioni, con poche caratteristiche superflue e massima concentrazione sulla qualità dei risultati. Ma il successo in fotografia non si raggiunge solo con i corpi macchina e Fujifilm ha anche presentato anche una ricca serie di obiettivi. Per questi, come per i corpi, si è iniziato a soddisfare le richiede dei professionisti, con una discreta quantità di fissi luminosi a cui, solo in seguito, si sono aggiunti gli obiettivi zoom più amatoriali.

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Caratteristiche di base

La Fujifilm X-E2 possiede un sensore APS-C X-Trans CMOS II da 16MP e processore EXR II, con una gamma di sensibilità che va da 200 a 6400. Sono disponibili anche le posizioni estese 100, 12800 e 25600 ISO ma queste richiedono lo scatto nel solo formato JPG. La messa a fuoco è ibrida, con una base realizzata per rilevamento del contrasto coadiuvata dal rilevamento di fase ottenuto con pixel dedicati sul sensore. Come la X-E1 ha un mirino elettronico molto avanzato, con ben 2.36 milioni di punti e pannello OLED per la massima definizione e riproduzione dei colori. Molto interessante è il 18-55 f/2.8-4 OIS in dotazione che possiede un’escursione da zoom normale nel campo APS-C ma una luminosità più pronunciata rispetto i tradizionali obiettivi da kit, oltre che tre ghiere per il controllo di messa a fuoco, zoom, apertura ed una costruzione eccellente.

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Corpo ed ergonomia

Tutto nella Fujifilm X-E2 da la sensazione di robustezza. Corpo, pulsanti, ghiere e perfino l’obiettivo sono costruiti in modo eccellente e con largo utilizzo di metallo. Per questo non è tra le più leggere mirrorless con i suoi 350 grammi ma sono tutti giustificati dal piacere per la qualità. Il look è quello retrò che accomuna tutta la serie X di Fujifilm con evidenti richiami allo stile rangefinder, compresa la posizione laterale del mirino. Strutturalmente è come uno scatolotto con un pizzico di impugnatura frontale, per questo l’ergonomia non è tra i suoi elementi di maggior forza. Complici i pesanti obiettivi il bilanciamento è un po’ al limite ed occorre utilizzarla con due mani per maggiore comodità. Sul retro il pollice si appoggia all’interno di una profonda sporgenza, mentre sul fronte l’impugnatura è minima e consente di appoggiare solo tre dita, così il mignolo rimane all’esterno.

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Impostazioni e controllo

Caratteristica della X-E2 è l’approccio al controllo completamente manuale. Non c’è nessuna ghiera dei modi di scatto perché questi si controllano direttamente dalle due ghiere per tempi ed aperture. La prima si trova in cima e serve per determinare meccanicamente il tempo di esposizione, che va da Bulb fino ad un massimo di 1/4000 con scatti di 1EV. Gli stop intermedi si ottengono con la rotella posteriore, quella in direzione del pollice, la quale consente di affinare il tempo con step di 1/3EV. Ad esempio, impostando 1/60 si potranno selezionare 1/40, 1/50, 1/60, 1/80 ed 1/100, mentre per il passo successivo occorre posizionare la ghiera fisica su 1/125 o 1/30. Può sembrare complicato ma in realtà è piuttosto semplice e fornisce un accesso diretto per l’impostazione del tempo. Nella stessa ghiera c’è anche la posizione A, ovvero automatica, attivando la quale si lascerà alla fotocamera la determinazione del tempo di scatto in base all’esposizione calcolata e all’apertura, in pratica ciò equivale al tradizionale metodo a priorità dei diaframmi (modo A).

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La seconda ghiera si trova su tutti gli obiettivi della serie X ed è posta alla base del barilotto. Questa controlla l’apertura con un avanzamento a scatti piuttosto leggero da attivare (anche troppo). Alla base si trova un selettore che può essere spostato su A per il calcolo automatico, attivando quindi il metodo a priorità del tempo (modo S). Se poi si imposta sia il selettore che la ghiera su A si lavora completamente in automatico, più precisamente nel metodo programmato (modo P) dove la fotocamera sceglie da sola la coppia tempo/diaframma. È chiaro che questo tipo di controllo sarà preferito dai professionisti o dagli amatori evoluti, mentre gli utenti alle prime armi potrebbero rimanere delusi dall’assenza di un metodo automatico intelligente, dove ogni parametro viene prescelto dalla fotocamera in base alla scena inquadrata.

