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Quando ho iniziato a provare macchine fotografiche ogni nuovo modello era fonte di curiosità. Negli ultimi anni le novità non sono certo mancate ma, al di là del mio interesse personale e lavorativo, spesso fatico a trovare qualcosa che mi porti a pensare: «questa la voglio avere». Il problema è che non sono attratto dalle super risoluzioni, credo poco a chi parla di milioni di ISO e vedo che l’incremento reale di qualità tra un sensore ed il successivo è molto risicato. Non lo sono invece i prezzi, che sui modelli nuovi sono troppo elevati a fronte di innovazioni spesso trascurabili. L’ambiente è in realtà piuttosto florido se si analizzano il numero di fotocamere che escono ogni anno e le varie evoluzioni su video, stabilizzazione, messa a fuoco, eccetera, ma avendo già un corredo Canon (con la 5D Mark III) ed uno mirrorless (con la Panasonic GH4), difficilmente vedo qualcosa che mi attrae veramente e guardo con sempre maggiore interesse alle top di gamma usate di precedenti generazioni. Non sono invece rimasto indifferente alla presentazione della Panasonic GX80, fotocamera che non costringe a nessuna rinuncia davvero importante a fronte di un prezzo contenuto.

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Caratteristiche principali

La GX80 è la versione più compatta e senza qualche funzione della Lumix GX8 (recensione). Ne riprende moltissimo lo stile, ma la dimensione è più simile a quella della GX7, ideale per chi voglia viaggiare leggero. Ha un display inclinabile, mirino integrato, un nuovo sensore Micro Quattro Terzi senza filtro low pass (per aumentare la definizione), messa a fuoco veloce con DFD, stabilizzazione a 5 assi (la prima Panasonic ad averla e in cui funziona anche in modo video), supporto per il Dual IS, video 4K con elevato bitrate e tantissime funzionalità creative.

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Corpo ed ergonomia

Il corpo non è tropicalizzato e vi è abbondante uso di plastica, ma la struttura è assemblata molto bene ed appare solida in mano così come nell’aspetto. Preferisco la versione tutta nera onestamente, ma anche quella con la striscia argentata in cima è sobria e piacevole. Rispetto la GX80 le mancano 7 mm in altezza, 1 cm di larghezza e ben 2 in profondità, per cui la differenza di volume è molto evidente. Il peso non varia molto: sono 425 grammi, circa 60 in meno della sorella maggiore. Questo vuol dire che in mano si avverte bella consistente anche se visibilmente più piccola e l’impugnatura, per quanto poco pronunciata, svolge bene il suo dovere. Ci si poggiano solo due dita, ma la presa è adeguata e sicuramente migliore rispetto le fotocamere in cui il fronte è completamente piatto. Ovviamente con gli obiettivi più grandi e pesanti sarà un po’ sbilanciata, ma non si ha la sensazione che manchi qualcosa sotto la mano. Avrei preferito un alloggiamento più marcato per il pollice sul retro, che non ha un appoggio sporgente e ben scolpito come nella GX8.

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Display e mirino

Lo schermo è un tradizionale LCD da 3″ con 1 milione di punti. Offre una visibilità molto buona, con funzione di adattamento automatico della luminosità e un’ottima resa cromatica. Si può inclinare di 90° verso l’alto o di 45° verso il basso, ma non è completamente articolato come nella GX8. Questa è una delle poche rinunce che potrebbero pesare in alcuni specifici ambiti, poiché, ad esempio, non è possibile effettuare un’autoinquadratura. Non manca il touchscreen, che può essere usato comodamente per l’interfaccia, i menu e per impostare il punto di messa a fuoco, anche mentre si usa il mirino.

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Questo ha 2,76 milioni di punti ed un ingrandimento di 1,39x. È più risoluto ma un po’ più piccolo rispetto quello della GX8, si usa comodamente e la visuale in 16:9 offre un’ampia copertura dell’immagine anche in modalità video. Una piccola rinuncia però c’è, in quanto non è inclinabile come sulle altre GX recenti. Non è una caratteristica che ho usato molto, ma va sicuramente elencata nella colonna delle differenze in negativo.

