Recensione: Logitech MX Master e Mac, matrimonio con alti e bassi

L’invenzione del mouse la dobbiamo a Douglas Engelbart, la sua prima implementazione sperimentale alla Xerox e la diffusione mondiale ad Apple. Fa una certa impressione scoprire che il brevetto risale al lontano 1967, perché da allora i computer sono cambiati tantissimo, ma non il mouse. Certo si è evoluto, ha perso la coda e la pallina è stata sostituita dal laser, ma il principio base del funzionamento è rimasto sempre lo stesso. Dopo circa 50 anni è ancora attuale e superarlo non sarà affatto facile. Sistemi come il Leap Motion e progetti analoghi, sono ancora acerbi e mancano della comodità e della precisione del mouse. Le uniche alternative efficaci sono il touchscreen (che però richiede interfacce specifiche) e il trackpad dei portatili, eppure quando c’è da lavorare seriamente la maggior parte delle persone continuano a preferire il mouse.

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Apple ha mantenuto una visione originale del “topo da scrivania” ed un percorso evolutivo parallelo, e per certi versi differente, rispetto a quello del mondo PC. Mentre su Windows sono stati rapidamente affiancati altri due tasti a quello originale, nei Mac è rimasto uno solo. A quanto si dice Steve Jobs odiava i pulsanti, infatti nel 2000 è stato lanciato l’Apple Mouse Pro, il primo in cui il tasto era in realtà tutta la scocca superiore e, quindi, non si vedeva. Quando gli ingeneri ed il reparto marketing richiesero a gran voce un secondo pulsante, l’unico modo per accontentare Jobs fu quello di mantenere lo stesso meccanismo precedente e sfruttare una superficie touch per riconoscere la posizione del dito ed azionare di conseguenza il clic sinistro o destro. Poi nei PC arrivano le “rotelline”, utili per scorrere verticalmente un documento o una pagina web, ma Jobs voleva sempre essere una spanna sopra ed introdusse una sfera nel Mighty Mouse che consentiva lo scroll in tutte le direzioni. Aveva i suoi difetti (con la polvere si inceppava), ma poter scorrere anche in orizzontale si rivelò comodissimo sia nel Finder che nei programmi di grafica/cad. La più recente evoluzione risale invece al 2009, quando fu introdotto l’attuale Magic Mouse. Questo ha sempre la struttura con unico tasto ma la superficie è quasi complemente touch. Grazie a questo espediente si è ottenuto un modo più naturale per navigare nei documenti, simile a quello degli smartphone, e sono state aggiunte anche delle gesture con ulteriori comandi. Oltre al clic secondario abbiamo lo smart zoom (doppio tap), lo scorrimento tra le pagine (swipe orizzontale), il cambio scrivania (swipe orizzontale a due dita) e l’attivazione di Mission Contro (doppio tap con due dita). Inoltre ci sono software come BetterTouchTool che consentono di configurare ulteriori comandi associabili ad altre gesture della mano con una o più dita.

MagicMouse

Una cosa a cui stranamente nessun mouse Apple ha mai prestato molta attenzione è l’ergonomia. Il picco più basso si è toccato con l’USB Mouse del primo iMac, che con la forma circolare era scomodissimo e spesso ruotava nella mano facendoti perdere il senso dell’orientamento. Anche l’ultimo Magic Mouse non eccelle in questo senso, in quanto è molto piatto e non consente di appoggiare il palmo della mano. In realtà è una scelta consapevole, perché la superficie viene usata per impartire comandi e deve essere più bassa delle dita, ma nell’uso di tutti i giorni risulta un po’ scomodo visto si muove tenendolo solo dai lati. In conclusione potremmo dire che il Magic Mouse è fonte di amore e odio, perché su Mac offre indubbiamente l’esperienza d’uso più appagante, ma non è comodo e pecca anche di scorrevolezza. Per questi motivi ho voluto dare una chance al nuovo Logitech MX Master, mouse molto costoso e ricco di comandi personalizzabili, ideato per funzionare sia su Windows che su Mac.

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È decisamente più voluminoso del Magic Mouse (86 x 126 x 48 mm), ma la forma è scolpita in modo impeccabile per ottenere la migliore ergonomia posibile. È leggero (145 grammi), scorrevole, comodo anche dopo 10 ore di lavoro ed è ricchissimo di controlli. Nella dotazione di serie troviamo anche un piccolo dongle Bluetooth per i computer che non dispongono di questa funzione, ma io l’ho abbinato al Bluetooth del Mac senza alcun problema. Nella parte inferiore troviamo, dall’alto al basso, un selettore di accensione, il pulsante “connect” per attivare l’abbinamento, il sensore Darkfield laser che funziona anche su vetro e superfici lucide e il pulsante Easy-Switch che consente di memorizzare fino a 3 diversi dispositivi, così da poterlo utilizzare con 3 computer senza dover rifare ogni volta l’abbinamento.

