Recensione: iPhone 6s è lo smartphone definitivo.. fino all’anno prossimo

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Se escludiamo il primissimo modello del 2007 – quello attualmente noto come 2G – tutti gli iPhone hanno avuto una versione “s” l’anno successivo. Questa formula di mantenere il design inalterato per due cicli (che poi sono due anni), si è rivelata molto efficace sotto diversi punti di vista. L’azienda, ad esempio, non deve impazzire nel progettare dispositivi completamente nuovi per ogni generazione, può sfruttare di più la linea produttiva ed ottimizzare l’ingegnerizzazione nei modelli s. Per l’acquirente di questi ultimi il vantaggio è quello di avere uno smartphone esente da difetti di gioventù, come lo sono stati la ricezione nel 4, la delicatezza della colorazione nera nel 5 e la facilità di piegatura del 6. Preciso che in questo caso sto solo riportando cose note a tutti ma non sto affermando che siano stati problemi importanti per gli acquirenti. Anzi, se dovessi testimoniare la mia personale esperienza da possessore di tutti i modelli incriminati, non potrei che etichettarle come “inezie ingigantite dai media”. Anche l’acquirente degli iPhone non-s ottiene un vantaggio indiretto, perché l’uguaglianza strutturale contribuisce – per lo meno dal punto di vista psicologico – a far mantenere attuale il precedente modello per un altro anno (cosa che sembra impattare anche sul valore dell’usato, che rimane elevato).

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Tra le caratteristiche ricorrenti degli iPhone con la s finale, troviamo una colorazione inedita e l’introduzione di nuove tecnologie. Per quanto riguarda il 6s si tratta della finitura oro rosa e, sostanzialmente, del 3D Touch. La prima sta riscuotendo un enorme successo nel pubblico, anche quello maschile, in parte per la voglia di novità ma anche perché dal vivo non è così femmineo come appare in alcune foto. È forse più vicino al rame che al rosa, ma io ho preferito un classico argento.

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Design ed ergonomia

Per quanto riguarda il design è impossibile riconoscere un 6s da un 6, se non per l’icona “S” serigrafata sul retro del dispositivo. Strutturalmente, però, c’è una novità importante, ovvero l’uso di una diversa lega di alluminio. È stata scelta la stessa serie 7000 adoperata nell’Apple Watch, con l’obiettivo di aumentare la robustezza ed arginare le polemiche note come #bendgate. Sia i test empirici che quelli scientifici confermano che i nuovi iPhone 6s sono più difficili da piegare, mentre i precedenti lo erano né più né meno degli altri smartphone in metallo altrettanto sottili (sì, il #bendgate era tutto fumo e niente arrosto). La confezione ora riporta sull’esterno una foto del dispositivo con la colorazione prescelta, mentre non ci sono variazioni nella dotazione: smartphone, graffetta estrai SIM, cavo Lightning, alimentatore da 5W ed auricolari EarPods con microfono e controlli.

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Dopo un anno di utilizzo dell’iPhone 6 ho avuto l’impressione di notare immediatamente il maggior peso del nuovo modello e persino l’aumento di spessore. Per quanto riguarda il primo, direi che non è del tutto insolito apprezzare un incremento dell’11% del carico nella mano, ma si tratta in realtà di soli 14 grammi. Qualcosa che in poche ore ti dimentichi, perché con 143 grammi non si può certo dire che sia un oggetto pesante, ma contribuisce a renderlo più “sostanzioso”. Per quanto riguarda le dimensioni, rispetto al 6 ci sono 0,1, 0,2 e 0,2 mm in più, rispettivamente per larghezza, altezza e spessore. Vi sfido a notare le differenze ad occhio nudo, ma vi garantisco che anche con un righello in mano è praticamente impossibile. Tuttavia riconosco 10 volte su 10 il 6s in un confronto alla cieca. Forse è il peso a fuorviarmi, ma ho come l’impressione che il vecchio modello sia più piatto e sottile, mentre avverto una maggiore ergonomia del 6s, che sembra cadere meglio nel palmo della mano ed avere maggiore stabilità. Al di fuori di queste considerazioni, che potete tranquillamente archiviare come “fuffa” ed andare avanti, le custodie morbide dell’iPhone 6 calzano perfettamente sul 6s, così come anche tutte quelle rigide che ho provato. Si fa un po’ più di forza con queste ultime, principalmente nel rimuovere lo smartphone, ma si possono usare senza problemi. Attenzione a non farvi fuorviare da alcuni video apparsi in rete negli ultimi giorni, perché l’iPhone 6s non è impermeabile. Ci sono delle guarnizioni in più, è vero, e qualcuno ha provato a metterlo in acqua con esito positivo, ma è certificato che non vi sono protezioni per la presa di ricarica, attacco cuffie, auricolare, microfono frontale, selettore della vibrazione, tasti volume, ecc.. quindi il rischio di danneggiarlo con l’acqua è inferiore rispetto al 6 ma ancora presente. E visto che Apple non lo vende come “resistente all’acqua”, in caso di problemi dovrete ripararlo a vostre spese.

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iPhone 6s o 6s Plus?

Come ormai avrete capito, questa recensione è indirizzata principalmente al modello 6s, ovvero quello da 4,7“. Fatte salve le valutazioni su ergonomia e qualcosa per la fotocamera (in quanto il Plus da 5,5” ha la stabilizzazione ottica), tutto il resto vale comunque per entrambi. Non ho intenzione di rispondere alla domanda “meglio il 6s o il 6s Plus” perché ritengo non esista una risposta valida per tutti. A prescindere dal costo, fattore comunque importante, li ho avuti entrambi l’anno scorso e personalmente ho preferito il “piccoletto”, per cui questa volta ho preso solo lui (e il conto in banca mi ha ringraziato più volte). Nel mio caso la motivazione è semplice, in quanto l’iPhone è sempre il mio smartphone principale, ma mai l’unico. Nel mondo Android 4,7“ ormai si trovano a fatica anche nella fascia di ingresso e i più piccoli hanno display che si aggirano sui 5,2”. Per questo e perché ho sempre anche l’iPad, preferisco avere nell’iPhone la dote di estrema manovrabilità sacrificando un po’ lo schermo. 4,7″, tutto sommato, sono godibili quasi per tutto se non si hanno problemi di vista (anche se ultimamente sto aumentando il carattere di un punto dalle Impostazioni), ma ti consentono ancora di svolgere molte operazioni con una mano, tra cui scrivere è la più rilevante.

