Recensione: Bose Companion 20, diffusori multimediali per computer

Nella mia postazione di lavoro basata sul Mac Pro, cerco di non cambiare troppo spesso i dispositivi in uso. È una questione di necessità, in primo luogo, perché ho bisogno della maggiore stabilità possibile, ma anche di praticità. In poco spazio ho tanta attrezzatura e organizzare i cavi in modo che non si vedano è stata una vera impresa, per cui mi viene la febbre ogni volta che devo mettere mani e cambiare qualcosa. Questa estate ho lavorato invece con il MacBook Pro, essendo in un’altra casa più vicina al mare, e onestamente le casse del portatile non mi soddisfacevano. Spesso ho adoperato cuffie Bluetooth per ovviare al problema, ma durante i montaggi video serve una connessione cablata che non abbia latenza. Vista la sopraggiunta necessità, ho preso la palla al balzo per testare un paio di casse che avevo nella lista dei desideri ormai da diversi mesi: le Bose Companion 20.

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Si tratta del modello intermedio di diffusori per computer di questa linea, che vede alla base della gamma le Companion 2 e al top il sistema 2.1 Companion 50. Esteticamente sono davvero molto belle ed eleganti, con una costruzione in metallo che mostra immediatamente la sua robustezza. Ogni diffusore è alto 22 cm ed ha una sezione di circa 9×11, anche se non sono dei parallelepipedi regolari e risultano leggermente inclinati per diffondere meglio il suono.

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I lati sono piatti, mentre il frontale con la rete metallica è leggermente curvo. Base a top sono neri, colore che viene ripreso anche da una striscia laterale che si congiunge con la parte liscia. Il logo Bose è applicato su ognuna delle due casse nella parte bassa.

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In dotazione troviamo l’alimentatore, il cavo che connette il diffusore destro a quello sinistro, quello jack da 3,5mm per l’input e un pratico telecomando remoto. Tutte le porte sono sulla cassa destra, che è quella principale, ma sul controller remoto vi sono due ulteriori porte da 3,5mm: un’uscita per cuffie ed un ingresso ausiliario. Questa è una soluzione molto pratica, perché potremo collegare delle cuffie senza cercare la porta sul computer. Inoltre si ha una line in aggiuntiva nel caso in cui si vogliano temporaneamente sfruttare per altro, come ad esempio uno smartphone.

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Il controller si presenta come un cilindro basso con cornice nera, base grigio scura e una parte superiore in metallo con il logo Bose inciso. Basta sfiorare questo disco per accendere e spegnere i diffusori, con un LED bianco che notifica lo stato di attività. La ghiera gommata, invece, si ruota per la regolazione del volume. Vicino ai computer Apple stanno molto bene, sia come design che per i materiali utilizzati e risultano molto semplici da installare ed usare.

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Il volume di riproduzione è davvero molto elevato, direi poderoso rispetto le dimensioni in gioco. Non sarà dunque necessario spingerle al massimo per riempire una stanza anche molto ampia, a tutto vantaggio della pulizia del suono. Provenendo da un sistema 2.1 ho avvertito l’assenza di un sub-woofer, ma bisogna dire che la timbrica di Bose sorregge bene le frequenze basse. Certo non si potranno avere quelle tipiche vibrazioni profonde, ma questo è del tutto normale. E non si può compensare alzando troppo il volume, perché dopo una certa soglia i bassi tendono un po’ a distorcere.

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Collegate direttamente al MacBook Pro mi hanno dato discrete soddisfazioni, regalando un ascolto sempre piacevole. Mantenute a regimi bassi sono perfino “rilassanti”, con una timbrica calda ed un’equalizzazione abbastanza bilanciata. Escludendo l’assenza del sub-woofer, i difetti sono sostanzialmente due: medi un po’ sotto tono ed un sound tendenzialmente cupo. Quando ho provato a metterci dietro il DAC DragonFly RED (recensione) le cose sono nettamente migliorate: il suono è diventato più incisivo, i bassi più pieni e i medi sono saliti di intensità. Le potenzialità ci sono, insomma, specie quando gli si danno in pasto dei brani di buona qualità e si usa una scheda audio migliore di quelle tipicamente integrate nei computer.

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Anche messe nelle migliori condizioni operative, però, rimangono limitate nell’ampiezza del suono. Non le definirei “inscatolate”, come alcuni modelli di pari dimensione, ma lo stage può essere un po’ stringente. Il difetto principale, però, è che non arrivano mai ad essere davvero cristalline nella riproduzione delle frequenze medio-alte.

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Conclusione

Le Bose Companion 20 colpiscono per la loro ottima qualità costruttiva, un design elegante ed un’eccellente comodità nell’uso quotidiano. Alcuni cavi sarebbero stati più pratici con una decina di centimetri in più di lunghezza, ma solo se le si vuole disporre molto lontano dal computer o si vuole tentare un utilizzo diverso, ad esempio con il TV. Il controller è davvero una salvezza in diverse situazioni, perché consente di avere sempre a porta di mano il volume e le connessioni in uscita e in entrata. La qualità audio, poi, è sicuramente sopra la media per dei diffusori di tale dimensione, in particolare sul fronte del volume. Il prezzo di 279,95€ può tuttavia rappresentare un deterrente. I più esigenti credo che noteranno un sound tendenzialmente cupo, mentre per gli amanti dei bassi un sistema 2.1 rimane la migliore soluzione. La rosa di acquirenti che saranno soddisfatti da questi diffusori è comunque molto ampia e non include solo gli amanti del brand e della sua tipica timbrica. Certo la spesa non è esigua, ma gli aspetti positivi non mancano.

PRO
+ Design semplice e riuscito
+ Ottima qualità costruttiva
+ Eccellente comodità d’uso
+ Pratico controller con ingresso e uscita audio aggiuntivi
+ Relativamente contenute nelle dimensioni
+ Volume elevato
+ Equalizzazione “rassicurante”

CONTRO
- Suono un po’ cupo e con medi poco incisivi
- Prezzo elevato

DA CONSIDERARE
| Per gli amanti dei bassi: non sostituiscono un sistema 2.1

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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