Recensione: BenQ PD3200U 32″ 4K, sweet spot tra qualità e prezzo

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Poco tempo fa mi è capitato di rivedere il mio NEC MultiSync 22″, monitor che ha sostituto il precedente LaCie Electron 19blue in studio e che è stato l’ultimo CRT che io abbia usato. Ne conservo un ottimo ricordo, seppure fosse un vero bestione in termini di dimensioni e peso, ma è la diagonale che mi ha stupito. Ho davvero impaginato libri, depliant e locandine su schermi così piccoli? La corsa all’aumento della diagonale oggi la viviamo meno sui computer e più sugli smartphone, dove però cresce insieme agli svantaggi per la mobilità. Per i monitor, invece, l’aumento dei pollici non comporta alcun problema, se non quello del prezzo d’acquisto più elevato. Apple si è fermata ai 27″ con gli iMac ed anche per i propri display, oggi dismessi in favore del 5K di LG. Io credo che ormai la dimensione ottimale non sia più questa per un uso avanzato o professionale e non è un caso che in tali ambiti si vedano sempre di più i 32″. Sembrano tanti, è vero, ma da quando ho fatto questo passo mi sono accorto che è davvero impossibile tornare indietro. BenQ ha da poco presentato la sua nuova linea di monitor e tra questi ho trovato molto interessante il PD3200U, che ho potuto provare grazie alla gentile collaborazione del noto sito Graphiland.it. Si tratta di uno schermo 4K da 32″ che l’azienda inquadra come “per designer”, posizionandolo un gradino al di sotto di quello “per fotografi”. Le differenze riguardano il gamut e la gestione del colore ma offre già delle specifiche più che adeguate per la maggior parte degli impieghi in ambito creativo.

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Il monitor è principalmente realizzato con plastica dura, ad eccezione delle aree di snodo ed i rinforzi strutturali in metallo. La costruzione è davvero molto solida e il design rispecchia perfettamente la sua vocazione professionale. Sia la cornice dello schermo che il piede sono di un bel grigio scuro, elegante ed adatto ad ogni ambiente di lavoro. Non manca qualche guizzo di originalità, come il cerchio passacavi bordato di azzurro o il caratteristico controller staccabile, ma ogni dettaglio è indirizzato più sull’essere che l’apparire.

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Un esempio concreto è quello della cornice della schermo, che è piuttosto contenuta ma comunque più spessa rispetto quella dei monitor consumer attuali. Nel settore più commerciale, infatti, va di moda il termine borderless per identificare una cornice davvero ridotta al minimo. Si tratta di una caratteristica visivamente accattivante in uno smartphone, perché ci dà l’impressione di avere le immagini nel palmo della mano, ed anche utile nei portatili, al fine di ridurre le dimensioni in pianta, ma che ha molto meno senso sul computer e per impieghi in cui l’immagine sia elemento rilevante, poiché i bordi sono utili per creare un distacco tra il contenuto e lo sfondo. È lo stesso effetto che si può apprezzare con i quadri, dove l’inserimento in una bella cornice non fa altro che valorizzarli. Non è un caso, tra l’altro, che gli iMac diventino sempre più sottili ma abbiano comunque un importante bordo nero che fa sembrare i display più grandi di quanto non siano realmente e consente di apprezzare meglio le immagini.

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Continuando a parlare della struttura va certamente menzionata la sua ottima ergonomia, resa ancor più efficiente delle ottime possibilità di posizionamento dello schermo. Grazie all’alto braccio vi è ampia libertà di disposizione in altezza, con una cerniera che garantisce anche una buona inclinazione verticale, mentre l’aggancio sulla base permette l’orientamento in orizzontale.

