Recensione: iPad Pro 10,5″, un po’ più grande e molto meglio

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Che cos’ha di diverso il nuovo iPad Pro? Mi sono trovato a rispondere a questa domanda più volte nell’arco degli ultimi giorni e sarà successo sicuramente anche ad alcuni di voi. È una storia che si ripete dopo la presentazione di ogni aggiornamento e non è mai facile fornire una spiegazione secca, specie se chi si ha di fronte non è molto interessato ai tecnicismi. Con queste persone non si può iniziare ad elencare il nuovo e più veloce SoC, analizzare le minime differenze di peso e spessore, nella qualità dello schermo o della fotocamera, soprattutto quando si compara con il modello di generazione precedente che, di norma, rimane al passo per almeno un altro anno. Questa volta c’è una variazione evidente che interessa il modello piccolo, il cui schermo passa da 9,7” a 10,5”, ed aiuta a diversificare meglio, ma ho notato che fa molto più effetto mostrare le novità di iOS 11 che non quelle hardware del dispositivo.

Eppure di cambiamenti ce ne sono tanti altri, al punto che si può tranquillamente asserire che tutti i componenti principali del tablet siano migliorati. In termini di design il linguaggio è identico ma la leggera riduzione delle cornici ci offre un effetto di improvviso svecchiamento della linea. A questo si aggiunge l’aumento di 2 cm nella diagonale dello schermo, notevole già di per sé ed amplificato dal miglior rapporto con i bordi. L’iPad Pro 10,5” è ben lontano dalla gigantesca presenza del 12,9”: ha lo stesso spessore di quello da 9,7” (6,1mm), è più largo di mezzo centimetro (174mm) e più alto di uno (250mm). Complessivamente occupa uno spazio simile ma il display è visibilmente più ampio. Non tanto da potersi considerare a metà strada tra 9,7” e 12,9”, ma abbastanza da convincere più di una persona a fare a meno della versione grande, ottenendo una maggiore comodità nel trasporto e maneggevolezza.

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Proprio sullo schermo arriva una delle novità più chiacchierate, ovvero la frequenza di refresh raddoppiata (ora 120Hz) e adattabile dinamicamente verso il basso. Quando si usa la Apple Pencil si nota immediatamente la differenza: sul modello precedente andava già bene, ma ora il tratto appare decisamente più naturale e segue la punta con un tempo di reazione assolutamente perfetto (20ms).

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L’impatto positivo di quello che Apple ha definito “ProMotion Display” si estende a tutta l’interfaccia, rendendo le immagini più “stabili” – come fossero stampate – e le animazioni nettamente più fluide. Inoltre il sistema riconosce automaticamente il refresh rate migliore a seconda del contesto, potendo scalare dinamicamente fino a 24Hz (con un pulldown 3:2 ideale per i film a 24p). C’è chi dice che si tratta di un miglioramento epocale, al pari di quello avuto con l’introduzione degli schermi Retina, e probabilmente ha ragione. Forse non tutti lo percepiranno così, specie senza poter fare un confronto diretto, ma il ProMotion Display offre sicuramente un’esperienza visiva migliore e non si può fare a meno di augurarsi che venga presto introdotto anche sugli altri dispositivi.

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Sempre per lo schermo, che è poi la parte più importante di un tablet, Apple dichiara un leggero aumento della luminosità (600 nits) ed una ulteriore riduzione dei riflessi (solo 1,8%). Bene così, ovviamente, ma si tratta di differenze non così marcate rispetto la precedente generazione e sarà difficile notarle nel normale utilizzo. Un piccolo appunto lo vorrei fare per la funzionalità True Tone, che adatta automaticamente la temperatura colore in base all’ambiente. Questa era già presente nel vecchio modello e così le ho messe a confronto. Di base lo schermo del mio 10,5″ è leggermente più giallino rispetto a quello da 9,7″ ma se il True Tone funzionasse in modo perfetto e potesse impostare i gradi Kelvin del pannello, i due dovrebbero apparire identici nel medesimo ambiente. E invece no, perché la funzione sembra agire più banalmente su spostamenti caldo/freddo a partire dal punto base, di cui però ignora le specifiche. In sostanza il True Tone non è poi così “true” dal momento che non parte da un riferimento calibrato a livello hardware. Può risultare comodo per addolcire lo schermo in certi ambienti ma non è consigliabile se si lavora sulle immagini, perché ne falsa arbitrariamente i colori.

