Recensione: Sony A5000, una mirrorless compatta e leggera

Dopo l’abbandono del marchio NEX da parte di Sony, l’erede nella serie NEX-5 ha preso il nome di A5000. Tutte le fotocamere del marchio nipponico sono ora racchiuse sotto il brand alpha, seppure con una numerazione non proprio congrua (basti pensare che la A3500 ha una forma simil-SLR e non da mirrorless). La fotocamera non subisce stravolgimenti rispetto il modello che la precedere, ma si tratta di un’evoluzione su molti fronti (anche se meno su altri).

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Caratteristiche di base

La Sony A5000 arriva con con l’obiettivo 16-50 f/3,5-5,6 PowerZoom OSS, lo stesso che abbiamo avuto già modo di provare nella NEX-6 (recensione) e che per la verità non ci aveva particolarmente colpito. Cambia il sensore rispetto la 5T e si passa da 16,3MP a 20MP: rimane sempre un APS-C CMOS ma è associato al nuovo processore d’immagine Bionz X. Altra novità evidente è la presenza del flash integrato, mentre il corpo ha subito un’ulteriore cura snellente arrivando ad essere, secondo Sony, la più leggera mirrorless del mercato al momento del lancio (gennaio 2014). Wi-Fi ed NFC completano l’elenco delle caratteristiche migliorate.

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Corpo ed ergonomia

Il corpo è compatto e sinuoso, con spigoli leggermente arrotondati per essere più comoda in mano. Si impugna come una piccola mirrorless, quindi con il mignolo che rimane all’esterno, ma la presa è sufficientemente comoda grazie alla profilatura sporgente. Sul retro c’è una piccolissima porzione in gomma per appoggiare il pollice: non è propriamente accogliente, ma permette di ottenere una discreta stabilità anche nell’uso ad un mano, complice l’estrema leggerezza di 369 grammi con obiettivo, batteria e memoria.

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Display e mirino

Lo schermo della A5000 è un’unità da 3″ con 460 mila punti. La risoluzione è più che sufficiente per l’inquadratura e la revisione delle immagini, ma non è certo la prima della classe, anche se nel suo range di prezzo è difficile trovare di meglio. Il display è in formato 16:9, per cui le immagini 3:2 vengono visualizzate a piena pagina con margini neri ai bordi, sui quali la fotocamera dispone le impostazioni di scatto secondarie, mentre apertura, tempo, esposizione ed ISO si trovano in sovraimpressione in basso. Altri indicatori come la batteria, la capacità della scheda e la qualità d’immagine sono invece disposti su una riga in alto. Una particolarità che caratterizza già da due generazioni questa linea è che lo schermo è incernierato in alto ed è quindi possibile ribaltarlo di 180° fino a posizionarlo nella direzione dell’obiettivo. Questa posizione è perfetta per i selfie, per questo Sony ha previsto che la macchina attivi automaticamente la funzionalità di autoscatto quando lo schermo viene così sollevato.

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Alla luce lo schermo non è molto visibile, perché non ha una posizione automatica per calcolare la luminosità. Di base è in manuale, impostabile su cinque livelli (-2/0/+2), ma c’è anche l’opzione tempo soleggiato per contrastare la forte luminosità ambientale del giorno (e funziona). C’è da dire che ha una certa tendenza ai riflessi, e questo può risultare sconveniente, ma la possibilità di muovere il display è una discreta alleata per trovare l’angolazione più visibile.

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Menu e controllo

Il menu principale è accessibile con l’apposito pulsante disposto in alto a destra ed è suddiviso in sei diverse sezioni. L’organizzazione può risultare un po’ confusa ad un primo acchito, ma ci si fa l’abitudine. Tuttavia, vista la moltitudine di impostazioni (solo quelle di ripresa sono sei pagine), è facile perdersi alla ricerca della voce che ci interessa. In alto troviamo l’alloggiamento del flash a scomparsa, con un pulsante di sblocco meccanico sulla sinistra, mentre sulla destra c’è semplicemente il selettore di accensione accostato al pulsante di scatto a doppia corsa, il quale ha intorno la ghiera per controllare lo zoom motorizzato (quando presente, come nell’obiettivo del kit).

