Recensione: il Samsung D3 Station 3TB è veloce, capiente ed economico

Ad inizio mese ho raccontato la mia esperienza con un disco danneggiato, che alla fine sono riuscito a recuperare con DiskWarrior. Oggi funziona regolarmente, ma mi è capitato di nuovo che le directory si corrompessero ed ho dovuto eseguire un secondo ripristino con lo stesso software. Probabilmente ci sarà qualche problema hardware che avanza, per cui, prima di perderne definitivamente il contenuto, ho deciso di acquistare un nuovo hard disk esterno con cui sostituirlo. Quello danneggiato è un WD Elements 2TB USB 2.0 che ho comprato e recensito nel 2011. Probabilmente l’ho sforzato un po’ troppo perché è sempre acceso h24 e lo utilizzo per lo streaming video tramite Plex tutti i giorni, però ne ho comprato anche un secondo nello stesso periodo e funziona ancora egregiamente (non mi vedete, ma sto toccando… ferro). Anche se il nuovo hard disk lo collegherò su un iMac 2011 che non ha USB 3.0, ormai conviene prenderne uno con questa connessione, sia perché i costi sono uguali, sia perché quando cambierò il computer (in un futuro remoto, visto che viaggia ancora divinamente con SSD e 24GB di RAM) potrò sfruttarne la maggiore velocità. La seconda questione che mi sono posto è: meglio uno da 2,5″ autoalimentato oppure uno da 3,5″ con alimentazione separata? Un tempo, se si doveva utilizzare il disco esclusivamente sulla scrivania, come nel mio caso, non c’era proprio da porsi la domanda, perché le unità da 2,5″ erano molto più costose a parità di spazio. Oggi i dischi da 3,5″ continuano ad avere il vantaggio della maggiore capienza, infatti non si trovano unità portatili da 4/6TB, ma per me era sufficiente sostituire il precedente da 2TB. Facendo una ricerca ho trovato il Western Digital USB 3.0 portatile da 2TB a 99,90€, mentre il fratello da 3,5″ costa 95,98€. Con 4€ di differenza il dubbio inizia ad essere legittimo, sopratutto nel mio caso visto che tramite USB 2.0 non potrò sfruttare la eventuale maggiore velocità del disco da 3,5″ (sempre che questo sia da 7200rpm e quello da 2,5″ a 5400rpm). In più avrei il vantaggio di una spina in meno sull’UPS (se si tiene il disco sempre acceso è bene evitare gli sbalzi di tensione) e la possibilità di portarmi dietro i file più facilmente (anche se in questo caso specifico non mi serviva). Insomma, ho visto una serie di aspetti a favore del disco da 2,5″, ma alla fine ho optato per uno da 3,5″. No, non sono impazzito, i motivi di questa scelta sono sostanzialmente due: il primo è che di norma le unità da 3,5″ sono più resistenti (non ho trovato statistiche in merito, lo dico un po’ a senso un po’ basandomi sulla mia esperienza), il secondo è che alla fine ho pensato di prendere un disco da 3TB e non c’è ancora in versione 2,5″. Quel TB in più non mi è immediatamente utile (ho ancora 280GB liberi sull’unità danneggiata da 2TB), ma ho trovato più sensato aggiungere pochi euro ed avere il 50% di spazio in più. La scelta era ricaduta inizialmente sul WD My Book 3TB a 120€ ma gli ho preferito il più economico Samsung D3 Station a 105€. Pur con questo disco danneggiato, rimango un estimatore di WD e ne è una conferma il fatto che tutti i miei dischi di lavoro (Thunderbolt in RAID) sono di questa marca. Tuttavia ho voluto dare una chance a Samsung, più precisamene a Seagate visto che la coreana ha acquistato la sua divisione HDD qualche anno fa, ed ho anche potuto risparmiare 15€ a parità di caratteristiche. Andando ad analizzare i commenti su Amazon ho visto che questo stesso disco qualche tempo fa si è acquistato in offerta anche per 90€, ma purtroppo le fluttuazioni del cambio euro/dollaro influiscono molto su questo mercato (così come sulla RAM) ed oggi non si trova a meno di 100€.