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Lo schermo è eccellente nella riproduzione cromatica (copre l’intero spazio colore DCI-P3), ha una luminosità molto elevata (si vede bene anche al sole), un refresh rate di prim’ordine, risoluzione ottima ed è poco incline ai riflessi. Ma è importante sottolineare che il pannello è quasi il 20% più grande rispetto quello del 9,7″ e la densità è identica (264ppi). Questo significa che tutto lo spazio aggiuntivo viene sfruttato per i contenuti. E si vede. In verticale le app che vanno su due colonne continuano ad essere un po’ sacrificate secondo me, ma in orizzontale il vantaggio è percepibile, specie quando si lavora in SplitView o SlideOver.

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L’audio era ed è il migliore mai sentito su un tablet, ma non solo. È difficile ritrovare una qualità ed un senso di spazialità simile anche in ambito portatili, e il vantaggio è che gli speaker sono quattro. A seconda dell’orientamento o dell’attività, l’iPad Pro ci darà sempre una resa ottimale, con un audio nitido anche a basso volume.

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E le prestazioni? Beh, vi sfido a dire che l’iPad Pro precedente fosse lento. Nel nuovo modello Apple ha inserito il SoC A10X Fusion, che è quanto di più avanzato sia mai stato realizzato su base ARM. La CPU è composta da 6 core, 3 per le massime prestazioni e 3 votati all’efficienza energetica, ma funzionano tutti insieme se necessario. Sono invece 12 i core della GPU, che segna un incremento delle prestazioni del 40% rispetto la generazione precedente.

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I numeri continuano con i 4GB di RAM, che possono non sembrare tanti in senso assoluto ma con iOS a bordo lo sono eccome. Erano la metà sul vecchio e si usava bene, per cui con iOS 10 i vantaggi del nuovo si notano solo in casi specifici (ad esempio con diversi tab in Safari), mentre sarà vistosamente percepibile con l’arrivo di iOS 11 e le sue maggiori funzioni in multitasking. Il punto è proprio l’imminente update: ad oggi il nuovo iPad Pro è più veloce e più fluido del precedente, ma questi viaggia ancora molto bene; da settembre in poi la differenza di prestazioni risulterà più marcata e i possessori del modello più giovane sfrutteranno meglio tutte le novità.

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Tantissimi computer, magari anche quello da cui state leggendo, dispongono di un hardware con prestazioni inferiori a quelle del nuovo iPad Pro. Il problema è come queste vengono sfruttate. Sembra passato un secolo da quando il tablet di Apple veniva considerato come un iPhone più grande e, seppure iOS 9 abbia portato una serie di funzionalità specifiche per iPad, alcune delle limitazioni principali sono rimaste, sia con quello che con il successivo iOS 10. Basti pensare alla home con la rigida e larghissima griglia di icone, alla mancanza del drag&drop o di un’app per la gestione dei file. Molti di questi problemi saranno però risolti con iOS 11: per questo non ho potuto fare a meno di provare la prima beta. Al momento abbiamo di fronte versioni preliminari, per cui ci sono tanti bug che possono causare la chiusura improvvisa delle app e addirittura il boot loop del dispositivo (a me è successo, l’ho dovuto ripristinare da zero), ma l’impressione è quella di avere di fronte un sistema molto più versatile.