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Sul retro troviamo l’impostazione dei controlli che abbiamo avuto modo di conoscere già con le precedenti NEX. Una sola ghiera per i parametri che include quattro scorciatoie nelle rispettive direzioni, il tasto menu, il tasto play e quello ?. Quest’ultimo si può finalmente personalizzare dalle impostazioni, così l’ho potuto assegnare all’impostazione del bilanciamento del bianco avendo tutti i principali parametri sotto mano. Le informazioni visibili sul display si alternano con la freccia in alto, il metodo di avanzamento a sinistra, la sensibilità a destra e la compensazione di esposizione in basso. Il modo di scatto si cambia con la pressione del tasto centrale che mostra una ghiera virtuale sullo schermo per la selezione di P, A, S, M, filmato, panorama, scene, auto intelligente e automatico superiore (che tenta di evitare anche il mosso e i disturbi). Impostando il metodo manuale il tasto in basso permette di passare dall’impostazione dell’apertura a quella dei tempi.

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Wi-Fi ed applicazioni

Anche la A5000 dispone del controverso store di Sony PlayMemories, accessibile tramite la connessione Wi-Fi. Ricordiamo che la fotocamera non è touchscreen, per cui anche l’aggancio alla rete locale può risultare un po’ difficoltoso perché bisogna digitare la password utilizzando un tastierino a schermo, muovendosi solo con i tasti freccia.

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Una volta attivato il PlayMemories si possono comprare delle applicazioni fatte su misura, le quali estendono le funzionalità base della fotocamera. Purtroppo i costi ci appaiono piuttosto elevati per la maggior parte di queste e spesso aggiungono funzioni relativamente inutili come lo “strascico della stella” (9,99€). Anche lo stesso inserimento del proprio account Sony è tedioso per l’assenza del touchscreen e l’interfaccia dello store è realizzata in HTML, per cui risulta non perfettamente integrata con il resto dei menu. Tra le installazioni gratuite segnaliamo il fotoritocco, che aggiunge la possibilità di modificare le foto scattate, ma dispiace che alcune funzioni potenzialmente interessanti per la fotocamera, come il Time-Lapse o la Valutazione LiveView, siano a pagamento e per giunta neanche economiche (entrambe 9,99€). A mio avviso Sony dovrebbe rivedere completamente il suo concetto di store ed integrare la maggior parte delle funzionalità direttamente nelle fotocamere. Non credo che questo approccio sia sufficientemente profittevole per l’azienda e sicuramente non rappresenta una comodità per l’utente.

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AF / Drive / Metering

La Sony A5000 non ha un sistema di messa a fuoco complesso come quello della sorella maggiore NEX 6 (ora A6000). In sostanza non possiede AF ibrido, contrasto/fase, ma solo 25 punti per rilevamento di contrasto. La messa a fuoco non è rapidissima come quella di alcune mirrorless di riferimento, ad esempio la stessa A6000 o la Panasonic GH4, tuttavia svolge sufficientemente bene il suo dovere per una entry-level. Fuocheggiando rapidamente su diversi punti a distanze differenti si può arrivare ad un tempo massimo di attesa “fuoco a fuoco” di circa 1 secondo, ma passando su piani focali prossimi è praticamente istantanea. La A5000, come le altre mirrorless di Sony, ha un tiraggio molto limitato (distanza tra sensore e innesto dell’obiettivo), per cui si presta molto bene ad ospitare obiettivi con attacchi differenti grazie ai molti adattatori che si trovano in commercio. In questo caso va impostato su on lo scatto senza obiettivo (solo se si tratta di adattatori esclusivamente meccanici) e si può utilizzare il focus peaking come metodo di assistenza per la messa a fuoco manuale: questo evidenzia i contorni degli oggetti a fuoco per farci capire immediatamente come stiamo fuocheggiando. Quando la luce cala la A5000 schiarisce la scena di qualche stop per “vederci meglio al buio” e grazie all’illuminatore ausiliario non perde neanche un colpo: promossa!

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Per quanto riguarda la raffica abbiamo constatato un netto passo indietro rispetto la precedente NEX 5T. Sia in JPG che in RAW ed in RAW+JPG, lo scatto continuo con priorità di fuoco ed esposizione sul primo fotogramma non supera i 3,5fps, anche se in JPG si ha il vantaggio di andare avanti praticamente all’infinito. Passando al RAW si fanno 5 scatti prima che il buffer si saturi, per poi proseguire al ritmo di 1fps. Stessa cosa in RAW+JPG, anche se in questo caso la velocità di uscita dopo i primi 5 frame si attesta su circa 0,7fps. La rapidità scende leggermente quando si passa al tracking dei soggetti, ambito per il quale la A5000 certamente non eccelle: pur riuscendo a svolgere un lavoro in linea con quello di reflex di pari prezzo (grazie anche alla buona copertura delle 25 aree di fuoco), ci aspettavamo di più da una mirrorless Sony.

