WWDC 2015: Apple Music, l’epicentro del cambiamento di Apple

Era il 28 aprile del 2003 quando Steve Jobs presentò il negozio musicale che cambiò le sorti della musica digitale: iTunes Music Store. Questa era profondamente legato ad iTunes, il programma che era stato creato da Apple come player musicale e come software di gestione della propria libreria su iPod. Con il passare degli anni, alla musica si sono aggiunti i video ed i film e, pertanto, il negozio fu rinominato semplicemente iTunes Store.

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Dopo poco più di sei anni dal lancio del suo negozio musicale, a causa della repentina crescita dei servizi di streaming musicale, Tim Cook ha svelato al mondo il nuovo servizio Apple Music che, di fatto, sostituisce in toto iTunes Store, tanto che anche l’account Twitter ufficiale di iTunes è stato rinominato con il nuovo brand, ulteriore segno tangibile dello sviluppo dell’era del nuovo CEO che, anche per ragioni di deflazionamento dei marchi che iniziano per “i”, preferisce usare il logotipo aziendale per caratterizzare i nuovi prodotti. Apple Music è composto da tre pilastri fondamentali (che ricordano i tre punti su cui si basò la presentazione di iPhone originale): un servizio di streaming musicale rivoluzionario, una radio disponibile globalmente 24 ore su 24, sette giorni su sette e la connessione fra fan e artisti.

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Le fondamenta di Apple Music sono le stesse dell’app di Beats, società acquisita qualche tempo fa che coniuga la vastità del catalogo musicale e video di iTunes, disponibile (a quanto pare interamente) per lo streaming, con delle playlist ragionate, basate sulle connessioni fra brani predeterminate a monte dai migliori dj e produttori musicali al mondo e non solo su degli algoritmi sterili basati sui BPM o sul genere musicale. Per di più le stazioni radio godono di una programmazione interamente umana: per la prima, Beats 1, la programmazione è stata interamente affidata a Zane Lowe, ex dj e programmatore musicale per BBC 1 Radio, una delle più ascoltate in UK. La stazione trasmetterà da New York, Los Angeles e Londra, offrendo contenuti sempre nuovi e nello stesso momento a tutti gli utenti del mondo. Saranno presenti anche radio tematiche basate su particolari generi musicali e anche gli utenti potranno creare le proprie stazioni.

Come da tradizione, il team di sviluppatori di Cupertino ha curato molto l’interfaccia grafica di Apple Music, la cui app sostituirà Musica di iOS a partire dal prossimo 30 giugno: l’icona diverrà bianca con la nota musicale iridata, segno di un cambiamento di rotta importante. I colori dell’icona, inoltre, richiamano lo stile minimalista della UI, bianca con elementi di controllo rosa introdotti in iOS 7, mentre i cataloghi o le pagine dedicate ad artisti ed album si presentano più colorate ed accattivanti, senza mai sfociare nel vistoso. Per di più, Apple Music potrà riprodurre in streaming brani caricati nel cloud, qualora questi non siano presenti nel catalogo, comportandosi esattamente come il servizio iTunes Match, lanciato a seguito dell’acquisizione di Lala e primo timido tentativo di entrare a piccoli passi nel settore dello streaming musicale. Nelle FAQ ufficiali, Apple Music e iTunes Match vengono definiti due servizi complementari anche se, secondo me, l’unico vantaggio nel sottoscriverli entrambi potrebbe essere nel backup della propria libreria musicale sui server iCloud qualora si voglia disdire per qualche motivo la sottoscrizione al servizio di streaming. Anche l’assistente personale Siri è coinvolto nell’esperienza utente di Apple Music: infatti, basterà chiedere di riprodurre un determinato brano o un album mettendolo in coda alla playlist in ascolto.

Particolare enfasi è stata posta anche sul servizio Connect che, come è facile intuire dal nome, mette in contatto gli artisti con i propri fan: infatti, i primi potranno condividere status, foto, note vocali, video di porzioni della propria giornata e i propri pensieri in modo che i fan possano interagire direttamente con loro. Per quanto di primo acchito la funzionalità possa ricordare il defunto social network di Cupertino Ping, anch’essa è mutuata direttamente dall’app Beats Music per i cui utenti costituiva un vero e proprio punto di forza. Inoltre, gli utenti potranno a loro volta condividere su Twitter e Facebook il materiale pubblicato dagli artisti che hanno apprezzato.

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Apple Music sarà disponibile a partire dal 30 giugno 2015 in più di 100 Paesi al mondo con il rilascio di iOS 8.4, sia in maniera gratuita, con il semplice login con il proprio Apple ID, opzione che permette solamente di usufruire di Connect e di ascoltare la radio Beats 1, sia con abbonamento mensile da $9,99 per accedere a tutte le funzioni del servizio. Inoltre, sarà possibile sottoscrivere un abbonamento per tutta la famiglia ad un costo mensile di $14,99: calcolando che è possibile inserire sino a 6 Apple ID (ovviamente gli stessi indicati nelle opzioni di condivisione in famiglia per il download da App Store), il costo si riduce sino a $2,50 a membro.

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Ovviamente, la risposta di Spotify ad un abbonamento così conveniente non si è fatta attendere: il CEO della società ha dichiarato che presto saranno lanciati degli abbonamenti familiari più convenienti degli attuali (che, allo stato attuale, sono venduti a $14,99 per due persone o a $29,99 per un nucleo di cinque familiari) seguendo quanto già fatto in Svezia, nazione in cui l’abbonamento per cinque persone appartenenti allo stesso nucleo familiare costa più o meno $20,00. Dunque, il costo della sottoscrizione sarebbe comunque ben più alto di quello di Apple Music e, pertanto, viene da chiedersi se Apple, per lanciare il servizio, stia operando leggermente in perdita oppure se, grazie all’enorme forza contrattuale delle centinaia di milioni di Apple ID con carta di credito associata unita alle personalità di spicco del mondo musicale come Jimmy Iovine e Dr. Dre, sia riuscita a strappare dei contratti molto più convenienti con le etichette discografiche. Ad ogni modo, chi vorrà provare il servizio potrà farlo gratuitamente per un periodo di tre mesi.

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A Cupertino, dunque, si è verificato un vero e proprio terremoto: il business che ha rilanciato la società dopo gli anni bui (grazie all’intuizione di Steve Jobs) si prepara all’adeguamento coi tempi dopo 12 anni di onorato servizio. Il potente e forte marchio iTunes verrà confinato al solo player musicale integrato in OS X e allo Store, qualora si preferisca ancora acquistare le canzoni piuttosto che ascoltarle in streaming. Inoltre, dal sito Apple sono stati rimossi dal menù principale i link alla sezione iPod, ridotta ad una sola pagina accessibile da un link posto in fondo alla homepage di Apple Music, e alla sezione dedicata ad iTunes per far posto a quello dedicato al nuovo rivoluzionario servizio. Inoltre, Apple Music sarà disponibile anche per i terminali Android, da questo autunno, con un’app dedicata. Apple, dunque, ricostruisce gran parte delle sue fondamenta: l’epicentro del cambiamento, dunque, è da ravvisarsi in Apple Music, servizio sul quale si costruirà gran parte della fortuna della società per gli anni a venire.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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