Recensione: Sony RX100 Mark III, la compatta professionale più amata, ora con mirino

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C’era un tempo in cui chi voleva fare foto facili ed economiche si comprava una compatta “punta-e-scatta”. Erano piccole, relativamente poco costose e semplici da usare, ma non offrivano una grande qualità d’immagine e controlli manuali. Ogni produttore ne aveva a listino decine e c’era da impazzire nella scelta perché si assomigliavano tutte. Oggi la “compattina” esiste ancora, ma sono molte di meno così come sono diminuiti gli acquirenti. Il motivo lo conosciamo tutti: gli smartphone. Sono più pratici, visto che li abbiamo sempre dietro, e offrono una qualità più che decente per l’uso occasionale e senza particolari velleità. Non si ottengono capolavori, ma si possono anche stampare e raggiungono il loro scopo di immortalare un ricordo. Chi voleva qualcosa in più aveva una sola scelta: la serie G di Canon. Con un sensore leggermente più grande ed un corpo ricco di controlli, cercava di rispondere alle esigenze dei fotografi più avanzati, magari già possessori di una reflex, che però volevano anche una fotocamera più facile da trasportare per gli scatti imprevisti. Da allora altri brand come Panasonic, Olympus, Fujifilm, Nikon, ecc.. solo saliti sul carro delle compatte con sensori più grandi, creando di fatto un nuovo mercato. Aumentare l’area sensibile porta a catturare più luce e la fotografia è luce, per cui si è guadagnata qualità sotto ogni aspetto. Di norma questi modelli montavano sensori da 1/1,7″, qualcuno 2/3″, finché nel 2012 non è arrivata Sony con la RX100 (recensione). Con un sensore da 1″ è stata una vera rivoluzione per il mercato, specie perché il suo corpo non era più grande delle compatte tradizionali. Inoltre era dotata di un potente zoom 28-100mm f/1,8-4,9 firmato da Zeiss. È stato un vero shock per il mercato, perché per la prima volta si aveva una qualità vicinissima a quella di una reflex APS-C nel palmo della mano e con un obiettivo anche piuttosto flessibile e luminoso (almeno nel grandangolo). Il pubblico ne ha decretato l’immediato successo, ottenendo ottimo riscontro nella vendita, e dopo un anno è arrivato anche il secondo modello: la RX100 Mark II (recensione). Questa annoverava tra le novità il sensore BSI, il display inclinabile, il modulo Wi-Fi/NFC integrato, la slitta accessori ed una gamma di sensibilità espansa fino a 12.800 ISO. Nel frattempo molti altri produttori hanno seguito Sony, compresa Canon che ha riprogettato la serie G con nuovi sensori per essere al passo coi tempi. Abbiamo creato una tabella riepilogativa che mette a confronto le quattro migliori compatte a largo sensore oggi presenti sul mercato e tra queste c’è la terza versione della RX100, denominata Mark III.

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Caratteristiche principali

Ormai con cadenza annuale Sony aggiorna quella che è il suo cavallo di battaglia tra le compatte e il modello del 2014, il terzo della gamma, apporta alcune novità importanti tra cui la più evidente è il mirino integrato. Il sensore è rimasto pressoché invariato, ma non c’era molto altro da chiedergli vista la retroilluminazione, i 20MP e l’ottima resa ad alti ISO (vicina a quella delle reflex APS-C). Essere riusciti ad aggiungere il mirino è una scommessa vinta per gli ingegneri di Sony, perché il corpo è rimasto molto compatto visto che si solleva solo quando necessario. Ci sono comunque anche altre novità interessanti, come il veloce processore BIONZ X (presente nella A7), l’obiettivo 24-70mm f/1,8-2,8, il filtro ND integrato e la registrazione video con il codec professionale XAVC S.

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Corpo ed ergonomia

I 3mm in più di spessore in più rispetto la Mark II sono tutti nell’obiettivo, quindi si impugna praticamente nello stesso modo. Il suo voler essere compatta a tutti i costi fa parte dei punti forti di questo modello, ma di contro non possiede certo un’ergonomia che si possa definire comoda. È completamente liscia sia sul fronte che sul retro, dove c’è solo un centimetro quadrato coperto da materiale antiscivolo in corrispondenza del pollice. Ha tutti i vantaggi e gli svantaggi di una vera compatta: facile da trasportare (volendo anche in tasca) e al tempo stesso non particolarmente comoda da impugnare, anche se la costruzione è davvero molto solida e qualitativamente ineccepibile. Per fortuna esiste un utile accessorio che per soli 15€ migliora la presa e fornisce più grip.

