10 errori comuni nelle foto a lunga esposizione

Questo articolo è apparso per la prima volta su Digital photography School, è stato da me tradotto e adattato con il consenso dell’autore e amico Francesco Gola. Mi sono permesso di aggiungere alcune considerazioni personali alla fine di alcuni capitoli.

Durante i nostri workshop, tenuti in Italia e all’estero, ci capita di proporre un “giochino” ai partecipanti: devono scrivere i tre errori che commettevano più spesso nella lunga esposizione prima di frequentare il corso. Abbiamo deciso di raccoglierli tutti in questa lista, così che anche voi possiate evitarli.

1. Lasciare la stabilizzazione attiva

La stabilizzazione è una tecnologia fantastica, che ci permetti di ridurre il mosso dovuto alle vibrazioni della fotocamera e del fotografo. È estremamente utile quando non possiamo usare il cavalletto ma sono richiesti tempi relativamente lunghi, ad esempio in situazioni di bassa luminosità. Ogni costruttore chiama il suo sistema diversamente, ma hanno tutti la stessa funzione. Alcuni sono ottici (come il Nikon VR o il Canon IS) altri invece agiscono sul sensore e sono integrati nel corpo macchina (come per Sony, Olympus e Pentax). In entrambi i casi il funzionamento è simile, con dei sensori che rilevano le vibrazioni e le compensano muovendo le lenti o il sensore. Il risultato è che abbiamo fino a circa 4 stop di velocità di scatto “guadagnata” ottenendo foto non mosse. Quello che ci interessa sapere è che quando la fotocamera è sul treppiede (e per le lunghe esposizioni è per forza sul treppiede!) le vibrazioni non dovrebbero esserci. Non tutti i sistemi, però, riconoscono questa situazione automaticamente e, nonostante non ci sia movimento (o sia minimo), alcuni tentano di compensarlo, introducendo un leggero mosso molto visibile nei dettagli più piccoli. Quindi, quando la fotocamera si trova sul cavalletto ricordate di spegnere la stabilizzazione!

consigli lunga esposizione

Commento: Questo punto è importante anche alla luce di alcune dichiarazioni “contrastanti”. Spesso la riduzione della vibrazione è utile su monopiede o quando si usa un cavalletto con la testa a sfera non serrata (magari per un panning o solo come supporto ad una lente pesante), questo però è diverso dall’uso che se ne fa durante una lunga esposizione. Spesso non c’è un’indicazione chiara proveniente dalle case costruttrici, che si limitano ad indicare situazioni di scatto più classiche su cavalletto e non lunghe esposizioni anche di 3-5 minuti. Test personali (con Nikon D800 e 16-35 VR) hanno evidenziato che la riduzione delle vibrazioni introduce sempre un micromosso se lasciata accesa. In una lunga esposizione i movimenti sono spesso presenti (il vento è il peggior nemico) e senza stabilizzazione questi provocano un leggerissimo micromosso, mentre con il VR attivo il movimento viene accentuato perché è diverso da quello per cui il sistema di riduzione è previsto (ovvero lo scatto a mano libera). In sostanza la frequenza di oscillazione viene diminuita, ma l’ampiezza ne risulta aumentata, rendendo uno scatto con tempi molto lunghi vistosamente mosso.

2. Dimenticarsi il Mirror Lock-up

In una DSLR la luce viaggia attraverso la lente, rimbalza su uno specchio, colpisce il pentaprisma e arriva al mirino. Quando premiamo il pulsante di scatto lo specchio si alza e la luce può colpire direttamente il sensore. Questo movimento introduce piccole vibrazioni che possono causare micromosso. Per evitarle esiste la funzione Mirror Lock-up: una volta attivata, la prima pressione del pulsante di scatto solleva lo specchio mentre la seconda cattura effettivamente l’immagine. Aspettando un paio di secondi tra la prima e la seconda pressione, eviterete il mosso causato dallo specchio che si alza. Ovviamente se avete una mirrorless lo specchio non c’è e potete ignorare questo consiglio.

