Recensione: Fujifilm X30, la compatta dallo stile classico migliora

Nel vasto mercato delle compatte prosumer la maggior parte dei produttori ha ormai presentato modelli con sensore uguale o più grande di 1“, mentre alcuni altri continuano a mantenersi su dimensioni ridotte. Fujifilm fa parte di questa schiera, proponendo compatte dalle funzionalità evolute ma con sensori ancora nell’ordine della frazione di 1”. Ciò non deve essere necessariamente visto come un punto di debolezza, ma come una precisa scelta progettuale al fine di mantenere contenuti i costi e offrire comunque un obiettivo luminoso ed una qualità d’immagine più che sufficiente.

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Caratteristiche principali

La Fujifilm X30 è la terza iterazione di questo modello (X10 ed X20 sono le precedenti) e mantiene il sensore CMOS da 2/3″ con 12MP. L’obiettivo offre focali equivalenti al 28–112mm con apertura f/2–2,8, risultando pratico e abbastanza luminoso. Tuttavia in questi due ambiti Fujifilm non porta innovazioni fin dalla prima X10. La struttura è ben realizzata, con solido metallo e molti controlli manuali, e possiede un bel mirino elettronico. Se consideriamo la coppia sensore/obiettivo potrebbe essere più compatta, ma se la finalità è quella di concepire un corpo che possa soddisfare un amatore evoluto allora la scelta non è del tutto sbagliata. Possiede uno schermo inclinabile, zoom meccanico, due ghiere per i parametri nel controllo manuale e sensibilità ISO da 100 a 12800. Non manca il Wi-Fi, ormai diffusissimo in tutte le fascie di mercato.

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Corpo ed ergonomia

Come già anticipato la costruzione è uno dei suoi punti di forza. Grazie al largo impiego di metallo ed un assemblaggio ineccepibile, la Fujifilm X30 restituisce un incredibile senso di solidità. È un po’ pesante per la sua categoria (430 grammi), ma si fa perdonare in virtù del suo stile intramontabile e le finiture di elevata qualità. Oltre al peso anche il volume è piuttosto pronunciato per una compatta, avendo misure di 120 x 72 x 60 mm. Si presenta come uno scatolotto e la sporgenza per l’impugnatura frontale è davvero minima non risultando particolarmente comoda nelle lunghe sessioni.

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Display e mirino

Lo schermo da 3“ è il protagonista nella zona posteriore ed è incernierato per offrire la possibilità di sollevarlo fino a 90° ed abbassarlo per 45°. Non è proprio fruibilissimo come quelli a sportellino e non offre il ribaltamento completo per i selfie (o autoinquadrature), tuttavia l’articolazione è già un’aggiunta più che apprezzata rispetto i modelli precedenti così come il passaggio da 2,8” a 3″. Ha una risoluzione di 920.000 punti (il doppio rispetto la X20) che si è dimostrata più che sufficiente per la riproduzione ed anche abbastanza valida per la messa a fuoco manuale (dove comunque c’è lo zoom automatico che aiuta).

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La luminosità è buona e risulta visibile al sole perché dal Quick Menu possiamo impostarla su 11 livelli, da -5 a +5. C’è anche un modo specifico nel menu Impostazioni 2 / Impostazioni schermo che si chiama “Modalità Vis. al Sole”, il quale porta la luminosità su livelli ancora superiori. Purtroppo lo switch non avviene automaticamente con un sensore ma dobbiamo agire manualmente. Nello stesso menu (Impostazioni schermo) si trova anche la personalizzazione delle informazioni visibili durante la cattura, alla voce “Vis. Impost. Pers.”. Da qui possiamo ad esempio attivare la visualizzazione dell’istogramma della luminosità, che personalmente trovo molto utile. Peccato che, ancora una volta, tali opzioni siano praticamente nascoste nel menu e difficili da individuare senza aver letto il manuale (o questa recensione).

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In tutti i casi se il display non dovesse essere sufficiente possiamo adoperare l’ottimo mirino elettronico. Vista la classe di prezzo si tratta di un’unità veramente apprezzabile, ampia e godibilissima per qualità e velocità. C’è un sensore di prossimità che attiva automaticamente il mirino quando ci si avvicina con l’occhio oppure si può passare dal display al mirino manualmente con il pulsante “View” posto sul retro. Grazie ad un ingrandimento dello 0,65x e a 2.360.000 punti, la visualizzazione è ampia e confortevole e la X30 eredita anche alcune peculiarità della top di gamma X-T1 (recensione), come la rotazione automatica delle informazioni di scatto quando lavoriamo in verticale.