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Controllo, impostazioni, menu

Due le ghiere per i parametri (indice e pollice), un pad direzionale con 4 pratiche scorciatoie (sensibilità, bilanciamento del bianco, messa a fuoco, avanzamento) e otto tasti di controllo, più quelli dedicati allo scatto e alla registrazione video. L’operatività è molto intuitiva, come da tradizione Panasonic, sia in automatico che in manuale, offrendo accesso diretto per tutte le impostazioni principali. Per le poche cose che rimangono fuori, come il metering, vi è il quick menu attivabile tramite Fn2. L’icona raffigura il cestino, ma in modalità cattura non si usa ed è uno dei 4 pulsanti fisici programmabili (5 aggiuntivi sono a display). Fn1 ed Fn3 sono invece dedicati al Post Focus ed alla raffica 4K, due delle funzionalità di più recente introduzione sulle Lumix.

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Per quanto sia notevolmente compatta, ci si trova facilmente a proprio agio e il touchscreen è implementato molto bene, sia in registrazione che riproduzione. Il menu rimane il fiore all’occhiello di Panasonic, risultando chiaro e ben organizzato. Alcune sezioni sono fin troppo ricche (personalizzazione ha 9 pagine), ma le voci di menu sono grandi e chiare, con icone ed una lunga descrizione testuale in cima. Può capitare di dover scorrere un po’, ma almeno si sa dove cercare qualcosa e la si riconosce facilmente.

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Le ghiere hanno un azionamento preciso, così come i tasti. L’unico che non mi convince è quello di registrazione video che è completamente piatto. Ci si arriva facilmente, perché basta arretrare un po’ rispetto al pulsante di scatto, ma alla fine si preme sulla fiducia e non perché lo si sente sotto il dito. Tuttavia questo serve solo con modalità diverse da video, perché in questa si può usare il più comodo pulsante di scatto per iniziare o interrompere la registrazione.

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AF – Messa a fuoco

Per quanto riguarda la messa a fuoco, non troviamo il classico selettore fisico per la modalità AFS/AFC/MF delle sorelle maggiori. Apparentemente la motivazione è l’assenza di spazio, ma, volendo, si sarebbe potuto inserire sul fronte. Ammetto di averne sentito più volte la mancanza, ma Panasonic sembra aver volutamente eliminato qualcosa qua e là nella GX80 per contenere i costi e differenziarla dalla top di gamma.

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La resa del’AF a contrasto su 49 aree rimane molto valida, coadiuvato dal sistema DFD che gli consente di essere più preciso e veloce. Questo è stato introdotto per la prima volta nella GH4 ma non l’ho mai descritto chiaramente. In molte mirrorless i produttori hanno inserito dei pixel per il rilevamento di fase sul sensore, ma su quelli grandi, dall’ASP-C in su, la lettura richiede tempo e la velocità ottenuta non è quasi mai paragonabile a quella delle reflex. Panasonic è invece riuscita a calcolare la distanza del soggetto analizzando la differenza di sfocatura che si presenta dopo il primo micro cambiamento, e il risultato si avvicina moltissimo alla precisione del rilevamento di fase ma in modo più veloce rispetto ai pixel sul sensore e senza dover procedere a tentativi come avviene invece con la ricerca di contrasto.

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Ad oggi c’è la Sony A6300 che riesce a superarla nell’inseguimento, ma le prestazioni della GX80 rimangono solide ed affidabili. Ho eseguito diverse raffiche con soggetti in movimento e un buon 80/90% delle fotografie risultano usabili. Inoltre vi sono moltissime modalità a disposizione, come riconoscimento dei volti, punto singolo, area ampia e persino una personalizzata, in cui si può letteralmente disegnare un pattern in cui abilitare l’auto focus.

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In modalità manuale, infine, l’approccio di Panasonic rimane secondo me il migliore. Ci sono diverse opzioni, ma quella predefinita è già perfetta perché offre un ingrandimento dell’area centrale mentre focheggiamo, lasciandoci la possibilità di spostarla con le dita o i tasti freccia, vedendo il resto del frame a dimensione completa sullo sfondo (così da non perdere di vista l’inquadratura).