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Intorno all’obiettivo è presente un anello che ha funzionalità diverse a seconda del modo di scatto impostato, passando dai parametri nei modi manuali e a priorità, allo zoom in quelli automatici. Le si può anche associare un parametro personalizzato e in modalità fuoco manuale consente di gestire la messa a fuoco.

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Display e mirino

Lo schermo da 3″ copre quasi tutto il dorso della fotocamera ed è molto luminoso grazie alla tecnologia White Magic. Possiede una risoluzione di 1,2 milioni di punti e le immagini sono molto brillanti. Ha un’impostazione di luminosità completamente automatica che lo rende piuttosto leggibile anche in pieno sole, ma in casi estremi c’è sempre l’opzione manuale “tempo soleggiato” nel menu per schiarirlo al massimo. È incernierato in basso, ma a differenza del precedente modello possiede un braccio che gli consente anche di essere completamente ribaltato al di sopra della fotocamera… qualcuno ha detto selfie?

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Una delle più importanti innovazioni di questo modello è senz’altro il mirino integrato. Di solito questo comporta un corposo aumento di altezza della fotocamera, perché lo si dispone classicamente sopra il display, ma in Sony sono riusciti ad inserirlo all’interno, con un meccanismo a slitta che si apre solo quando serve. Per di più una piccola chicca è che aprendo il mirino si accende la fotocamera e richiudendolo si spegne automaticamente. Tuttavia non basta sollevarlo per vedere, perché l’ottica ha richiesto un maggiore spessore e c’è un meccanismo a soffietto che bisogna estrarre prima di poterlo utilizzare (nella direzione indicata dalla dicitura PULL>). Ci si impiega un attimo, non dà fastidio come forse si potrebbe immaginare, e sopra c’è anche una levetta per la compensazione delle diottrie. Il mirino elettronico è di tipo OLED e possiede una buona risoluzione di 1,44 milioni di punti ed un ingrandimento dello 0.59x che è eccezionale per una compatta, anche se leggermente più piccolo rispetto quello in uso nelle mirrorless. Comunque è più che sufficiente per inquadrare bene e leggere i parametri di scatto in sovrimpressione, inoltre il trattamento delle lenti è stato realizzato da Zeiss per ridurre al minimo i riflessi.

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Il sensore di prossimità spegne il display ed attiva automaticamente il mirino ogni volta che ci avviciniamo e lo riattiva quando ci allontaniamo. Tramite il tasto DISP (freccia in alto) si possono decidere le viste da alternare nel display, personalizzabili dal menu, e c’è n’è anche una apposita “per il mirino” che mostra in modo molto dettagliato e ampio tutti i parametri di scatto lasciando l’inquadratura al mirino, un po’ come si farebbe con una reflex.

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Controllo ed impostazioni

Dal punto di vista fisico e dei controlli Sony non ha cambiato quasi niente, dopotutto la RX100 è stata un successo e ci si è concentrati sui pochi aspetti davvero migliorabili. Facciamo comunque una rapida analisi anche per chi non possiede già dimestichezza con i precedenti modelli. Iniziamo dalla zona superiore, dove si trova ben in vista la ghiera dei modi di scatto, la quale include: P, A, S, M, MR (ovvero memorizzabile dall’utente), filmato, panorama, scene e due metodi automatici: intelligente e superiore. Sostanzialmente con l’automatico superiore la fotocamera si concentra nel ridurre disturbo e sfocature (adeguando i parametri di scatto), mentre con l’intelligente cerca di selezionare la scena più adatta al momento e scatta di conseguenza. Se anche così non vi è chiaro quando scegliere l’una o l’altra vuol dire che, come me, non apprezzate particolarmente questa distinzione. Il piccolo pulsante con la chiara dicitura ON/OFF serve ad accendere la fotocamera ed include un piccolo LED verde di notifica quando in funzione. Ben posizionato il pulsante di scatto a doppia corsa, intorno al quale si trova il selettore per controllare lo zoom dell’obiettivo. Da sopra si vede anche il piccolo interruttore per il flash.

