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Sono tante le mirrorless con uno stile che richiama le vecchie rangefinder, dove il mirino è spostato sulla sinistra. Olympus ha ottenuto un discreto successo con la serie PEN, ma è stata la prima OM-D E-M5 (recensione) a conquistare completamente sia i fotografi che la stampa di settore, la quale possedeva un layout da DSLR con mirino contrale. Qualcosa di molto simile è accaduto anche in casa Fujifilm, dove la fotocamera attualmente più riuscita dopo tante rangefinder (X-E ed X-Pro) è risultata essere la X-T1 (recensione) con mirino centrale. La Olympus OM-D E-M5 ha ottenuto un ulteriore riconoscimento dal pubblico quando è risultata essere la più usata tra le mirrorless su Flickr nel 2013 e 2014, confermando non solo gli ottimi risultati di vendita quanto la soddisfazione dei possessori, evidente dall’uso frequente. Dopo la E-M5 la serie OM-D si è arricchita di un corpo più professionale, E-M1, e di uno più compatto, E-M10, ma è con l’arrivo della E-M5 Mark II che Olympus si propone di fare un ulteriore passo in avanti in questo segmento.

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Caratteristiche principali

Il progetto di fondo della E-M5 II non è variato molto da quello precedente, ma è stato migliorato praticamente in ogni aspetto. Dopo averla usata per qualche giorno sono andato a riguardarmi la recensione della prima E-M5 ed ho potuto constatare che la maggior parte degli aspetti negativi evidenziati sono stati risolti, inoltre sono state apportate anche ulteriori migliorie in diversi ambiti. Il nuovo sensore CMOS mantiene i 16MP, che a quanto pare sono ritenuti la soglia ottimale per il Quattro Terzi sia da Olympus che da Panasonic, il processore TruePic VI garantisce prestazioni maggiori e ci sono tonnellate di novità, come il rinnovato sistema di stabilizzazione a 5 assi, uno schermo completamente orientabile, un mirino dalla maggiore risoluzione, specifiche video di alta qualità, ingresso audio per un microfono esterno, maggiori controlli fisici, ghiere e tasti più precisi, unità flash riprogettata, ergonomia migliore, scatto alta risoluzione da 40MP e tanto altro.

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Corpo ed ergonomia

La qualità del corpo della prima E-M5 era già ottima, ma la mark II è di un livello ancora superiore. Rimane ampio l’utilizzo di parti in metallo e la tropicalizzazione per resistere a polvere, schizzi d’acqua e temperature rigide, ma la robustezza sembra perfino migliore. Inoltre, pur sembrando apparentemente simile l’impugnatura, l’ergonomia è più soddisfacente grazie ad un profilo che segue meglio la mano e ad un appoggio posteriore per il pollice più ampio e sporgente. Ci sono appena un paio di millimetri in più nello spessore del corpo in corrispondenza dell’impugnatura, ma la differenza in termini di comodità è immediatamente percepibile. Io l’ho provata con l’ottimo obiettivo 12–40mm f/2,8 Pro, ovvero il kit più pregiato, e risulta perfettamente usabile anche se la lente è molto grande. Certo il peso è un po’ sbilanciato in avanti, ma la buona presa bilancia adeguatamente lo scotto.

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Come per la E-M5 è stata comunque prevista tra gli accessori una impugnatura aggiuntiva (HLD–8G) che la rende ancora più comoda e meglio utilizzabile con gli obiettivi ampi e pesanti della serie Pro. Su questo accessorio si nota l’unica caduta di stile di Olympus, che parlando di design è riuscita davvero ad accellere con la E-M5 II. Mi riferisco al fatto che la HLD–8G è interamente nera e si abbina male con la fotocamera silver. Si tratta di un dettaglio, peraltro già riscontrabile nel primo modello, ma vista la bellezza della E-M5 II nella versione argento sembra quasi un sacrilegio.

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Parlando di questo accessorio va comunque specificato che, oltre ad essere tropicalizzato, aggiunge alla fotocamera un’uscita da 3,5mm da utilizzare per monitorare l’audio in cuffia.

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Display e Mirino

Per quanto riguarda il display ci sono tre importanti migliorie nella E-M5 II, più una quarta a livello software. Per prima cosa la cerniera è stata spostata sul lato sinistro così da poter orientare lo schermo in ogni direzione, compreso il ribaltamento completo per i selfie. Può sembrare un cambiamento minore, ma amplifica drasticamente le possibilità creative e risulta molto più comodo da usare. Inoltre così si può chiudere lo schermo ribaltandolo verso l’interno, posizione utile per proteggerlo durante il trasporto o quando si vuole utilizzare solo il mirino risparmiando batteria. Il pannello è un LCD invece del precedente OLED ed offre una resa cromatica più affidabile oltre a possedere una maggiore definizione di 1 milione di punti (prima erano 610.000). Oltre alle migliorie hardware il software di controllo è stato implementato per sfruttare di più il touch, che nella precedente E-M5 serviva solo per il tap-to-focus (funzione presente anche qui).

