Recensione: Fujifilm X100F, quarta generazione di un’icona

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Roberto Vazzoler, Massimiliano Bombonati, Andrea Giuseppe Calabrò, Daniele Mora, Luciano Meringolo, Davide Monti Fotografia, Salvatore Coppola.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Quando ho avuto tra le mani la Fujifilm X100F ho subito pensato: questa è la quarta Fuji che provo con lo stesso sensore X-Trans III da 24MP, cosa diavolo potrò mai aggiungere? I nostri lettori si saranno ormai stancati di leggere le stesse cose, più o meno quanto io mi sono stancato di scriverle… Naaa non è vero! La prima cosa che ho pensato è stata: mio Dio, è bellissima!!

Eh si, la X100F è una delle macchine fotografiche più belle che io abbia mai visto, con quel suo corpo bicolore dal gustoso sapore retrò e l’aspetto da rangefinder con tutti i controlli manuali messi al posto giusto. Credetemi, è davvero difficile non innamorarsi. È un po’ la Emily Ratajkowski (giuro di non aver fatto copia/incolla) delle fotocamere. Questa recensione sarà diversa dalle precedenti, perché della qualità d’immagine del sensore ne abbiamo parlato e riparlato nelle recensioni della X-Pro2, X-T2 e X-T20, dunque mi concentrerò sugli altri aspetti peculiari della X100F.

Per prima cosa vien da chiedersi se c’era davvero bisogno di un’altra fotocamera con lo stesso sensore. Cosa ha di diverso questa fotocamera da giustificare una spesa di 1250€? Ma poi: li vale davvero 1250€? Sono tutte domande legittime che mi sono posto anche io e a cui ho provato a dare risposta durante la prova, cercando di non sconfinare nella questione solo qualitativa dell’immagine, ma proprio nell’uso della fotocamera. Se dovessi pensare solo alla qualità dei risultati il problema si risolverebbe facilmente: è una Fujifilm con un buon obiettivo pancake 35mm equiv. e l’ottimo sensore X-Trans III da 24MP, quindi scatta foto strepitose. La recensione potrebbe finire qui  (faccina che sorride), tutto il resto riguarda valutazioni sul corpo, i comandi e le funzioni.

Corpo e comandi

L’ho già detto che la X100F è sexy? no? Beh, lo faccio ora. Questa macchina fotografica, perché mi piace chiamarla così e non fotocamera, è dannatamente bella. Sopratutto in questa versione bicolore, che non a caso nei negozi costa quasi sempre 50€ in più rispetto rispetto la total black, in cui a spiccare è proprio l’alluminio della parte superiore. Tirato a lucido e sempre splendente, fa il paio con l’obiettivo 23mm f/2 integrato.

Guardando la parte superiore scorgiamo gran parte dei controlli fisici e, partendo da sinistra, notiamo il nome X100 in nero inciso nell’alluminio e con il bellissimo dettaglio della F rossa. Tralasciando questi dettagli, non abbiamo nessun tipo di pulsante o ghiera in questa zona. Al centro del corpo macchina è presente la slitta del flash ed in asse con essa ma più avanti notiamo due fori per i microfoni usati durante la cattura video. Lo spazio a disposizione è poco e possiamo notarlo anche da alcuni dettagli come la linea nera, posizionata sulla slitta del flash, che indica la posizione della torretta dei tempi posta subito a fianco. Nella ghiera dei tempi è stata adottata una soluzione simile a quella della X-Pro2, ovvero una torretta combinata Tempi/ISO.