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Drive – Scatto continuo

L’otturatore meccanico della GX80 è stato riprogettato: emette molte meno vibrazioni ed un suono più attenuato. Raggiunge la velocità di 1/4000 (1/8000 la GX8), ma sale a 1/16000 con quello elettronico e silenzioso. I metodi di avanzamento, accessibili con il pulsante in basso del pad direzionale, sono molto ben organizzati. Se ne vedono solo quattro inizialmente ma su raffica, foto 4K e autoscatto vi sono diverse varianti ed opzioni aggiuntive selezionabili con la freccia in alto.

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La raffica tradizionale raggiunge gli 8fps, che sono un po’ meno dei 10 della GX8, ma ancora validissimi. Inoltre il buffer regge praticamente all’infinito in JPG e tiene bene anche in RAW+JPG per oltre 8 sec prima di rallentare. Per i casi estremi si può usare invece la funzione di Foto 4K, che salva dei frame video da 8MP in JPG fino a 30fps. Manca il RAW, ma la qualità rimane elevata e si riescono a catturare anche momenti particolarmente fugaci. L’elaborazione può essere un po’ lenta, ma è uno strumento che può rilevarsi davvero utile. Le foto 4K si possono memorizzare in tre modi diversi:

  • tenendo premuto il pulsante di scatto per il tempo necessario
  • con una prima pressione si avvia e con una seconda si interrompe
  • registrando una porzione antecedente ed una successiva alla pressione del pulsante di scatto

L’ultimo metodo può sembrare superfluo, ma in alcuni casi si rivela fondamentale, perché con gli altri la raffica parte effettivamente qualche istante dopo la prima pressione e può già essere troppo tardi.

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Oltre agli ormai canonici effetti creativi e panorama (che hanno posizioni dedicate nella ghiera dei modi), vi sono altre due caratteristiche interessanti da segnalare. La prima è il Post Focus (tasto dedicato Fn1), con il quale è possibile scattare una fotografia e selezionare successivamente il punto di messa a fuoco. Il metodo memorizza in realtà un breve filmato in 4K, andando a modificare l’AF rapidamente grazie al già citato DFD. Sulla fotocamera sarà poi possibile cliccare sul punto di messa a fuoco preferito in modalità di riproduzione, estraendo il fotogramma corrispondente come immagine JPG in 4K (i soliti 8MP). Ci sono poi anche il Time-Lapse, che si trova a pagina 4 del Menu Registrazione, e Animazione Stop Motion, che può essere molto divertente per creare filmati originali e d’effetto.

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Metering – Esposizione

Per il metering manca un tasto diretto nell’impostazione di base, ma questo è facilissimo da raggiungere attivando il quick menu, perché si trova in basso a sinistra, proprio a portata di pollice. Se però si tende a modificarlo spesso, è anche possibile associarlo ad uno dei quattro tasti funzione.

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Come valutazioni possibili abbiamo le classiche multipla, centro pesato e spot. La GX80 si comporta molto bene già con la multipla e in quasi tutte le situazioni ha prodotto immagini ottimamente esposte. Quando la latitudine di posa non è stata sufficiente a raccogliere l’intero spettro visibile, ad esempio controsole, il sensore ha permesso un buon livello di recupero in post-produzione. Aprendo le zone buie si presenta inevitabilmente del rumore anche a 200 ISO (che è la sensibilità base), ma i file risultano abbastanza malleabili.

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WB – Bilanciamento del bianco

Per il bilanciamento del bianco c’è una scorciatoia diretta a destra del pad direzionale ed abbiamo quello automatico, soleggiato, nuvoloso, ombra, incandescenza, automatico/flash, 4 posizioni personalizzabili e i gradi Kelvin (con step di 100K). Per ognuno di questi è possibile regolare finemente la tinta e i bilanciamenti personalizzati sono comodissimi da usare, in quanto basta premere la freccia sopra e poi dare conferma inquadrando una piccola area di colore neutro. La resa dell’automatico è sufficiente, ma col profilo standard c’è una leggera eccedenza di verde, come da tradizione per la casa.