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Se il display ha subito alcuni miglioramenti, il mirino è stato completamente riprogettato. Non soltanto offre una visione più ampia rispetto quello della E-M5 (ingrandimento dello 0,74x contro 0,57x), ma la risoluzione è salita da 1,44 a ben 2,36 milioni di punti. Entrambi i cambiamenti sono evidenti ad un primo sguardo, in particolare la maggiore dimensione, che offre una vista decisamente più confortevole (come nella top di gamma E-M1). Inoltre è stata introdotta la funzione “Adaptive Viewfinder Brightness”, che adatta la luminosità del mirino automaticamente in base alla luce dell’ambiente per mantenere sempre confortevole la visione. Ulteriore accorgimento software è stato adottato nel passaggio automatico tra display e mirino, che avviene grazie ad un sensore di prossimità che rileva l’avvicinamento dell’occhio. Quando lo schermo è aperto il sensore viene infatti temporaneamente disattivato, in modo da non spegnere involontariamente il display avvicinando la fotocamera al corpo (posizione usuale quando si inquadra da mezzo busto).

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Controlli, Impostazioni, Menu

Guardando l’area superiore della E-M5 II si capisce immediatamente il passo in avanti rispetto il modello che la precede. Sulla sinistra c’è la ghiera dei modi di scatto che è più ampia e comoda da usare e guadagna un pulsante centrale di blocco per evitare spostamenti accidentali. Oltre ai metodi P, A, S ed M abbiamo l’intelligent Auto, gli effetti creativi Art, le scene e il modo dedicato al video. Di fianco si vede la levetta di accensione On/Off, molto più comoda da azionare rispetto a quella precedente posizionata in basso sul retro. Nell’area destra ci sono le due ghiere per i parametri, le quali non hanno più quel fastidioso ridardo tra il “clic” e l’azione, risultando più precise e rapide nell’utilizzo. Inoltre quella posteriore si trova ora in posizione perfetta per il pollice, mentre nel modello precedente era molto più a sinistra e stranamente lontana. Infine ci sono quattro tasti, tre Fn personalizzabili più quello per la registrazione video. Anche in questo caso si tratta di un aggiornamento importante perché nella prima E-M5 c’erano solo due tasti ed uno solo era programmabile dall’utente. Di base Fn2 attiva il recupero di luci/ombre, Fn3 il Pannello di controllo Super (che analizzeremo più avanti) ed Fn4 l’HDR. Da notare che Fn2 nasconde in realtà un menu multi-funzione, perché tenendolo premuto e ruotando la ghiera posteriore si può scegliere tra: ombre/luci, creatore colore (che è un Picture Style personalizzabile al volo), ingrandisci e aspetto immagine. I più attenti a questo punto si staranno chiedendo che fine ha fatto Fn1 e la risposta arriverà tra poco.

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Sul retro la quantità di tasti è praticamente invariata, 5 in tutto più il pad direzionale, ma ci sono comunque evidenti migliorie nell’organizzazione oltre al nuovo selettore 2×2. Iniziamo proprio ad analizzare quest’ultimo elemento, introdotto per la prima volta nella top di gamma E-M1. Nella posizione 1 le due ghiere dei parametri modificano tempo ed apertura mentre nella posizione 2 sono associate a ISO e bilanciamento del bianco. Questo metodo di lavoro è piuttosto comodo ma, a mio avviso, non il migliore in senso assoluto. Si tratta di una possibilità in più rispetto la prima E-M5 e, come tale, sicuramente gradita, ma se si vuole modificare la sensibilità o il bilanciamento si deve prima spostare il selettore e successivamente riportarlo nella posizione precedente per riavere il controllo di tempo ed apertura. Non posso dire che sia scomodo, ma visto che si deve comunque compiere un’azione è molto più pratico un tasto che, finita la modifica del parametro (ad esempio ISO), non richieda un’ulteriore spostamento per riavere accesso a tempi ed apertura, che sono i più importanti in modalità manuale. Il vantaggio è che con un singolo selettore si cambiano le funzioni di entrambe le ghiere, da qui il nome 2×2. Sulla sinistra si trova il pulsante Fn1 che, di base, attiva il blocco di fuoco/esposizione. È leggermente nascosto perché è nero su nero e la serigrafia è posta in alto, ma è nella posizione tipica del blocco AE/AF, quindi lo si usa quasi istintivamente se si ha un po’ di dimestichezza con le fotocamere. Da notare che nel “Menu Custom > Tasto/Ghiera/Levetta” si possono personalizzare praticamente tutti i tasti, non solo quelli funzione. Ad esempio la levetta 2×2 ha sei diversi modi d’uso, uno dei quali è il passaggio tra fuoco automatico e manuale, per cui ognuno potrà scegliere il layout che più preferisce.

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Olympus ha finalmente gettato nel dimenticatoio i tasti piccoli e spugnosi della E-M5 e nella Mark II questi sono più ampi e precisi, con un secco “clic”. Con tutte le grandi modifiche apportate dal nuovo modello questa può sembrare una inezia, eppure nell’uso quotidiano risulta essere tra le migliorie più evidenti ed apprezabili, perché i pulsanti del primo modello erano veramente fastidiosi. Le quattro direzioni del pad direzionale come impostazione predefinita servono a scegliere il punto di messa a fuoco (che si può anche indicare con il dito sullo schermo touch), mentre il tasto Ok centrale attiva il Pannello di controllo Super. Se avete una buona memoria ricorderete che poco prima ho detto che questo pannello si attiva con Fn3, ma c’è una differenza sostanziale. Se vi si accede con Ok oltre a visualizzare tutte le impostazioni in griglia queste possono essere anche modificate con i tasti freccia o con il touch. Il tasto Fn3, invece, attiva la sola visualizzazione del Pannello di controllo Super nel display mentre sposta il Live View nel mirino. In pratica questa seconda modalità serve per avere un controllo tipico da reflex, con le impostazioni di scatto nel display e l’inquadratura attraverso il mirino. Se si disattiva il sensore di prossimità, questo stesso tasto ha una funzione diversa, ossia serve a passare la visualizzazione dal display al mirino manualmente. Può sembrare contorno ma in realtà è piuttosto pratico.

