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Come è successo a molti utenti, ho iniziato ad apprezzare Android solo quando l’ho usato nella sua forma stock, nel mio caso con il Nexus 4. Mi è piaciuto ancor di più il 5: smartphone equilibrato, dal prezzo molto vantaggioso, con un sistema operativo snello ed aggiornamenti costanti. Non ho invece gradito il successivo Nexus 6, sia per l’eccessiva dimensione che per il passaggio a prezzi decisamente più elevati. Nel frattempo mi sono allontanato dall’esperienza nativa di Android e da quella spiacevole – a mio modo di vedere – di Samsung, trovando maggiore soddisfazione con altri brand, spesso cinesi. Sembrerà strano visto quanto le loro ROM differiscono dall’originale, ma non amo le cose né carne e né pesce. Per me gli smartphone Android migliori sono o quelli che rimangono molto fedeli allo spirito di Google e rilasciano aggiornamenti veloci (vedi Motorola e ultimamente anche LG) oppure quelli che propongono una visione alternativa, che apprezzo ancor di più se impreziosita da un buon design e app iOS-like come avviene con la EMUI di Huawei o la MIUI di Xiaomi, giusto per citarne due. La questione degli aggiornamenti, però, mi sta molto a cuore e vedere che dopo 6 mesi dal rilascio di Marshmallow questo è installato (ed installabile) su una porzione minima degli smartphone in circolazione dispiace non poco. Per l’S6 Edge che avevo fino a pochi giorni fa si inizia a parlare dell’update ad Android 6 solo in queste ore, cosa che per chi è abituato all’ambiente iOS, dove si ricevono nuove versioni costantemente anche per dispositivi molto datati, è difficile da sopportare. Sia per una questione di sicurezza, ma anche per le nuove funzionalità che derivano dagli aggiornamenti. Basti pensare al sensore d’impronte digitali, usato quasi solo per lo sblocco dello smartphone e che solo con Marshmallow viene gestito dalle API di sistema, rendendolo potenzialmente compatibile con qualsiasi app a prescindere dal produttore (ne abbiamo avuto una prova di recente con 1Password 6). Insomma, dopo diversi mesi di lontananza da Android stock, ho deciso di ritornarci con i Nexus 5X e 6P.

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Il primo, lo sapete già, è realizzato da LG e ricorda molto il precedente Nexus 5, mentre il secondo è di manifattura Huawei. Oggi vi parlerò proprio del 6P, quello che può essere considerato il top di gamma, sia per materiali che per specifiche tecniche.

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Caratteristiche principali

Rispetto al Nexus 6 si è deciso di ridurre leggermente lo schermo, che scende da 6 a 5,7″, ma rimane comunque molto ampio. L’hardware è caratterizzato da una CPU Qualcomm Snapdragon 810 ed una GPU Adreno 430, mentre sul fronte RAM sono 3 i GB e si parte da 32GB di memoria per poi passare ai modelli successivi da 64 e 128. Google ha scelto di non inserire espansione con microSD in entrambi i Nexus presentati a settembre del 2015 ed è una cosa molto strana se si considera che sono arrivati insieme a Marshmallow, il quale ha introdotto anche la possibilità di usarla come storage primario. Questo significa che, come per l’iPhone, sarà necessario scegliere da principio il quantitativo di memoria che potrebbe servirci. La fotocamera principale è da 12MP con apertura f/2, mentre quella frontale è da 8MP. Al Wi-Fi ac dual band ed al Bluetooth 4.2 si affiancano anche NFC, A-GPS e tutti i vari sensori, che comprendono anche bussola, barometro e quello per l’impronta digitale. Per quanto riguarda l’audio abbiamo casse stereo, mentre la batteria non rimovibile ha una capacità di 3450 mAh. Ultima peculiarità è l’adottamento della connessione USB-C reversibile.