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Nella zona superiore si trova un’ulteriore ghiera per determinare la compensazione di esposizione, la quale ovviamente non avrà effetto se entrambi i parametri vengono selezionati manualmente (modo M). Per ricapitolare nella Fujifilm X-E2 non c’è una ghiera dei modi PASM ma gli stessi si possono ottenere in modo più diretto tramite la posizione delle varie ghiere, le quali offrono per ogni parametro principale sia i valori manuali che l’impostazione automatica. A fianco al pulsante di scatto a doppia corsa, che ha la filettatura per il controllo remoto, c’è un tasto Fn personalizzabile, che di base attiva il Wi-Fi ma può essere adoperato, forse più intelligentemente, per l’impostazione della sensibilità.

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La ricca dotazione di controlli fisici continua anche sul retro, con un layout quasi identico a quello della X-E1. Alcune piccole differenze, come la posizione del pulsante Q o la suddivisione dei blocchi AF/AE, offrono un controllo più completo della fotocamera. Sulla destra troviamo un pad direzionale a 4 vie, utilizzabili per spostare il punto di messa a fuoco o per navigare all’interno dei menu. La freccia in alto attiva il modo macro, valido solo per gli obiettivi che lo supportano (non quello del kit), mentre in basso si attiva la determinazione del punto AF, selezionabile su 49 aree a schermo (7 orizzontali per 7 verticali). Molto interessante la scelta di dividere blocco fuoco ed esposizione, in modo da avere un controllo davvero diretto in ogni condizione. Sulla sinistra del display ci sono 4 tasti in colonna, il primo attiva la modalità di riproduzione, il secondo la scelta del modo di avanzamento, il terzo il metering e il quarto è un altro tasto personalizzabile, Fn2, che può essere associato ad esempio al bilanciamento del bianco. In questo modo ogni parametro del nostro scatto sarà selezionabile in punta di dita, riducendo l’accesso al menu in modo drastico. Tuttavia c’è un utile pulsante Q sopra il display con il quale si attiva il Quick Menu e si possono modificare sia questi che altri parametri avanzati, come la simulazione pellicola o la qualità d’immagine, oltre che recuperare una delle 7 personalizzazioni pre-memorizzate dell’utente.

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Il menu principale, accessibile con il tasto al centro del pad direzionale, è un po’ lungo ma non lascia spazio a dubbi. Ci sono 5 pagine dedicate alla fotografia e 3 di impostazioni. Certe volte bisogna scorrere un po’ troppo alla ricerca della voce giusta ma con il tempo si memorizzeranno le pagine e le relative impostazioni.

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Display e mirino

Lo schermo posteriore è un’unità LCD da 3″ con 1,04 milioni di punti. La risoluzione è più che sufficiente per una buona leggibilità ma non si adatta sufficientemente bene alla luminosità ambientale e soffre di una certa tendenza ai riflessi. Di giorno, in piena luce, può essere difficoltoso da leggere, ma per fortuna i controlli sono quasi tutti manuali e c’è un mirino per evitare ogni tipo di problema. Si tratta di un display OLED con 2,36 milioni di punti ed una frequenza di refresh abbastanza buona da ottenere una visualizzazione fluida e piacevole. La grandezza è più o meno quella di una buona fotocamera APS-C con tutti i vantaggi offerti dal mirino elettronico, come la pre-visualizzazione dell’esposizione reale, copertura del 100% e dati di scatto al completo.