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Display

Gli schermi dei nuovi iPhone sono praticamente identici ai precedenti. Non cambiano dunque la dimensione, la risoluzione e la tecnologia IPS. La densità di pixel è elevata (326ppi per il 6s e 401ppi per il 6s Plus) e anche se non raggiunge i livelli di molti Android top di gamma, devo dire che questa tendenza alle super-risoluzioni non l’ho mai completamente capita. Superato il punto in cui l’occhio umano non distingue i pixel dalla normale distanza di visione (da cui il nome “Retina”), tutto l’eccesso non fa altro che appesantire inutilmente l’hardware ed inficiare sui consumi e la fluidità dell’interfaccia. L’unico caso in cui trovo un senso all’utilizzo di pannelli QHD sugli smartphone riguarda i top di gamma Samsung che si possono usare con i visori Gear VR. Infatti anche con la risoluzione 2560 x 1440 pixel, il Galaxy S6 Edge (recensione) risulta un po’ “pixelloso” con il casco dedicato realizzato da Oculus Rift, quindi il Full HD non era neanche da prendere in considerazione.

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In termini di visibilità lo schermo dell’iPhone 6s è decisamente ottimo, perché si vede benissimo da tutte le angolazioni ed anche in presenza di forte luce, ma si adatta perfettamente e morbidamente per rendere la lettura confortevole al buio. Una volta impostata una luminosità media con controllo automatico del sensore ambientale, difficilmente bisognerà modificarla. Non c’è possibilità di intervenire sulla tinta dello schermo, ma i colori sono molto naturali e mai troppo saturi. Il mio 6 aveva un pannello leggermente più freddo rispetto quello del 6s, ma queste differenze possono trovarsi anche tra modelli della medesima generazione (i display non sono mai identici nella resa, anche quelli dei computer o dei TV). Per essere un IPS i neri sono ottimi, anche se non assoluti come negli OLED, mentre il bianco è vivido e uniforme. Durante la presentazione degli iPhone 6s avevo intuito che lo schermo non fosse più protetto da Gorilla Glass ma da vetro Ion-X, come su Apple Watch Sport, tuttavia non ho più trovato alcuna conferma attendibile di questo particolare. Comunque sia non ho notato differenze in termini di riflessi e resistenza alle impronte rispetto il 6.

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Prestazioni

Come ogni iPhone che si rispetti, questo è il migliore e più veloce di sempre. Ti piace vincere facile Apple! Se guardiamo alle prestazioni, però, il divario rispetto il precedente modello è effettivamente molto marcato. Anche questo è un pattern che si ripete nei modelli s, infatti il salto di velocità del SoC A9 rispetto all’A8 (6s vs 6) è molto più evidente di quello tra A8 e A7 (6 vs 5s), così come lo era stato quello tra A7 e A6 precedentemente (5s vs 5).

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Più nel dettaglio, iPhone 6s ha prestazioni 70% superiori a quelle del 6 e ben il 90% considerando la componente grafica. I numeri le danno ragione, ma a pelle non è che si noti un grande cambiamento. Se non avessi fatto confronti diretti con l’apertura delle app, difficilmente mi sarei accorto che è effettivamente più veloce del 6. Ad oggi, nel quotidiano, si nota molto di più l’apporto dei 2GB di RAM, i quali consentono di lavorare con tre/quattro app in multitasking senza mai doverle ricaricare e di mantenere tantissime pagine di Safari già pronte nel passaggio dall’una all’altra. Probabilmente, come è già accaduto in passato, tutta la potenza dei 6s verrà fuori nel lungo periodo, quando usciranno nuove versioni di iOS, sempre più complesse, e questi le gestiranno senza problemi e rallentamenti, cose che potrebbero invece verificarsi sui modelli meno recenti. Attualmente, però, se devo essere onesto, il 6 si comporta ancora egregiamente e regge benissimo lo scontro. Solo se usate massicciamente il multitasking e tante tab in Safari noterete un effettivo risparmio di tempo ed una migliore esperienza d’uso.

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Un componente che è invece cambiato radicalmente è il Touch ID. Non fraintendetemi, questa seconda generazione mantiene le stesse caratteristiche di base della precedente, ma il raddoppio di velocità nel riconoscimento è davvero spiazzante. Io ero solito fare un clic sul tasto home per attivare lo schermo e leggere l’ora, la data o le ultime notifiche, cosa assolutamente impossibile con il 6s. Un clic veloce, senza mantenere sopra il dito, è sufficiente al Touch ID 2.0 per riconoscere l’impronta e sbloccare il dispositivo. Quindi bye bye lockscreen. L’efficienza ha dell’incredibile, mai visto un sensore d’impronte così veloce e preciso, ma il più delle volte lo maledico. Mi sono dovuto abituare ad usare un dito non memorizzato nell’iPhone (dove di solito metto pollice ed indice dx ed sx) per poter attivare lo schermo senza sbloccarlo. E quando me ne dimentico volano educate imprecazioni. Bisogna però aggiungere che con iOS 9 il centro notifiche funziona finalmente come si deve. Non è ancora perfetto, ma fino ad iOS 8 se perdevi una notifica era quasi impossibile ritrovarla, mentre ora queste vengono organizzare cronologicamente (e non per app), quindi si recuperano più facilmente.