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Sul retro l’unica differenza apparentemente evidente è la sostituzione del pulsante ? con quello personalizzabile C, in basso a destra. In realtà la funzione poteva essere modificata anche prima, ma così è più evidente (la C sta per Custom, ovvero personalizzato). La ghiera dei parametri qui è una sola, ma se si lavora in manuale si usa quella intorno all’obiettivo per il secondo (tempo/apertura). Se nel tasto C si imposta l’ISO l’unico settaggio primario a rimanere fuori dal controllo diretto è il bilanciamento del bianco. Quello automatico funziona benissimo, ma si può comunque modificare rapidamente passando dal quick menu che si attiva con la pressione del tasto Fn. Nella Mark II questo attivava un elenco di 6 parametri modificabili, mentre nella Mark III ce ne sono ben 12, così si riduce al minimo l’accesso al menu. Questo è molto vasto e può spiazzare inizialmente, ma ci sono davvero moltissime personalizzazioni. In realtà anche alcuni tasti freccia possono essere modificati nella funzione, ad esempio se non vi interessa molto interagire con il flash potete usare la freccia a destra per il bilanciamento del bianco, così non servirà più l’accesso al menu Fn anche per questo parametro.

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Qualità d’immagine

Il sensore non subisce variazioni rispetto il precedente modello, per cui non c’è da aspettarsi risultati differenti. Come abbiamo già avuto modo di dire in più di una occasione si tratta di un CMOS BSI (retroilluminato) con diagonale di 1″. Come sempre in questi casi facciamo una prima analisi basandoci sui risultati di DxOMark, che effettua dei test scientifici rigorosi. La cosa davvero interessante è che il sensore Sony da 1″ (13.2 x 8.8 mm) si comporta meglio di quello da 1,5″ (18.7 x 14 mm) della Canon G1X Mark II (recensione) ed è molto vicino ai risultati della Canon 70D (recensione) con sensore APS-C (22.5 x 15 mm).

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Ovviamente andando ad analizzare i singoli risultati nel dettaglio si vede come a sensore più grande corrisponda una migliore resa ad alti ISO, questa è praticamente una regola (almeno a parità di generazione), ma in termini di profondità colore e gamma dinamica i dati sono molto positivi per il sensore della RX100 III. Non si può certo dimenticare l’influenza dell’obiettivo nella qualità d’immagine ed abbiamo trovato davvero buono il 24-70mm f/1,8-2,8 firmato Zeiss. I precedenti due modelli avevano un 28-100mm f/1,8-4,9, quindi si sono guadagnati 4mm in grandangolo, ma si sono persi ben 30mm in tele, anche se ora è più luminoso. In termini di usabilità devo ammettere che il 100mm mi è mancato perché i 70mm possono risultare un po’ troppo stretti su una compatta multi-uso ad obiettivo fisso. Ecco quanto consentono di “avvicinarsi” ad un soggetto:

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La coppia sensore/obiettivo lavora molto bene insieme e riesce a restituire immagini ricche di dettaglio anche visualizzando i crop al 100%. L’obiettivo offre il meglio di sé nelle focali intermedie, ad esempio 40/50mm, ma è molto incisivo anche agli estremi, in particolare nelle aree centrali dell’immagine, mentre decade verso i bordi più estremi utilizzando la massima apertura.

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La possibilità di mettere a fuoco fino ad un minimo di 5cm di distanza consente di ottenere delle discrete fotografie in macro, anche se bisogna avvicinarsi molto al soggetto perché si deve utilizzare la focale grandangolare di 24mm.

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Al massimo tele di 70mm la distanza minima di messa a fuoco raggiunge circa i 25cm, mentre l’apertura minima sale a f/2,8. Il vantaggio è che non c’è più la distorsione prospettica tipica del grandangolo, ma non si ottiene lo stesso ingrandimento.

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Fino a 400 ISO le immagini sono piuttosto pulite e anche quelle ad 800 si possono usare in RAW senza dover intervenire in post-produzione. A 1600 ISO i file JPG visti al 100% iniziano ad essere evidentemente “impastati”, perdendo i dettagli più fini per via della riduzione del rumore. Da quello che ho potuto constatare l’algoritmo mi sembra privilegiare troppo la pulizia dell’immagine, come facevano già i modelli precedenti, a scapito delle informazioni. A queste sensibilità se si devono fare stampe di grande formato è molto meglio utilizzare il RAW ed intervenire un po’ con la riduzione del rumore in post-produzione, ma senza esagerare altrimenti si ottiene lo stesso risultato dei JPG sviluppati on-camera.