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Essendo di tipo elettronico il mirino offre copertura del 100%, anteprima dell’esposizione in tempo reale e tutte le informazioni di scatto visibili nel display. Si tratta senza dubbio di un passo in avanti decisivo rispetto la X10 e X20, le quali possedevano un mirino ottico a tunnel piuttosto scadente per copertura (85%) ed affidabilità (errore di parallasse e nello zoom).

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Controlli, impostazioni, menu

La zona superiore della fotocamera non ha subito molti cambiamenti rispetto la prima X10. Abbiamo sulla sinistra il flash a scomparsa, al centro la slitta per lampeggiatori esterni o il microfono, poi le ghiere dei modi e della composizione separate dal pulsante di scatto. Leggermente defilato, sulla destra, il piccolo tasto per la registrazione video, che può essere riprogrammato nella funzionalità dal menu principale. Come potete notare non c’è un pulsante di accensione, perché la fotocamera si accende e si spegne ruotando la ghiera dello zoom da e verso la posizione off.

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Frontalmente ci sono due cose importanti da vedere, la prima delle quali è il selettore per la modalità di messa a fuoco posto in basso a destra dell’obiettivo. La seconda è il pulsante in alto a sinistra, che serve per definire il ruolo della ghiera intorno all’obiettivo.

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Lasciandola sul valore predefinito (STD), la ghiera alla base dell’obiettivo imposta l’apertura e quella posteriore il tempo di scatto. Non c’è un pulsante dedicato per la sensibilità, ma dal menu Impostazioni 2 / “Imp. Funz. (Fn)” possiamo modificare 6 tasti a nostro piacimento, sostituendone uno (magari quello per il flash o il Wi-Fi) con la sensibilità, che onestamente trovo più utile da avere sempre sotto mano.

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In tutti i casi sul retro c’è un pulsante Q che attiva il Quick Menu, dove si trovano molti parametri da impostare, tra cui anche la sensibilità. A sinistra del mirino troviamo un piccolo pulsante per attivare la modalità di riproduzione, mentre sulla destra ce ne sono due, uno per alternare la visualizzazione display/mirino e l’altro dedicato al metodo di avanzamento. Sono un po’ piccoli ma essendo sporgenti si attivano abbastanza comodamente.

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Nella zona destra ci sono il blocco AF/esposizione, il già citato Q ed un pad con quattro direzioni più tasto centrale. Ogni freccia attiva la funzione identificata dall’icona (in alto macro, a destra flash, in basso punto AF, a sinistra autoscatto), mentre il tasto centrale attiva il menu princiale. Da notare che c’è un pulsante per attivare l’autoscatto (2 o 10 secondi), quando sarebbe stato più ragionevole avere questa funzione all’interno del menu del metodo di avanzamento (che ha un tasto apposito) e dedicare la freccia a sinistra alla sensibilità ISO. Più in basso troviamo il pulsante DISP che alterna le diverse visualizzazioni sul display (ce n’è anche una con solo informazioni e visualizzazione dell’immagine nel mirino) e poi un Fn che di base attiva il Wi-Fi. Sei dei tasti finora citati, ovvero le quattro direzioni, quello di registrazione in alto ed Fn, possono essere personalizzati nella funzione dal menu Impostazioni 2 / “Imp. Funz. (Fn)”.

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I modi di scatto disponibili nella ghiera in cima sono: P, A, S, M, RS+ (automatico avanzato), Auto, Filter (toy camera, miniatura, high key, ecc…), Adv. (esposizione multipla, nitidezza con poca luce, sfondo sfuocato), panorama 360°, più due metodi SP1 ed SP2 con scene programmate. Di base SP1 è impostato su ritratto ed SP2 su panorma, ma l’utente può scegliere tra ritratto, ammorbidire volto, paesaggio, sport, notte (per ISO elevati), notte con cavalletto (per tempi lunghi), fuochi d’artificio, tramonto, neve, spiaggia, subacqueo, party, macro fiore, testo.