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Flash

Dal punto di vista Flash la GX7 era la più completa della serie. Nella GX8 il lampeggiatore è stato completamente eliminato per dar spazio ai maggiori controlli e nella GX80 c’è ma non controlla le unità wireless. La sua funzione basilare la svolge discretamente in caso di necessità, ma ovviamente c’è la slitta per l’installazione di flash esterni di maggiore potenza. Il pulsante di sblocco è meccanico (quindi funziona anche a fotocamera spenta) e si trova sul retro in posizione comoda.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Il nuovo sensore da 16MP della GX80 andrà probabilmente ad equipaggiare tutte le Panasonic di fascia media e bassa, mentre per le top di gamma verrà sicuramente usato quello da 20MP visto nella GX8. Visto che quest’ultimo ha apportato un miglioramento minimo, lo svantaggio qui è quasi esclusivamente nei 4MP in meno. L’eliminazione del filtro low pass non sembra aver impattato particolarmente nei risultati, per cui non sarà certamente un elemento discriminante nella scelta. La gamma dinamica è sempre di poco superiore ai 12 stop, riuscendo a rivaleggiare più o meno ad armi pari con le Olympus e posizionandosi al di sopra di alcune Canon APS-C e al di sotto di quelle con sensori Sony (Nikon incluse). Parliamo comunque di una qualità davvero elevata, che consente di utilizzare la GX80 per qualsiasi tipo di attività in cui i 16MP siano sufficienti.

Non si apprezzano cambiamenti anche in termini di resa ad alte sensibilità, che nel Micro Quattro Terzi ha fatto comunque passi importanti. Le immagini fino a 1600 ISO sono molto buone e ancora usabili quelle a 3200 ISO con un po’ di riduzione del rumore sul RAW. I 6400 ISO sono un po’ a discrezione del fotografo, nel senso che si perde un bel po’ di gamma dinamica ma, se si è disposti a mantenere un po’ di grana, le foto saranno ancora più che accettabili. Oltre consiglio di non andare, a meno di particolari necessità o di sola condivisione web in piccole dimensioni. Da sottolineare che con la nuova stabilizzazione a 5 assi e il Dual IS si riesce a scattare fino a quasi 1 sec a mano libera a 200mm equivalenti, un risultato davvero incredibile.

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Vediamo di seguito il nostro classico test con luce controllata, in cui analizziamo al 100% i risultati a tutte le sensibilità. Ricordo che in questo caso portiamo a zero la riduzione del rumore sui RAW, sia quella di luminanza che di crominanza. Si vedrà dunque più disturbo di quanto non ne avrete effettivamente lavorando le immagini, ma ci serve per avere un punto di riferimento costante tra tutte le fotocamere testate.

File Sensibilità
JPG 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600

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Connessioni, memoria, batteria

Le uniche connessioni fisiche della GX80 sono l’uscita video Micro HDMI e quella Micro USB per il computer, entrambe disposte dietro uno sportellino sulla destra. Come nella GX7 manca l’ingresso audio, che è invece presente nella top di gamma. Ancora una volta siamo di fronte a scelte destinate a differenziare la linea di fotocamere, ma che non dovrebbero essere un freno per la maggior parte dei potenziali acquirenti.

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In basso si trova il vano per la SD e la batteria, una classica BLG10E di Panasonic che qui arriva ad una autonomia di circa 300 scatti secondo lo standard CIPA. Va detto, però, che l’altro giorno ne ho fatti 798 avendo ancora due tacche residue sulla batteria. Sicuramente le 5/6 raffiche hanno gonfiato il numero complessivo, ma l’autonomia che ho percepito sul campo è stata migliore. La GX8 andava comunque oltre (circa 330 con standard CIPA), ma qui si può ricaricare via Micro USB. Sarei quasi tentato di considerarlo un vantaggio, se non fosse che è l’unica opzione disponibile. Trovo invece che il caricatore da muro possa essere utile in diverse occasioni, specie per non bloccare la fotocamera durante la lenta operazioni di carica. Per fortuna è una batteria che Panasonic usa da diverso tempo, per cui si trovano dei kit a poco prezzo con caricabatterie incluso (19€ quello di Patona).