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Non voglio fare qui una recensione del nuovo sistema operativo, anche perché sarebbe troppo presto, ma i vantaggi che offre sono davvero tanti. Il drag&drop era molto atteso e risulta effettivamente comodo, ma le cose che ho apprezzato di più sono il nuovo Dock e l’App Switcher. Il primo è molto più simile a quello di macOS: consente di avere a disposizione tante app ed è richiamabile in ogni momento con un piccolo swipe dal basso verso l’alto; il secondo sostituisce sia il vecchio Switcher che il Control Center, integrando anche una specie di gestione delle scrivanie che ricorda molto da vicino Mission Control sul Mac.

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Grazie a questi due nuovi strumenti, riusciamo ad affiancare due app molto più facilmente, spostandole da destra a sinistra senza i precedenti limiti e con la possibilità di averne una terza in sovrimpressione. Trovo poco intuitivo il fatto che si debba trascinare un’icona dal Dock sullo schermo per aprire un’app in stile SlideOver mentre invece per farla sparire si debba trascinare verso destra o sinistra e non verso il basso, ma è una questione marginale. Il mio principale disappunto è invece per l’app File che, per quanto fosse attesissima e più che gradita, non sembra all’altezza della gratuita Documents di Readdle. Sicuramente è un inizio e non ci si può lamentare, però è ancora piuttosto acerba nella visualizzazione dei contenuti e nelle funzionalità legate sia all’archiviazione locale che ai servizi terzi. È una di quelle in cui si può divertire di più a sperimentare il drag&drop con tutte le dita, ma all’atto pratico risulta fin troppo acerba e va spesso in crash in fase di condivisione dei contenuti.

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Con tutto che ci sono aspetti migliorabili e che siano ancora alle prime beta, iOS 11 promette davvero di modificare la percezione e l’uso dell’iPad. È un passo nella giusta direzione e nel corso del prossimo anno vedremo maturare molti altri aspetti che ancora si muovono sotto traccia, tra cui va certamente citato il nuovo framework ARKit per la realtà aumentata.

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Quel centimetro in più di larghezza sul 10,5” ha consentito ad Apple di creare una Smart Keyboard (179€) più ampia, in cui l’area centrale con i caratteri alfanumerici ha un layout ed una dimensione sovrapponibile a quella delle altre tastiere per Mac. Si tratta di un dettaglio che ne rende l’uso incredibilmente più comodo fin dalla prima digitazione e non nascondo che è proprio per questo che non la usavo sull’iPad Pro 9,7”, mentre ho invece deciso di acquistarla per il 10,5”.

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Considerando il ridotto spessore la digitazione è abbastanza precisa ma rimane sempre una membrana unica, utile per evitare che polvere ed acqua si possano insinuare tra i tasti però al tempo stesso meno veloce rispetto altri sistemi. I problemi che ho riscontrato sono quelli già noti da tempo e che Apple non potrà risolvere se non riprogettandola da zero. Non si può definire un’inclinazione diversa da quella nativa, non è stabile da usare sulle gambe ed è impossibile da stesi, i tasti non sono retroilluminati e la particolare struttura crea quell’antipatico scalino quando è chiusa.

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Con tutta la sincerità di cui dispongo, devo dire che la nuova custodia in pelle (149€) proprio non la capisco. L’ho voluta provare e la qualità del materiale come le rifiniture rispecchiano le aspettative per un accessorio di questo prezzo. Il problema, semmai, è che non mi sembra utile.

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Ci va anche l’iPad Pro con tastiera annessa, e questo è un bene, ma alla fine fornisce giusto un po’ di protezione sul retro ed un supporto per la Apple Pencil. Non sarebbe stato molto più comodo mettere un anellino o un altro tipo di supporto direttamente sulla Smart Keyboard? Lo scalino di cui parlavo prima sembra fornire anche uno spazio adatto. Oppure si poteva realizzare una piccolissima sleeve magnetica per la Apple Pencil come quella che uso io da un anno. Tutte le soluzioni possibili mi sembrano migliori di quella proposta.