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Il passaggio dal display al mirino è automatico, grazie alla presenza di un sensore di prossimità sulla destra del mirino, mentre le informazioni visualizzate vengono alternate tramite il pulsante DISP, posto in basso al pad direzionale. Si può avere la livella orizzontale, l’istogramma della luminosità, la suddivisione in quadranti e tutte le informazioni che servono per controllare i parametri di scatto. Di base non vi è alcuna anteprima dell’ultimo scatto catturato ma si può attivare da “impostazioni schermo” ed è impostabile su continuo, 1,5 secondi o 0,5 secondi. Purtroppo attivando quella continua la fotocamera rimane impegnata per quasi 3 secondi dopo ogni foto, prima dei quali anche la pressione leggera del pulsante di scatto non sortisce alcun effetto. Per cui è meglio impostarla su 0,5 secondi per un’anteprima rapida e se si vuole andare nel dettaglio si preme il tasto play per l’attivazione della modalità di riproduzione. Da qui si potranno usare i tasti Drive ed AE come zoom +/- in modo molto veloce e comodo.

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AF – messa a fuoco

La messa a fuoco avviene su 49 aree selezionabili dall’utente ed è determinata attraverso il metodo per contrasto misto a quello per rilevamento di fase. Fujifilm non svela la sua precisa ricetta per raggiungere questo scopo ma si limita ad asserire che si tratta dell’AF più veloce su piazza (0,08 sec). Per la verità il limite è stato già superato dalla Sony A6000 ma sono in molti a volersi accaparrare questo primato, anno dopo anno, modello dopo modello, e bisogna ammettere che i passi avanti di Fujifilm rispetto i precedenti modelli è davvero evidente. Non siamo ai livelli delle mirrorless Panasonic e Olympus ma è comunque un AF reattivo ed efficiente, coadiuvato anche da una luce di assistenza alla messa a fuoco. Saltuariamente va in errore, e questo ci riporta ai problemi delle fotocamere precedenti del brand, ma succede di rado e generalmente le prestazioni sono più che sufficienti, sia per rapidità che per precisione. La messa a fuoco completamente automatica è quella che soffre dei maggiori limiti, perché capita che non identifichi il soggetto principale, mentre lavorando con spot flessibile si va quasi sempre a segno con efficienza.

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Metering / Bilanciamento del bianco

La valutazione esposimetrica sulla X-E2 funziona bene, con una leggerissima e sana tendenza a preservare le aree più luminose dell’immagine. Il controllo riservato al fotografo è comunque elevatissimo perché si può avere l’anteprima dell’esposizione in tempo reale e aiutarsi con la ghiera di compensazione per ottenere il risultato che si preferisce. Quando si lavora in manuale c’è anche una scala che mostra le variazioni rispetto l’esposizione corretta e un tasto dedicato ci consente di modificare al volo il metering senza passare dai menu, potendo scegliere tra: multi, spot e media. Generalmente la multi offre risultati più che accettabili e si deve ricorrere ad una lettura spot o media solo in particolari circostanze di illuminazione complessa. In tutti i casi la Fujifilm X-E2 è una fotocamera che stuzzica il fotografo verso l’uso completamente manuale grazie alla struttura fisica dei controlli. Il bilanciamento del bianco automatico si comporta in modo sufficiente, non perfetto, ma sono davvero buone le possibilità di recupero delle aree buie, che alla sensibilità base risultano anche prive di rumore (passare con il mouse sull’immagine per vedere l’effetto del recupero).

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Metodo Drive – avanzamento

Anche per l’avanzamento c’è un tasto dedicato sul retro ed è in questo punto che Fujifilm ha “nascosto” l’accesso alle funzionalità evolute della fotocamera, come il braketing, il panorama, l’esposizione multipla, i filtri avanzati e persino il filmato. Ovviamente anche lo scatto a raffica si attiva in questa sezione e raggiunge, nel modo H, una velocità massima di 8 fotogrammi per secondo. In JPG si fanno 18 fotografie prima che la velocità si riduca a 5fps. In RAW 9 immagini saturano il buffer e poi si procede al ritmo di 2fps, mentre in RAW+JPG la velocità e la capienza del buffer rimangono invariate anche se la frequenza di uscita dopo la saturazione è di 1,5fps.

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Per attivare il tracking bisogna scegliere il più lento modo L ed attivare il fuoco continuo (C) con il selettore posto frontalmente. In questa modalità la frequenza di scatto scende a 3fps ma si avrà l’inseguimento dei soggetti e la messa a fuoco prima di ogni foto. L’efficienza è sufficiente ma la messa a fuoco completamente automatica difficilmente riconosce i soggetti nella scena e rischia di mettere a fuoco parti secondarie. Si può ovviare con lo spot flessibile, dove si può selezionare il punto AF, ma in questo modo il soggetto non viene inseguito se si sposta al di fuori dell’area selezionata. Diciamo che considerando sia pregi che difetti dell’AF la X-E2 non è una fotocamera adatta per lo sport o per fotografare soggetti veloci mentre si comporta più che bene sia con fuoco manuale che con spot flessibile, per chi è abituato a focheggiare e poi riquadrare.