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Design ed ergonomia

Huawei realizza telefoni di ottima qualità, specie per i top di gamma, e nel Nexus 6P si conferma questa loro peculiarità. Alla scocca in metallo si abbina il vetro Gorilla Glass 4, per un dispositivo che appare pregiato e al tempo stesso robusto. Il design non passa certo inosservato, in particolare per quella striscia nera sporgente che si trova sul retro. Lì dentro vi è la fotocamera con il flash LED dual tone, ma più che una necessità sarà stata una scelta di stile. Si poteva benissimo avere solo la fotocamera a rilievo (ricordo che il sensore è da 1/2,3″), ma hanno deciso per questa soluzione proprio per caratterizzare il design del prodotto. Personalmente l’ho trovato orrido appena visto, ma è una di quelle volte in cui le foto non rendono giustizia. In primo luogo va detto che quel particolare risulta molto evidente scegliendo i colori ghiaccio o alluminio, mentre si nota poco con quello grafite (per altro molto bello). Inoltre l’area a rilievo è stondata ai lati e la curvatura con cui si fonde al metallo della scocca è molto bella. È chiaro che rimane un elemento forte che può dividere le opinioni, ma vi consiglio di vederlo dal vivo nella colorazione grafite prima di bollare questo dettaglio come brutto, perché non lo è affatto secondo me.

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I problemi però sono altri e riguardano l’ergonomia. In primo luogo è un telefono grande, come è giusto che sia con quello schermo, ma ha anche cornici un po’ troppo vistose. È vero che ci sono le casse all’interno, ma le due strisce superiore ed inferiore sono alte come quelle dell’iPhone 6s Plus pur non avendo tasti fisici, i quali occupano invece la porzione bassa dello schermo. Il succo è che si tratta di un telefono molto alto (160mm), che non pesa tantissimo (178g) ma si sbilancia nella parte alta. In mano non è scomodo pur essendo un padellone, ma personalmente non l’ho trovato per nulla agevole. Inoltre è uno di quei telefoni belli (almeno per me) che però ti dà l’impressione di essere sempre a rischio graffi. E con le dimensioni che ha una cover è da escludere, perché diventerebbe davvero enorme.

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In sintesi devo dire che a me il design ha colpito molto dal vivo e la costruzione è eccellente, ma ho sempre avuto un’impressione di precarietà nel maneggiarlo, vuoi per lo sbilanciamento del peso vuoi per le dimensioni e i materiali. È piuttosto sottile per altro, solo 7,35mm nella maggior parte del corpo, mentre sale a 8,4mm per la sporgenza in cima. Magari si sono detti: prendiamo quello che solitamente viene visto come un “difetto” e costruiamoci intorno una caratteristica di design. Secondo me, in questo senso, non hanno sbagliato. Peccato solo per l’ergonomia, che onestamente non è il massimo, anche perché non c’è nessun sistema per ridurre lo schermo ed usarlo ad una mano, quindi rimane uno smartphone piuttosto impegnativo e che non si usa con spensieratezza.

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Lo sportellino per la SIM è sulla sinistra, mentre in cima troviamo l’ingresso per le cuffie. I tasti sono invece sul lato destro, dove troviamo quello di accensione sopra il bilanciere del volume. Ho già visto una soluzione del genere nello Z5 e, come in quel caso, l’ho trovata scomoda. Diciamo che, viste le dimensioni in gioco, potrebbe essere stata quasi una necessità sul 6P, perché hanno messo il tasto power dove si arriva giusto col pollice ma salire oltre sarebbe stato difficile, quindi si è preferito inserire i controlli volume in basso.

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Pur con queste attenuanti, rimane per me difficile abituarmi, ma è anche vero che cambio troppo spesso smartphone: è possibile che usando solo questo per un mese ci si faccia l’abitudine. Io, invece, continuo a modificare il volume invece di spegnere o accendere il display e poco ha risolto il fatto che il tasto power sia leggermente zigrinato: quando si preme si deve andare a colpo sicuro e non stare lì ad accarezzare il pulsante per scoprire se la superficie è liscia o meno.