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Togliamoci subito dai piedi anche le valutazioni su quelle cose che ormai diamo per scontate ma sono molto importanti. Il Wi-Fi (802.11ac dual band) funziona perfettamente e con la nuova tecnologia MIMO ha una maggiore efficienza. Il Bluetooth è passato da 4.0 a 4.2, avendo consumi minori con gli indossabili (quindi utile per Apple Watch). Il GPS/GLONASS e la bussola hanno la stessa velocità e precisione del 6: messi fianco a fianco non ho rilevato differenze. Ricezione direi nella norma, mai avuto problemi anche in zone non particolarmente coperte. Fatica un po’ a passare dal 3G al 4G, ma succedeva anche con il 6 e svariati smartphone Android, quindi ritengo sia un limite dell’operatore nella mia zona (TIM su Catanzaro).

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Audio

L’audio in chiamata è decisamente buono, così come la resa del microfono con riduzione del rumore. Attivando l’altoparlante si riescono ad effettuare facilmente conversazioni in vivavoce, ma anche qui non ho notato particolari differenze rispetto al 6. Nella riproduzione di musica, invece, la prima sensazione è stata di un bel miglioramento. Ho acquistato un fonometro per capire se la potenza fosse maggiore, ma questo ha rilevato una pressione massima di circa 97dBA su entrambi con “Rock ‘n Roll Train” degli AC/DC, quindi il volume pare essere identico. Il mio orecchio, però, insiste nel rilevare una migliore qualità nel nuovo modello. In particolare il suono è più definito e caldo, meno gracchiante sugli acuti e con una maggiore presenza di bassi. Parliamo sempre di un altoparlante mono di uno smartphone spesso 7mm, quindi non aspettatevi miracoli, ma nel suo piccolo si fa decisamente rispettare. È simile a quello dell’S6 Edge, ma un po’ meno sfaldato nei medio-alti.

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Foto

La fotocamera sporge ancora, mettiamoci l’animo in pace. Evidentemente in 7mm questo modulo sensore/obiettivo non ci entra ed avere una socca a filo sul retro sacrificando la qualità delle foto non mi sembra fosse una scelta migliore. Bene o male io una cover la uso sempre e ne basta anche una sottilissima per “pareggiare i conti”. Per chi invece preferisce lo smartphone al naturale, l’unica controindicazione è che, poggiandolo su una superficie rigida, l’angolo in alto a sinistra rimane leggermente sollevato e dondola sotto i nostri tocchi. Anche se esteriormente appare identica, la fotocamera degli iPhone 6s ha due miglioramenti principali nei numeri, ovvero l’incremento di risoluzione da 8 a 12MP e, per i video, dal FullHD al 4K. La cosa più interessante, però, è la tecnologia utilizzata per il sensore, ovvero la Deep Trench Isolation che abbiamo analizzato qui. Per farla breve, i singoli pixel sul sensore sono stati isolati gli uni dagli altri, in modo da limitare l’interferenza elettromagnetica e migliorare la resa. La domanda a questo punto è: si nota davvero una maggiore qualità rispetto la precedente fotocamera? Prendiamo una foto qualsiasi di quelle che ho scattato in questi giorni e iniziamo a verificarlo.

La foto a sinistra, quella del 6, sembra quasi velata ed ovattata rispetto quella del 6s, dove c’è un evidente maggior contrasto. Questa differenza, però, è riconducibile principalmente ad un approccio diverso nello sviluppo, infatti prendendo l’immagine del 6 ed aggiungendo contrasto in Photoshop, si può raggiungere un risultato quasi identico:

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L’eccesso di contrasto non è mai una buona cosa, perché può far apparire le immagini più “vivide” ma causare una perdita di qualità effettiva, mentre in questo caso l’iPhone 6s riesce a creare fotografie con un look più convincente e già “pronte per le condivisioni” senza effetti collaterali. Dopo l’aggiunta di contrasto in Photoshop, l’immagine del 6 sembra quasi identica a quella del 6s, ma l’analisi di un ritaglio ingrandito al 100% evidenzia il maggiore dettaglio catturato dal nuovo modello, dovuto principalmente all’aumento di 4MP nella risoluzione. Direi anche che, pur senza misurazioni scientifiche, si nota una migliore gamma dinamica nel 6s: basta vedere le maggiori informazioni mantenute nelle aree chiare, come le zone più luminose nel cielo o sui palazzi, senza perdita di dettaglio in quelle più scure.

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Anche nelle macro il 6s produce immagini più convincenti senza il minimo intervendo di post-produzione, mentre quelle del 6 rimangono più piatte. Onestamente questo non ci dice moltissimo sulla capacità del nuovo sensore, ma dimostra che Apple ha ulteriormente affinato un profilo di sviluppo già buono, riuscendo ad offrire all’utente delle fotografie più vivide senza rinunciare alla qualità o sfociare nell’over-processing.

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Una ulteriore conferma la potete vedere nelle seguenti immagini, anche queste catturate nelle medesime condizioni ambientali e senza nessun intervento correttivo. La foto del 6s è più incisiva, più pulita, sempre con maggiore contrasto e già godibile così come uscita dall’app nativa. I colori sono quasi identici e la gamma dinamica non risente del contrasto aggiuntivo.

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Salendo leggermente con gli ISO (qui di seguito siamo a 200) il rumore appare ben gestito su entrambi, ma nel 6s notiamo un disturbo meno invasivo, specie nei dettagli più piccoli. Si potrebbe pensare che il maggiore sharpening on camera del 6s porti a qualche artefatto in più, invece la resa sembra decisamente migliore anche in questo ambito. Qui è dove, secondo me, l’isolamento dei pixel dimostra per la prima volta dei vantaggi concreti.