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Per quanto riguarda il fuoco manuale, attivabile con la posizione M sul selettore posto di fianco all’obiettivo, ci sono tre modalità di assistenza selezionabili dal menu. La “standard” mostra a video una scala delle distanze, così che ci si possa regolare in base alla posizione del soggetto, la “divisa” oltre alla distanza evidenzia un mascherino nell’area centrale che simula l’effetto del vetrino delle fotocamere analogiche, la “peak” è invece il più classico focus peaking, con il quale si evidenziano in tempo reale i contorni dei soggetti correttamente a fuoco. Inutile sottolineare che quest’ultima è la più semplice ed immediata da usare.

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Qualità d’immagine

Il sensore X-Trans è una delle caratteristiche più interessanti delle Fujifilm. Non è una drastica rivoluzione rispetto i tradizionali APS-C con pattern Bayer ma offre in un miglior controllo del rumore e colori molto naturali. Con la X-E2 ci si può divertire anche con le varie simulazioni delle pellicole, caratteristica che sostituisce il tradizionale picture style in favore di un approccio che richiama maggiormente il mondo analogico. Si può selezionare: Provia / Standard, Velvia / Vivace, Astia / Morbida, PRO Neg. Hi, PRO Neg. standard, B&N, Monocromatico+Filtro Yellow, Monocromatico+Filtro Red, Monocromatico+Filtro Green, Seppia e tutti offrono una fluida anteprima in tempo reale (ovviamente l’effetto si avrà solo sui JPG).

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La gamma dinamica è piuttosto estesa ed anche se DxOMark non ha effettuato i classici test abbiamo effettuato delle verifiche comparative e possiamo asserire che supera tranquillamente i 12 stop e si avvicina molto ai 13. Le immagini sono particolarmente nitide, anche grazie all’ottimo obiettivo del kit, e i colori sono molto naturali, carichi ma non ultra saturi, ricordando da vicino il mondo analogico. Per quanto riguarda la resa ad alti ISO i risultati ci hanno entusiasmato. Ecco di seguito il nostro classico test in studio con tutte le sensibilità disponibili, sia in JPG che in RAW, con riduzione del rumore standard per il primo e azzerata per il secondo.

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Lo sviluppo dei JPG on-camera ha dei lati molto positivi ed altri negativi. La calibrazione rumore/dettagli è sicuramente una delle migliori viste finora, tarata per mantenere al meglio le informazioni e non essere quindi troppo aggressiva nella riduzione del rumore. L’aspetto meno positivo è che si notano degli artefatti dovuti ad un pizzico di nitidezza di troppo, come si può notare nelle lettere LL della scritta WALL-E (vedere crop in basso), evidenziate da un bordo chiaro non presente nel file RAW. Fino a 400ISO il rumore è praticamente assente, mentre ad 800 si nota una trama sottilissima che rimane ancora accettabilissima a 1600ISO. Decisamente sopra la media anche i risultati a 3200ISO e direi eccellenti quelli a 6400ISO con rumore non visibile in stampa e dettagli non troppo sacrificati, penalizzati solo da una ridotta gamma dinamica. A 12800 e 25600ISO le informazioni più sottili tendono ad impastarsi e il rumore diventa più evidente, eppure, considerando che si tratta di una APS-C, si tratta comunque di risultati sopra la media. Sicuramente utilizzabili per il web e potenzialmente anche per stampe di piccolo taglio (in particolare i 12800ISO).