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Il Pannello di controllo Super è davvero molto utile perché al suo interno si trovano molte opzioni come modo AF, metering, stabilizzazione, metodo di avanzamento, qualità e formato d’immagine, ISO, bilanciamento del bianco, profilo colore, ecc.. Con i tasti freccia e Ok ci si muove rapidamente, mentre col touch ci sono due problemi: il primo è che alcuni pulsanti sono troppo piccoli, il secondo è che bisogna tappare due volte per entrare in modalità di modifica. Insomma, è molto più pratico usare i tasti. Sopra il pad direzionale troviamo sulla sinistra il pulsante di accesso al menu principale. Questo è in classico stile Olympus, con due pagine per la ripresa, una per la riproduzione, un menu custom con tonnellate di personalizzazioni ed uno per il setup di base (come ora, lingua, firmware). Non posso negare che anche avendo molta dimestichezza con le fotocamere e pur potento visualizzare un aiuto per ogni opzione con il tasto Info, alcune opzioni sono davvero difficili da scovare e comprendere. Per dirne una, con le impostazioni di base la fotocamera non mostrava l’anteprima dell’esposizione in tempo reale al cambiare dei parametri di scatto e per attivarla bisogna andare in “Menu Custom > PC/Display/Wi-Fi > LV Est. > Ripresa manuale” ed impostare “Spento” invece che “On2”. Non sarebbe stata più semplice una voce di menu “Anteprima costante dell’esposizione” impostabile su On/Off? In conclusione devo dire che i menu delle fotocamere Olympus non mi sono mai piaciuti per disposizione ed organizzazione, però bisogna ammettere che il livello di personalizzazione che offrono è così elevato da far paura. La E-M5 II si può usare fin da subito senza preoccupazione, ma con il tempo e un po’ di applicazione la si può far funzionare esattamente come si vorrebbe (nei limiti del possibile ovviamente).

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A destra di Menu abbiamo il pulsante Info, che serve per decidere quante e quali informazioni avere in modalità di ripresa oppure per visualizzare i dati di scatto di una fotografia in riproduzione. Dal “Menu Custom > PC/Display/Wi-Fi > Imposta Info > LV-Info” possiamo abilitare uno o più dei seguenti modi: solo immagine, custom1, custom2. Sulle due posizioni custom (letteralmente “personalizzate”) si può cliccare ulteriormente con la freccia a destra e scegliere se visualizzare una o più delle seguenti informazioni: istogramma della luminosità, segnalazione alte luci e ombre, doppio livello elettronico. Rispetto la prima E-M5 si tratta di un perfezionamento del software perché con quella le singole informazioni erano visibili separatamente (alternabili con Info) mentre ora possiamo decidere, ad esempio, di avere istogramma della luminosità e livello elettronico insieme. L’unica nota stonata è che, per qualche ragione a me oscura, la visualizzazione della griglia è una voce di menu completamente separata che può essere impostata solo su On/Off, avendo effetto su tutti gli stili di visualizzazione. Dato che Olympus sembra ascoltare i consigli dei fotografi suggerirei di spostare la griglia nei menu custom, così l’utente può decidere in quale vista averla e in quale no.

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Nulla di importante da segnalare per gli ultimi due tasti rimasti sul retro, sotto il pad direzionale, ovvero sia Cestino e Play. In modalità Play la ghiera posteriore ha la funzione di ingrandire l’immagine ruotando verso destra oppure di passare ad una vista in griglia più o meno fitta e infine ad un calendario ruotando verso sinistra. Le varie modalità attive si selezionano da “Menu Custom > PC/Display/Wi-Fi > Imposta Info > Imposta”. Come ho già accennato precedentemente, il tasto Info consente di scegliere quanti e quali informazioni dello scatto visualizzare, mentre cliccando sul tasto Ok su una foto si possono applicare delle modifiche rudimentali ai RAW. Non si tratta di un vero tool di sviluppo completo, ma onestamente trovo che non sia una funzione necessaria. A voler essere pignoli il passaggio tra lo scatto e la previsualizzazione rapida della foto catturata è migliorabile, perché richiede qualche istante di troppo come nella prima E-M5.

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Potreste pensare che abbiamo finito con i pulsanti, ma in realtà ce ne sono ancora due. Il primo è una novità della E-M5 II ed è posto nella zona frontale in basso, vicino all’obiettivo. Questo di default attiva l’anteprima della profondità di campo, ma ovviamente può essere personalizzato da “Menu Custom > Tasto/Ghiera/Levetta > Tasto Funzioni”. Non solo, si può anche modificarne il comportamento da “Menu Custom > PC/Display/Wi-Fi > Blocco”, scegliendo se l’anteprima deve rimanere attiva soltanto mentre il tasto è premuto, oppure se una pressione la attiva e una successiva la disattiva. Come per tutte le opzioni, il livello di personalizzazione è molto elevato.