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A 3200 ISO il rumore è ancora più evidente, ma con un po’ di riduzione sul colore in Lightroom si vedono ancora i dettagli dell’immagine. Anche in questo caso i JPG sono virtualmente puliti, ma piuttosto morbidi. In definitiva il risultato è più che buono considerando il sensore da 1″.

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Ad essere del tutto sinceri anche i risultati a 6400 ISO, volendo, sono stampabili. Certo il livello di dettaglio nel JPG è ridotto, ma questo si nota particolarmente nella visualizzazione al 100%. Considerando che i file hanno ben 20MP si possono affrontare stampe di medio-piccolo formato mantenendo una qualità percepita piuttosto elevata. I RAW ovviamente presentano più rumore ed ho notato che a queste sensibilità estreme il lavoro della fotocamera diventa più interessante, perché anche andando ad intervenire in post-produzione sul formato grezzo non si riescono ad ottenere più dettagli ripulendo del tutto l’immagine dal rumore. La sensibilità più elevata a disposizione è di 12800 ISO, onestamente difficilmente servirà vista la buona apertura dell’obiettivo, ma in casi così estremi devo dire che tutto sommato si ottengono immagini che viste a piccola dimensione sul computer o per i social network possono andare bene.

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AF

La messa a fuoco avviene per ricerca di contrasto su 25 aree ed è piuttosto veloce in condizioni di illuminazione buona, probabilmente migliorata rispetto la Mark II. Quando la luce diventa insufficiente entra in funzione l’illuminatore ausiliario ad infrarossi, così si riesce a mettere a fuoco efficacemente anche in penombra/buio, ma diventa inevitabilmente più lenta e qualche volta non riesce ad archiviare correttamente il fuoco. Le modalità impostabili sono multipla, spot flessibile e centro. Multipla è la posizione base ed è sufficientemente intelligente da valutare quasi sempre con efficacia il punto di messa a fuoco. In questa modalità funziona anche il rilevamento automatico dei volti e con una pressione del tasto centrale si può impostare il punto di riferimento per il tracking dei soggetti, anch’esso molto performante rispetto ad una tradizionale compatta.

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Metodo Drive

Per quanto riguarda i metodi di avanzamento abbiamo lo scatto singolo, quello in sequenza, la raffica veloce, autoscatto a 10 o 2 secondi, autoscatto multiplo ed una serie di forcelle su bilanciamento del bianco ed esposizione. La raffica più veloce mette a fuoco solo sul primo fotogramma e sfiora i 10fps in JPG con un buffer che si satura dopo circa 7 secondi. Impostando il RAW la velocità scende a 6fps con un buffer che varia a seconda della scheda di memoria utilizzata: con una SD da 45MB/s ho ottenuto circa 21 scatti (immagine sotto), mentre con una più costosa Extreme Pro da 95MB/s sono arrivato a 30. In RAW+JPG la velocità è la medesima, solo il buffer si satura leggermente prima. Si tratta di risultati di elevata qualità per una compatta, merito del veloce processore BIONZ X.

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È presente anche una modalità silenziosa, ma non è molto semplice da trovare perché si trova nel menu principale nell’area impostazioni sotto la voce “Segnali audio”. La massima velocità dell’otturatore è di 1/2000, quindi non è elevata come alcune sue concorrenti che raggiungono 1/4000. Tuttavia è presente un filtro ND integrato che consente di scurire l’immagine di 3 stop e risolve egregiamente tutte quelle situazioni in cui servirebbe un tempo di scatto più rapido, consentendoci anche di usare aperture ampie con forte luce ambientale.

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Flash

Pur con l’aggiunta del mirino integrato Sony è riuscita a mantenere un piccolo flash, ma si è dovuta sacrificare la porta accessori. Dopotutto usare un flash esterno su macchine così compatte è davvero un caso raro e non c’è più la necessità di avere la slitta per il mirino esterno come sulla Mark II. Per sollevarlo c’è un piccolo interruttore in cima, ma non si solleva molto dal corpo macchina e in alcuni scatti ravvicinati l’obiettivo sporgente può causare un cono d’ombra. Come per qualsiasi compatta si tratta di un’unità di poca potenza, che copre fino a circa 5,7m. Può comunque risultare utile per schiarire le ombre in controluce e per illuminare piccoli ambienti. Poche ma sufficienti le impostazioni previste, con sincronizzazione lenta, seconda tendina e compensazione di esposizione. C’è anche la modalità riduzione occhi rossi, ma è una voce del menu principale, non è accessibile direttamente dalla scorciatoia a destra del pad direzionale.