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Il Samsung D3 Station ha una struttura di plastica nera con una forma un po’ particolare, che va a curvare sui due lati corti. La cosa particolare è la finitura del case che ha una texture simile ad una scacchiera. Non è disegnata (perché sarebbe stata orribile), è proprio la plastica in basso rilievo a creare questo effetto ottico sotto la luce. Sui lati la struttura sembra molto robusta, mentre in alto e in basso la plastica appare un po’ troppo sottile. In dotazione troviamo il cavetto USB 3.0 da 80 cm ed un classico alimentatore dotato di tutte le spine internazionali.

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Il disco nasce per essere usato in verticale, infatti ci sono i piedini in basso, però io l’ho posizionato in orizzontale dietro l’iMac grazie all’utilissimo BackPack di TwelveSouth e non ho riscontrato nessun tipo di problema. Non c’è un tasto di accensione/spegnimento se ve lo state chiedendo e, onestamente, io preferisco così: si accende e si spegne insieme al Mac. Il disco va da solo in stand-by se non si utilizza per qualche minuto e si riattiva molto rapidamente. L’unica accortezza che bisogna avere è di smontarlo dal Finder prima di staccare le spina (cosa che vale comunque per tutti gli HDD).

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In cima è impresso il logo Samsung, mentre sul lato posteriore (sempre tenendolo in verticale) si trovano delle feritoie per l’areazione e le due porte per alimentazione e connessione. Nella zona frontale, invece, troviamo un curioso indicatore di attività composto da un grappolo di 4 LED bianchi. Sarò sincero, complessivamente il design non mi fa impazzire, però non è neanche brutto.

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La struttura è spessa 4,7 cm, lunga 18 e alta 13, mentre il peso di 820 grammi si fa sentire. Una volta collegato al Mac ci si accorge che il disco è formattato in NTFS e all’interno ci sono una serie di software per Windows, manuali, più Paragon NTFS per Mac versione 11.3. Purtroppo non vi posso dire se questo include una licenza perché avendolo già comprato ed installato su tutti i miei Mac non ho potuto provare. In tutti i casi, sapendo di dover utilizzare l’unità solo su OS X, ho deciso di inizializzare il tutto tramite Utility Disco in HFS+.

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Sul fronte della rumorosità temevo brutte sorprese vista la plastica un po’ leggerina sui lati, invece è abbastanza silenzioso. È in attività da qualche ora per copiare i 2TB di dati (via USB 2.0 l’operazione è lunga), ma si avverte solo un leggero soffio della ventola. Sotto questo aspetto è praticamente identico al WD Elements che usavo prima. Per quanto riguarda la velocità di trasferimento ho fatto qualche test sia tramite USB 3.0 che USB 2.0 e, come si può immaginare, i risultati sono molto diversi.

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Con la connessione più veloce si raggiungono i 140MB/s sia in lettura che scrittura (ottimo!), mentre tramite USB 2.0 ci si ferma a 24,5MB/s in scritta e 31,4MB/s in lettura. Ovviamente il limite in questo caso è il mio vecchio iMac che non dispone di USB 3.0, ma il disco offre prestazioni eccellenti. Infatti il mio WD My Book da 4TB USB 3.0 si ferma a 100MB/s e il precedente WD Elements via USB 2.0 non va oltre i 22MB/s. Non sono riuscito a trovare un dato ufficiale sulla velocità di rotazione dei piatti, ma immagino contenga un hard disk della serie EcoGreen, quindi 5400rpm.

Conclusione

Per poter parlare di longevità dovrei fare la recensione del Samsung D3 Station tra qualche anno, ma allora non avrà più senso perché saranno usciti decine di modelli più recenti. Quello che posso vedere già ora è che offre un rapporto prezzo/capacità migliore rispetto agli equivalenti di WD ed una velocità di trasferimento maggiore. Certo, esistono anche altri brand ma, se guardiamo alla diffusione degli HDD, Western Digital è il primo e Seagate (ora Samsung) è il secondo. Andando ad acquistare prodotti di altre marche, è facile che all’interno si trovino comunque i loro dischi. Ho già detto che l’estetica non mi fa impazzire, preferisco qualcosa di più minimal, e la costruzione potrebbe essere più robusta, ma se deve stare sulla scrivania non ci sono problemi. Tutto sommato si merita un voto elevato e rimane un disco super-consigliato con i suoi 105€ per 3TB.

PRO
Buon rapporto prezzo/capacità
Alta velocità di trasferimento
Disponibile fino a 6TB
Abbastanza silenzioso

CONTRO
Design originale, ma discutibile

DA CONSIDERARE
Ci sono molti software a corredo (la maggior parte per Windows)

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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