Recensione: B&O Play H7 e H9, il lusso danese che scalda il cuore

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Loris Coiutti, Eric Festa, Federico Masserini, Enrico Contri, Alex Martelli, Tommaso D'antuono, Andrea Ortolani.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Il nome Bang & Olufsen mi richiama alla mente i primi anni del mio approccio alla Musica. Non che avessi qualcuno dei loro stupefacenti sistemi audio, ma ricordo bene che li ammiravo nelle riviste di settore con la bramosia di chi sapeva di non poterli avere. Se ben ricordo non è da molto che si possono acquistare in Italia, negli anni ’90 si dovevano cercare col lanternino nei pochissimi negozi specializzati, sempre avendo la fortuna di trovarne uno non troppo distante da casa. La cosa che mi ha sempre affascinato del brand danese è il design, che trovo perfettamente in linea con l’originale logo che lo contraddistingue. Ho infatti da tempo nella mia lista dei desideri il volume The Art of Impossibile: The Bang & Olufsen Design Story, insieme a Weniger, aber besser, Dieter Rams: as little design as possible e alcuni altri.

beoplay-h7-1

Quelle che vedete qui sopra sono le B&O Play H7, il mio primo prodotto a marchio Bang & Olufsen… anche se in realtà fa parte della linea meno lussuosa del brand. Le possiedo da un anno e mezzo circa e sono tutt’oggi le cuffie che più amo della mia “collezione”. Già perché sono arrivato a quota 11, per ora, per cui o la chiamo collezione oppure devo ammettere di aver perso il controllo… E in effetti è stato proprio uno di quei raptus irrefrenabili che mi ha spinto ad acquistare le H9 durante il Black Friday, in quanto le ho trovate in condizioni “come nuovo” al prezzo di 340€ nei WarehouseDeals. Sono tanti tanti soldi, lo so, ma considerando che il listino è fisso a 499€ ho risparmiato (se così vogliamo dire!) ben 160€. Ed eccole qui, nere, in tutto il loro splendore.

beoplay-h9-24

Come si può facilmente notare, il design firmato Jakob Wagner è praticamente immutato tra le due versioni e personalmente lo giudico superlativo. Purtroppo, e lo dico con rammarico, sarà difficile per me essere davvero oggettivo in questa recensione. Il fatto stesso che le H7 siano le mie cuffie preferite pur essendo meno pratiche e funzionali di altre che possiedo la dice lunga. Non so, per altro, se dal punto di vista fotografico sarò capace di farvi percepire anche una piccola parte di quel feeling eccezionale che trasmettono dal vivo.

beoplay-h7-v-h9-3

La linea è di un’essenzialità disarmante, iniziando dall’archetto liscio e rivestito in pelle (di agnello!) con gradevoli impunture a vista. Continuando verso il basso si trovano le aste di estensione di alluminio anodizzato realizzate dal blocco pieno: lisce all’esterno e con una guida interna per consentire un movimento fluido ma al tempo stesso incredibilmente stabile.

beoplay-h9-25

Con un incastro che definire perfetto è riduttivo, si accordano con un altro blocco di alluminio anodizzato che regge il padiglione e che ne consente l’inclinazione verticale e la rotazione orizzontale di 90° esatti verso dietro – e non in avanti come ha fatto B&W nelle PX (recensione).

Questo consente di appiattirle per un trasporto comodo all’interno della morbidissima sacca in dotazione, seppure occupino comunque un bel po’ di spazio non essendo richiudibili. C’è da dire che non mi sarebbe dispiaciuta una custodia rigida perché questa sacca è di una qualità eccellente, con il bel dettaglio del laccio di chiusura con borchia B&O, ma non protegge da nulla se non dalla polvere.

beoplay-h9-23

Il padiglione è un esempio perfetto del minimalismo di queste cuffie, in quanto è costituito da tre strutture circolari sovrapposte con dimensione che va progressivamente a crescere. L’esterno è un disco di alluminio anodizzato, poi si passa per un elemento in plastica (l’unico visibile e necessario per la comunicazione radio), fino ad arrivare ai cuscinetti (che si staccano con una semplice rotazione antioraria).

