iOS 7.1 è un sistema piuttosto stabile ed efficiente. Certo non completamente esente da difetti ma il passo avanti rispetto iOS 7 è stato importante. Il primo sistema operativo nato con la supervisione di Ive ha stravolto molte delle interfacce ma ha anche apportato un numero consistente di bug e malfunzionamenti, per non parlare del rallentamento su dispositivi meno recenti. La 7.1 è stata una svolta sotto questo aspetto, consentendo di ristabilire su iPhone 4, iPad mini e simili, quasi la stessa velocità che si aveva con iOS 6, pur avendo nuove funzionalità, animazioni, interfaccia. Apple rilascia costantemente aggiornamenti e cerca di non lasciare indietro nessuno, tranne l’inevitabile, quando l’hardware è troppo vecchio per sopportare i cambiamenti. iOS 7 è stato un problema per chi aveva dispositivi datati ma ora pare che la situazione sia migliorata notevolmente e il tasso di aggiornamenti è elevatissimo. Stando a quanto pubblicato da Apple in una pagina del sito per sviluppatori, l’adozione dell’ultima versione del sistema operativo è già schizzata all’85%, con un 12% rimasti su iOS 6 e solo un 3% sui precedenti. Inoltre quelli rimasti su iOS 6 non è detto che lo facciano per scelta, ma potrebbero benissimo avere vecchie edizioni di iPad, iPhone ed iPod touch che non sono andate oltre.
Tra i documenti riservati agli sviluppatori Android troviamo un grafico analogo ma completamente capovolto nei risultati. Secondo le ultime statistiche il sistema più diffuso è Jelly Bean, ovvero il 4.1, ma ci sono ancora percentuali elevate di sistemi vetusti come Gingerbread 2.3 (19%) e Ice Cream Sandwich 4.0 (15,2%). Pensate che l’ultimo sistema operativo uscito, ovvero 4.4 KitKat è installato soltanto sul 2,5% dei dispositivi Android, una percentuale più vicina al vecchissimo Froyo 2.2 (1,2%).
I motivi di questa enorme differenza nell’avanzamento degli aggiornamenti non sono imputabili direttamente a Google ma sono comunque intrinsechi nella stessa natura di Android. Avere mille dispositivi personalizzati anche nel software dai produttori crea un ecosistema frammentato dove l’interesse per l’aggiornamento è bassissimo. Chi realizza 5, 6 o forse anche più modelli di smartphone in un anno, vuole vendere il nuovo arrivato e, per scarsa attenzione al consumatore, rischia di dimenticarsi di quelli precedenti. Inoltre il sistema operativo più recente non è direttamente installabile nei propri dispositivi senza che il produttore metta mano al firmware personalizzandolo. Esistono dei canali non ufficiali per trovare ROM aggiornate anche per smartphone più vecchi ma questi interessano una quota trascurabile di utenti che, come si può facilmente vedere dal grafico, non influenzano minimamente i numeri totali. Il risultato è che l’adozione di Android è lenta, scomposta e inefficiente, esattamente il contrario di quanto avviene con smartphone e tablet Apple, dove la condizione più comune in assoluto è quella di possedere l’ultima versione del sistema operativo.