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Escludendo per un attimo l’utente che scatta in automatico, per cui la quantità e qualità dei controlli diventa irrilevante, nella Fujifilm X30 ho trovato due ottimi modi per lavorare avendo tutto sotto controllo. In manuale si può usare la ghiera intorno all’obiettivo per l’apertura e quella posteriore per i tempi, avendo il terzo parametro (ISO) nel Quick Menu oppure in uno dei 6 tasti funzione personalizzabili come già specificato. Lavorando invece con i metodi semi-automatici o a priorità, come P, S, A, possiamo utilizzare la rotella sul retro per il parametro principale e la ghiera fisica in cima per la compensazione di esposizione. A questo punto la ghiera intorno all’obiettivo è un di più e può essere anche personalizzata per controllare la sensibilità ISO.

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Un’ultima parola la vorrei spendere per il menu, il quale è in perfetto stile Fujifilm e come tale possiede alcuni limiti. In particolare ci sono 4 pagine per le impostazioni di scatto e 4 per i settaggi di sistema e le personalizzazioni, ma spesso le singole voci nascondono ulteriori sotto-menu. Le opzioni a disposizione dell’utente sono tante, tuttavia sono spesso difficili da trovare. Inoltre nei menu dei settaggi di sistema la fotocamera non ricorda l’ultima posizione d’accesso, quindi se si stanno facendo delle prove di modifica su un parametro si deve ogni volta ricercare la voce giusta, rendendo l’operazione lenta e tediosa (stranamente memorizza invece la posizione dei menu relativi alle impostazioni di scatto). Per fortuna, una volta impostata la fotocamera, i molti controlli manuali ed il quick menu limitano notevolmente l’accesso al menu principale, tuttavia un’organizzazione più strutturata e diretta sarebbe stata particolarmente gradita.

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AF – messa a fuoco

Come per altre mirrorless Fujifilm, la messa a fuoco avviene per ricerca di contrasto su 49 aree. Il tasto in basso attiva rapidamente la selezione del punto di messa a fuoco, mentre il selettore alla base dell’obiettivo serve a scegliere AF singolo, continuo o manuale. Fino a pochi anni fa le fotocamere digitali Fujifilm avevano una messa a fuoco piuttosto lenta ed imprecisa, mentre ora sono stati fatti notevoli passi avanti. Di solito l’AF è quasi istantaneo, specie quando inquadriamo un’area dai forti contrasti. L’unico difetto è che alcune volte, in particolare con il massimo tele, manca la messa a fuoco restituendo un messaggio d’errore. Complessivamente non mi direi insoddisfatto dalle prestazioni dell’AF, tuttavia non è sempre affidabilissimo. Nessun problema invece quando la luce manca, perché l’illuminatore ausiliario consente di focheggiare senza problemi.

Dal Quick Menu possiamo segliere di utilizzare la messa a fuoco completamente automatica o la spot singolo, ma per quanto riguarda il tracking il setup è più complicato. Bisogna prima attivare un metodo di avanzamento “a raffica” (dal pulsante drive), poi selezionare l’AF tracking dal Quick Menu (prima non è disponibile) e successivamente premere il tasto blocco AF per iniziare il tracciamento. Oltre ad essere macchinoso l’efficacia non è neanche delle migliori, perché tenendo premuto il pulsante di scatto e muovendo l’inquadratura si sposta anche il punto AF. La precisione dell’inseguimento sarebbe mediamente buona per una compatta, ma per come è impostato è quasi inutilizzabile.

Cliccando sulla freccia in alto si attiva la modalità Macro ed un secondo clic attiva la Super Macro. Con questa riusciamo ad avvicinarci ai soggetti fino ad 1cm dalla lente frontale, anche se solo a 28mm. In queste condizioni si è così vicini che la macchina stessa ed il suo obiettivo rischiano di fare ombra al soggetto, ma consente di catturare immagini interessanti anche dai più piccoli dettagli.

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Metodo drive – scatto continuo

Essendoci un pulsante dedicato per il metodo drive, l’impostazione è molto facile. Per la raffica abbiamo una serie di impostazioni, iniziando con quella veloce, media e lenta che sono disponibili sempre. Se attiviamo il fuoco continuo abbiamo la possibilità di scegliere anche raffica AF (da non confondere con il tracking perché il punto non insegue il soggetto nel frame) e se lavoriamo solo in JPG abbiamo anche la raffica SH, ovvero super veloce. Anche ad un utente esperto può non essere immediatamente chiaro perché alcune funzioni solo a volte disponibili e a volte no, per cui la lettura del manuale è consigliata (anche se spero di aiutarvi con questa recensione).