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Il collegamento Wi-Fi è semplice (ma manca NFC) e l’Image App di Panasonic offre tantissime funzionalità. Dispiace davvero che non sia ancora ottimizzata allo schermo di iPhone 6 o superiori, ma è davvero molto comoda. Si può controllare lo scatto in remoto in modalità manuale completa, geotaggare le foto, modificare le varie impostazioni e persino registrare un video.

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Video

La GX80 eredita quasi tutte le buone funzionalità video della GX8. Questo vuol dire bitrate di ottimo livello, registrazione in FullHD a 25/50fps o 4K a 24/25fps fino a 100Mbit/s. Sicuramente siamo ben lontani dalla professionalità di una GH4, non avendo timecode, uscita video non compressa e ingresso audio, inoltre mancano i profili Cinelike D e V che sono invece presenti sulla GX8. Tuttavia la qualità e l’incisività delle immagini è eccellente e si possono ottenere risultati di altissima qualità. Il 4K è molto versatile, anche per effettuare dei crop in post produzione, ma c’è una nuova funzionalità che si chiama Live Cropping (in italiano Ritaglio Live 4K), molto utile per ottenere effetti di scorrimento o zoom in/out direttamente on camera.

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Basta attivarla dal menu video e poi si potrà selezionare con il touchscreen l’area di partenza (posizione/dimensione) e quella di arrivo. In fase di creazione ci sono due limiti: il primo è che la durata può essere solo di 20 o 40sec, il secondo è che ogni volta che si preme in un punto viene spostato lì il centro del riquadro. Effettuando un drag, quindi, conviene partire sempre dal centro, altrimenti si vedrà un riposizionamento di scatto che può confondere. Ho realizzato con questo sistema la video recensione dei convertitori ottici di Aukey, che mi ha richiesto davvero pochi minuti e nessun intervento in post-produzione. La potete vedere qui di seguito:

Dal punto di vista dei risultati non è un sistema perfetto, ma è sicuramente molto comodo. Il suo limite principale è dovuto alla stessa natura dell’operazione, che equivale a quella che potremmo fare al computer con un video statico ed è ben diversa dallo spostare fisicamente la camera con uno slider o un dolly, in quanto non si modificherà il punto di vista e la prospettiva. Si è ben disposti a pagare lo scotto data la semplicità con cui si possono creare piccole clip dinamiche, ma una cosa che non mi è piaciuta è che i tagli o gli spostamenti avvengono pixel a pixel e non sono sempre fluidi come quelli che si potrebbero ottenere al computer. In tutti i casi è una funzionalità davvero ottima e sembra studiata per chi realizza recensioni o filmati per internet.

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La vera grande novità della GX80 è nella stabilizzazione, in quanto è la prima Panasonic ad averla a 5 assi e in cui funziona anche in modalità video. La resa è davvero strabiliante con focali contenute e inquadrature statiche a mano libera, ma se la cava discretamente bene anche in movimento. In queste circostanze ho notato un po’ meno distorsioni prospettiche rispetto alle rivali di Olympus, ma il risultato è un po’ meno stabile. Le cose possono però migliorare notevolmente usando obiettivi Panasonic O.I.S compatibili con il Dual IS, situazione che mette ora Panasonic persino avanti rispetto ad Olympus, la prima ad implementare il sistema a 5 assi sul sensore. Inoltre è stata aggiunta anche la stabilizzazione elettronica, attivabile dal menu video, che effettuando un piccolo crop migliora ulteriormente la resa. Di seguito qualche breve esempio:

Nei filmati si nota molta incisività (anche troppa, in effetti, per questo molti riducono la nitidezza) e un discreto contenimento dell’effetto moiré pur senza filtro lowpass. Il girato è usabile fino a 3200 ISO, mentre a 6400 ISO il rumore è piuttosto evidente (specie nelle aree scure) e servirà una riduzione in post-produzione.