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Commento: Personalmente aggiungerei, per non dare nulla per scontato, che gli scatti devono essere effettuati con un comando remoto, altrimenti la vibrazione della pressione sul tasto sarà persino maggiore di quella “evitata” sollevando prima lo specchio. Una nota per chi ha Nikon: potete utilizzare la funzione “ritardo esposizione” che non è altro che un Mirror Lock-up automatizzato. Se impostato a 2 secondi, premendo una sola volta la fotocamera alzerà lo specchio e dopo 2 secondi catturerà l’immagine. Riguardo l’effettivo “danno” della vibrazione dello specchio questo è marcato fino a 1/2 o 1″, ma non è facile calcolare fino a quando il micromosso è visibile, tanto più con le moderne reflex da 36, 42 e oltre 50 MP. Utilizzate il Mirror Lock-up o simili è un piccolo accorgimento per ottenere la massima qualità.

3. Non usare un filtro GND per risparmiare

In alcune situazioni (quando non ci sono grandi differenze di luminosità nella scena), il solo filtro ND permette di ottenere il risultato desiderato. In molte altre, invece, la presenza di zone più luminose richiede l’utilizzo di un filtro graduato per bilanciare l’esposizione. Se utilizzate solo filtri a vite penserete che l’unico filtro GND che potete applicare è in post produzione (simulandone l’effetto al computer), ma non è proprio così. Potete anche solamente tenere il filtro a lastra in mano, davanti all’obiettivo. Se lo scatto dura pochi secondi il vostro unico problema sarà il corretto allineamento con la linea della luce. Per scatti più lunghi, anche se la mano non è perfettamente ferma, il risultato finale potrebbe sorprendervi. Ovviamente un holder rimane la soluzione migliore, così potete utilizzare più di un filtro ed evitare i crampi alla braccia!

Per maggiori dettagli sui filtri per la paesaggistica consiglio la lettura di “Conoscere i Filtri ND e il Polarizzatore” e “Conoscere i Filtri GND“.

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4. Impostare f/22 per aumentare il tempo di esposizione

La regola la conosciamo tutti: aumentando il numero (riducendo l’apertura) si possono allunare i tempi di scatto a parità di esposizione. Con questa regola in mente potreste pensare di trasformare i vostri 30 secondi di esposizione a f/11 in 2 minuti a f/22, così da ottenere un migliore effetto seta sull’acqua e maggiore dinamicità nel cielo. In teoria, avete ragione. Sfortunatamente esiste un fenomeno fisico chiamato diffrazione ottica che aumenta all’aumentare del numero f. Senza entrare nel dettaglio, vi basti sapere che già f/16 è abbastanza per rovinare i dettagli nella vostra immagine. Se siete a f/11 e volete aumentare il tempo di scatto, riduce gli ISO (se possibile) oppure usate un filtro ND più scuro.

5. Dimenticarsi di modificare gli ISO

Gli ISO possono essere un ottimo alleato nelle lunghe esposizioni. A volte, dopo aver impostato il valore ISO nominale, ci dimentichiamo di questo valore e ci concentriamo su filtri e diaframma per controllare il tempo di esposizione. Ricordatevi che ogni fotocamera ha un range ISO dove la qualità non degrada in maniera importante (nelle ultime fotocamere in commercio sono di solito i valori tra ISO 50 e 200). Questo significata che avete due stop da poter utilizzare in vostro favore e in una lunga esposizione si possono tradurre anche in minuti.

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6. Scattare come se fossimo in studio

Quando scattate una foto in studio non ci sono agenti esterni che condizionano il risultato. Ma se siete appostati su una roccia, di fronte al mare, durante una tempesta spettacolare, molto probabilmente i vostri filtri (e voi stessi) si bagneranno da cima a fondo. Ricordatevi di portare protezioni e panni per pulire i filtri, anche una sola goccia d’acqua potrebbe rovinare lo scatto. Non prendete sotto gamba la natura, anche durante un giorno soleggiato le condizioni meteo potrebbero cambiare velocemente.

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7. Scegliere un filtro di bassa qualità

Ogni volta che aggiungiamo un filtro davanti alla lente, la qualità del “sistema ottico” diminuisce inevitabilmente. Alcuni filtri sono costosi, ma questo costo si traduce in una qualità ottica ben superiore rispetto ai modelli economici. A volte si punta ad avere tanti filtri risparmiando sulla qualità, invece cercate di capire quali filtri userete di più e iniziate acquistando solo quelli ma di buona qualità. E ricordate che potete usare il diaframma e l’ISO per coprire un range più ampio. Oltretutto esistono dei filtri di ottima qualità a prezzi relativamente bassi, come l’Haida qui testato.