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C’è poi uno strano metodo “cattura migliore foto” che inizia a scattare fotografie già quando premiamo leggermente il pulsante di scatto per mettere a fuoco. L’idea è di non perdersi l’azione ed è anche personalizzabile nella velocità e distribuzione degli 8 scatti catturati, ma non seleziona per noi il migliore, li avremo tutti nella scheda di memoria. C’è il braketing sull’esposizione, che può essere impostato su un intervalto di +/- 1EV, 2/3EV o 1/3EV e, infine, una serie di forcelle che funzionano solo scattando in JPG, ovvero: ISO, simulazione film, bilanciamento del bianco e DRO (che amplifica la gamma dinamica). Stranamente l’autoscatto ha un pulsante dedicato (freccia a sinistra del pad direzionale) e non è invece presente nel menu del metodo drive.

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Lo scatto più veloce è di 1/4000, mentre il più lento impostabile in manuale è di 30″, ma solo a ISO 100. Salendo con la sensibilità il tempo massimo stranamente si riduce, essendo di 15″ a ISO 200, 8″ a ISO 400, 4″ a ISO 400 e così via: poco flessibile per le lunghe esposizioni. Le specifiche tecniche della X30 riportano una velocità di scatto a raffica di 12fps, ma personalmente con il metodo SH (che funziona solo in JPG) ho riscontrato un valore effettivo di 9fps usando una SanDisk Extreme Pro da 95MB/s. Il risultato è comunque buono, specie considerando il fatto che si prosegue per oltre 2 secondi a questo ritmo per poi assestarsi su un valore di 6fps dopo la saturazione del buffer. Scattando in RAW si può scegliere solo il modo H, che comunque mi ha dato la possibilità di memorizzare quasi 8fps, con un ritmo di uscita di circa 3fps. Il RAW+JPG dà risultati pressocché invariati per velocità e capienza del buffer, ma in questo caso il ritmo dopo la saturazione del buffer scende a 2fps. Le prestazioni sono comunque più che valide per una compatta in questa fascia di prezzo.

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Metering – Esposizione

La valutazione esposimetrica può essere impostata dal quick menu su multi, spot e media. La predefinita, ovvero multi, è quella che si adatta alla maggior parte delle situazioni di scatto, nonché quella da me utilizzata durante le prove. In generale si è comportata bene, con qualche piccola eccezione nelle scene ad alto contrasto. Quando nella foto sono presenti luci forti e ombre chiuse, la X30 ha una leggera tendenza a mantenere leggibili le aree scure, bruciando così le alte luci. In questi casi estremi ho ottenuto sovraesposizioni medie di 1/2 stop e solo in un’occasione è arrivata fino a 2 stop interi sopra il valore corretto. Se non ci se ne accorge al momento dello scatto il sensore offre comunque un alto livello di recupero, sia nelle ombre che nelle luci, ma attivando l’istogramma della luminosità si noterà il problema ancora prima di scattare, correngendolo così con la ghiera fisica di compensazione esposizione.

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WB – Bilanciamento del bianco

Durante il periodo di prova ho sempre utilizzato il bialanciamento del bianco automatico, così da verificarne la sua consistenza. Sia con luce naturale che artificiale si è sempre dimostrato all’altezza delle aspettative, con una resa che definirei ottimale. Per quanto riguarda l’impostazione si passa rapidamente dal Quick Menu, da cui si può scegliere: auto, personalizzato, temperatura colore, sereno, ombra, fluorescente 1, fluorescente 2, fluorescente 3, incandescenza e subacqueo. L’unico aspetto negativo è che per modificare il punto di bianco del bilanciamento personalizzato o per la temperatura colore bisogna necessariamente accedere al menu principale. Peccato.