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Conclusione

La piccola Panasonic GX80 si è dimostrata ben al di sopra delle aspettative. Non c’è dubbio che manchi qualcosa rispetto la GX8 – era necessario – ma le poche rinunce vengono bilanciate da un prezzo concorrenziale e qualche vantaggio. Nella lista dei contro, infatti, non andrò ad elencare cose come la mancanza di tropicalizzazione, perché assolutamente prevedibili. Tra i vantaggi ci sono la dimensione più compatta e il nuovo sistema di stabilizzazione a 5 assi. Quest’ultimo potrebbe essere una vera spina nel fianco per Olympus, che ha ora un rivale diretto decisamente più agguerrito. Inoltre funziona anche nel video e Panasonic ha il vantaggio di possedere un parco ottiche in cui sono numerose quelle stabilizzate e compatibili con il Dual IS. Oltre alle lenti già in mio possesso, ovvero 12-35mm f/2,8 OIS, 35-100mm f/2,8 OIS e 42,5mm f/1,7 OIS, ho ricevuto in prova anche il 30mm f/2,8 Macro OIS (di ottima qualità e divertentissimo), il fisheye 8mm f/3,5 (simpatico, ma 16mm li trovo pochi per questo genere di obiettivi) ed il nuovo 12-60mm f/3,5-5,6 OIS, zoom standard con ampia escursione focale, buona qualità e nuova stabilizzazione compatibile con le funzionalità Dual IS. Con un prezzo di 599€ per il solo corpo, la GX80 è una delle mirrorless più intelligenti presenti oggi sul mercato e tra i kit disponibili c’è quello con il pratico pancake 12-32mm che costa solo 699€. Era da diverso tempo che non vedevo una fotocamera così completa proporsi ad un prezzo di listino tanto competitivo, al punto da risultare conveniente già dal primo giorno. Tuttavia lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, quando presumibilmente scenderà di un centinaio di euro. Non c’è dubbio che le manchi qualcosa per essere perfetta, ma a quel punto si sarebbe avvicinata troppo al target di prezzo della GX8 e non avrebbe avuto senso. Per alcuni utilizzi potrebbe essere più pratica la G7 (recensione) che ha un costo analogo oggi, a distanza di diversi mesi dall’arrivo sul mercato, ma non è altrettanto compatta e manca di questa eccellente stabilizzazione sul sensore. La GX80 rappresenta un mix di qualità davvero smart, bilanciate da rinunce più che trascurabili per il prezzo pagato. Un ottimo lavoro da parte di Panasonic per quella che definisco la fotocamera più furba vista finora nel 2016.

PRO
+ Corpo bello, ben costruito e compatto
+ Buon sensore Micro Quattro Terzi
+ Buona ergonomia per le dimensioni in gioco
+ Veloce e reattiva
+ Menu ben strutturati
+ Comandi fisici pratici e personalizzabili
+ Mirino integrato di buona qualità e con nuova modalità a 60fps
+ Display inclinabile e touchscreen di buona qualità
+ Scatto continuo veloce e con buon buffer
+ Modalità raffica 4K, Post Focus, Time-Lapse, ecc..
+ Nuova funzione Ritaglio Video 4K
+ Nuovo otturatore più discreto e stabile
+ Stabilizzazione sul sensore a 5 assi e Dual I.S.
+ Stabilizzazione sul sensore funzionante anche nel video
+ AF performante anche con poca luce e nel tracking
+ Video 4K di buona qualità e con controlli manuali completi
+ Vari sistemi di assistenza alla messa a fuoco manuale
+ Ottime funzioni di controllo remoto via Wi-Fi
+ Mai dimenticare l’ottima dotazione di obiettivi Micro Quattro Terzi
+ Ottimo rapporto qualità/prezzo

CONTRO
- Manca l’ingresso per il microfono
- Qualche mancanza rispetto la GX7 (flash wireless, mirino inclinabile selettore AF/MF)

DA CONSIDERARE
| Le differenze rispetto la GX8 sono ben giustificate dal risparmio

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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