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8. Non considerare il vento

Quando si scatta una lunga esposizione, la fotocamera è soggetta per alcuni minuti ad agenti esterni che possono causare vibrazioni. Anche un colpo d’aria di pochi secondi può rovinare uno scatto. Per evitare ciò, investite in un cavalletto robusto e posizionatelo bene nel terreno. Se serve potete utilizzare dei pesi aggiuntivi da collegare al gancio per renderlo ancora più stabile. Evitate di usare la colonna centrale: alzandola si altera il baricentro del sistema e la fotocamera oscillerà più facilmente perché è collegata alle tre gambe con un solo punto di contatto.

Commento: Spesso si posiziona il cavalletto con leggerezza, invece è molto importante che questo sia stabile, cercate di metterlo sempre in bolla e con la fotocamera che cade nel centro del triangolo formato dalle gambe. Questa è la posizione più stabile.

9. Non coprire il mirino

All’inizio sarà capitato a tutti, scattate una lunga esposizione di qualche minuto ma nell’anteprima ci sono strani aloni violacei. Perché? Questo è dovuto alla luce che, come l’acqua, s’infiltra sempre dovunque può.

consigli lunga esposizione

Le fotocamere sono costruite per far entrare la luce solo dalla lente, ma, purtroppo, ci sono altri punti da dove può filtrare e rovinare lo scatto. L’anello debole è il mirino: per evitare che la luce filtri, copritelo subito prima di scattare (oppure componete con il Live View). Se la vostra fotocamera non ha un tappo (o una tendina integrata come la Nikon D800/810) potete usare del normalissimo nastro isolante nero. Se non avete il nastro con voi (molto utile in un kit del “perfetto fotografo”) inventatevi qualcosa! Perfino un chewing gum può funzionare, anche se decisamente poco ortodosso. Ovviamente anche in questo caso se avete una mirrorless non è necessario seguire questo consiglio. Comunque ci sono altre possibili infiltrazioni, ad esempio tra un filtro a lastra ed un altro, e se vedete linee magenta dal lato opposto al sole siete probabilmente incappati in questo problema. La soluzione migliore è coprire con un po’ di nastro la fessura tra i due filtri. Infine, se usate lenti tilt-shift o adattatori, è possibile avere infiltrazioni tra questi elementi. La soluzione migliore è usare un panno pesante e scuro per coprire la lente lateralmente.

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10. Credere alle specifiche dei filtri

Quando comprate un filtro ND64, vi aspetterete una riduzione di luce pari a 6 stop. Purtroppo, non è così. Da quando fotografo non ho mai trovato un filtro che avesse l’esatta intensità dichiarata dal costruttore. Ovviamente spesso la differenza e minima, ma in filtri molto scuri un errore di 1/2 stop è frequente e non è poco in termini di risultato e tempo di scatto. Per evitare errori sul campo e avere l’esatto assorbimento del filtro potete seguire questo procedimento:

  • Posizionatevi in una stanza con la luce accesa e le finestre chiuse, così che l’illuminazione sia constante
  • Con la fotocamera su treppiede scattate una foto ben esposta in manuale (senza filtro) ed appuntatevi i settaggi
  • Aggiungete il filtro ND e correggete l’esposizione a seconda del valore dichiarato dal costruttore
  • Scattate la foto con il filtro
  • Ora scaricate le foto sul computer e apritele con un software come Lightroom dove comparare i due istogrammi
  • Nel caso che questi siano equiparabili allora avete un filtro molto preciso, se i due istogrammi non combaciano agite sullo slider dell’esposizione per farli sovrapporre. Il valore che correggerete corrisponde a quanto il vostro filtro si discosta dal valore nominale.

consigli lunga esposizione

Ora che avete il valore esatto potete creare una tabella di conversione personalizzata. Un’altra possibilità è utilizzare l’App PhotoPills (qui recensita), che permette di convertire il tempo di esposizione anche per valori f non standard. Se durante i vostri scatti siete incappati frequentemente in altri errori fatecelo sapere nei commenti.

Vi invito a visitare il mio videocorso, dove mostro la post produzione di una mia foto dall’inizio alla fine. Nel corso mostro il mio workflow completo: dall’importazione fino all’esportazione del file, utilizzando Lightroom, Photoshop e Plug-in esterni.

Alessio Andreani

Special Editor - Sono nato a Loreto, nelle Marche. La fotografia occupa gran parte del mio tempo, sia per lavoro che per passione, due aspetti che a volte coincidono. Vivo a Milano. Pagina Facebook

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