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Il retro del monitor presenta un supporto VESA da 100mm, ideale per l’installazione a parete o su una staffa orientabile. Infine è anche possibile disporlo in verticale, soluzione apprezzata da molti scrittori, programmatori, illustratori e fotografi di moda. Nell’angolo in basso a destra si trova il pulsante fisico di accensione e spegnimento, alla cui sinistra vi sono cinque tasti a sfioramento (con LED bianchi che si attivano al primo tocco) per l’accesso al menu OSD.

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In dotazione vi è anche un controller staccabile, definito Hotkey Puck, che si collega ad una porta dedicata sul retro. Questo offre tre preset a cui si possono assegnare le funzionalità usate più di frequente oltre ad un pad direzionale per muoversi agevolmente nei menu.

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La sua implementazione è abbastanza buona e il cavo è lungo per poterlo disporre sia nel suo vano alla base del monitor che più vicino all’utilizzatore (anche per chi optasse per l’attacco a parete). Tuttavia il cavo è un po’ fastidioso perché proprio quando si ripone il controller nella sua “vaschetta” tende a farlo rigirare ed è anche difficile da nascondere. Credo si potessero trovare soluzioni migliori, soprattutto perché non è un dispositivo alla sua prima implementazione e mi sarei atteso un miglioramento in tal senso. Mi chiedo perché non abbiano optato per il wireless che avrebbe offerto molta più comodità e pulizia (al netto della necessità di ricarica della batteria interna).

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Le connessioni disponibili sono molteplici e variegate, sia nella tipologia che nella disposizione. Gli ingressi video sono quattro e tutti disposti sulla destra, in un’area leggermente arretrata per poter nascondere bene i cavi. Dall’alto troviamo due HDMI 2.0, una DisplayPort ed una Mini DisplayPort 1.2. In dotazione vi sono due cavi, uno solo HDMI ed uno che ha da un lato la DisplayPort nativa e dell’altro la Mini. In ottica di economia l’idea è giusta, perché avendo entrambe sul monitor si sceglie il verso a seconda della sorgente (e così BenQ ha risparmiato un cavo). Visto che c’è anche l’HDMI si risolveranno di sicuro le principali esigenze di connettività ma potrà capitare di dover acquistare un ulteriore cavo nel caso in cui si vogliano sfruttare tutti gli input del monitor con altrettanti dispositivi. Poco male, comunque.

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Nell’area posteriore si trovano l’ingresso per l’alimentazione, il pulsante di accensione ed il blocco Kensington a destra del piedistallo (guardandolo da dietro), mentre sulla sinistra ci sono: la presa per l’Hotkey Puck, due porte USB 3.0 in entrata e due in uscita più l’ingresso audio. Quest’ultimo è motivato dalla presenza di speaker interni (2x5W) che però vanno considerati “di servizio” e non per intrattenimento. Vanno bene per le notifiche del sistema ma non sono adatti all’ascolto di musica o film.

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Mi soffermerei un attimo sulla presenza della doppia porta USB 3.0 in ingresso, cosa non di certo usuale. Il BenQ PD3200U offre la possibilità di visualizzare l’output di due ingressi contemporaneamente (in modalità PIP o PBP), entrambi i quali possono essere usati come upstream per l’hub. In pratica possiamo collegare mouse e tastiera sulle due porte in uscita e con la funzionalità Switch KVM potremo spostarli sull’una o sull’altra postazione con la semplice pressione di un tasto (assegnabile anche sull’Hotkey Puck). Non è la cosa più comoda del mondo per lavorare su due computer in parallelo ma per passaggi occasionali è ottimo e consente di ridurre il numero di cavi e/o di dispositivi di input sulla scrivania.

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L’ultimo set di connessioni è localizzato sul bordo destro della cornice. Qui troviamo un lettore di schede SD, altre due USB 3.0 ed un ingresso audio da 3,5mm. Come anticipato, la quantità di porte è davvero abbondante, ma queste ultime vanno considerate per un uso una tantum. Sono pensate per collegare un dispositivo di passaggio, come può essere una pendrive o una scheda di memoria, per cui sono facilissime da raggiungere ma hanno lo svantaggio di far vedere completamente i cavi, essendo proprio sull’esterno della cornice.