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Saliamo poi a 400 ISO, limite che solo raramente l’iPhone tende a superare, a meno di non scattare nel buio più profondo. L’esempio seguente conferma in realtà quanto emerso dai precedenti, ovvero una maggiore incisività del 6s con colori più vividi ed un contrasto più efficace. Le due immagini sono piuttosto simili, ma guardandole al 100% si nota che nel 6 c’è più rumore e maggiori artefatti, per cui il 6s è sicuramente migliore. Anche in questo caso è presumibile che sia il Deep Trench Isolation a fare la differenza, ma va ben precisato che nel condividere questa immagine sui social network nessuno si accorgerà che abbiamo un 6s invece che un 6. Anche perché il bilanciamento del bianco e il tono generale dei colori sembrano virtualmente identici nei due modelli

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Dove sia il 6 che il 6s sono un disastro (ma anche gli iPhone precedenti) è nella gestione delle fonti di luce, le quali causano flare, ghosting e tutte le aberrazioni possibili e immaginabili. I lampioni accesi nel buio della notte, ad esempio, generano delle strisciate di luce ed una notevole perdita di definizione nei dintorni, oltre a causare sporadicamente la comparsa di punti luminosi dovuti ai riflessi interni dell’obiettivo. Un confronto diretto, però, evidenzia che nel 6s questo difetto è stato leggermente mitigato, anche se non ancora a sufficienza.

Avevo segnalato questo problema anche nella recensione dell’iPhone 6 (mostrando come fosse ancora peggiore nel 5s) e mi dispiace che Apple non si sia prodigata nel risolverlo. Certo è una condizione di scatto particolare, dove anche gli obiettivi fotografici per reflex possono essere in difficoltà, ma ho fatto lo stesso scatto con il Samsung S6 Edge (recensione) e direi che dimostra una superiorità schiacciante.

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Riassumendo: la fotocamera del 6s è effettivamente migliore di quella del 6 e rende più immediato l’uso e la condivisione di immagini, le quali appaiono più ricche di dettaglio e meglio processate. Non aspettatevi però una rivoluzione, perché ne rimarreste delusi. A livello di marketing è stata anche sfruttata l’introduzione delle Live Photos per differenziare e rendere unica l’esperienza di scatto con iPhone 6s. Dico che si tratta di marketing perché questa funzionalità poteva probabilmente essere estesa anche al 6, dove per altro ricevendo una Live Photo si può tranquillamente visionare, così come su Foto di El Capitan. Una Live Photo non è nient’altro che una fotografia con un mini video di 1,5″ attaccato prima e dopo. All’inizio appare come un’immagine statica, ma basta un tocco per animarla. La parte in movimento sembra quasi un time lapse, perché ha un framerate molto basso. Avevo letto 15fps, ma secondo me è decisamente di meno, perché si notano proprio gli scatti. L’effetto è comunque simpatico, ma non è nulla di particolarmente originale. Qualcosa di simile è presente da tempo nelle mirrorless Nikon 1, nonché negli smartphone di HTC con il nome Zoe.

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L’iPhone 6s non cattura Live Photo come modalità predefinita, anche perché queste occupano circa il doppio di una immagine statica e non sarebbe saggio. Nell’interfaccia dell’app fotocamera c’è una nuova icona – posta vicina a quelle di HDR, Flash, ecc.. – rappresentata da una serie di cerchi concentrici che si illuminano di giallo quando in funzione. Dobbiamo essere noi a decidere quando scattare una Live Photo attivandola manualmente, così come dobbiamo disattivarla al termine. Ed è meglio non dimenticarsi di farlo. Infatti non tutte le situazioni si adattano a questo tipo di fotografia, la quale richiede anche un minimo di pratica: bisogna sempre tenere a mente che l’iPhone memorizzerà una porzione di video prima e dopo la foto, quindi è necessario essere già “in posizione” prima di scattare e rimanerci anche dopo finché la scritta LIVE in giallo rimane attiva. Se ce ne dimentichiamo, avremo Live Photos che iniziano a riprendere il pavimento e finiscono quando riponiamo l’iPhone in tasca: un’esperienza visiva da dimenticare. Se ben utilizzata, invece, si tratta di una funzione piacevole, ma niente di troppo entusiasmante ad essere sinceri. Personalmente non mi convince la scelta di registrare anche l’audio, ad esempio, ma qui è questione di punti di vista. Purtroppo al momento questo formato è supportato solo da Apple, per cui possiamo mandarlo su un altro iPhone (anche non 6s) dove sarà correttamente visibile, ma se lo pubblichiamo su internet apparirà come una semplice foto. La gara per il social che ne implementerà per primo la piena compatibilità è aperta!

La fotocamera frontale dei nuovi iPhone 6s è passata da 1,2 a 5MP, compiendo un salto davvero evidente in termini numerici. Io avevo delle aspettative molo elevate in merito, perché la uso spesso per farmi foto con mio figlio e perché i 5MP del vecchio iPhone 4 non erano affatto male. L’anno scorso Apple era indietro rispetto la concorrenza per la fotocamera frontale ed anche se oggi ci sono modelli con 8 e più MP per i selfie, 5 sarebbero già più che sufficienti, specie con la qualità a cui l’iPhone ci ha abituato. Pur con tutte queste buone premesse, i risultati ottenuti mi hanno deluso. In alcuni casi i selfie catturati con il vecchio iPhone 6 appaiono persino migliori. Certo la differenza di risoluzione è evidente, ma non è sicuramente lo stesso modulo fotografico che l’iPhone 4 aveva sul retro, perché la qualità è nettamente inferiore (probabilmente avrebbe richiesto più spazio). I colori sono generalmente buoni, migliori rispetto l’iPhone 6, e c’è sicuramente più dettaglio per via dell’incremento di risoluzione, tuttavia il maggiore contrasto (simile a quello della fotocamera principale) in questo caso fa più male che bene perché il sensore sembra non ne reggerne il carico. Anche un minimo cambiamento di luce sulla pelle viene enfatizzato, con un risultato che è l’esatto opposto di quello dei filtri bellezza che troviamo nel mondo Android. Non voglio dire che sia normale aspettarsi di vedere Brad Pitt nello schermo mentre noi assomigliamo a Mr. Been, però c’è un evidente errore nell’algoritmo di sviluppo che porta a schiarire troppo le luci, creando delle fastidiose macchie chiare sulla pelle anche quando non ci sono. La riprova che sia un problema della fotocamera è che la stessa foto con iPhone 6 non mostra questi difetti. Insomma, quasi quasi rivoglio i miei 1,2MP.