Fa strano che siano circolari essendo cuffie over-ear, ma sono in assoluto uno degli elementi più riusciti. Anche qui vi è vera pelle di agnello finemente lavorata a ricoprire il materiale viscoelastico che si adatta come un guanto alla nostra testa (memory foam).

Le orecchie si sentono immediatamente a casa lì dentro e l’unica particolarità dovuta alla forma insolita è che il lobo non risiede all’interno dei cuscinetti. Questi vi si poggiano delicatamente sopra e l’ampio spessore della spalla evita la creazione di spazi che comprometterebbero l’isolamento acustico.

beoplay-h9-6

Si tratta infatti di un modello circumaurale chiuso, per cui l’orecchio deve essere meccanicamente separato dall’ambiente esterno, e così è. Il livello di comodità è elevatissimo. Non stringono e non affaticano, sigillano e al tempo stesso rimangono morbide e leggere. Un’altra cuffia altrettanto comoda tra quelle che ho provato è la QC35 di Bose, tutto il resto è noia – come avrebbe detto il Califfo.

L’unico elemento che si avverte è l’archetto, poiché il suo interno non è morbido come ci si aspetterebbe, ma rigido. Ha sì una imbottitura, ma sarà spessa forse 1 o 2 mm. Le H9 non sono pesanti, ma questo particolare dettaglio fa si che il punto di appoggio sul capo si senta. Sarei davvero curioso di sapere il perché di questa scelta e voglio immaginare che ci sia un motivo specifico, ma è un gran peccato perché fosse stato morbido si sarebbe raggiunta la totale perfezione in termini di ergonomia.

beoplay-h9-7

Da quel che ho potuto constatare c’è un solo dettaglio che consente di riconoscere una H9 da una H7, ovvero i due piccoli microfoni posti all’esterno dei padiglioni. Questi servono a catturare l’audio ambientale e far funzionare il Noise Cancelling. I controlli rimangono essenzialmente gli stessi e sono concentrati sull’esterno del padiglione destro. Sì, lo so, non si vedono, questo perché sono touch.

beoplay-h9-14

Il tocco è il play/pausa, swipe avanti e indietro cambiando traccia e per il volume si deve ruotare il dito in senso orario o antiorario. Quest’ultima gesture va un attimo capita, in quanto bisogna eseguirla lentamente e sulla “pista” ribassata che si avverte immediatamente al tatto. Ancora una volta la parola giusta è “essenziale” ma c’è un difetto in quanto l’area sensibile al tocco è resistiva e si attiva con qualsiasi cosa. Usandole a letto, ad esempio, non si può girare la testa verso destra per più di 45° perché si attiverebbe la pausa. E purtroppo è facile che capiti.

beoplay-h9-12

L’accensione avviene con un cursore fisico (alleluia!), che si comporta esattamente come quello delle QC35 pur essendo disposto di lato e non esternamente al padiglione. Sotto sono spente, un primo step in alto le accende e, in qualsiasi momento, si può andare ancora in alto 2 secondi per attivare il pairing.

beoplay-h9-19

L’abbinamento con i vari dispositivi è piuttosto semplice. Il Bluetooth ha una portata buona, direi nella media, e gestisce un dispositivo per volta, abbinandosi all’ultimo alla successiva accensione. Tutto fin troppo minimal per un geek, è proprio agli antipodi della Sony 1000x, ma è esattamente ciò che le si addice. Qualsiasi altro orpello stilistico o funzionale avrebbe turbato questa sensazione di lussuosa essenzialità che queste cuffie trasmettono.