File Sensibilità
JPG 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW 200 400 800 1600 3200 6400

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Andando a guardare i RAW la gamma di sensibilità si restringe, con valori selezionabili tra 200 e 6400ISO. Il rumore è davvero molto contenuto in tutti gli step, praticamente impercettibile fino ad 800ISO. Il grande vantaggio del sensore X-Trans è che si tratta prevalentemente di rumore di luminanza, mentre quello cromatico si vede solo a 6400ISO. I 1600ISO sono davvero ottimi e a 3200ISO si possono affrontare anche stampe di grandi dimensioni senza applicare riduzione del rumore in post produzione. A 6400ISO un intervento è invece necessario ma la qualità è ancora nettamente sopra la media di altri sensori tradizionali.

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Batteria / Memoria / Collegamenti

Il vano batteria è posto sulla base della fotocamera e l’autonomia dichiarata non è eccelsa, con circa 350 scatti secondo lo standard CIPA, ma le nostre stime vanno leggermente oltre, sfiorando i 400. Lo sportellino in basso copre anche lo slot per le memorie che supporta tutte le SD/SDHC/SDXC fino all’UHS-1. La filettatura per il treppiedi purtroppo non è proprio al centro dell’obiettivo e questo comporta qualche limite nelle panoramiche da cavalletto ed anche l’occlusione dello sportellino. In sostanza per cambiare memoria si dovrà sempre rimuovere la fotocamera dal treppiedi.

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Sul lato sinistro si trova uno sportellino per le connessioni, che includono l’ingresso audio dedicato, l’uscita HDMI e quella USB per il collegamento al computer. Da segnalare che la porta audio è in standard 2,5mm e sarà quindi necessario un adattatore (non incluso) per collegare microfoni con jack standard da 3,5mm.

Flash

Con un tasto posteriore si sblocca meccanicamente il piccolo flash a popup, che si solleva per circa 2cm sopra il corpo macchina. Questo ha un numero guida di 7, ovvero una copertura fino a 7 metri al valore di ISO base che è 200. L’articolazione rende possibile anche indirizzarlo verso il soffitto tenendolo con un dito, cosa molto utile al chiuso per creare un’illuminazione più omogenea usando il tetto come pannello riflettente/diffusore. La sincronizzazione massima è di 1/180 ma, visti i controlli fisici, la fotocamera fa andare anche oltre 1/180 con flash attivato. In questo caso nelle immagini si noterà che il flash non copre l’intera scena e verrà tagliato in due dall’otturatore. Le opzioni base sono auto e sincronizzazione seconda tendina, mentre dal menu (purtroppo non dal quick menu) si può scegliere anche la compensazione di esposizione +/-2EV con step di 1/3 e la rimozione occhi rossi. È presente una slitta superiore per il collegamento di flash esterni per maggiore portata/controllo.

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Video e Wi-Fi

La registrazione dei filmati è decisamente in secondo piano nelle Fujifilm, un po’ come accade per le Olympus. La modalità di cattura video si abilita dal metodo drive, dove si selezionano anche i filtri avanzati come toy-camera, bianco e nero, ecc.. Il tempo non può essere modificato ed anche l’apertura viene fissata appena si inizia a registrare. Il fuoco automatico si comporta in modo piuttosto deludente, per cui sarà meglio lavorare in manuale con l’assistenza del focus peaking, e per quanto riguarda la qualità si può scegliere solo tra FullHD ed HD con frame rate di 60 o 30. Mancano quindi i frame rate per lo standard PAL (50/25) e quello cinematografico a 24p. La qualità è comunque sufficiente, anche se il bitrate non sembra particolarmente elevato essendo incline ad artefatti.

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La Fujifilm X-E2 dispone anche di modulo Wi-Fi integrato, che si comporta in modo identico a quello già provato sulla X-M1 (recensione). In pratica la fotocamera crea un rete Wi-Fi aperta alla quale ci si deve collegare dallo smartphone e poi si avrà la possibilità di ricevere le immagini o geotaggarle. L’operazione non sempre va a buon fine e capita di dover riprovare più e più volte per agganciare correttamente la fotocamera e, dopo aver eseguito l’accoppiamento, le funzionalità sono comunque piuttosto limitate. Ormai tutti i concorrenti offrono anche il controllo remoto dello scatto e ci si sarebbe aspettato lo stesso da Fujifilm anche considerando il prezzo del modello.