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Il sensore biometrico per l’impronta digitale è una delle recenti aggiunte alla linea Nexus, reso finalmente più utile con l’introduzione delle API di sistema su Android 6.0. Quello del 6P ha una risposta perfetta, sia per velocità che precisione. Non ha mai sbagliato un colpo e riconosce le impronte in tutti i versi. Molti produttori stanno inserendo il sensore sul retro, in posizione sicuramente comodissima per l’indice quando abbiamo il telefono in mano, ma non è una soluzione che amo. Il mio problema, non so se condiviso con altri, è che lo smartphone risiede per il 90% del tempo sulla scrivania, quindi per sbloccarlo dovrei ogni volta sollevarlo e poggiare il dito, cosa assolutamente scomoda. Di conseguenza perdo tanto tempo a digitare il codice di sblocco, senza usufruire dei vantaggi del sensore. In alternativa si può selezionare come attendibile la nostra voce, il viso, un dispositivo Bluetooth ed altro con SmartLock, così da non dover digitare il pin quando questo risulta connesso. Non è però una soluzione ottimale, sia perché non risulta preciso al millesimo sia perché, in alcuni casi, se ci allontaniamo lasciando lo smartphone sulla scrivania, chiunque può accedervi (ad esempio attivando il luogo attendibile oppure con speaker o smartwatch ancora nel raggio d’azione). Sicuramente dipende tutto dalle proprie abitudini, per cui non lo considero un difetto, né in questo né in altri smartphone, ma per me il sensore frontale è infinitamente più comodo.

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Display

5,7″ sono un bel vedere, specie quando la risoluzione è di 2560 x 1440 pixel. La densità è di 518 ppi e la tecnologia AMOLED consente di avere un bel nero profondo e contrasti piacevoli. I colori sono solo leggermente più saturi di quanto io preferisca, ma la resa è eccezionale. In questi giorni ho iniziato a provare anche il Nexus 5X e la differenza rispetto quell’IPS è davvero molto marcata. Non ci sono sistemi avanzati di taratura colore, essendo Android stock ci si deve abituare ad una interfaccia asciutta con poche opzioni, che ci ripaga però con una eccellente velocità operativa.

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La visione all’aperto me l’aspettavo leggermente migliore viste le premesse, ma è comunque molto buona. Diciamo che è solo un po’ al di sotto dei migliori pannelli AMOLED di Samsung. Davvero ottima la visibilità dai lati, dove viene mantenuto il colore ed una luminosità molto elevata.

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Lo schermo è sicuramente uno dei punti di forza del Nexus 6P e dopo averci fatto l’abitudine sarà difficile passare ad altro. Tuttavia gli 0,2“ in più di diagonale non li ho avvertiti molto in termini di fruibilità rispetto gli ormai classici 5,5”, mentre hanno avuto un impatto negativo sull’altezza complessiva dello smartphone dovuta sia a questo che alle cornici non proprio sottili.

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Molto comoda la funzionalità Display Ambient, che consente di attivare automaticamente lo schermo alla ricezione di notifiche, mostrandosi con sfondo nero e testi in grigio chiaro, così da consumare pochissima energia ed essere anche più discreto. Sul 6P è una soluzione perfetta avendo un display AMOLED, che effettivamente non consuma quasi niente in tali condizioni, mentre sul 5X c’è la medesima funzione e rimane gradevole e utile, ma meno efficace in termini di contenimento dei consumi con pannello LCD.