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Nella parte superiore abbiamo due tasti in posizione tradizionale, una rotellina centrale (che può anche essere premuta) ed un piccolo pulsante poco più dietro. Lateralmente troviamo una seconda rotellina all’altezza del pollice, due tastini dalla forma insolita (che ne facilita il riconoscimento al tatto) e, anche se non si vede, la base d’appoggio del pollice può essere cliccata.

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Tutti i tasti e le rotelle sono personalizzabili a piacimento con l’app Logitech Options che si scarica da questa pagina, ottenendo un livello di controllo davvero minuzioso. Elencare tutte le funzioni disponibili è praticamente impossibile, perché oltre a quelle di sistema (Mission Control, Launchpad, cambio scrivania, ecc..) si possono usare i pulsanti per lanciare cartelle e applicazioni, simulare i tasti modificatori (alt, shift, ecc..), modificare temporaneamente la velocità di movimento, la risposta delle rotelle e tanto altro ancora. Nell’applicazione ci sono due sezioni distinte: “Mouse”, in cui associare un comando ad ogni tasto, e “Puntamento e scorrimento”, da dove decidere velocità e direzione del movimento e delle rotelle.

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La rotella principale merita un po’ di attenzione perché può funzionare in modi diversi. Lo scorrimento può essere libero o a scatti e si può anche attivare l’originale modalità SmartShift che miscela le due cose. Con questa la rotella procederà a scatti ma muovendola velocemente passerà allo scorrimento libero e continuerà a girare in base a quanto forte l’abbiamo spinta (può arrivare a scorrere da sola anche per 10 secondi). Per quanto ci siano davvero tante opzioni sulla rotella, non l’ho trovata comunque comoda come lo scorrimento touch sul Magic Mouse ed è probabilmente il mio maggior rimpianto su questo Mouse. Lo scorrimento a scatti è preciso, ma non ha quella fluidità ed elasticità tipica di OS X. Attivando la funzione “Scorrimento Uniforme” la situazione migliora un po‘, perché le pagine non procedono proprio a scatti, ma il passo costante è un po’ frustrante se si è abituati alla naturalezza del Magic Mouse, dove la velocità è calcolata in base alla velocità dello swipe e ci si ferma morbidamente. La funzione SmartShift dovrebbe servire proprio a simulare questo effetto, passando dal movimento a scatti a quello libero e gestendo l’inerzia in base alla forza con cui si muove la rotella. Dall’app Logitech Options possiamo deciderne la sensibilità, ma purtroppo il risultato non è mai del tutto naturale. È difficile controllarla precisamente perché basta una piccola differenza nella forza impressa per passare da uno scorrimento libero di pochi istanti ad uno che dura diversi secondi. Ho provato più volte a calibrare la sensibilità per ottenere un risultato che si avvicinasse a quello naturale ed istintivo che abbiamo nel Magic Mouse, ma è stato impossibile. Inoltre c’è un aspetto davvero molto fastidioso, perché nel passaggio dallo scorrimento a scatti a quello libero si sposta un meccanismo all’interno del mouse e genera un rumore piuttosto forte. Quindi ogni volta che si usa SmartShift si sente prima il suono degli scatti della rotella “tratratra” poi questa gira a vuoto senza rumore e infine si ferma con un decisco “TRACK”. Bocciato lo SmartShift ho usato per alcuni giorni lo scorrimento libero, che offre un feedback decisamente migliore. Questo segue con più naturalezza l’intensità dello scorrimento e procede per inerzia quando “lanciamo” la rotella per avanzare rapidamente. L’aspetto negativo è che quando scorriamo lentamente in una direzione dobbiamo sollevare il dito in modo perfettamente verticale, altrimenti si rischia di muoverla in senso opposto. Se, ad esempio, si ritrae il dito naturalmente dopo aver ruotato verso avanti, è facile iniziare una rotazione all’indietro (perché il polpastrello muove la rotella anche solo sfiorandola). Non succede sempre, ma è comunque fastidioso.