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L’ultimo tasto in realtà non è della fotocamera, ma dell’obiettivo. La maggior parte delle lenti Olympus da kit ha infatti il pulsante L-Fn personalizzabile a piacere dall’utente. A differenza degli altri questo non ha una funzione predefinita, quindi di default non succede nulla se si preme, ma io l’ho impostato (dal solito menu) per attivare/disattivare il focus peaking come assitenza alla messa a fuoco manuale.

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Metodo Drive – Scatto Continuo

Immagino che arrivati fin qui avrete già intuito la varietà di impostazioni presenti sulla E-M5 II ma, se ce ne fosse ancora bisogno, lo ribadiremo parlando del metodo di avanzamento. Di norma le fotocamere hanno lo scatto singolo, a raffica e autoscatto, qui ci si sono 18 modalità diverse. Prima di elecarvele tutte devo anticipare la logica dietro i nomi Antiurto e Silenzioso. Nella E-M5 l’otturatore può essere elettronico o meccanico oppure una combinazione dei due. Normalmente è attivo quello meccanico (con velocità fino a 1/8000) mentre scegliendo il modo Silenzioso (identificato da un cuoricino) si passa all’otturatore elettronico (fino a 1/16000). La differenza principale tra i due è che quello elettronico non emette rumore e non genera vibrazioni, perché non ci sono movimenti meccanici. A questo punto si potrebbe pensare di utilizzare sempre l’otturatore elettronico, preservando anche quello meccanico che è soggetto ad usura, è in effetti può non essere una cattiva idea. Però quando l’acquisizione avviene in modo completamente elettronico si possono presentare più facilmente difetti quali blooming e rolling shutter. In sostanza non essendoci la tendina che prima copre e poi scopre il sensore per il tempo impostato, la lettura della luce avviene prima “scaricando” i fotositi e poi acquisendo le informazioni dopo un determinato tempo di esposizione, ma questa procedura completamente digitale può dar luogo a contaminazioni tra fotositi adiacenti e la sua velocità può influire sulla riproduzione dei soggetti in movimento. L’altra modalità disponibile è quella definita Antiurto (segnalata da un rombo), ottenuta miscelando i due otturatori. Come suggerisce il nome, l’obiettivo di questa modalità è quella di ridurre al minimo le vibrazioni generate dal fotografo al momento della pressione del pulsante di scatto e per farlo utilizza una prima tendina elettronica e la seconda meccanica. Si può anche stabilire un tempo di attesa prima dell’inizio dell’esposizione per scongiurare ulteriormente il problema e lo si fa dal “Menu di ripresa 2”.

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Passiamo ora a tutte le modalità selezionabili, accessibili sempre dal Pannello di controllo Super, che sono: scatto singolo, scatto singolo antiurto, scatto singolo silenzioso, sequenziale veloce, sequenziale veloce silenzioso, sequenziale lento, sequenziale lento antiurto, sequenziale lento silenzioso, autoscatto 12 sec, autoscatto 12 sec antiurto, autoscatto 12 sec silenzioso, autoscatto 2 sec, autoscatto 2 sec antiurto, autoscatto 2 sec silenzioso, autoscatto personalizzato (tempo, quantità, intervallo, AF continuo), autoscatto personalizzato antiurto, autoscatto personalizzato silenzioso, scatto ad alta risoluzione (su cui torneremo più avanti). Come se il livello di opzioni non fosse sufficiente, dal “Menu Custom > Mod Scatto” è possibile scegliere la velocità massima dello scatto continuo veloce e lento, sia con otturatore meccanico (massimo 10fps) che elettronico (massimo 11fps). La raffica è davvero molto veloce e si può continuare praticamente all’infinito scattando in formato JPG, per 2 secondi in RAW e per 1,8 secondi in RAW+JPG, con un ritmo successivo di circa 3fps (prove effettuate con una SanDisk Extreme Pro da 95MB/s). La prima E-M5 era un po’ più lenta (9fps) ma, sopratutto, aveva un buffer che si saturava molto prima e richiedeva alcuni secondi per svuotarsi e permettere di scattare altre foto.

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Parliamo ora dello scatto ad alta risoluzione, una delle novità più interessanti introdotte dalla OM-D E-M5 II e riprese dal mondo del medio formato. Grazie a dei microspostamenti del sensore da 16MP e ad 8 differenti esposizioni per un singolo scatto, la fotocamera riesce a catturare informazioni per un totale di 40MP. Ovviamente richiedendo più scatti consecutivi è d’obbligo l’uso del cavalleto, inoltre ci sono ulteriori limiti come l’apertura minima utilizzabile di f/8 ed un tempo massimo di esposizione di 8 secondi (come si può notare l’8 è ricorrente, ma non ne conosco il motivo). Ho fatto alcune prove ed ho constato che sopra una certa focale è difficile ottenere dei risultati perfetti, ad esempio ho fatto uno scatto a 100mm (equivalente 200mm) ed ho notato delle strane striature diagonali dovute ai micromovimenti della fotocamera (se vi avvicinate un po’ al crop di destra le vedrete).