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Multimedia

L’audio sterofonico del Nexus 6P è un vero piacere per le orecchie. Non saprei individuare a memoria le differenze rispetto i migliori HTC con BoomSound, per cui non vi posso dire se è meglio o peggio, ma sono sicuro del fatto che abbia un suono caldo e potente. Nell’ultimo anno è sicuramente il miglior smartphone che abbia provato in questo senso. Stranamente l’audio in chiamata dalla capsula auricolare è un po’ sottotono: se non si centra il punto esatto con l’orecchio il volume sembra molto basso. Anche avendo cura di posizionarsi bene, però, si vorrebbe qualcosa in più per sentire bene il chiamante. Quest’ultimo, invece, riceve la nostra voce forte e presente, anche grazie all’intelligente posizionamento del secondo microfono per la riduzione del rumore ambiente (che sta sul retro, sotto la fotocamera). Una cosa strana che ho notato – e non saprei dire se dipende dal software o dai microfoni – è che spesso parte “Ok Google” anche se un’altra persone dice parole apparentemente diverse, pur avendo io fatto l’addestramento. Non ci sono auricolari in dotazione, cosa che un po’ dispiace visto il prezzo.

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La fotocamera principale ha 12,3MP, un sensore da 1/2,3″, apertura f/2, autofocus laser e flash LED dual-tone. Ho letto meraviglie sulle sue capacità, ma ero rimasto molto deluso mentre scattavo qualche foto all’aperto. In quelle circostanze, infatti, il display aumenta notevolmente la luminosità e fa sembrare le immagini bruciate e fluorescenti. Di seguito una gallery, cliccate sulle immagini per ingrandire.

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Una volta riviste al computer ho potuto apprezzare colori vividi ma naturali ed un’ottima definizione. Anche la resa con bassa luce è al di sopra della media, con rumore presente ma meglio contenuto rispetto la maggior parte degli altri modelli di pari prezzo.

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Purtroppo l’app fotocamera nativa di Android ha davvero poche opzioni, anche definire un’esposizione su un’area diversa da punto AF risulta impossibile. Per sfruttare meglio le doti fotografiche di questo smartphone consiglio quindi si installare un’app dedicata, come DSLR Camera o Manual Camera, giusto per citarne un paio delle mie preferite.

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Lato video si riescono a registrare filmati fino al 4K/UHD o 1080p di buona qualità. Anche in questo caso si soffre un po’ per l’assenza di impostazioni avanzate, per cui un’app dedicata potrà essere utile per ottenere risultati migliori e con maggiore controllo. C’è anche la stabilizzazione video digitale che funziona discretamente in FullHD ma è praticamente inesistente sul 4K (cosa piuttosto comune) e rappresenta un elemento di distinzione con il 5X dove, per qualche ragione, non è presente. Il problema potrebbe essere la ridotta potenza di calcolo? Onestamente ho i miei dubbi visto che lo Snapdragon 808 non è certo l’ultimo arrivato, per cui propendo più per un distinguo software deciso a tavolino. La messa a fuoco continua è discreta, con una reattività nella norma e senza difetti che la portano ad andare avanti e indietro all’infinito, anche se purtroppo non è molto ravvicinata in macro. Non sono riuscito a fare dei video decenti per varie vicissitudini, ma ho un breve test/confronto con il 5X, giusto per vedere in pratica quanto dicevo relativamente a stabilizzazione e fuoco macro. Il 6P effettua un crop per stabilizzare, quindi i soggetti sembrano più vicini e si perde sull’angolo di campo, ma alla fine non porta a casa un lavoro egregio nella prova al passo e nel macro sembra che il 5X riesca a mettere a fuoco da più vicino.

La fotocamera frontale ha 8MP con apertura f/2,4 e si comporta altrettanto bene. Durante le videoconferenze gli interlocutori si sono detti stupidi dell’ottima resa anche relativamente al video FullHD. Insomma, un comparto multimediale con hardware molto convincente e con qualche piccolo limite software dato dalle app stock, sicuramente pratiche e veloci ma non troppo complete.