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Una cosa che si è dimostrata abbastanza valida è invece il Retina Flash, ovvero l’utilizzo dello schermo come sorgente di luce per i selfie al buio o in controluce. Apple ha asserito di aver inserito un chip che consente di portare lo schermo per pochi istanti ad una luminosità fino a 3 volte superiore a quella dal pannello. Onestamente non saprei dirvi quali siano le ragioni tecniche per cui sia necessario un chip aggiuntivo, né come questo faccia a raggiungere questo risultato o se sia davvero 3 volte la luminosità reale del display, tuttavia la luce emessa è davvero forte. Sulla carta è decisamente meglio di un Flash LED, sia perché è diffuso e non puntiforme, sia perché può assumere qualsiasi colorazione. Quando lo attiviamo, infatti, si accende una prima volta per valutare la tinta dell’ambiente e poi una seconda in cui si colora per adeguarsi. Rimane sostanzialmente chiaro, ma si sposta leggermente sul caldo o sul freddo a seconda delle situazioni. I risultati non sono affatto male, consentendoci di fare dei selfie discretamente illuminati e con poco rumore anche con pochissima luce, perché si possono mantenere gli ISO più bassi. C’è però un problema, ovvero che lo schermo è posto al di sotto della fotocamera, quindi la luce ci colpisce dal basso. Crea quell’effetto stile film dell’orrore che non è proprio gradevole (e la mia faccia stanca non aiuta). In orizzontale va un po’ meglio ma il risultato migliore si ha ruotando il telefono di 180°, solo che l’interfaccia rimane capovolta quindi è decisamente scomodo da usare.

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Video

Nel campo video la novità principale dell’iPhone 6s è ancora una volta la risoluzione, che sale dal Full HD al 4K. Senza alcuna velleità polemica, devo dire che non mi aspettavo questa mossa da parte di Apple, perché è decisamente insolito avere il 4K su uno smartphone con un diplay che raggiunge al massimo il Full HD (e solo nel 5,5″) e lanciato in contemporanea ad una nuova Apple TV che non supporta questa risoluzione. Mi sembra una di quelle scelte nonsense che solitamente critichiamo nella concorrenza e che a Cupertino tendono ad evitare con molta attenzione. Detto questo, sono molto contento che si possano registrare video in 4K e non vedevo l’ora di testarne la qualità.

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La prima cosa che ho notato è in realtà negativa, in quanto per modificare il formato di registrazione bisogna sempre accedere alle Impostazioni / Foto e fotocamera. Poteva andar bene quando si doveva solo selezionare 30 o 60fps, ma avendo anche il 4K diventa più frequente la necessità di cambiare. Infatti non sempre è necessario mantenerlo attivo, sia perché alcune situazioni non richiedono la maggiore risoluzione, sia perché occupa molto più spazio ed ha più senso limitarlo ad occasioni sporadiche. Il bello è che nell’interfaccia dell’app Foto in registrazione video appare un’icona 4K o FullHD: che cosa gli costava renderla cliccabile offrendo una selezione diretta del formato di registrazione?

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La qualità video è molto buona e ci consente di creare filmati davvero spettacolari. Inoltre l’elevata potenza dell’hardware rende possibile un montaggio in iMovie del 4K direttamente sullo smartphone (anche se poi esporta solo a 1080p attualmente). Buona anche la messa a fuoco continua, perfezionata di generazione in generazione, mentre permangono i classici limiti di un sensore piccolo, ovvero troppa profondità di campo e scarsa resa con bassa luce. Di seguito vi mostro alcune rapide clip catturate poco prima del tramonto, dove già si nota la presenza di rumore digitale.

La resa è molto convincente. Fino a pochissimi anni fa era impensabile una qualità del genere su uno smartphone. I video in 4K sono a 30fps, mentre quelli in FulHD (altrettanto validi) possono essere registrati a 30 o 60fps, come su iPhone 6. Una differenza riguarda la moviola, che sul 6s offre l’opzione 120fps a 1080p oltre alla 240fps a 720p del precedente: quindi meno lenta ma con maggiore qualità. La stabilizzazione è solo digitale nel modello da 4,7″, mentre abbiamo anche quella ottica nel Plus da 5,5″. La prima si è rivelata essere sostanzialmente identica rispetto al 6 registrando in FullHD, mentre è meno impattante nella nuova modalità 4K. In realtà qui parliamo di un aspetto comunque positivo, perché la maggior parte degli smartphone non riescono proprio a gestire la stabilizzazione digitale su formati superiori al FullHD. La seconda parte della clip di seguito, dimostra che in 4K rende meglio la stabilizzazione digitale del 6s rispetto la sola ottica del Galaxy S6. Ovviamente, però, il 6s Plus le gestisce entrambe con risultati incredibili.

Una piccola novità di iOS 9 è che offre anche la possibilità di ingrandire i video in riproduzione, cosa utile per apprezzare meglio il maggiore dettaglio offerto dal 4K su uno schermo con risoluzione inferiore.

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3D Touch (e Taptic Engine)