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Con una focale più contenuta, al contrario, il risultato è stato ottimo e la quantità di dettagli ottenuti nell’immagine finale da 40MP è davvero impressionante, sopratutto visto che è stata in realtà catturata con un sensore da 16MP. Lo scatto ad alta risoluzione non si utilizzerà tutti i giorni, ma per paesaggistica e still life è davvero una killer feature.

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Per quanto riguarda il tempo massimo di esposizione, dopo i 60″ si passa al tradizionale Bulb, dove la cattura dura per tutto il tempo in cui teniamo premuto il pulsante sull’otturatore. Sicuramente più interessante il modo Live Time perché mostra la reale esposizione dell’immagine mano a mano che il tempo passa. Inoltre con questa modalità la prima pressione sul pulsante di scatto inizia la cattura ed una seconda la interrompe (più comodo con le lunghe esposizioni). Infine abbiamo il Live Comp, ideato per catturare la scia delle stelle o disegni con la luce, perché ripete una serie di lunghe esposizioni aggiungendo a quella base le luci delle successive.

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Messa a fuoco

La messa a fuoco nella E-M5 II avviene per ricerca di contrasto ed è davvero molto veloce e reattiva, quasi istantanea. L’utente può scegliere una delle aree della griglia 9 x 9 con i tasti freccia del pad direzionale oppure direttamente con il dito grazie allo schermo touch. Nel modello precedente la griglia era 7 x 5, quindi c’erano in tutto 35 aree di messa a fuoco contro le attuali 81. Una volta attivata la selezione dell’area di messa a fuoco si può premere il tasto Info per modificare alcune impostazioni. Ruotando la ghiera posteriore si può scegliere Single Target (area singola), Small Target (area singola di dimensioni ridotte per maggiore precisione), Group Target (la fotocamera sceglie automaticamente nel gruppo di aree 3×3 selezionato) e All Target (completamente automatico). Con la ghiera frontale, invece, si scelgono le impostazioni del riconoscimento dei volti: Priorità Viso Off, Priorità Viso On, Priorità Viso e Occhi (la fotocamera seleziona la pupilla dell’occhio più vicino alla fotocamera), Priorità Dx (AF su occhio destro), Priorità Sx (AF su occhio sinistro).

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Per quanto riguarda il modo AF questo si seleziona dal Pannello di controllo Super (ricordo che si attiva col tasto Ok). Abbiamo AF Singolo, AF Continuo, Manual Focus, AF Singolo + MF, AF Tracking. In questo caso la scelta è resa molto semplice dal menu ed anche l’inseguimento è semplice da attivare. È interessante la modalità “AF Singolo + MF” perché consente di mettere a fuoco automaticamente per poi ruotare la ghiera dell’obiettivo ed ottenere un ingrandimento dell’area centrale e perfezionare il fuoco con l’aiuto del focus peaking. La risposta del tracking è molto buona considerando che si tratta di un AF per rilevamento di contrasto. Insegue piuttosto fedelmente i soggetti e viene disturbato solo dall’entrata di altri elementi nel fotogramma che coprono l’area di messa a fuoco selezionata.

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Metering – Esposizione

La grande varietà di opzioni disponibili continua anche nel campo della valutazione esposimetrica. Attivando il Pannello di controllo Super possiamo modificare il metodo da utilizzare scegliendo tra Digital ESP (automatica su 324 aree), Ponderata Centrale (media tra soggetto e sfondo), Spot (in base al punto di messa a fuoco, valuta solo il 2% dell’area del fotogramma), Alteluci Spot (assicura che le luci appaiano brillanti, ideale per High Key), Ombra Spot (assicura che le ombre appaiano scure, ideale per Low Key). Ho testato prevalentemente il modo predefinito ESP, quello pensato per rispondere alle esigenze di uso generiche, scattando nei modi A/S/P. Di norma si comporta sufficientemente bene, ma quando le condizioni di luce sono sfavorevoli, con forti luci e ombre buie, può capitare che le aree più illuminate vadano in clipping. In questi casi è bene avere l’istogramma della luminosità a vista, così da poter compensare l’esposizione prima dello scatto.

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Con la E-M5 II ci sono però altre possibilità da sfruttare in condizioni critiche di illuminazione. Ad esempio possiamo usare il tasto Fn2 per aprire le ombre e recuperare le luci direttamente nella fase di sviluppo JPG on-camera oppure passare rapidamente al modo HDR con il pulsante Fn4.

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WB – Bilanciamento del bianco

Durante il periodo di prova ho utilizzato prevalentemente il bilanciamento automatico del bianco, il quale si è dimostrato davvero molto efficace sia all’aperto che al chiuso. Per scegliere il metodo si può spostare la levetta 2×2 su posizione 2 ed usare la ghiera posteriore, ma è anche possibile accedervi dal Pannello di controllo Super con il tasto Ok.

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Le posizioni da scegliere sono: WB Auto, Sole, Ombra, Nuvoloso, Incandescente, Fluorescente, Sott’acqua e Flash WB più 4 posizioni personalizzabili (con il tasto Info si scatta sul grigio neutro al volo) e quella per i gradi Kelvin (da 2000 a 14000 con scatti di 200K).