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Prestazioni

Lo Snapdragon 810 è una brutta gatta da pelare e pochi produttori sono riusciti a domarlo nel 2015. Huawei è uno di questi, perché il Nexus 6P sprigiona una grande potenza ma non mi è mai capitato di sentirlo troppo caldo. Ho avuto davvero l’impressione che volasse durante l’uso e solo dopo un paio di settimane a pieno regime, senza riavii, con tante app installate e processi in background, ho notato qualche lievissimo tentennamento in alcuni ambiti, come nell’uso della fotocamera. Altrettanto valida la Adreno 430, che è ormai una vecchia conoscenza. Deve sopperire ad uno schermo molto ampio e ad una elevatissima risoluzione, ma si comporta in modo esemplare. L’esperienza di gioco con questo display, questo hardware e l’audio stereo, è davvero molto godibile.

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Software

Su Android stock c’è poco da dire, se non che qui è nella sua sesta incarnazione conosciuta come Marshmallow. Google ha lavorato bene dietro le quinte, per cui non si vede un grande cambiamento a livello di interfaccia, ma le novità alla base sono molto importanti. In termini di esperienza utente si segnala il fatto che le app ora richiedono i permessi quando necessario e non al momento dell’installazione (come su iOS, in sostanza), oppure il drawer con scorrimento fluido verticale, ricerca e app consigliate in cima (selezionate in base a quelle frequenti e al momento della giornata). Altra cosa che avvicina per certi versi Android ad iOS è che rimuovendo una app dalla home ora si hanno due opzioni, una per eliminare solo il link veloce (come è sempre stato) e l’altra (nuova) per disinstallarla direttamente.

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Molto interessante la possibilità di personalizzare leggermente la barra di stato tramite la nuova voce di impostazione “Sintetizzatore interfaccia utente”. Possiamo infatti scegliere quali icone visualizzare e quali no, evitando affollamenti per alcune cose potenzialmente irrilevanti. Una caratteristica che ha destato molto interesse è Now on Tap, ovvero la possibilità di avviare Google Now in qualsiasi schermata ed ottenere informazioni attinenti al contenuto visualizzato. Non è ancora perfetto, però l’idea è interessante e ci consente di effettuare delle “ricerche intelligenti” in modo rapido ed intuitivo. Tra le altre novità si segnala il supporto per Android Pay e le già citate API per la standardizzazione del sensore di impronte digitali, che da questo momento in poi può essere usato dalle app in modo nativo senza diversi adattare alle implementazioni dei singoli produttori.

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Questo piccolo dettaglio dovrebbe cambiare tutto, anche se purtroppo Marshmallow ha ancora una base di installato così piccola da non risultare determinante. I restanti cambiamenti sono pure numerosi, sebbene molti di questi siano dietro le quinte, ma vanno certamente menzionate l’ottimizzazione della batteria con Doze, grazie al quale nelle fasi di standby il dispositivo limiterà le funzionalità secondarie garantendo maggiore autonomia, e App Standby, sistema analogo che però riguarda i servizi e le app in background.

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Decisamente buona la resa delle antenne, sia quelle per il 3G/4G che Wi-Fi e Bluetooth. Mai riscontrato nessuna problematica in merito e la ricezione è stata sempre efficace, anche nel cambio cella mentre ci si sposta in treno o in auto. Altrettanto valido il GPS, velocissimo ad agganciare, preciso e rapido nel refresh.

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Batteria

In basso si trova la nuova connessione USB-C, la quale offre molta più flessibilità rispetto la Micro USB, ed ha anche il vantaggio del cavo reversibile. In dotazione si trova sia un cavo (molto lungo) USB-C / USB-C per l’alimentatore nativo, che uno più corto che termina con una USB pieno formato, così da poterlo facilmente collegare a tutti i computer o ricaricarlo tramite un alimentatore standard. Da notare che, almeno fino ad ora, tutti gli smartphone che ho visto con USB-C hanno la porta centrale. Sembra un dettaglio secondario, ma se fosse mantenuto questo standard si potrebbero finalmente progettare degli stand di ricarica universali e di qualità, mentre fino ad oggi i produttori di terze parti non si sono mai impegnati molto con la Micro USB visto che ogni smartphone ha la porta in posizioni e con orientamenti diversi.