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Manca all’appello la USB-C, non tanto per le periferiche in cascata quanto per l’ingresso del computer. Alcuni nuovi potatili (per la verità molto pochi) adoperano già questo standard o il più avanzato Thunderbolt 3 come sistema universale per gestire l’uscita video, la ricarica e un hub di altre connessioni “inferiori”. Nel mercato consumer si iniziano a vedere dei monitor che sfruttano tale paradigma e, seppur con qualche limitazione e difetto di gioventù, risultano effettivamente comodi per trasformare un laptop in un desktop con un unico cavo. Il BenQ PD3200U ha però una destinazione d’uso più specifica e, seppure sia un’ottima scelta a tutto tondo, punta prettamente ad un mercato di professionisti ed alle loro scrivanie di lavoro. Non che non si possa usare con un portatile (alla fine con HDMI e DisplayPort si collega tutto), ma l’impianto basato su USB-C avrebbe limitato drasticamente le applicazioni concrete nell’attuale panorama.

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Definiti tutti gli aspetti principali di contorno concentriamoci sull’elemento principale: lo schermo. Il pannello da 32” con risoluzione 4K (più precisamente il classico UHD) è un IPS con una copertura del 100% dello spazio colore sRGB e di quello Rec. 709. Le versioni dei monitor BenQ di fascia più alta ed indirizzate ai fotografi offrono in più la riproduzione completa dell’Adobe RGB e possiedono delle ulteriori finezze nella gestione del colore. Dai test che ho eseguito emerge che il PD3200U fa quel che promette e copre anche un discreto 79% di Adobe RGB.

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I preset disponibili sono diversi ed includono i due dedicati ad sRGB e Rec 709 più una serie destinata ad usi specifici, come CAD/CAM, Animazione, Camera Oscura, ecc… La taratura di fabbrica è discreta ma nell’OSD è anche disponibile una configurazione “Utente” con molte più possibilità di intervento su luminosità, contrasto, colore, tinta, nitidezza, saturazione e via discorrendo. Non mi è piaciuta però la scelta di dividere la temperatura colore in parametri descrittivi come normale, bluastro e rossastro, nonché di controllare quella personalizzata in base 100 sui canali RGB e non con i gradi Kelvin. In realtà i nomi citati corrispondono rispettivamente a 6500K, 5700K e 9300K, ma sarebbe stato meglio specificarlo e non doverlo scoprire dal manuale. Per come si presenta questo monitor sulla carta, che ha comunque un bel pannello a 10 bit con un’efficace copertura antiglare, l’uso in ambito fotografico è possibile anche se non consigliatissimo, però BenQ lo sa bene e per questo ha realizzato anche un modello superiore (non ancora aggiornato nell’edizione 2017) ed ha identificato il PD3200U come “per Designer”.

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Tuttavia si riesce a raggiungere un’accuratezza cromatica davvero molto buona con l’uso di un calibratore esterno. È una spesa aggiuntiva ma che comunque andrebbe affrontata prima o poi da chi lavora nel mondo dell’immagine. Anche l’uniformità del colore è risultata buona, con un delta che solo in alcuni casi ha superato i 3 punti agli angoli più esterni. Il punto debole si è rivelato un altro, ovvero quello dell’illuminazione. Qui l’uniformità non supera la sufficienza, con una caduta misurata in un range che va dal 5% fino ad un massimo del 15% (verificatosi però in un solo angolo).

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Al di fuori dell’analisi tecnica che un calibratore può tirar fuori, va detto che l’unico caso in cui si veda effettivamente una non perfetta uniformità è con tinte piatte delicate ma molto luminose e spalmate su tutta la superficie dello schermo. In sostanza me ne sono accorto guardando con attenzione le maschere tipiche di Windows nelle fasi di riavvio, ma nell’uso quotidiano del computer è impossibile percepirlo e lo è ancora di meno con illustrazioni o fotografie. Dopotutto anche monitor che costano ben di più, come il Dell UP3216Q che uso dall’anno scorso, presentano simili difformità se analizzati così nel dettaglio.