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Flash

Nella E-M5 II non c’è il flash integrato, così come nel modello che l’ha preceduta. Di per sé non lo considero un grosso incoveniente, perché usare i piccoli lampeggiatori delle fotocamere non porta quasi mai a grandi risultati, ma in alcuni casi può giovare per un po’ di fill in delle ombre, per qualche effetto creativo sulla seconda tendina o per schiarire un soggetto in un ambiente troppo scuro. Per fortuna Olympus ha pensato di creare un piccolo flash esterno (FL-LM3) installabile all’occorrenza e che è incluso nel prezzo della fotocamera. Fin qui nulla di nuovo, quello che cambia drasticamente è la realizzazione. Infatti nella prima E-M5 bisognava rimuovere due protezioni sulla fotocamera ed una sul flash prima di poterlo installare, mentre nel nuovo modello si installa direttamente sulla slitta superiore.

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I vantaggi di questa soluzione non finiscono qui, perché sul flash (che è anche waterproof) troviamo un pratico selettore On/Off per accenderlo e spegnerlo nonché la possibilità di orientare la parabola fino a 90° verticalmente e 360° orizzontalmente. In pratica possiamo indirizzare il lampo in tutte le direzioni sfruttando anche il rimbalzo, e di conseguenza la diffusione, su una parete o sul tetto (ma anche su un pannello riflettente). Per portarlo con noi c’è una pratica sacchetta di velluto e per rimuoverlo dalla fotocamera basta premere il pulsante Unlock posto sul retro.

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Dal Pannello di controllo Super si può accedere alle impostazioni del flash scegliendo uno dei seguenti metodi di funzionamento: fill in, riduzione occhi rossi, disattivato, seconda tendina, manuale. Se ci soffermiamo sull’ultima voce si può premere il pulsante Info per sceglierne la potenza da 1/1 (Full) fino a 1/64. Inoltre dal “Menu Custom > Personalizza Flash” si può impostare il tempo di sincronizzazione massimo fino a (1/250) e quello minimo, nonché se modificare la compensazione del flash mentre si modifica quella dell’esposizione nei modi P/A/S. Se tutto ciò non bastasse la E-M5 II guadagna anche la porta di sincronizzazione per l’utilizzo con flash da studio. Infine c’è la possibilità di controllare unità flash wireless tramite l’opzione in “Menu di ripresa 2 > Modo RC Flash”. Bisogna ammettere che se questo era uno degli aspetti negativi del primo modello, nella versione II Olympus è riuscita a renderlo un punto di forza.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Visto che negli ultimi mesi sto testando delle fotocamere appena immesse sul mercato, difficilmente DxOMark ha già realizzato la prova del sensore. La stessa cosa vale per la E-M5 II, che non è stata ancora inserita nel loro database online. Tuttavia ci sono E-M5, E-M10 ed E-M1, con sensori che possiamo considerare come riferimento di base. Tutti questi sono infatti CMOS da 16MP della stessa casa e presentano differenze davvero minime in termini di resa.

DxOMark

Come si può notare la top di gamma E-M1 è quella che vince leggermente per profondità colore e gamma dinamica, mentre E-M5 ed EM-10 hanno un minimo vantaggio nella resa ad alti ISO. Per capire come vengono effettuati questi test e il senso dei valori vi consiglio di leggere il nostro articolo: come leggere i risultati di DxOMark. Posso affermare senza timore di smentite che la E-M5 II si attesterà sui medesimi dati, punto più punto meno, perché sarà difficile migliorarli in modo sensibile nel medio periodo. Dopotutto parliamo sempre di sensori Micro Quattro Terzi che offrono risultati molto vicini a quelli delle APS-C, in alcuni casi persino migliori (la Canon 7D Mark II ha uno score di 70). Con una gamma dinamica di quasi 13 stop si possono affrontare senza problemi anche foto di paesaggio, specie con lo scatto ad alta risoluzione da 40MP. In tutti casi vedo la E-M5 II come compagna ideale per il viaggio e la street photography, offrendo elevata qualità con un corpo compatto e discreto.

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Miglioramenti degni di nota sono stati apportati anche alla stabilizzazione sul sensore, già pietra miliare della prima E-M5. Andando a compensare i movimenti in 5 direzioni (orizzontale, verticale, rotazione X, Y e Z) la E-M5 II riesce a far recuperare fino a 5 stop nel tempo di scatto. Io non ho una mano fermissima, ma sono riuscito ad archiviare foto perfettamente nitide anche ad 1/10. Inoltre è stato risolto anche il fastidioso ronzio continuo della E-M5, che qui si avverte solo quando è in funzione la stabilizzazione, ovvero se teniamo premuto il pulsante di scatto, mentre si disattiva da solo dopo qualche secondo che abbiamo liberato. Di seguito potete vedere uno scatto con e senza la stabilizzazione attiva (modo IS Auto).

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Molto valido l’obiettivo del kit 12–40mm f/2,8 PRO. Ammetto che è forse un po’ grande rispetto il corpo della E-M5 II, ma la qualità è davvero ottima. Non soltando quella dell’ottica, comunque molto valida, ma anche e sopratutto quella costruttiva, con un barilotto in metallo e ghiere morbide e precise che sono un piacere da usare. Inoltre ho notato che possiede anche delle notevoli doti in macro, consentendo di avvicinarsi fino a circa 5cm dai soggetti anche al massimo tele di 40mm (equivalente 80mm). Di seguito vi propongono qualche scatto di esempio, non sono certo da premio Pulitzer perché sono stati catturati in una sessione rapida all’aperto, però spero possano rendere l’idea delle potenzialità della fotocamera.