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Wi-Fi ed NFC

Già dal secondo modello della RX100 è stato inserito il modulo Wi-Fi ed NFC. Grazie all’app gratuita PlayMemories ci si può agganciare facilmente alla fotocamera e controllarla in remoto dallo smartphone o dal tablet. Se poi si possiede un terminale con NFC la procedura diventa praticamente istantanea perché basta poggiarlo sul lato sinistro, dove è presente il TAG NFC, e partirà sia l’app relativa che la connessione già pre-configurata. Via Wi-Fi si possono scattare foto e registrare filmati, tuttavia le impostazioni di scatto sono praticamente ridotte all’osso, senza apertura/tempi/iso, e si lavora essenzialmente in modalità automatica con la sola compensazione di esposizione.

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Peccato perché la reattività del display remoto è piuttosto buona e si sarebbe potuto fare decisamente di più. Inoltre questo limite era già presente nel precedente modello e ci saremmo aspettati un passo in avanti da parte di Sony.

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Batteria, Memoria, Collegamenti

Nessuna novità per quanto riguarda la batteria e la memoria, sempre disposte insieme nel vano sulla base della fotocamera. Si possono usare SD/SDHC/SDXC, ma in teoria anche le Memory Stick Duo/Pro Duo/Pro-HG Duo (per chi le possiede). L’autonomia è nella media, con una durata sufficiente per oltre 300 scatti. Purtroppo continua a non essere presente un caricatore da corrente separato e per la ricarica è richiesta la connessione diretta della fotocamera ad un alimentatore (o ad una presa USB). Come già sottolineato in situazioni analoghe si tratta di un aspetto negativo perché rende difficoltoso l’utilizzo con più di una batteria e oltretutto non comodo come un tradizionale caricatore.

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Per quanto riguarda i collegamenti sono due, entrambi disposti sul lato destro. Uno è rappresentato dall’USB, utilizzata anche per la ricarica, mentre l’altro è il mini HDMI che consente di collegare la fotocamera ad un TV per la riproduzione dei contenuti.

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Video

Una novità di questo modello riguarda il nuovo codec professionale XAVC S, il quale però richiede schede di memoria molto veloci e capienti. Anche con una SanDisk Extreme Pro da 16GB vecchio modello (quella con la banda dorata in cima) mi segnalava che la scheda non supportava la registrazione XAVC S, l’unica con cui mi ha funzionato è stata la nuova SDXC Sandisk Extreme Pro da 64GB (che ha lo sfondo tutto nero). A quanto pare sono necessarie le SDXC. Con questa modalità si può registrare in FullHD fino a 100fps con un bitrate di 50Mb/s, ma sono comunque disponibili anche i classici AVCHD 50/25fps fino a 28Mb/s ed MP4 per un massimo di 1440×1080 a 12Mb/s.

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Altra caratteristica interessante riguarda la stabilizzazione video nei filmati, che può essere impostata su disattivata, standard, attivo e attivo intelligente. La dicitura può trarre in inganno, perché già su standard in realtà la stabilizzazione ottica è attiva. La voce “attivo” si riferisce all’aggiunta di una stabilizzazione digitale, ottenuta effettuando un crop dei bordi dell’immagine, spazio che viene utilizzato dal software per compensare i movimenti eccessivi che l’ottica non riesce a gestire. C’è anche un ulteriore step caratterizzato dall'”attivo intelligente”, dove il crop dell’immagine è ancora più pronunciato e serve nel caso gli spostamenti siano ancora più irregolari e repentini. Ovviamente con un crop si riduce la definizione del video (che comunque esce sempre in FullHD) ed aumenta la focale equivalente dell’obiettivo, per cui si perde qualcosa nel grandangolo e si guadagna in tele. Diciamo che a meno di casi estremi, come ad esempio riprese da un’auto in corsa, lo Steadyshot standard può bastare e si preserva la qualità dell’immagine.