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La valutazione esposimetrica può essere impostata su multipla, centro o spot dal menu di impostazioni ripresa. La multipla lavora su 1200 zone e riesce quasi sempre ad ottenere un buon compromesso per salvaguardare luci ed ombre. Nelle scene a massimo contrasto può perdersi qualcosa nelle aree più luminose, ma un minimo di post-produzione consente di recuperare agevolmente le zone sovra esposte. Nei metodi programmati e automatici si può lavorare senza pensieri, alle volte può ingannare lo schermo per via della ridotta luminosità alla luce del sole, ma tutto sommato ho capito che ci si può fidare dell’esposizione automatica e difficilmente si deve ricorrere alla compensazione.

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Flash

Il pulsante di sblocco del piccolo flash a popup è posto sul retro, nella zona sinistra. Si solleva pochi centimetri sopra il corpo e grazie alla sua struttura si può anche inclinare per indirizzare il lampo verso il soffitto. La sua potenza è davvero minima (numero guida 4) risultando utile solo come soluzione di emergenza. Può essere impostato su auto, disattivato, forzato, lento, sincronizzazione seconda tendina, riduzione occhi rossi, ed è disponibile la compensazione di +/- 2 stop.

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Qualità d’immagine

Anche se aumenta la conta dei pixel, come sensore non si ottengono grandi passi in avanti rispetto la precedente NEX-5T, anzi la sensazione è che a piena risoluzione il rumore sia più presente (vedremo un test approfondito più avanti). Inoltre c’è da tenere in conto uno sviluppo dei JPG on camera piuttosto aggressivo nella riduzione del rumore, che a 1600 ISO impasta molto i dettagli dell’immagine rendendo poco riconoscibili i dettagli più sottili.

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La gamma dinamica è rimasta la stessa secondo DxOMark che la valuta su 13 stop, comunque un valore medio/buono per una mirrorless con sensore APS-C. Con il JPG standard i colori sono piuttosto saturi, come spesso avviene nelle Sony, ma i RAW conservano delle cromie più naturali e maggiormente coerenti con la realtà.

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Per analizzare la resa ad alti ISO proponiamo il nostro classico test in studio, con illuminazione controllata. Gli scatti sono stati eseguiti sia in JPG che in RAW e quest’ultimo è stato esportato azzerando completamente la riduzione del rumore predefinita di Lightroom. I crop al 100% danno un’idea della qualità di registrazione di una scena standard a tutte le sensibilità disponibili, da 100 a 16000 ISO.

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Come si può notare le fotografie in JPG offrono un’ottima quantità di informazioni tra 100 e 200 ISO, mentre già ad 800 si introduce un po’ di riduzione del rumore che tende a far perdere alcuni dettagli più sottili. Le immagini a 1600 ISO sono ancora perfettamente usabili anche se si introducono degli artefatti dovuti alla compressione JPG in particolare nelle aree più scure ed omogenee dell’immagine. I 3200 ISO rappresentano la soglia che non supererei per poter andare in stampa senza rimpianti, perché a 6400 ISO entra in gioco del rumore dalla grana invadente, specie nelle aree uniformi. I 12800 ISO sono completamente “impastati”, buoni solo per qualche miniatura a schermo e va peggio ancora con la sensibilità più elevata di 16000 ISO.

Passando ai file RAW notiamo dei colori meno saturi rispetto il JPG in modalità standard, ma il livello di dettaglio aumenta grazie all’assenza di compressione durante lo sviluppo on camera. Tuttavia già a 400 ISO il rumore cromatico diventa evidente e danneggia la qualità dei risultati richiedendo un intervento di riduzione in post-produzione. A 1600 ISO le foto in RAW presentano già troppo rumore, sia nella luminanza che nel colore, e con una grana piuttosto spessa che fa perdere molto dettaglio. Da 3200 ISO in su è sicuramente meglio non addentrarsi, perché i risultati sono troppo danneggiati dal rumore ed anche un massiccio intervento di riduzione può non essere sufficiente a ripulire adeguatamente le immagini. Sicuramente meglio non tentare lo scatto a 6400 ISO o oltre: davvero troppo troppo rumoroso. La scelta di salire con la risoluzione rispetto la 5T non ha premiato Sony in termini di resa ad alte sensibilità, ma, al contrario, si è rivelata un’arma a doppio taglio.