Rivoluzione, evoluzione o fumo negli occhi? Cerchiamo di capirlo insieme. Il Force Touch nell’Apple Watch è stato una necessità, perché con lo schermo piccolo creare interfacce complesse e ricche di pulsanti era impossibile. È stata così aggiunta una nuova dimensione, un tocco profondo che dà accesso ai pulsanti con le funzioni principali delle varie app. Poi è stato esteso ai Trackpad dei MacBook (ancora non tutti), dove una tecnologia analoga ha consentito di avere vantaggi diversi: clic in ogni punto (e non solo nella parte bassa) e clic profondo per funzionalità aggiuntive. Negli iPhone 6s il Force Touch cambia nome e si chiama 3D Touch: di base è la stessa cosa già vista su Apple Watch, ma più similmente al MacBook è stata sfruttata per funzionalità aggiuntive. D’altronde la UI è già completa così, anche perché si deve poter usare su tutti gli iPhone precedenti, per cui con il tocco profondo si guadagna una dimensione in più nell’interazione. Appena presentanto mi ha subito richiamato alla mente il multi-touch capacitivo del primo iPhone rispetto il touch resistivo dei palmari dell’epoca. C’è però una differenza sostanziale, ovvero che in quel caso si passava da una tecnologia scomodissima ad una incredibilmente comoda ed intuitiva, da qui l’enorme portata della rivoluzione che si è poi rapidamente estesa ovunque. Il 3D Touch, invece, non rende altrettanto obsoleta la vecchia tecnologia, non è una funzionalità che da oggi in poi dovranno avere tutti gli smartphone per non essere tagliati fuori. Certo la vedremo anche altrove, c’è già Huawei in prima linea con il Mate S e Synaptics ha realizzato una tecnologia analoga da inserire negli smartphone Android, ma si tratta più di una evoluzione, qualcosa di simile al sensore d’impronte per lo sblocco del dispositivo. Esattamente come per il Touch ID, però, si impara rapidamente ad amare il 3D Touch; ed esattamente come quello, verrà piano piano supportato dalle app di terze parti, fino a diventare un elemento determinante. Anzi, questa volta andrà molto meglio, perché ci sono già le API pronte in Xcode 7 per sfruttarlo, mentre il Touch ID fu aperto agli sviluppatori di terze parti solo successivamente. La prova tangibile di questa differenza sta nel fatto che in pochi giorni dall’arrivo di iPhone 6s sono uscite già decine di app che sfruttano il 3D Touch.

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Ma a cosa serve esattamente? Premesso che al momento conosciamo solo le implementazioni iniziali previste da Apple e che queste potranno evolversi con l’apporto e l’ingegno degli altri sviluppatori, ad oggi abbiamo essenzialmente sei tipologie di usi del tocco profondo: azioni rapide sulle icone delle app (ma anche sui contatti e altrove), peek per avere anteprime dei contenuti (come email, link, ecc..), pop per confermarne l’apertura, tratto variabile nelle note (e potenzialmente in qualsiasi app di disegno che verrà aggiornata), taskmanager per passare da un’app all’altra, trackpad con funzione di selezione sulla tastiera. Per mostrarvele tutte la cosa migliore è un breve video:

Dopo solo due settimane dal primo unboxing, sarebbe sciocco affermare che queste funzionalità siano irrinunciabili. Alcune, per la verità, le ho usate davvero poco e non le trovo particolarmente produttive. Ad esempio il trackpad sulla tastiera, che si attiva con il nuovo tocco profondo, è effettivamente utile per muovere il cursore e, con un secondo tocco, consente anche di selezionare, ma non mi è sembrato offrire alcun vantaggio rispetto al metodo tradizionale. Preferisco molto di più toccare nel punto in cui voglio il cursore (aiutato anche dalla lente di ingrandimento) e selezionare le parole con un doppio tocco. Anche perché il metodo proposto da Apple con questa funzione trackpad ha un malfunzionamento di fondo, in quanto non attiva direttamente il popup con le funzioni (copia, taglia, ecc..) appena terminata la selezione, cosa che invece avviene col “vecchio metodo”.

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Le azioni rapide, invece, si sono rivelate abbastanza utili, perché sia con le app di sistema che con quelle già aggiornate (al momento io ho provato Documents, Dropbox, Fantastical, PDF Expert, Scanbot, Parcel, Things, Buffer, Shazam, Camera+, Telegram, Instagram ed Evernote, ma ce ne saranno altre), consentono di eseguire più velocemente una serie di operazioni. L’esempio più banale è quello dell’app Foto che ti consente di avviarla direttamente in cattura video o selfie, ma ce ne sono tante altre che risultano potenzialmente utili. Ammetto che spesso mi dimentico di utilizzarle, perché avvio le app istintivamente senza pensare alle scorciatoie, mentre ho trovato davvero comodo il menu che appare in corrispondenza di un nominativo, ad esempio nelle chiamate recenti, per poter rapidamente rispondere con una telefonata, facetime, email, messaggio. Oltre a farci risparmiare qualche tap di qua e di là, è molto più intuitivo.

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Qui però va fatta una precisazione: mentre alcune funzionalità del 3D Touch non potrebbero essere replicate da un tocco prolungato, questa del menu sul chiamante poteva esserlo. Infatti sui precedenti iPhone non succede niente se teniamo a lungo il dito su un nominativo, quindi si poteva implementare così anche in quelli. Tuttavia molti degli usi del 3D Touch hanno una logica legata a doppio filo con la quantità di pressione (tipo lo spessore di una traccia in Note) ed altri si sovrappongono a funzionalità già attivabili dal tocco tradizionale prolungato (come nel caso delle azioni rapide sulle app, ma anche per le anteprime peek sui link in Safari, per dirne due), per cui Apple ha probabilmente fatto bene ad implementare una logica univoca per tutto, in modo da non creare confusione.

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Tra le cose che uso di più del 3D Touch c’è sicuramente il rapido accesso al multitasking. Abbiamo due possibilità: la prima è quella di premere con un po’ di forza all’estrema sinistra dello schermo e scorrere verso il centro, cosa che attiverà il task manager in sostituzione del più scomodo doppio clic sul pulsante home (che così viene anche stressato di meno); la seconda è quella di prolungare lo swipe fino all’estrema destra, effettuando uno switch rapido tra le ultime due app aperte. Da segnalare che con cover sporgenti toccare il lato dello schermo può essere scomodo, per il resto è un’ottima implementazione, anche se non tiene conto di chi usa lo smartphone con la mano destra.

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Per quanto riguarda peek e pop devo dire che li uso spesso, ma ho notato un difetto con alcuni tipi di contenuti. Facendo una pressione profonda su una email, ad esempio, si attiva una anteprima della stessa in sovrimpressione (peek) che rimane attiva finché manteniamo il dito sullo schermo. Non si deve continuare a premere forte, basta tenerlo poggiato, quindi non è stancante. La cosa è molto comoda non solo per avere una anteprima del contenuto, ma anche perché possiamo scorrere a sinistra per cancellarla, a destra per marcarla come letta e in basso per attivare un menu con le ulteriori azioni.