Una ulteriore piccola novità delle H9 è la possibilità di configurazione tramite smartphone, cosa non possibile con le gemelle H7 che si aggiornano solo dal computer via cavo. Non mi aspettavo di trovare chissà cosa nell’app companion, anche perché l’NC si abilita e disabilita con un semplice swipe in alto o in basso. In effetti questa offre solo due opzioni in più: modifica del nome del prodotto ed equalizzazione. La prima l’apprezzo tanto quando è presente, ma la chicca è il ToneTouch.

beoplay-h9-screenshot

Non è la tipica equalizzazione per frequenze a cui siamo abituati, ma un schema a quattro quadranti grazie ai quali possiamo trovare il nostro mood perfetto spostandoci più o meno verso: warm / excited, relaxed / bright. Con un pizzico, invece, si può aumentare o diminuire lo stage, che passa dall’essere stretto e vicino ad incredibilmente arioso. Ci sono già quattro preset e se ne possono memorizzare altri a piacimento. È meno preciso di un sistema a bande ma è più intuivo e consente di ottenere in un attimo buoni risultati. Tuttavia si può anche pasticciare il suono, specie ruotando in senso orario sull’icona del ToneTouch (che si trova in basso a sinistra nella prima immagine di seguito) ed aumentando troppo l’enfasi.

beoplay-h9-screenshot-2

La resa audio delle H7 è molto bella per quanto mi riguarda, ma non sono cuffie precise e dettagliate come altre nella stessa fascia di prezzo. L’audio è suadente, vellutato ed è perfettamente in linea con le sensazioni che il prodotto tramette dal punto di vista strutturale. Si avverte l’ottima separazione stereo ed una linearità convincente, ma puntano tutto sul bilanciamento. Questo non vuol dire che pecchino di potenza, il volume è bello alto se portato al massimo, ma il sound è sempre caldo e avvolgente. Rassicurante oserei dire.

Tutto questo vale anche con la H9 e l’equalizzazione di partenza, ma l”app Beoplay consente di intervenire molto sulla resa. Andando ad allargare lo stage e spostandosi verso Excited/Bright, le frequenze alte diventano più incisive, la voce femminile più toccante e la batteria viene fuori parecchio con cassa e rullante. Tutto ciò non influisce sul livello di dettaglio, però la flessibilità aggiunta rispetto le H7 è tanta.

beoplay-h9-17

L’altro elemento di novità, ovvero il Noise Cancelling, è esattamente quel che ci si poteva aspettare da B&O. Acceso o spento, nulla più, ma soprattutto posizionato in uno sweet spot tra efficienza ed impatto sulla musica. In effetti attutisce davvero poco i rumori esterni, al punto che certe volte ti chiedi se la funzione si attiva o meno, ma al tempo stesso l’audio non viene minimamente intaccato e non c’è fruscio. Per cui sì, non è affatto tra le più efficaci nella riduzione del rumore, specie per quelli acuti, ma riesce ad aumentare, seppur di poco, il già buon isolamento meccanico senza danneggiare la musica.

beoplay-h9-5

L’autonomia non è al top della categoria, ma garantisce tranquillamente 13/14h di riproduzione. Curiosa, quanto gradevole, la scelta di adottare una batteria sostituibile, che si trova all’interno del padiglione sinistro e si sostituisce facilmente. Tutto ciò è una gran cosa, o almeno, sarebbe potuta esserlo visto che poi la batteria in questione è praticamente introvabile.

Ora non ho ricontrollato ma l’anno scorso ne volevo prendere una di scorta per le H7 ed ho girato ovunque su internet arrivando solo ad unità molto costose (oltre i 100€) con la sigla PLB-103. Il produttore originale è Sanyo, ma non c’è stato verso di trovare la medesima batteria a prezzo inferiore. Credo che B&O ne abbia acquistato l’esclusiva o addirittura potrebbe averla fatta realizzare su misura.