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E invece no, eccoci con tutto quel popo’ di materiale pregiato che costa 149€ ed ha senso solo avendo anche la Apple Pencil (+109€), che aggiunti ai 179€ per l’utilissima (questa sì!) Smart Keyboard fanno salire il conto per i soli accessori primari a 437€. Onestamente, tra le tre cose, la custodia in pelle è proprio quella che consiglio di sacrificare ad occhi chiusi.

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Per il discorso connettività l’iPad Pro viene sempre proposto nelle due varianti: Wi-Fi e Cellular. La seconda è molto più utile per chi intende usarlo in mobilità, sia perché una scheda aggiuntiva con un piano dati semplice ormai costa davvero poco sia perché ha il vantaggio di possedere il GPS. In termini di potenza del segnale mi ha stupito in più di una occasione, perché vicino ad un iPhone 7 Plus prende molto più campo l’iPad Pro con il medesimo operatore (in alcuni casi ho riscontrato un vantaggio di due tacche!). Mi ha un po’ deluso l’assenza del Bluetooth 5.0 in favore del precedente 4.2, anche se usando le AirPods la gestione dell’audio con più dispositivi è di una semplicità unica.

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L’unico effettivo rimpianto che ho è la permanenza della porta Lightning. In realtà non mi aspettavo un cambiamento in tal senso già da ora e ritengo corretto che Apple cerchi di rimandare il più possibile il passaggio ad un nuovo connettore, tuttavia su iPad Pro le limitazioni si sentono più che su iPhone. Per avere possibilità di uscita video, lettura di SD e le poche altre funzionalità disponibili, si finisce per dover acquistare diversi adattatori e spendere parecchio. Inoltre la ricarica con l’alimentatore incluso è molto lenta, mentre con USB-C possiamo veicolare molta più energia. Per fare un esempio concreto, il MacBook Pro 15″ tramite USB-C si ricarica in meno di 60 minuti (76 wattora) mentre all’iPad Pro 10,5″ (30,4 wattora) serve fino al triplo del tempo. Si possono usare alimentatori più potenti per ottenere risultati migliori, ma proprio per questo è fastidioso che quello in dotazione sia così lento. D’accordo che le ricariche rapide possono usurare prima le batterie, però se ci si trova con una percentuale bassa e poco tempo per collegarlo non si riesce ad ottenere carica a sufficienza. È però vero che l’autonomia rimane sempre molto buona. Si usa in modo intensivo per ben più di 6 ore e si raggiungono facilmente le 8 con navigazione, gestione documentale e qualche contenuto audio/video in Wi-Fi.

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Quando si parla di tablet tendo ad evitare quasi completamente l’argomento foto. Non voglio passare per quello che ha la puzza sotto il naso ma non mi sembra proprio lo strumento adatto per lo scopo, anche se non mancano gli esempi di chi lo usa per questo. Con il nuovo iPad Pro non si può però sorvolare sul comparto fotocamere, perché sono praticamente le stesse dell’iPhone 7. Quella posteriore ha un sensore BSI da 12MP, apertura f/1,8 e tantissime funzionalità, tra cui il flash e la registrazione video 4K. Altrettanto valida è quella frontale con 7MP, apertura f/2,2 e video Full HD. Non c’è molto altro da aggiungere conoscendo già l’ottima resa di quella dell’iPhone 7, ma è interessante notare che questa migliore qualità, specie nella fotocamera principale, saranno di grande aiuto con la prossima implementazione di ARKit, che consentirà di sfruttare questo ampio schermo per applicazioni concrete con la realtà aumentata.