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Se invece vogliamo aprirla completamente, premiamo di nuovo a fondo ed ecco il pop, evidenziato da una veloce animazione. Faccio l’esempio di Mail perché è dove lo uso più spesso, ma il peek è attivo anche in Foto, in Safari (molto comodo), sui link o gli indirizzi nei messaggi, ecc.. Tornando però ad una mail, succede che mentre si tiene il dito sopra si copre parte del contenuto e, quindi, è facile non riuscire a leggerlo interamente. Siccome lo uso tantissimo per le notifiche dei commenti al sito ho preso ormai “le misure” del problema e attivo il peek solo con la mail nella parte alta dello schermo, così il dito copre solo l’intestazione. Insomma, funziona, ed è anche abbastanza intuitivo, però se ho dovuto trovare un workaround per renderlo produttivo, vuol dire che qualcosa di meglio forse si poteva fare. Ammetto di non avere in mente una soluzione, in quanto spostare il dito causa le azioni che ho elencato sopra e mantenere il peek attivo anche togliendolo lo avrebbe trasformato in una apertura completa della email, richiedendo un secondo tocco per tornare all’elenco e vanificandone l’effetto. Comunque, per quello che è, ovvero una anteprima rapida della mail (dove per giunta non si può scorrere, quindi vediamo solo “la prima pagina”), alla fin fine fa il suo dovere. Per me che uso tantissimo la posta, ho molte caselle su iPhone e ricevo una media di 1 messaggio al minuto nei momenti calmi, di tempo ne fa risparmiare. Probabilmente per un uso meno intensivo può diventare irrilevante.

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A completare questa carrellata c’è la possibilità di usare il 3D Touch per la grafica, in quanto le app compatibili riconoscono il livello di pressione adattando lo spessore del tratto. La prova si può fare facilmente in Note, che con iOS 9 ha guadagnato degli strumenti di disegno basilari ma utili. Mi aspetto che tra i primi ad implementarne l’utilizzo siano quelli di Pixelmator, che di solito sono sempre in prima linea per adattarsi alle linee guide ed alle novità introdotte da Apple.

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Non bisogna poi dimenticare il Taptic Engine, colui che si occupa del feedback aptico, ovvero qualcosa di simile alla vecchia vibrazione. La differenza è che questo risulta essere molto più discreto e meno rumoroso, ma si sente di più sotto le dita. È più forte ma al tempo stesso “composto”, risultando nettamente più puntuale, preciso e gradevole. Il suo apporto è decisivo nell’esperienza d’uso del 3D Touch, in quanto ci restituisce la sensazione che stiamo facendo qualcosa in più di un semplice “tap”. È così ben fatto che mi sarebbe piaciuto sentirlo alla pressione delle lettere sulla tastiera virtuale, come a conferirgli una maggiore “consistenza”. Tuttavia Apple ha preferito ancora una volta la coerenza, utilizzando il feedback aptico solo alla pressione profonda, quella che sulla tastiera attiva la modalità trackpad di cui abbiamo già parlato.

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Batteria

L’iPhone è probabilmente il primo smartphone che abbia meritato questo appellativo, nonché quello che ha dato il via al dilagare dei piani tariffari con traffico internet a soglie prepagate. È colpa sua, insomma, se oggi usiamo così tanto lo smartphone per ogni cosa. Internet, posta, messaggistica, navigazione satellitare, video, musica, gaming, tutte cose prima che si facevano con dispositivi dedicati e che ora sono racchiuse nel palmo della nostra mano. Ad ogni nuova generazione la tecnologia consente di produrre componenti hardware più potenti ma meno esosi di risorse, tuttavia l’autonomia media di un iPhone è rimasta più o meno sempre la stessa. In linea di principio io mi sono trovato bene con tutti i modelli che ho posseduto finora, fatta eccezione per qualche temporaneo problema dovuto a release software poco ottimizzate (come mi è successo di recente con iOS 8.2 e iPhone 6). Tuttavia l’uso tipico dello smartphone nel 2007 non è certo quello del 2015, quando dalla nonna all’adolescente tutti fanno foto, usano Whatsapp, navigano e via discorrendo. Per un uso davvero intensivo, l’iPhone 6 Plus è stato il primo smartphone – ok, phablet – di Apple a garantire oltre l’intera giornata senza ricarica, cosa che si mantiene valida anche con il 6s Plus. Il modello da 4,7″, invece, era e rimane tarato su una giornata di uso medio. È chiaro che si tratta di un’indicazione sommaria non quantificabile, ma finora il 6s si è dimostrato sufficiente a completare una mia giornata normale, così come il precedente 6. Io faccio poche telefonate, meno di 1 ora al giorno, ma ho 6 caselle di posta in PUSH e tutte le notifiche e le attività in background per i vari Twitter, Facebook, Whatsapp, Messenger, Skype, Instagram, Flickr, Viber, Hangouts, Dropbox, ecc.. Uso moltissimo Mail e Safari, faccio foto e video, riproduco filmati con AirPlay e invio e ricevo messaggi su tutte le principali piattaforme e social network. Con un utilizzo del genere, sono arrivato mediamente alle 20 con il 10% di batteria, ma quelle poche volte che sono stato molto fuori casa facendo tutto con lo smartphone, adoperando di più il 3G/4G e un po’ di navigazione GPS, ho dovuto ricaricarlo verso le 17:30.

batteria

L’autonomia, per farla breve, è proprio identica a quella dell’iPhone 6. Nel passaggio dal 5s al 6 c’era stato un miglioramento del 15% circa, mentre questa volta Apple non è riuscita a fare altrettanto bene. Tuttavia anche il mantenimento della precedente durata non deve essere stata una cosa facile visto che la capacità nominale della batteria si è ridotta dai 1810mAh del 6 a 1715mAh nel 6s (e pare sia colpa del più ingombrante Taptic Engine). Evidentemnte il nuovo hardware è più efficiente e il software ben ottimizzato in termini di consumi. Su quest’ultimo è stata anche aggiunta la nuova opzione “Risparmio energetico”, che riduce l’attività in background per preservare batteria, utile per prolungarne l’autonomia quando siamo fuori casa e non possiamo ricaricare in tempi brevi. Questa ci viene anche proposta automaticamente in occasione dei classici avvisi che appaiono al raggiungimento del 20% e del 10% di carica, così possiamo attivarla senza dover entrare nei menu. Il funzionamento non è troppo invasivo, perché alla fine possiamo continuare a fare tutto con lo smartphone, infatti non è che faccia miracoli come alcuni sistemi analoghi che si trovano su Android, ma proprio per questo suo bilanciamento possiamo sfruttarlo più frequentemente senza rimorsi.