Per quanto riguarda la resa ad alte sensibilità non ho notato particolari miglioramenti rispetto la prima E-M5. A 800/1250ISO le immagini appaiono leggermente ammorbidite per via della riduzione del rumore applicata sia il JPG che al RAW se sviluppato con il software a corredo Olympus Viewer 3 (attualmente la fotocamera non è compatibile con Lightroom).

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Salendo a 3200 ISO si iniziano a notare anche un po’ di artefatti nei dettagli più fini, che comunque rimangono più che validi per poter fare ancora delle stampe di medio formato.

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Di seguito vediamo il nostro classico test in studio con luce controllata, dove mettiamo a confronto gli scatti con tutte le sensibilità disponibili, da 200 a 25600 ISO. I file JPG sono in qualità “Fine”, sviluppati direttamente dalla fotocamera con il Picture Style “3 Natural”, mentre i RAW sono stati sviluppati sia con Olympus Viewer 3 con riduzione del rumore su “Disattivato” che con Adobe Camera Raw (sempre con rumore azzerato). Il software fornito in bundle effettua comunque un intervento sulla riduzione del colore cromatico, quindi i file risultanti sono molto più puliti di quelli ottenuti con Camera Raw.

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File / Sviluppo Sensibilità
JPG (on camera) 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW (Oly Viewer 3) 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW (Camera Raw) 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600

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I file a 1600 ISO sono molto buoni e quelli a 3200 ISO sono ancora pienamente usabili sia in formato JPG che in RAW. Se scegliamo di sviluppare con Olympus Viewer 3 viene ripulito il rumore cromatico, ottenendo file già praticamente pronti all’uso, con Camera Raw, invece, azzerando il rumore completamente si vede quello cromatico (che comunque è sottile e tutto sommato risolvibile risolvibile). A 6400 ISO notiamo una più netta perdita di definizione, per cui per le stampe eviterei di salire fin qui a meno che non siano di piccole dimensioni. I 12800 ISO sono ancora usabilissimi per il web, specie il JPG, mentre i 25600 ISO li sconsiglio perché sono decisamente troppo “impastati”. Sviluppando con il software in bundle si ottengono risultati decisamente impressionanti, anche con riduzione rumore disattivata. Con un minimo di intervento si possono avere file puliti come i JPG ma con miglior dettaglio. Purtroppo non è un’applicazione molto riuscita: è un po’ macchinosa e scomoda da usare. Preferisco nettamente Lightroom (o Photoshop con Camera Raw, che supporta la E-M5 II con l’ultimo aggiornamento del 20 marzo 2015), ma con questo serve un po’ più di lavoro in post-produzione per ottenere i medesimi risultati. In tutti i casi la fotocamera si comporta decisamente bene per essere una Micro Quattro Terzi.

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Connessioni, memoria, batteria

Anche dal punto di vista della connettività ci sono una serie di miglioramenti importanti apportati da Olympus a questo corpo. La prima cosa che si nota è che lo sportellino posto sul lato sinistro ora si apre facilmente, mentre nel modello precedente bisognava prima spostare lo schermo. All’interno troviamo sempre l’uscita USB+Audio/Video analogico e la porta micro HDMI, ma è stato aggiunto un ingresso da 3,5mm per un microfono esterno (installando l’impugnatura HLD–8G si ottiene anche l’uscita audio per le cuffie).

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Sul lato opposto si trova il piccolo sportellino per la memoria, che supporta SD/SDHX/SDXC. In basso notiamo che finalmente l’attacco per il treppiedi è posto al centro dell’obiettivo (in passato era laterale), mentre a sinistra c’è il vano batteria. Si tratta della stessa BLN–1 presente anche nella precedente E-M5 con un capacità di 12200mAh e 7,6V. L’autonomia però si è leggermente ridotta secondo il CIPA, offrendo circa 310 scatti per carica contro i 360 della precedente. Il motivo di questo passo indietro potrebbe risiedere principalmente nell’aumento di risoluzione di mirino e display. Diciamo che per una giornata di scatti può bastare, ma complessivamente la durata è un aspetto negativo. Inoltre l’indicatore di batteria è tutto fuorché preciso, perché passa dal segnare batteria quasi piena a completamente scarica, non fornendo un’idea precisa dell’autonomia residua. Il mio consiglio, se acquisterete questa ottima fotocamera, è di dotarvi di una batteria di backup (si trovano compatibili a meno di 20€ o quella originale per 60€).

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Altra novità della E-M5 II è la presenza del Wi-Fi, il quale consente di collegarsi ad uno smartphone per il controllo remoto. Non c’è il modulo NFC, quindi l’abbinamento avviene manualmente, tuttavia l’app Olympus Image Share consente di fotografare un QRCode visualizzato sul display della fotocamera che su iPhone installa un profilo di configurazione con i dati della rete creata. A questo punto bisogna solo andare nelle impostazioni ed accedere al Wi-Fi della E-M5 II, la cui rete sarà già accessibile senza l’inserimento di password.