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Oltre all’ormai noto focus peaking per l’assistenza alla messa a fuoco manuale, nella RX100 III è presente anche la modalità Zebra (attivabile dal menu) che evidenzia a video le zone a rischio di sovraesposizione. Si tratta di una caratteristica dedicata ai più esperti, ma che una volta imparata a capire aiuta chiunque a gestire l’esposizione. I video si possono catturare da qualsiasi modalità di scatto attiva con il pulsante rosso dedicato, per la verità non troppo semplice da premere. Tuttavia esiste un modo dedicato che mostra direttamente l’anteprima in 16:9 ed elimina dal display tutte le informazioni non utili nel campo video. Dal menu si può scegliere in che modalità lavorare nella cattura dei filmati, tra programmato, priorità di apertura, priorità di tempo o manuale. Con quest’ultima si controlleranno tutti i parametri con le due ghiere, esattamente come si farebbe per le fotografie, potendo intervenire su tutti i settaggi anche durante la fase di registrazione. Insomma per quanto riguarda il video è molto ben congegnata, le manca solo la possibilità di utilizzare un microfono esterno, per cui ci si deve affidare alla registrazione stereo integrata, che non è male, ma non è certo all’altezza della qualità del video.

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Conclusioni

Quando è uscita la prima Sony Rx100 praticamente non aveva rivali, per cui chi cercava un corpo estremamente trasportabile con la massima qualità possibile non poteva che scegliere lei. Oggi il settore delle compatte prosumer (o a largo sensore se preferite) si è evoluto e in molte si sono aggiunge alla cordata capitanata da Sony. Il nostro confronto di qualche giorno fa ha messo in evidenza pregi e difetti dei quattro modelli più interessanti del 2014, due dei quali non ancora in vendita nel momento in cui scriviamo, per cui oggi c’è sicuramente più concorrenza. Tuttavia Sony ha fatto evolvere in modo costruttivo la RX100 e con la Mark III ha apportato una miglioria certamente non trascurabile: il mirino integrato. Si tratta senza dubbio di una delle principali attrattive di questo update, che già solo per questo motivo potrebbe stuzzicare anche i possessori dei precedenti due modelli della stessa casa. Con le stesse dimensioni c’è solo la Canon G7X, che uscirà a novembre, che però non ha il mirino. Tuttavia quest’ultima ha dalla sua una interessante caratteristica che è il tele da 100mm f/2,8. In effetti il nuovo obiettivo della RX100 III offre tanta qualità e un miglioramento nella luminosità, ma la perdita di escursione non è un fattore da trascurare completamente. Apprezzo molto il grandangolo da 24mm, ma i 70mm mi sono sembrati un po’ stretti in più di una occasione durante il periodo di prova. Per quanto riguarda il feeling con il corpo macchina così compatto è tutta questione di gusti: se si ricercano dimensioni del genere (102 x 58 x 41 mm) l’ergonomia risicata è uno scotto da dover pagare. Sul piano delle funzionalità non c’è niente di importante da recriminarle e la qualità di questo sensore da 1″ fa scuola. La RX100 Mark III però non è certamente economica, lo sforzo per inserire obiettivi sempre migliori e finanche un mirino a scomparsa di buona qualità, ha fatto lievitare il prezzo fino a oltre 800€. Tuttavia sono rimaste in vendita anche la Mark II a circa 500€ e la Mark I a 380€, per cui la scelta è vasta anche rimanendo in casa Sony. Alla Mark III assegnamo comunque un voto di 4,5 stelle, perché è davvero un concentrato di tecnologia e qualità.

PRO
+ Ottima qualità d’immagine
+ Buona resa ad alti ISO per una compatta
+ Obiettivo molto incisivo e luminoso
+ Compatta e ben costruita
+ Raffica veloce (10fps in JPG)
+ Filtro ND da 3 stop incluso
+ Mirino elettronico integrato dalla buona qualità
+ Display di elevata qualità completamente ribaltabile
+ Buona dotazione di controlli fisici altamente personalizzabili
+ Focus Peaking per il fuoco manuale
+ Funzione Zebra per il video
+ Video con controlli manuali in tempo reale e codec XAVC S da 50Mb/S
+ Autofocus veloce, buono anche nel continuo per i video (vedi contro)
+ Modulo Wi-Fi ed NFC incluso

CONTRO
- Il tele da 70mm può risultare un po’ corto
- Ridotto controllo dei parametri da smartphone via Wi-Fi
- Escursione della ghiera di messa a fuoco manuale imprecisa e troppo lunga
- Batteria ricaricabile solo tramite la fotocamera
- Qualche volta l’AF non archivia correttamente il fuoco

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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