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Lo scroller orizzontale, invece, non ha tutte queste opzioni ma funziona senza problemi. Il movimento è libero, senza scatti, ma ha una certa resistenza e si ferma esattamente quando solleviamo il dito. Non c’è inerzia, dunque, ma almeno è preciso e non fa rumore. Per andare avanti e indietro nelle pagine del browser non è molto comodo, perché bisogna girare molto, però ci sono due tastini dedicati a tali funzioni. Sono spigolosi e facili da riconoscere ad azionare anche se sono davvero piccoli. A guardarli sembra impossibile vista la dimensione, ma sono piuttosto comodi. Il tasto alla base del pollice si preme con la parte laterale del dito, cosa che richiede un po’ di forza e se lo si fa con l’osso è anche leggermente dolorosa (poco, ma si avverte). Qui possiamo attivare una delle opzioni definite “Superficie touch”, che in realtà non hanno niente a che fare con il touch che potete immaginare. In effetti bisogna tenere premuto il pulsante e muovere il mouse in una delle quattro direzioni attivando altrettanti comandi. Ci sono dei preset, come “Navigazione finestre” o “Panoramica libera”, ma se ne possono anche creare personalizati. Io ad esempio ho impostato clic+basso per mostrare la scrivania, clic+alto per Mission Control e clic+sinistra/destra per passare da una scrivania all’altra.

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Pur essendo lontano dalla comodità del touch l’idea non è affatto male e si usa con efficacia. Servono giusto un paio di giorni per farci l’abitudine e associare mentalmente le direzioni alla funzione corrispondente. Tuttivia devo dire che le stesse cose si fanno più comodamente sul Magic Mouse, a cui manca solo l’opzione per mostrare la scrivania che di solito abilito con gli angoli attivi andando in basso a destra. I comandi “Superficie touch” si possono associare anche agli altri tasti, infatti io ho quello per la “Panoramica libera” sul pulsantino superiore, che uso per muovere un documento con più precisione e in tutte le direzioni. In pratica ci faccio il “pan” nei programmi di grafica come Photoshop e funziona abbastanza bene, ma ancora una volta devo dire che la superficie touch del Magic Mouse risulta più naturale da usare (sui programmi Adobe si preme spazio e poi si tracina il documento scorrendo a piacimento).

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La batteria non è removibile, quindi per ricaricarla ci si deve collegare ad una porta USB del computer tramite il cavetto micro USB in dotazione. L’ingresso è posizionato davanti, quindi si riesce ad usare il mouse anche durante la carica come fosse uno tradizionale col filo. L’autonomia dichiarata è di 40 giorni, ma a me si è scaricato in 10 (probabilmente lo uso tanto). Ci sono tre gradevoli LED laterali che indicano la carica residua, ma si illuminano solo quando accendiamo il mouse e il Mac non ci mostra l’autonomia dall’icona Bluetooth nella barra di stato, quindi si deve verificare dall’app Logitech Options.

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Conclusioni

Il Logitech MX Master ha un design che pur essendo “tecnico” non sfocia nel rozzo e le finiture color bronzo sono molto belle a mio giudizio. La costruzione è molto buona, l’ergonomia eccellente e dispone di tantissimi tasti ampiamente personalizzabli. In ambiente Windows è probabilmente il meglio che si possa avere e se la cava bene anche per il gaming, dove però i modelli Razer sono forse più indicati. Su Mac la compatibilità è molto buona e il pannello di controllo è completo e ricco di funzioni, ma non si raggiunge l’integrazione e la naturalezza del Magic Mouse. Non nego che tornando ad utilizzare quest’ultimo dopo alcuni giorni di uso esclusivo del Logitech MX Master ho avvertito un senso di piacevolezza simile a quanto si rientra a casa dopo un lungo viaggio. Ci sono due cose in cui il mouse di Logitech è sicuramente migliore, ovvero la scorrevolezza sulla scrivania/pad e l’ergonomia. Tuttavia questi due aspetti non sono stati sufficienti a farmi abbandonare il Magic Mouse. Per quanto riguarda il prezzo non c’è dubbio che gli 89,99€ richiesti su Amazon siano tanti, ma la qualità c’è tutta. L’unico difetto è l’efficacia della rotella principale, per cui il matrimonio con il Mac ha alti e bassi.

PRO
+ Buona costruzione e design riuscito
+ Ergonomia eccellente
+ Ottima scorrevolezza e precisione di movimento
+ Possibilità di connettere fino a 3 dispositivi contemporaneamente
+ Dongle Bluetooth in dotazione
+ Si può usare comodamente anche durante la ricarica della batteria
+ Molti tasti e ampia possibilità di personalizzazione delle funzioni
+ Buona la compatibilità del software Logitech Options su Mac

CONTRO
- La rotella centrale non è molto naturale e comoda da usare
- SmartShift è fastidiosamente rumoroso
- Costoso

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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