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L’app è probabilmente una delle più complete e meglio realizzate che io abbia mai visto. Il menu principale consente di accedere alle modalità Telecomando, Importa foto, Modifica Foto e Aggiungi geotag. La maggior parte non hanno bisogno di ulteriori delucidazioni, mentre una nota di merito va alla funzione di Telecomando remoto, davvero molto completa. È possibile scegliere il modo di scatto, il metodo di avanzamento (compresi i TimeLapse), la sensibilità ISO, il bilanciamento del bianco, l’apertura e il tempo (in manuale), nonché mettere a fuoco con un semplice tocco sullo schermo.

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Video

Visto che non abbiamo fatto altro che parlare dei miglioramenti della E-M5 II rispetto il modello che l’ha preceduta, continuiamo a farlo anche nel campo video. La prima e più importante novità è che abbiamo finalmente una codifica di elevata qualità, con il FullHD 25/50p fino a 70Mbps. C’è un modo dedicato al video ed un tasto rosso per la registrazione, situato, per la verità, in una posizione non troppo comoda da raggiungere. Dal “Menu Custom > Video” possiamo scegliere se lavorare in P, A, S o M, a seconda del livello di controllo che vogliamo avere. In modalità M possiamo cambiare liberamente apertura e tempo (minimo 1/50), ma quando iniziamo la registrazione le ghiere vengono disabilitate e per intervenire sui parametri si utilizza il touch-screen al fine di non generare rumore (però è più facile avere delle vibrazioni). Per il resto abbiamo solo caratteristiche positive, come il TimeCode, la visualizzazione del volume di registrazione, possibilità di applicare profili colore o effetti e il controllo del fuoco sia manuale che automatico. Nel primo caso ci aiuterà il focus peaking per capire quando abbiamo messo a fuoco correttamente, nel secondo caso sarà tutto in mano alla fotocamera. La messa a fuoco continua (C-AF) lavora in modo sufficiente, con passaggi morbidi che risultano piacevoli da vedere, ma non sempre precisi (alcune volte si nota dell’incertezza nella scelta del fuoco). Il vero plus è la stabilizzazione a 5 assi che consente anche di correre e camminare riprendendo un video fluido e quasi perfettamente stabilizzato. Di seguito un breve video con alcune clip che ho realizzato nell’unica escursione all’aperto che sono riuscito a fare nel ridotto periodo di prova.

Purtroppo il video da me realizzato non rende affatto giustizia alla qualità video di questa fotocamera, per cui vi consiglio di visionare anche questo breve filmato pubblicato da Olympus che si chiama “The Runner”.

Conclusione

In molte parti di questa recensione mi sono trovato a sottolineare i miglioramenti della Olympus E-M5 II rispetto la prima generazione. Ho provato a contarli e sono oltre 50, alcuni più importanti altri meno, ma tutti contribuiscono a rendere la nuova versione un notevole passo in avanti. Nei pro e contro finali non potrò elencarli uno per uno, per cui mi limiterò a valutare gli aspetti positivi e negativi di questo modello a prescindere da quello che l’ha preceduto. Anche in questo caso la lista delle qualità della E-M5 II è molto lunga, mentre gli aspetti negativi sono pochissimi se escludiamo qualche piccolo peccato veniale di un software che potrebbe essere sicuramente più user-friendly. La prima cosa che si nota guardando questa fotocamera è la sua bellezza, quando si prende in mano si apprezza la qualità costruttiva e, una volta accesa, stimola la creatività e la voglia di fare fotografie. Al momento la E-M5 II si può acquistare per 1299€ in kit con il 12–50 f/3,5–6,3, oppure per 1799€ con il più pregiato 12–40 f/2,8 Pro. È una fotocamera che consiglio vivamente a tutti gli amatori evoluti o i professionisti che ricercano un corpo compatto che possa offrire risultati di qualità in ogni circostanza e che sia anche un vero piacere da guardare e usare. Inoltre, per quanto sia ormai noto a tutti, ci tengo a sottolineare tra i vantaggi di scegliere un corpo Micro Quattro Terzi il vastissimo parco di ottiche, che conta circa 60 obiettivi per ogni gusto, molti dei quali offrono una qualità davvero invidiabile.

PRO
Costruzione robusta e tropicalizzata
Corpo compatto dalla migliorata ergonomia
Ricca di controlli fisici
Personalizzazioni avanzate per ogni tasto e funzione
Pratica e veloce da usare in manuale
Buona qualità d’immagine
Buona resa ad alti ISO per una Micro Quattro Terzi
Eccellente stabilizzazione a 5 assi sul sensore
Display articolato molto valido
Mirino dalle qualità eccezionali
AF veloce e preciso, buono anche il tracking
Focus peaking e zoom per l’assistenza al fuoco manuale
Raffica molto veloce da 11fps
Ottimo flash a corredo
Porta Sync-Flash professionale
Interessante funzionalità scatto alta risoluzione da 40MP
Video con elevato bitrate
Ingresso audio da 3,5mm
Funzioni Wi-Fi molto evolute
 Vasta scelta di obiettivi Micro Quattro Terzi

CONTRO
Alcune funzioni utili sono nascoste in menu complicati
Durata della batteria ridotta

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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