L’arena degli assistenti virtuali si arricchisce di un nuovo contendente. Siri, Cortana e Google Now dovranno infatti vedersela con un nuovo incomodo di peso. Arriva da Facebook e ha un nome molto semplice da pronunciare: M. Sì, la sola lettera. Tra le prime testate ad aver ottenuto la possibilità di testare il nuovo servizio vi è Wired USA, svelandone così le dinamiche di funzionamento.

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La posizione non è casuale: similmente a Google Now integrato nell’app di ricerca Google, non si tratta di un prodotto a sé stante ma è incluso all’interno di Messenger, sfruttando così un’ampia e crescente base di installato. Proprio il nome del client, che inizia per M, insieme a quello in codice interno per l’assistente, Moneypenny, potrebbero aver influenzato nella decisione del marchio da adottare; tuttavia è solo una supposizione personale, non corroborata da dati ufficiali. L’accesso a M è molto semplice, dal momento che basta premere un apposito pulsante nell’applicazione per aprire una schermata molto simile a quella di una qualsiasi conversazione: si riceverà un messaggio di benvenuto insieme ad alcune indicazioni di esempio per cominciare a metterlo all’opera. Il linguaggio utilizzato è quello naturale, in linea a quanto già permesso dagli altri assistenti.

All’apparenza non sembra avere un fattore davvero distintivo. Si possono ricevere risposte alle domande più classiche, come le previsioni del tempo per una città specifica o gli esercizi commerciali nelle vicinanze, così come aggiungere nuovi eventi al calendario ed effettuare operazioni di prenotazione e acquisto. È inoltre possibile chiedere specifici suggerimenti per le occasioni più disparate, ad esempio regali adatti per un matrimonio, e farsi dare supporto per risolvere problemi con altri servizi; proprio quest’ultima è la funzionalità che più avrebbe colpito nei test interni di Facebook, avendo risolto una controversia con un operatore di TV via cavo. Ed è proprio qui che entra in gioco la peculiarità di M: a differenza dei suoi concorrenti è un assistente ibrido, che si basa sia sull’intervento automatico dei computer sia sulla disponibilità di personale fisico pronto a prendersi carico delle richieste che la macchina non può gestire, come appunto la chiamata a un call center. Durante l’interazione non sarà possibile sapere chi sta rispondendo, dal momento che la coesistenza dei due sistemi deve risultare per Facebook la più trasparente possibile.

Una preoccupazione tipica riguardo le novità dell’azienda di Mark Zuckerberg è quella sulla privacy: nessuna sbirciata ai profili, tutte le informazioni che M registrerà saranno solo ed esclusivamente quelle fornite dall’utente. Questo almeno nella fase corrente iniziale, il futuro di tale criterio non è certo, e per quanto la cosa non possa piacere a tutti è lecito attendersi che il servizio acquisisca ulteriori dettagli anche attraverso gli altri dati caricati sul social network. Inoltre non bisognerà attenderlo a breve da noi, dal momento che il test pubblico è limitato ad alcune centinaia di utenti nell’area di San Francisco e la disponibilità sarà estesa gradualmente, insieme alle capacità operative. Vedremo se le altre grandi del settore intenderanno dare una risposta a tono, soprattutto Google che potrebbe risentire molto il colpo di un servizio in diretta rivalità anche per obiettivo finale, ossia la realizzazione di un vero e proprio tuttofare senza la necessità di cambiare app.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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