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La batteria integrata ha 3450 mAh, che non sono moltissimi vista la dimensione e dotazione di questo smartphone. In tutti i casi la giornata di lavoro si porta a conclusione senza problemi, anche mettendolo sotto torchio con molte telefonate, utilizzo di dati, GPS, Bluetooth, Wi-Fi, ecc.. Quando l’ho usato come secondo smartphone sono spesso riuscito a fare persino due giorni con una sola carica, che per altro si effettua molto rapidamente grazie al supporto per il fast charging. La batteria non è eterna, ma non avrete problemi sotto questo fronte, anche grazie alle varie ottimizzazioni già citate di Marshamallow.

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Conclusione

Sono stato piuttosto restio nel provare il Nexus 6P e per questo motivo la recensione è arrivata così tardi rispetto il suo rilascio. I motivi principali del mio parziale disinteressamento risiedono nelle dimensioni troppo generose e in alcune caratteristiche mancanti, come il supporto per l’espansione con microSD. Per il primo aspetto devo ammettere che i miei timori si sono rivelati fondati, anche se è una questione puramente soggettiva visto che io non amo i padelloni. Ne ho avuto conferma l’anno scorso, quando dopo aver acquistato iPhone 6 e 6 Plus ho lasciato il secondo nel cassetto a prendere polvere per 8 mesi prima di decidermi a rivenderlo. Tuttavia smartphone comodi e con schermo grande ci sono, magari perché ci si ferma a 5,5″, perché hanno cornici più sottili o semplicemente perché dotati di sistemi di aiuto per l’uso ad una mano. Il 6P non è nulla di tutto questo: è grande, leggermente sbilanciato nel peso e si deve usare praticamente sempre con due mani. Tuttavia le mie due settimane con lui sono state tutt’altro che spiacevoli, perché è un prodotto molto affidabile, veloce e con uno schermo che ci conquista al primo sguardo. Dal punto di vista estetico sono rimasto molto colpito: sapevo che la qualità costruttiva era ottima, ma anche il design, dal vivo, si è rivelato migliore di quanto immaginassi. La mancanza di espansione con microSD un po’ si sente, perché i 32GB sono validi per un uso generale (sicuramente meglio dei 16GB che propone Apple alla base della gamma), ma risultano stretti se si inizia a sfruttare pienamente lo smartphone. Potrebbe quindi essere necessario il taglio da 64GB per chi non vuole avere rimpianti, con un prezzo di listino che sale a ben 749€. Ovviamente in giro si possono trovare prezzi migliori con distribuzioni parallele e il nuovo da 32GB (che è quello più diffuso) si arriva a pagare anche meno di 500€, rendendolo sicuramente più interessante nel rapporto qualità/prezzo. Non è uno smartphone perfetto, insomma, e manca anche di tutte quelle amenità che troviamo sempre più spesso nei modelli cinesi, come Radio FM o sensore infrarossi, ma quel che c’è risulta di ottima qualità ed avere Android stock è pur sempre un vantaggio visto che si ottengono aggiornamenti rapidi e abbastanza costanti nel tempo. Di certo è la migliore esperienza Google nativa che io abbia mai provato, peccato solo sia davvero troppo impegnativo nelle dimensioni. Per questo motivo proveremo prima possibile anche il Nexus 5X.

PRO
+ Ottima costruzione e materiali
+ Design originale (che personalmente ho apprezzato dal vivo)
+ Display enorme e di ottima qualità
+ Audio stereo eccellente
+ Fotocamera semplice e con resa ottimale (vedi contro)
+ Connettività completa e veloce
+ Velocissimo in ogni operazione
+ Non scalda anche sotto stress
+ Batteria longeva
+ LED di notifica
+ Connessione USB-C
+ Aggiornamenti veloci e costanti con Android stock

CONTRO
- Dimensioni troppo impegnative e peso leggermente sbilanciato
- Impossibilità di espansione memoria con microSD
- Mancano gli auricolari (a questo prezzo te li aspetti)
- App fotocamera troppo scarna

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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