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Una piccola parentesi è obbligatoria per l’A9, chip fornito da Samsung o TSMC con caratteristiche produttive leggermente diverse (14nm vs 16nm). Ad oggi pare che il modello di TSMC – che ho sul mio iPhone 6s e che risulta essere il più diffuso – offra prestazioni praticamente identiche ma una maggiore autonomia. Non ci sono test scientificamente attendibili al 100%, ma tutte le prove empiriche effettuate finora confermano questo risultato.

Conclusione

L’iPhone 6s è il migliore iPhone di sempre? Non stento a crederlo. Ma era scontato avere maggiori prestazioni, così come le migliorie tecniche e le novità funzionali tipiche dalle versioni s. Insomma, tutto come previsto, ed anche il 3D Touch è stata una “novità telefonata”, sia per i tanti rumor che l’avevano anticipato che per il percorso di diffusione delle nuove tecnologie che è tipico di Apple. Tutto ciò, però, non toglie nulla alle qualità di questo smartphone, che, di generazione in generazione, riesce ad elevare ulteriormente l’asticella della qualità. Dai materiali alle soluzioni tecnologiche, tutto nell’iPhone 6s rappresenta una buona evoluzione. La batteria è l’unico elemento che si mantiene in quel range medio che per alcuni può essere ottimale e per altri problematico, ma se vi trovavate bene con il 6 non avrete brutte sorprese con il 6s. Devo dire, comunque, che come upgrade rispetto la precedente generazione non è così dirompente. Le novità ci sono e abbracciano un po’ tutti gli ambiti, ma la generale bontà del 6 mi fa propendere per consigliare ai possessori di non passare al nuovo modello. È una cosa che possiamo considerare valida per tutte le versioni s di iPhone e che ritengo confermata anche nel passaggio 6 / 6s. È comunque prevedibile che alcune caratteristiche, come proprio lo sbandierato 3D Touch, facciano breccia nelle fantasie tecnologie dei geek, rendendo l’upgrade molto più appetibile. Mi riferisco a quella smania di utilizzare subito le novità che Apple inserisce nei nuovi modelli, supportata da un marketing mirato ed estremamente efficace. Proprio le ragioni del marketing, però, sono probabilmente quelle che più danneggiano questo prodotto nella sua versione di ingresso. La conferma del taglio base da 16GB è semplicemente imperdonabile in uno smartphone che parte da 779€. Sì c’è iCloud, tutti i meccanismi di snellimento delle app e del sistema operativo introdotti con iOS 9, ma siamo seri, 16GB senza espansione di memoria e con tutte le capacità multimediali di questo smartphone sono semplicemente improponibili. O non si sfruttano tutte le sue possibilità oppure si passeranno le giornate a maledire quei 110€ risparmiati per non aver scelto il taglio da 64GB. Parlando delle cose positive, invece, la lista è molto lunga ed è inutile ripeterla nuovamente visto che le abbiamo già analizzate una ad una in questa recensione di oltre 7000 parole. Riassumendo direi che il 3D Touch è promosso: molto utile anche se con margine di ottimizzazione. Sul fronte multimediale abbiamo tanti miglioramenti, magari non così evidenti come speravo e con qualche handicap nella resa della fotocamera frontale, ma complessivamente siamo su livelli molto alti. In termini di funzionalità ci sono quelle cose in più che Apple riserva tipicamente ai nuovi modelli e che contribuiranno a rendere i 6s più appetibili al consumatore. Per il resto, l’esperienza d’uso è eccellente, sia per l’incredibile potenza del SoC A9 che per l’apporto dei 2GB, ma viene leggermente minata dall’attuale versione 9.0.2, che presenta più di qualche bug. Capita che l’iPhone si blocchi durante la digitazione e che alcune app rimangano come congelate richiedendo la chiusura dal task manager. Sistemate queste inezie l’iPhone 6s sarà lo “smartphone definitivo”. Certo, fino a settembre dell’anno prossimo.

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PRO
Display IPS che rimangono nel complesso tra i più godibili sul mercato
Materiali premium e maggiore resistenza rispetto il 6
Comodo nel palmo della mano grazie al bordo arrotondato
 Tante funzionalità aggiuntive grazie al 3D Touch
 Taptic Engine molto più piacevole della vibrazione
Touch ID 2.0 velocissimo
 Fotocamera frontale migliorata nella risoluzione e funzioni
 Pratico Retina Flash per selfie con poca luce
Fotocamera principale dalle ottime prestazioni
 Messa a fuoco rapida e precisa
 Video 4K di elevata nitidezza
Ottima stabilizzazione video digitale (disponibile in misura inferiore anche nel 4K)
AF continuo nei filmati estremamente reattivo e preciso
Moviola fino a 120fps a 1080p
Fluidità perfetta nel multitasking, migliorata con i 2GB di RAM
 Prestazioni incredibili dell’A9
Wi-Fi 802.11ac MIMO Dual Band + Bluetooth 4.2
 Audio dall’altoparlante migliorato nella qualità (non nel volume)

CONTRO
 Sconsiderato il taglio base di 16GB
 Fotocamera principale troppo incline al flare con fonti di luce dirette
 Fotocamera frontale dalla resa non ottimale con i volti
 La batteria è sempre nella media

DA CONSIDERARE
 Il Touch ID 2.0 è fin troppo veloce e preciso…

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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