Tutta la pianificazione di Cupertino per rendere Watch un successo

Apple è probabilmente tra le aziende che ha saputo meglio sfruttare il marketing per rafforzare il proprio brand e le vendite di dispositivi, software e servizi. Alcuni pensano che il suo successo sia tutto dovuto alla percezione di superiorità che è riuscita ad associare al proprio nome e, di conseguenza, ai suoi prodotti, ma in realtà non è solo questo. Oltre all’attenzione sul design e sull’hardware, un altro elemento fondamentale della fortunata ricetta risiede nella componente software o, più in generale, nell’ambiente in cui i suoi dispositivi “vivono”. Per intenderci l’iPod non sarebbe divenuto il successo che è stato senza iTunes e l’enorme catalogo musicale, l’iPhone è sbocciato con l’App Store e anche gli stessi Mac sono venduti con un pacchetto software molto completo, che spazia dalle attività primarie (Mail, Note, Calendario, Promemoria, ecc..) a quelle per lo svago (iMovie, Foto, GarageBand) e la produttività (Pages, Numbers, Keynote). Tornando indietro nel tempo, i primissimi Macintosh erano concepiti allo stesso modo, avendo un pacchetto di applicazioni di base per svolgere numerose attività, per un periodo perfino realizzate da Microsoft. Apple ha dimostrato che concepire un prodotto nella sua interezza, comprendendo sia hardware che software e servizi, fornisce all’utente un’esperienza più appagante che si traduce in maggiore soddisfazione e, di conseguenza, porta al successo.

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Così anche nel realizzare un prodotto nuovo, come sarà l’Apple Watch disponibile da aprile, si è concentrata molto sul marketing, portando a casa numerose eccellenze dal mondo della moda, ma non intende tralasciare la componente software. Di base ci saranno le funzioni tipiche dell’orologio, nonché tutte quelle legate a fitness, salute ed altri servizi disponibili con l’ausilio dell’iPhone, ma affinché la piattaforma risulti vincente servirà anche il supporto degli sviluppatori di terze parti. Il pacchetto WatchKit serve proprio a questo, perché fin da principio l’Apple Watch sarà aperto a nuove app, sapendo che questo si è dimostrato un aspetto determinante nell’evoluzione dell’iPhone. Apple fa di tutto per rendere i suoi prodotti già efficienti senza ulteriori software, ma l’apporto degli sviluppatori esterni apre infinite nuove possibilità e porta alla maturazione ed alla crescita della piattaforma.

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Grazie a 9to5mac scopriamo che l’attenzione verso gli sviluppatori di terze parti si è concretizzata anche con un notevole supporto dalla casa madre. Infatti a gennaio si sono tenuti i primi incontri con un numero ristretto di sviluppatori per assistere alla realizzazione del WatchKit e discutere del futuro della piattaforma, mentre da febbraio si stanno tenendo workshop con oltre 100 sviluppatori. In queste settimane dozzine di software house si stanno recando a Cupertino per poter testare le proprie app direttamente sugli Apple Watch e completarne così lo sviluppo. L’obiettivo è quello di arrivare sul mercato in aprile con uno store già ricco di applicazioni di terze parti ed una piattaforma che ha già iniziato il suo percorso verso la maturità.

Apple si sta muovendo attentamente e scrupolosamente in tutte le direzioni possibili per fare del suo smartwatch un successo, senza lasciare nulla al caso. Molte persone non sembrano proprio interessate al prodotto in se, ma certamente Apple Watch sarà il primo ad arrivare sul mercato con una spinta così ben congegnata sia sul piano marketing che sui contenuti, e questo potrebbe fare la differenza. Al confronto tutti gli smartwatch finora visti sembrano più degli spari nel vuoto, dei progetti isolati nati dall’unione di hardware e software open-source, mentre l’orologio intelligente di Apple appare come un progetto più completo, sostenuto da una piattaforma software già in evoluzione ed un’azienda che quando si tratta di marketing riesce a fare delle vere e proprie magie. Chissà se ciò sarà sufficiente a renderlo il primo smartwatch in grado di portare a casa vendite da record.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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