Flash

Il piccolo flash a popup si sblocca meccanicamente con un pulsante posto in alto a sinistra sul corpo. Si solleva pochissimo sopra il corpo, ma visto che l’obiettivo non ingombra moltissimo non si presentano fastidiosi coni d’ombra se non scattando a pochi centimetri dal soggetto (che non è mai una buona idea). La portata del flash è di 7 metri alla sensibilità base di 100 ISO e lavorando in manuale può essere impostato su forzato, controllo wireless oppure spento. Per qualche oscura ragione la riduzione occhi rossi è disponibile solo nel modo SR+ e la sincronizzazione sulla seconda tendina solo in alcune scene automatiche. La compensazione del flash non è presente nel Quick Menu e nella scorciatoia col tasto destro, per cui si deve accedere al menu principale per impostarla; i possibili valori vanno da +2 a –2 con step di 1/3EV. Onestamente non utilizzo praticamente mai i flash integrati nelle fotocamere, tuttavia devo ammettere che l’implementazione software di Fujifilm nella X30 è molto confusionaria.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Nella X30 Fujifilm non ha modificato la coppia sensore/obiettivo. Per quanto riguarda il primo si tratta di un CMOS 2/3″ da 12MP, mentre il secondo offre focali equivalenti ad un 28-112mm f/2-2,8. La lente è abbastanza incisiva e con la ghiera meccanica si controlla lo zoom in modo particolarmente piacevole. Forse sul grandangolo avrei preferito avere un 24mm, ma la gamma di focali è comunque ampia e generalmente sufficiente ad ogni scopo. Durante un’escursione si riescono a catturare tranquillamente sia paesaggi che dettagli più lontani, senza dimenticare l’ottima possibilità di macro ad 1cm a 28mm.

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C’è da dire che la X30 soffre ad alti ISO più di quanto non facciano le compatte a largo sensore, ma fintanto che si rimane nel range 100-400 ISO i risultati sono davvero molto buoni. A ISO 800 il RAW è ancora usabilissimo con poca riduzione del rumore, mantenendo un buon livello di dettaglio sia nelle aree chiare che in quelle scure.

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Salendo a 1600 ISO si può scegliere di elaborare il RAW, ma il JPG è già piuttosto valido: pulito e non troppo appiattito. La quantità di dettagli è ancora ricca e si riescono a leggere anche i particolari più sottili. Non sono risultati paragonabili a quelli di una compatta con sensore da 1″, tuttavia sono migliori rispetto quanto ci si potrebbe aspettare da un sensore da 2/3″.

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Di seguito vi propongo il classico test in studio con i crop al 100% a tutte le sensibilità disponibili. I JPG presentano la riduzione del rumore standard e sono sviluppati dalla fotocamera, mentre i RAW sono stati esportati con Lightroom avendo cura di azzerare sia la riduzione del rumore cromatico che di luminanza. Per questo motivo noterete un livello di disturbo più elevato rispetto i due esempi sopracitati, ma ciò ci consente di effettuare una comparazione più precisa rispetto tutte le altre fotocamere testate. Da notare che scattando in RAW si può arrivare solo fino a 3200 ISO, mentre per i 6400 e 12800 ISO è necessario lavorare solo in JPG.

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Formato Sensibilità
JPG 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 100 200 400 800 1600 3200

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni della Fujifilm X30 sono tutte disposte dietro un piccolo sportellino sulla destra. Qui troviamo l’uscita micro HDMI, una porta unica per l’USB 2.0 e lo scatto remoto ed un ingresso audio. Quest’ultimo non è quasi mai presente nelle compatte, quindi è particolarmente apprezzabile, anche se è stato scelto lo standard da 2,5mm e quindi può essere necessario un adattatore 3,5mm da acquistare separatemente. In alternativa si può scegliere di comprare il microfono Fujifilm MIC-ST1 che ha già la connessione giusta.

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In basso si trova il vano che ospita sia la batteria che la memoria in standard SD/SDHC/SDXC. L’autonomia è un settore dove Fujifilm ha lavorato moltissimo su questo modello, riuscendo quasi a raddoppiare i risultati della precedente X20. Si superano tranquillamente i 400 scatti con una sola carica, che sono davvero tanti per una compatta. La batteria è la nuova NP-95 con 1800mAh e 6.2Wh, quindi è stata aumentata sia la capacità che le prestazioni della fotocamera, le quali sono ancora più valide se si considera che il precedente modello aveva un mirino ottico mentre nella X30 è elettronico (ovvero un secondo display).

