Il senso dell’iPad Pro, il futuro del personal computing e l’idea di Apple

ipad proIeri è stato presentato l’iPad Pro, dispositivo che al momento hanno avuto modo di provare dal vivo soltanto pochissimi giornalisti al mondo e per un periodo di tempo molto limitato. Eppure leggo già una valanga di opinioni senza se e senza ma, di quelle che hanno già bollato il prodotto come inutile o rivoluzionario. Non è una novità, diciamocelo chiaramente, l’istinto di giudicare è insito nella natura umana e chiunque conosca bene la tecnologia, i prodotti Apple, iOS e gli iPad stessi, ha tutte le ragioni per farsi un’idea di quello che potrebbe effettivamente essere l’iPad Pro. La mia personale reazione è stata invece piuttosto tardiva, perché solo questa mattina, a mente fredda e dopo aver visto un po’ di hands-on, ho maturato una mezza-idea sull’iPad “gigante”. Eh sì, perché è davvero molto grande. Lo si era notato già nel keynote, quando Tim Cook lo teneva davanti a sé e gli copriva quasi interamente il busto. La superficie è più o meno identica a quella del MacBook (recensione), ma quello si tiene su una scrivania o sulle gambe, non certo sollevato tra le mani (e con una sola se si vuole anche interagire con lo schermo touch). Purtroppo non ci viene in aiuto neanche il peso, visto che l’iPad Pro supera i 700 grammi mentre l’Air 2 si ferma a circa 450. Metteteci anche lo sbalzo maggiore dovuto alla più ampia superficie ed ecco che ci si trova con un dispositivo difficile da maneggiare. Ma forse non era questo l’obiettivo di Apple.

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Se si vuole un iPad snello c’è il mini, ieri aggiornato anche nell’hardware, e per maggiore spazio c’è sempre l’Air. La dimensione ed il peso del nuovo Pro lo posizionano più vicino ad un ultra portatile, considerando i 900 grammi del MacBook Retina oppure gli 800 di quel dispositivo multi-uso che è il Surface Pro 3. Inoltre la presenza della Smart Keyboard, cover con tastiera che ricorda proprio quella di Microsoft, dimostra quanto l’utilizzo “da scrivania” faccia parte dell’essenza stessa di questo iPad Pro. Allora perché ci hanno messo iOS?

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La risposta, in realtà, è davvero molto semplice. Apple e Microsoft, le due aziende che hanno il monopolio dei sistemi operativi desktop, hanno pensato ad un approccio completamente diverso per il mondo mobile. Anzi, più precisamente per quella che Jobs definì come era Post PC. Il Post Mainframe, se vogliamo usare un termine analogo, sono stati proprio i PC ed è sicuro che, presto o tardi, anche questi verranno soppiantati da qualcosa di ulteriormente evoluto (o involuto, dipende dai punti di vista) nel personal computing. E non è forse già in corso questo cambiamento? Tantissime persone riescono a fare quasi tutto quello di cui hanno bisogno con lo smartphone, infatti questi continuano a guadagnare terreno mentre i PC perdono quota anno dopo anno (i Mac, in realtà, sono in controtendenza). L’idea di Microsoft di avere un OS coerente tra desktop e mobile può sembrare banale o sorprendente a seconda di chi la giudica, ma c’è una cosa che bisogna considerare: in quel di Redmond erano quasi obbligati a questa scelta. Se in ambiente desktop sono ancora i leader indiscussi (parliamo di diffusione), per quanto riguarda gli smartphone hanno la fetta più piccola della torta, con uno share che in molti paesi non arriva a due cifre. Si sono quindi trovati ad avere una posizione forte da un lato e molto debole dall’altro, per cui non potevano che cercare di sfruttare il proprio vantaggio in ambito desktop per dare “un senso” ad un ambiente mobile scarsamente diffuso e con un ridotto appeal. Continuum è l’ennesimo tentativo di vendere i propri smartphone come piccoli computer con Windows usabili come desktop. Personalmente io sono tra quelli che, ancora per il momento, non potrebbero mai fare a meno di monitor, tastiera e mouse, quindi apprezzo molto l’idea e ritengo possa essere davvero funzionale, ma non è forse un modo per aggrapparsi alle glorie del passato?

