L’assemblea degli azionisti di Apple, fra promesse e tensioni

Ieri si è tenuta l’annuale assemblea degli azionisti di Apple, appuntamento durante il quale il consiglio di amministrazione della società si incontra con gli investitori al fine di valutarne le proposte e di mettere il proprio operato nell’anno appena trascorso al loro vaglio.

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Durante la propria relazione, Tim Cook ha spiegato che l’acquisizione della fabbrica di vetro zaffiro in Arizona è stata una scelta strategica molto importante per il futuro della società, ma che non può rivelare in pubblico il motivo per evitare di dare un vantaggio alla concorrenza. Incalzato, ha risposto che il progetto legato al nuovo stabilimento darà vita a un nuovo ecosistema che potrà creare alcune migliaia di posti di lavoro, senza ovviamente scucirsi ulteriormente. Come si vocifera da diverso tempo, Apple potrebbe utilizzare il vetro zaffiro per costruire i display di iWatch, vista la particolare resistenza e leggerezza del materiale, ma nulla vieta che esso possa sostituire il Gorilla Glass degli iPhone e degli iPad.

Nonostante l’azienda sia in ottima salute e, soprattutto, sia ormai da tempo dedita alla lotta contro l’inquinamento, tanto da passare dai gradini più bassi a quelli più alti della speciale classifica di Green Peace delle multinazionali più o meno rispettose del nostro ambiente, il gruppo di azionisti NCPPR (National Center for Public Policy Research) ha chiesto a Cook di essere più trasparente sul fronte delle energie rinnovabili e sul piano del loro sviluppo futuro, chiosando con una domanda al vetriolo “Si investe nel settore delle energie rinnovabili solo se ci sono finanziamenti pubblici e se un business è particolarmente conveniente?”.

La risposta di Cook, vistosamente alterato, non si è fatta attendere: il CEO ha ribadito che Apple è un’azienda molto impegnata nel sociale e che, quando pensano a come rendere fruibili i propri prodotti anche ai ciechi, non lo fanno di certo per il ROI (ossia il ritorno di capitale nelle casse della società in seguito ad un investimento iniziale), definito addirittura “bloody”, traducibile letteralmente con “sanguinoso” e più liberamente come “maledetto”. “Se volete che il nostro piano di sviluppo sia finalizzato solo al ROI, potete anche vendere le vostre azioni”, ha concluso seccamente Cook, dimostrando, ancora una volta, di preferire l’etica al profitto.

La mozione del gruppo NCPPR è stata respinta dall’assemblea dei soci poiché è stata votata solo dal 2,95% degli azionisti.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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