beoplay-h9-15

Conclusione

Io adoro queste cuffie, c’è poco da fare. A livello di elettronica e di audio sono semplici ma raggiungono e per certi aspetti superano il buono. È per il design, i materiali e la qualità costruttiva che hanno davvero pochi rivali. Non è solo una questione di estetica, si capisce appena prese in mano che sono di una qualità superiore. Se le metto a confronto con le Sony 1000x, ad esempio, mi sembra di vedere una LaFerrari vicino ad una Honda NSX. Pur essendo B&O Play la versione “consumer” dei prodotti Bang & Olufsen, il lusso che si ritrova in queste cuffie è palpabile. Lo si sente nella morbidezza della pelle, nella perfetta profilatura dei blocchi di alluminio, nell’unicità delle forme e in un sound coinvolgente ma sempre bilanciato. Il Noise Cancelling non è dei più efficienti in termini di soppressione del rumore, ma guarda caso è praticamente l’unico che quando lo attivi non introduce fruscio.

beoplay-h7-v-h9-2

Ancora una volta è stato il comfort a guidare le scelte di Bang & Olufsen ed è anche per questo che non posso non amare le B&O Play H9. Ovviamente non valgono 499€ per le loro specifiche tecniche, questo penso sia chiaro. Qui non dovete guardare sotto il cofano o fare confronti sulla carta, dovete semplicemente capire se siete disposti a spendere tanto per delle cuffie comodissime, che suonano bene e sono facili da usare, ma un buon 50% del loro valore sta nell’esclusività. Tuttavia questa non si traduce in aria fritta, come succede in altri casi, perché si viene ripagati con un’esperienza acustica sempre molto piacevole ad una visiva e tattile che è difficile da eguagliare. Dopotutto non si spendono diverse migliaia di euro per mettere i sedili in pelle in un’auto perché sono utili, visto che risultano freddi d’inverno e appiccicosi d’estate, però la bellezza e la qualità di questi è difficilmente confrontabile con la grigia utilità della stoffa. Ecco: forse è perché sono state concepite in un freddo paese nordico che le cuffie B&O risultano così calde e confortevoli. Ma se 499€ sono troppi per un piacere veniale, come effettivamente lo sono, allora vi posso tranquillamente consigliare le B&O Play H7. La versione color terra che ho io, la cui raffinatezza è senza pari, spesso costa poco più di 300€ su Amazon, come in questo momento. Non c’è il Noise Cancelling, ma vi garantisco che non è un grave perdita visto che per risultare trasparente è anche poco efficace, per cui l’unica effettiva mancanza che si potrebbe avvertire è quella dell’equalizzazione. Se volete un sound aggressivo, tipo quello delle B&W, solo le H9 ci si possono avvicinare grazie all’uso del ToneTouch, ma non è nella loro natura. Se invece apprezzate un suono pulito e bilanciato, abbastanza lineare e dinamico, con buoni bassi ed un ottimo senso spaziale e stereofonico, allora potete andare senza dubbio sulle H7. In tutti e due i casi, è una scelta che va fatta col cuore.

P.S. questo è uno di quei casi in cui il voto che metto è frutto della volontà di essere oggettivi. Personalmente, invece, preferisco queste cuffie rispetto altre a cui ho dato un punteggio superiore.

PRO
+ Design unico, inimitabile e senza tempo: semplicemente bellissimo
+ Materiali lussuosi in ogni dove
+ Esperienza tattile e di comfort ottimale
+ Utilizzo semplice ed intuitivo
+ Bella custodia in dotazione
+ Sound caldo ed avvolgente
+ Isolamento meccanico dei padiglioni molto efficace
+ M9: possibilità di personalizzare il suono con ToneTouch
+ M9: noise cancelling non molto efficace ma che non introduce fruscio e non deteriora la musica

CONTRO
- Costano tanto, come ogni oggetto di lusso
- Il controllo touch è troppo sensibile
- Non si richiudono
- La sacca in dotazione è bellissima ma non protegge affatto

DA CONSIDERARE
| Peccato per l’interno dell’archetto troppo rigido… l’unico elemento strutturale sottotono
| M9: NC molto delicato, se vi serve attutire del tutto certi suoni non sono la soluzione ideale

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.