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Sempre in termini di colore, c’è un’altra piccola considerazione che vorrei fare. Spesso chi fa fotografia professionale punta direttamente all’Adobe RGB o al ProPhoto, scegliendo monitor che ne offrano una copertura il più ampia possibile. Ovviamente il gamut è importante, così come l’uniformità del colore o della luminanza, ma si può benissimo fare ottima fotografia “guardando” il più piccolo spazio colore sRGB. Anzi, per chi lavora tipicamente su internet andare oltre può persino essere controproducente, in quanto il visualizzatore medio non avrà certamente monitor con supporto Adobe RGB. Il gamut più ampio è un bene per scopi di catalogazione e potenzialmente anche per la stampa, se il laboratorio utilizzato lo supporta, ma non è così importante come spesso si tende a dire. Si chiaro: io lavoro su uno schermo 100% Adobe RGB e non sto suggerendo che sia inutile, ma nella maggior parte dei casi lo “limito” su sRGB per avere maggiore fedeltà nella condivisione dei contenuti (oltre al fatto che le foto, in genere, le salvo ancora con sRGB per lo stesso motivo). Prendetelo come un punto di vista, nulla di più.

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Aggiungo anche qualche informazione tecnica utile, iniziando dall’angolo di visione. Grazie al pannello IPS la resa è buona, con una perdita di luminosità minima fino a 30/40° e variazioni cromatiche davvero molto contenute. Il tempo di risposta gray to gray è di 4ms, la luminosità di 350 nits, il contrasto 1000:1 e la risoluzione massima di 3840 x 2160 a 60Hz.

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Conclusione

Il BenQ PD3200U è un monitor onesto e molto valido, ma non facile da catalogare. Non è chiaramente un prodotto consumer e mira ad un mercato professionale esigente, arrivando molto vicino ad offrire quella fedeltà che è richiesta nell’illustrazione, nel design e nella fotografia. Si posiziona tuttavia un po’ al di sotto dei prodotti di riferimento per la categoria, almeno in termini di uniformità sulla luminanza, per cui potrebbe sembrare insufficiente per chi punta al massimo. Ciò non toglie che con un prezzo di 695€ +IVA su Graphiland non ha troppi concorrenti con medesime specifiche e qualità. Al punto che potrebbe sia stuzzicare anche l’appassionato che non vuole spendere troppo ma avere comunque un monitor al di sopra di quel che si trova in ambito consumer, sia per dimensione e caratteristiche che per realizzazione. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare una via di mezzo non perfettamente indovinata ma la mia impressione è che BenQ abbia individuato uno sweet spot tra qualità e prezzo che merita le attenzioni di un’utenza vastissima. Grazie ad un buon pannello, ampio e risoluto, connessioni complete ed un’ottima ergonomia, ciò che gli si può criticare è solo di non essere perfetto.

PRO
+ Costruzione solida
+ Design molto professionale e sobrio
+ Ampie possibilità di disposizione e orientamento
+ Pannello IPS grande con una buona copertura antiglare
+ Copertura 100% sRGB/Rec. 709 (79% AdobeRGB)
+ Ricca scelta di connessioni in ingresso
+ Dotato di molteplici porte USB 3 e di lettore SD
+ Doppio USB upstream per spostare l’hub da un computer all’altro
+ Pratico Hotkey Puck con preset e pad di controllo per i menu
+ Piccole casse integrate “di servizio”
+ Prezzo adeguato

CONTRO
- L’uniformità di luminanza è un punto debole, ma si nota spingendola al massimo
- La gestione dei cavi è migliorabile

DA CONSIDERARE
| Rispetto ai modelli più costosi non copre il 100% di AdobeRGB

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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