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Apple, dal canto suo, è riuscita a creare una piattaforma mobile florida, diffusa ed apprezzata in tutto il mondo. Ciò l’ha messa in una condizione decisamente più ottimistica circa il futuro del personal computing e per questo gli iPad hanno montato fin da subito iOS e non OS X. I suoi tablet sono nati come evoluzione dell’iPhone e non come involuzione dei Mac. Certo si può asserire che iOS sia un sistema operativo con funzionalità ridotte rispetto OS X, ma la verità è che sono semplicemente diversi. Una cosa che ripeto ormai da anni è che il connubio iPad+iOS mi riporta alla mente il mouse e le prime interfacce grafiche per computer. Al tempo, quando tutti noi eravamo abituati ad avere davanti uno schermo nero con testo bianco (o verde) e dovevamo impartirgli comandi da tastiera, abbiamo visto le UI come una eccessiva semplificazione dell’uso del computer. Non potete immaginare quanti esperti del settore vedevano con disappunto le interfacce grafiche e il mouse, ritenendo che per usare veramente un calcolatore si dovesse disporre di opportune conoscenze per lavorare da riga di comando. Per certi versi è ancora così, perché ci sono alcune cose che si fanno solo (o meglio) in quel modo, ma con i nuovi strumenti di input e le interfacce grafiche, i computer sono sì diventati più semplici ma hanno anche reso possibili tutta una serie di usi completamente nuovi. Pensate solo alla computer graphics: come mai sarebbe potuta esistere con uno schermo in bianco e nero e la tastiera come unico dispositivo di input? iOS rappresenta per OS X la stessa cosa: offre minor controllo rispetto al sistema operativo desktop, ma ha un livello di interazione che lo pone su un piano completamente nuovo grazie a touch, giroscopio, GPS, connessione dati, bussola, fotocamera e tutto quello di cui smartphone e tablet oggi dispongono. Ecco perché Apple punta a far evolvere iOS e perché questo potrebbe effettivamente essere l’unico sistema operativo conosciuto dai nostri figli in un futuro più o meno lontano, così come la maggior parte degli attuali ventenni non conoscono il DOS. L’iPad Pro è solo un altro tassello verso la maturità della piattaforma, una ulteriore conferma che a Cupertino vedono seriamente possibile l’emancipazione dai PC per la massa ed una spiegazione del perché puntino così tanto su questi dispositivi. Per molto tempo ancora ci sarà chi avrà bisogno di un computer fatto e completo, così come ancora oggi si continua ad usare la linea di comando in alcuni ambiti, ma c’è una rivoluzione dietro l’angolo e sarà capeggiata da chi per primo troverà la formula adatta per il prossimo step. E non è forse Apple quella più vicina a questo risultato? Difficile asserire che possa essere Microsoft quando i suoi progetti per il futuro sono quelli di avere uno smartphone che si comporta come un “vecchio” PC invece di trovare soluzioni che vadano oltre. Sottolineo una seconda volta che l’idea mi piace, sarebbe quasi un sogno per me un iPad che collegato a mouse, tastiera e monitor faccia girare OS X (anche se una cosa del genere non verrà mai e poi mai realizzata), ma questo solo perché il mio punto di vista è viziato dal mio background culturale e dal fatto che ho ancora bisogno di un computer desktop. Io credo che chi si trova nella mia stessa condizione non abbia gli strumenti adattati per poter “capire il futuro”. Mio figlio, che oggi ha 18 mesi, già dimostra di avere più affinità con iOS e se questo crescerà insieme a lui probabilmente non avrà mai bisogno di un Mac.

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Per tornare all’iPad Pro, mi viene da pensare che fosse quasi un passo obbligato per Apple al fine di dimostrare la maturità di iOS. Serviva uno strumento del genere che fornisse le basi per sviluppare ulteriormente questo sistema operativo. Usare due app insieme, ad esempio, è una cosa fondamentale mentre si compiono attività con un minimo di complessità e lo schermo da 12,9″ (grande per un tablet, piccolo per un computer portatile) consente di eseguire due app a dimensione completa, come si vedrebbero su due iPad Air affiancati. Inoltre, la dimensione ha reso possibile l’introduzione di una tastiera a dimensione naturale, sia quella virtuale a schermo che quella inclusa nella Smart Keyboard. La Apple Pencil, infine, potrebbe essere decisamente più di un tradizionale pennino. Io credo che nel mirino non ci siano affatto i vari Galaxy Note o il Surface, quanto le Wacom Cintiq.

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Prendete ad esempio la Cintiq Companion 2: ha uno schermo 13,3″ di risoluzione inferiore (2560 x 1440 pixel), è più grande e più pesante e parte da 1399€ con 64GB (con pennino ma senza tastiera). Se arriveranno app professionali per il disegno, come pare che possa accadere in breve tempo visti anche gli annunci del keynote, l’iPad Pro potrebbe essere la prima vera alternativa per gli illustratori, fumettisti, designer, ecc.. Il tutto con un OS che punta al futuro invece che riproporre le interfacce e gli approcci del passato.

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Io non ho bisogno dell’iPad Pro attualmente, uso anche pochissimo il mio Air 2 da quando ho ricomprato un Mac portatile, ed è decisamente caro per essere acquistato come “esperimento” perché al momento non punta alla massa. Il target di questo dispositivo è molto ridotto oggigiorno, semplicemente perché viviamo ancora nell’epoca in cui si dice (spesso generalizzando in modo sbagliato) che “il professionista ha bisogno di un computer”. Ma cosa succederà domani? Chi se la sente di predire il futuro e stabilire fin d’ora se tra 10 anni le persone compreranno ancora PC o useranno l’iPad Pro generazione 2025?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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