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Per quanto riguarda la connessione wireless, la X30 dispone di Wi-Fi ma non di NFC. Questo significa che il collegamento con lo smartphone deve avvenire sempre manualmente, accedendo alla rete creata dalla fotocamera premendo sul pulsante Fn (Wi-Fi) in basso a destra. La procedura è comunque rapida e l’app di controllo remoto si è dimostrata molto funzionale e con uno streaming rapidissimo in tempo reale. Consente non soltando di toccare con il dito il punto di messa a fuoco, ma anche di modificare i paramtri di tempo ed apertura manualmente. Inoltre si può cambiare la sensibilità, il bilanciamento del bianco, la simulazione pellicola, il modo flash, l’autoscatto e attivare il macro. Sempre tramite l’app è possibile vedere le foto nella memoria o geotaggarle, mentre manca la possibilità di registrare filmati in remoto.

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Video

La registrazione video non è mai stata tra i punti forti delle Fujifilm, comunque la X30 si difende bene. In particolare abbiamo la possibilità di registrare in Full HD a 60/50/30/25/24fps, lasciando un’ampia libertà di scelta all’utente. Non c’è un modo specifico per i filmati, ma si possono registrare sempre premendo il piccolo tasto rosso vicino al pulsante di scatto. Inoltre se stiamo lavorando in manuale abbiamo la possibilità di modificare sia apertura che tempo durante la registrazione, mentre il valore ISO deve essere definito a priori (ma può anche essere lasciato su auto). Da segnalare la possibilità di arrivare a 80fps in formato 640×480, 150fps a 320×240 e 250fps a 320×112: valori interessanti per lo slow-motion anche se la risoluzione è davvero troppo bassa. I filmati vengono registrati in MOV con codifica H.264, mentre il bitrate non è dichiarato ma per 1 minuto in FullHD 50fps si occupano 290MB, quindi dovrebbe essere all’incirca 38Mbs. Diciamo che la qualità non è eccelsa è che l’autofocus fatica un po’, però per catturare brevi filmati nelle proprie escursioni o in famiglia va più che bene.

Conclusione

La Fujifilm X30 è una fotocamera molto interessante che unisce un corpo di alta qualità ad una elevata disponibilità di controlli manuali. In più di una occasione ho notato una implementazione del software migliorabile, ma complessivamente si fa usare con piacere. La qualità d’immagine è davvero molto buona in relazione alla dimensione del sensore, mentre ad alti ISO è inevitabile che soffra di più rispetto alle compatte con sensore da 1″ o superiore. L’obiettivo è incisivo, luminoso e con una buona escursione, risultando pratico in ogni circostanza. Non si tratta di una compatta tascabile, ma offre tanta qualità costruttiva e funzioni. Ad esempio è ottimo il mirino integrato, decisamente al di sopra della sua fascia di prezzo per dimensione e qualità. Ci sono alcuni aspetti migliorabili nel software e nell’AF, ma nel complesso è una fotocamera che si fa apprezzare e soddisferà anche il palato dei più esperti sia nello stile che nella sostanza. Una cosa che mi è particolarmente piaciuta è la ghiera di zoom meccanico, una rarità per una compatta. Interessante il prezzo di circa 500€, che non è basso in senso assoluto, ma è inferiore alle altre con obiettivi luminosi e mirino elettronico. L’unico elemento in cui Sony RX100 Mark III (recensione), Canon G1X Mark II (recensione) e Panasonic LX100 (recensione) sono superiori è proprio la dimensione del sensore e, di conseguenza, la resa ad alti ISO.

PRO
Struttura solida e ben assemblata
Buona qualità d’immagine
Resa ad alti ISO valida in relazione al sensore
Schermo articolato luminoso e di buona qualità
Ottimo mirino elettronico
Molti controlli manuali ampiamente personalizzabili
AF notevolmente migliorato (vedi contro)
Raffica veloce
 Ingresso audio (anche se da 2,5″)
Obiettivo luminoso e dalla valida estensione
Funzione Super Macro ad 1cm (solo 28mm)
Possibilità di controllare flash wireless
 Video FullHD con diversi framerate (60/50/30/25/24)
Buon controllo wireless
Prezzo interessante

CONTRO
Non molto compatta
Tante impostazioni richiedono accesso al menu principale
ISO 6400 e 12800 disponibili solo in JPG
Alcune volte non archivia correttamente il fuoco
Scarse prestazioni nel tracking dei soggetti
Resa ad alti ISO inferiore alle compatte a largo sensore

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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