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Nella colonna delle assenze ci va il 3D Touch e anche il tasto home, che rimane di tipo meccanico. Sono tutti miglioramenti che sarebbero stati graditi, non c’è dubbio, ma non li ritengo insensati. L’efficacia del 3D Touch su schermi così grandi è ancora da dimostrare e per diversi motivi. Intanto la risposta sensoriale richiede un Taptic Engine a distanza ravvicinata, per cui con 10,5″ da gestire anche metterne uno ad ogni angolo potrebbe non essere sufficiente. Credo che Apple ci abbia provato e forse riuscirà in futuro ad implementare tale tecnologia anche sullo schermo dell’iPad, magari progettando dei nuovi motori. Rimane comunque da chiedersi se sarebbe comoda da usare. Su iPhone lo attiviamo quasi sempre con il pollice, usando il resto della mano per tenere fermo il telefono. Su iPad dovremmo spingere forte con altre dita, come l’indice, e ciò risulterebbe fattibile solo con il tablet in posizione fortemente stabile, come su una scrivania, e non in mano o in modalità stand (perché cadrebbe all’indietro). Sempre per l’assenza del Taptic Engine si motiva il tasto home tradizionale, poiché senza di esso non è possibile dare una risposta fedele alla pressione.

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Conclusione

Con un iPad (2017) che ora parte da un prezzo base di 409€ e risulta più che valido per una perfetta fruizione di contenuti, l’iPad Pro si ritaglia un ruolo ancora più specifico nella direzione della creatività. La Apple Pencil è di fondamentale importanza in tal senso, ma non è solo lei a fare la differenza. La tastiera che sfrutta lo Smart Connettor è utilissima per chiunque debba digitare molto testo, la creazione musicale può giovare di un sistema audio più efficace e la maggiore potenza di calcolo apre a tutta una serie di usi ed applicazioni che rendono decisamente meglio sul Pro. Forse oggi la proposta di iPad è finalmente chiara e matura: il modello base ha un costo più aggressivo e i Pro sono più “Pro” grazie all’hardware rinnovato, il supporto per tastiera e pencil ed il nuovo iOS 11. Non siamo ancora di fronte ad un sistema che può soppiantare in tutto e per tutto un computer tradizionale, ma ci stiamo avvicinando sempre di più a questo risultato ed app come Affinity Photo dimostrano finalmente cosa si può fare anche a livello grafico. Il nuovo formato da 10,5” è davvero indovinato, con ingombri di poco superiori al 9,7” e una superficie di lavoro che si percepisce fin da subito come più ampia. A questo punto il 12,9” rimarrà dedicato ad una nicchia ancora più ristretta, mentre il 10,5” potrà fare la voce grossa. Si potrebbe banalmente dire che si tratta del miglior iPad di sempre, cosa che in teoria è valida ad ogni nuovo modello. Ma questa volta la frase di rito sembra avere davvero senso. È migliorato, questo è chiaro, però tutto va nella giusta direzione. L’unico limite effettivo rimane il prezzo, perché si parte da 739€ per 64GB Wi-Fi; tuttavia la versione che ritengo più sensata, ovvero quella da 256GB Cellular, arriva a 999€. Cifra che non comprende né la Apple Pencil, né la Smart Keyboard.

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PRO
+ Solita eccellente qualità costruttiva Apple
+ Display più ampio e cornici più strette
+ Schermo a 120Hz, copertura colore P3, riflessi al minimo
+ Hardware incredibilmente potente, più di tanti portatili
+ Audio quad-stereo eccellente
+ Buona durata della batteria
+ Esperienza d’uso in modalità tablet inarrivata dai rivali
+ Supporto per Apple Pencil
+ Smart Connector per tastiere dedicate
+ Ottime fotocamere, sia fronte che retro
 Connettività molto completa
 Grandi cambiamenti in vista grazie ad iOS 11

CONTRO
- Costoso
- La ricarica è troppo lenta con l’alimentatore in dotazione

DA CONSIDERARE
| Manca il 3D Touch (per il momento prerogativa dei piccoli schermi)

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.