Poche parole per il titolo, perché dopo aver visto questo computer dal vivo non ne rimangono molte. Il Mac Pro presentato per la prima volta nella WWDC, a giugno del 2013, si presenta come un computer talmente innovativo che a prima vista non si direbbe neppure che si tratta di una workstation. Effettivamente sembra davvero un cestino della spazzatura, ma con uno sguardo più attento si nota immediatamente la tecnologia che racchiude.
La scatola è nera, con una foto del Mac Pro sul frontale ed un sigillo che deve essere tolto per poter aprire l’imballo. All’interno troviamo solo due cose: il computer ed il cavo di alimentazione (rigorosamente nero). Il Mac Pro è coperto da una pellicola trasparente, la quale si rimuove con un movimento dall’alto verso il basso.
Conclusa la svestizione ci rimane solo il computer da ammirare, il quale ha una copertura lucida di un colore più simile al grigio scuro che al nero. La forma circolare lascia spazio intorno all’hardware per l’areazione, la quale passa attraverso delle prese d’aria disposte lungo tutta la zona superiore ed inferiore, intorno alla struttura circolare.
Nella zona posteriore si trova un fermo che consente di sbloccare la copertura, che viene via con un semplice movimento verso l’alto. Compiuta questa operazione ci si trova a tu per tu con l’interno della macchina, la quale appare come un dispositivo futuristico.
L’hardware è disposto verticalmente tutto intorno al telaio e nella zona posteriore si trova il centro con le connessioni. Queste includono uscita ed ingresso audio, quattro porte USB 3.0, sei Thunderbolt 2, due Gigabit Ethernet, HDMI e alimentazione.
Il Mac Pro da me scelto è il modello top di gamma con CPU Intel Xeon E5 6-core a 3,5GHz, al quale ho aggiunti 32GB di memoria RAM (+400€) e 512GB di SSD (+300€) per un totale di 4.749€ IVA compresa. La macchina sarà posta in esame nelle prossime settimane e, alla fine del periodo di prova, verrà pubblicata la nostra consueta recensione approfondita.