Video

Aspetto certamente interessante delle Sony è quello delle possibilità offerte nel campo video, anche se manca un ingresso audio da 3,5mm per il microfono esterno. C’è un modo dedicato al video, che offre una preview in 16:9, ma la registrazione può essere attivata in qualsiasi momento con il tasto rosso dedicato. La sua posizione è un po’ incassata ed è difficile premerlo per errore, ma non è neanche troppo facile premerlo quando serve perché è molto spostato sulla destra. Il video viene memorizzato in AVCHD che non è particolarmente comodo, perché non genera file direttamente usabili al computer previa importazione. È anche possibile scegliere il più pratico MP4 seppure questo si fermi a 1440×1080 con bitrate di 12Mbps, decisamente inferiore al 1920×1080 @ 50i da 24Mbps disponibile in AVCHD. La caratteristica più interessante è sicuramente il controllo manuale di tutti i parametri anche in fase di registrazione. Da segnalare anche la possibilità di utilizzare l’AF continuo in fase di ripresa che non sarà certamente infallibile e neanche troppo reattivo, ma si comporta bene nelle riprese amatoriali, mentre i più smaliziati potranno lavorare in manuale con l’ausilio del focus peaking.

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Batteria, memoria, collegamenti

Il vano per la batteria è posto in basso, in corrispondenza dell’impugnatura. L’autonomia è stata migliorata rispetto la 5T ed ora offre la possibilità di raggiungere circa 420 scatti secondo lo standard CIPA (prima erano 330). Questo ci offre più tranquillità durante una sessione fotografica prolungata. In dotazione non c’è un caricabatterie ma un semplice cavo USB ed un alimentatore da corrente. Sony sta utilizzando questo tipo di soluzione recentemente ma non la trovo per nulla comoda. Ci sono meno oggetti da portarsi dietro ma serve la fotocamera per la ricarica, rendendo scomodo un utilizzo più “avanzato” con due o più batterie.

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L’alloggiamento della memoria è separato da quello della batteria e questo è comodo per poter cambiare scheda mentre la fotocamera è sul treppiedi. La collocazione è un po’ insolita perché c’è uno sportellino unico che racchiude sia i collegamenti che la memoria, e si trova sul lato sinistro. Qui troviamo l’uscita micro USB e micro HDMI, le quali servono rispettivamente per il collegamento al computer o ricarica e per sfruttare l’uscita video.

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Dall’altro lato si trova il tag NFC, di cui la fotocamera è dotata, e consente di effettuare l’accoppiamento con uno smartphone che supporta tale tecnologia semplicemente avvicinandolo, senza doversi agganciare manualmente alla rete: molto efficace. Purtroppo l’app accoppiata non consente di fare granché, giusto revisionare le fotografie o catturarne di nuove con la modalità automatica ed il solo accesso alla compensazione di esposizione.

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Conclusione

La A5000 è una entry-level che offre tutti i vantaggi del sistema mirrorless di Sony. È particolarmente leggera e compatta, facile da trasportare e comoda da utilizzare. Possiede molte funzionalità evolute, come l’ottimo panorama, ma purtroppo tante altre sono disponibili solo a pagamento dentro lo store PlayMemories. È una fotocamera da scegliere ad occhi chiusi per il corpo compatto e l’obiettivo dalla buona escursione (parte da 24mm equivalenti), ma bisogna anche dire che come lente non è un granché ed ha troppa distorsione a barilotto e vignettatura verso il grandangolo. Per essere una entry-level dal prezzo contenuto offre tanto, compreso un sensore APS-C particolarmente risoluto, ma ci sono anche aspetti negativi da considerare. Con un occhio al prezzo non si può forse pretendere di più (attualmente 415€ su Amazon), ma volendo essere pignoli ci sono aspetti da migliorare come la raffica o la qualità dello sviluppo JPG on camera. Bene il Wi-Fi con NFC, ormai prerogativa della maggior parte delle fotocamere, eppure l’assenza del touchscreen e le poche funzionalità dell’app a corredo lo rendono meno appetibile. Allo stesso tempo continuiamo a non apprezzare l’assenza di un caricatore separato dalla fotocamera e la scelta di incrementare la risoluzione ha penalizzato la resa ad alti ISO.

PRO
+ Corpo molto compatto e particolarmente leggero
+ Elevata risoluzione e sensore APS-C
+ Schermo completamente ribaltabile
+ Obiettivo compatto e dall’interessante escursione (parte da 24mm)
+ Wi-Fi ed NFC integrati
+ Controlli piuttosto semplici e personalizzabili
+ Prezzo interessante

CONTRO
- La resa ad alti ISO è al di sotto della media per un APS-C
- Manca la slitta per gli accessori (non si può installare un mirino neanche volendolo)
- Pessima scelta quella del PlayMemories per le funzioni aggiuntive da acquistare
- Funzioni dell’app remota ridotte al minimo
- Scatto continuo lento
- Ricarica via USB

DA CONSIDERARE
| Il menu può risultare un po’ confuso
| Manca il touchscreen
| Il flash è poco potente
| La registrazione video in AVCHD è un più scomoda rispetto MOV/MP4

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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