voto 4Conclusioni

Provare la Fujifilm X-E2 è stato senza dubbio un piacere, è una fotocamera che si fa apprezzare fin dal primo momento grazie al suo stile e convince nel tempo con la qualità d’immagine. Anche i principianti riusciranno ad ottenere fotografie eccellenti ma è certamente pensata per professionisti ed amatori particolarmente evoluti in grado di apprezzarne il controllo manuale. L’approccio è diverso rispetto quello delle reflex con ghiera dei modi di scatto, assomiglia maggiormente ad una vecchia rangefinder, non sono nello stile ma anche nella struttura dei comandi. L’obiettivo va senza dubbio considerato come un plus non indifferente, grazie ad una costruzione robusta e ad una luminosità insolita per gli obiettivi da kit è certamente un valore aggiunto per l’acquirente della X-E2 e la nitidezza è sopra la media. Il corpo non offre un’ergonomia particolarmente riuscita, un pizzico di impugnatura in più sarebbe stato apprezzato, ma si usa bene con due mani ed è costruita in modo impeccabile, robusta e “metallica”. Con i due tasti personalizzabili e le molteplici ghiere si ottiene un controllo diretto di tutti i parametri che solo le reflex più evolute arrivano ad offrire. Il sensore è poi il fiore all’occhiello, perché i risultati confermano che il pattern dell’X-Trans è in grado di offrire nitidezza e ottima resa ad alti ISO, sicuramente al di sopra della maggior parte degli APS-C tradizionali. Dal punto di vista tecnologico c’è tutto quel che serve per il raggiungimento della qualità ma è una fotocamera un po’ asciutta, senza troppi fronzoli tecnologici. Il Wi-Fi c’è ma serve solo al trasferimento delle foto, l’AF è rapido ma non impeccabile e come funzioni evolute abbiamo solo il panorama e gli effetti avanzati, come toy camera, miniatura, high key e low key. Molto interessante è il bracketing sulla simulazione pellicola, che fa ottenere uno scatto per ogni profilo presente, offrendo un ventaglio di scelta sui JPG che spesso fa dimenticare l’ottimo RAW. Per quanto riguarda lo sviluppo on camera non ci è piaciuto l’over sharpening dei JPG ma la resa sulle sensibilità più evolute è ottenuta con un equilibrio perfetto di dettaglio e riduzione del rumore. Il display non è orientabile e non possiede la funzionalità touch screen, tutto sommato si comporta bene ma in piena luce perde di visibilità ed è incline ai riflessi, per cui si utilizzerà l’ottimo mirino integrato. La Fujifilm X-E2 unisce egregiamente storia e modernità e sembra più indirizzata verso il mantenimento di uno standard qualitativo prettamente fotografico mentre il comparto video, sempre più importante nelle fotocamere, è piuttosto in secondo piano. Il prezzo con l’ottimo obiettivo del kit 18-55 f/2,8-4 OIS è di 1230€, sicuramente elevato ma sostanzialmente in linea con la qualità offerta. La X-E2 è indicata per il fotografo che apprezza la tradizione ma è sconsigliata per gli amanti dei gadget tecnologici perché è tutta sostanza e pochi fronzoli. Il nostro voto è di 4 stelle.

PRO
+ Qualità d’immagine da riferimento della categoria
+ Sviluppo dei JPG ben bilanciato tra informazioni e riduzione del rumore
+ Ottima resa ad alti ISO
+ Efficace simulazione pellicola
+ Corpo robusto con largo uso di metallo
+ Controlli diretti e semplici per il professionista o l’amatore evoluto
+ Stile riuscito, particolarmente apprezzato in questo momento storico
+ Mirino di buona qualità ed ampiezza
+ Wi-Fi integrato (vedi negativi)
+ 3 metodi di assistenza alla messa a fuoco manuale
+ AF rapido (finalmente)
+ Ottimo obiettivo del kit, ben costruito e nitido

CONTRO
- JPG sviluppati con un pizzico di nitidezza di troppo
- AF automatico non sempre aggancia il soggetto principale
- AF Tracking non troppo efficiente
- Video con pochi formati e ingresso audio 2,5mm (senza adattatore incluso)
- Wi-Fi limitato al solo trasferimento dei file e geotag
- Display poco visibile con forte luce ambientale
- 100, 12800 e 25600 ISO solo in JPG

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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