Ruotandola abbiamo la possibilità di selezionare i tempi con scatti di 1 stop da 4000 (1/4000s) a 1 (1s), modo automatico A, posa B o selezione dei tempi T. Tirando verso l’alto la torretta prima della rotazione, possiamo invece selezionare gli ISO da L (100) a H (selezionabile tra 25600 e 51200), oppure A (automatico, impostabile su 3 range di valori tramite menu / impostazione ripresa / impostazione automatica ISO).

fujifilm-x100f-9a

Il valore selezionato è visualizzabile in modo chiaro tramite la finestrella in alto, ma non è molto comodo in quanto l’unico modo per leggere il valore diritto è tenere la torretta dei tempi sul valore A, altrimenti i numeri risultano inclinati. Non so come si sarebbe potuto risolvere ma così è un po’ scomodo. Di fianco si trova il pulsante di scatto con filettatura per il controllo remoto meccanico sovrapposto allo switch di accensione. All’estrema destra un tasto Fn personalizzabile e la ghiera per la compensazione di esposizione con regolazioni da –3 a +3 stop a passi di 1/3 e la posizione C per controllare questo parametro con la ghiera cliccabile frontale. In questo modo si può andare da –5 a +5 sempre con passi di 1/3.

Che bella vista da qui, vero? Nessuno potrebbe dire con certezza se questa sia una macchina analogica o digitale. Un piccolo sospetto lo si potrebbe avere solo per via di quel LED vicino al flash ma nel 90% dei casi quando qualcuno la guarderà si chiederà se è una macchina fotografica analogica. E non lo dico tanto per dire: l’ho lasciata appositamente in vista sulla scrivania del mio negozio per vedere le reazioni della gente che entrava e tutti quelli che l’hanno notata mi hanno chiesto se fosse “vecchia” e non credevano che fosse davvero digitale.

Anche stavolta sono partito per la tangente, ritorno in riga analizzando i componenti frontali a partire dalla ghiera sulla sinistra. Questa ci è molto utile per modificare i vari parametri, è personalizzabile e può essere anche premuta. Procedendo verso destra troviamo la leva di selezione della modalità mirino, che possiamo tirare a sinistra per alternare mirino ottico e digitale, oppure spingerla a destra per aggiungere o rimuovere un finestrella di AF al mirino ottico. Nella parte circolare della leva, oltre alla cerniera che permette il movimento destra/sinistra, è presente un pulsante personalizzabile che di default è associato alla programmazione del comportamente della ghiera presente sull’obiettivo. Possiamo infatti scegliere se usarla per il fuoco manuale, per cambiare il bilanciamento del bianco, la simulazione pellicola o, infine, per attivare lo zoom digitale. Spostandoci ancora un po’ a destra troviamo il LED per l’aiuto alla messa a fuoco in condizioni di scarsa illuminazione e il Flash integrato (numero guida 4,6 circa) che è li solo perchè avevano un po’ di spazio libero. Ancora a destra c’è una vite: sì, davvero quel piccolo cerchietto è una vite Torx T2 a vista che credo serva a tenere insieme il gruppo mirino. E poi, in ultimo, c’è la finestrella del mirino ibrido che in stato di inattività della macchina va sempre in modalità ottica, risultando trasparente, mentre si oscura l’angolo in basso a sinistra con l’anteprima dell’area AF e completamente quando passiamo al digitale.

Il pezzo grosso del frontale me lo sono lasciato per ultimo e sto ovviamente parlando dell’obiettivo 23mm f/2. Stavo pensando di dedicare un paragrafo al solo obiettivo ma in realtà non c’è moltissimo da dire essendo sempre lo stesso fin dalla prima edizione (e siamo alla quarta). Espongo qui le caratteristiche: focale di 23mm (35mm equiv. su sensore APS-C) con apertura massima pari a f/2 e minima di f/16, diaframma circolare a 9 lamelle e otturatore a foglia (su questo particolare torneremo più avanti). L’ottica potrebbe essere considerata una parente stretta del Fujinon 23mm f/2 ma in realtà è diversa in quanto realizzata appositamente per questo corpo e  ancora più compatta, mantenendo comunque un ottimo potere risolvente e limitando le aberrazioni cromatiche.

Il lato sinistro della X100F è piuttosto pulito, ci sono esclusivamente l’aggancio per la cinghia e il selettore della modalità di messa a fuoco. Tramite questo switch a 3 posizioni possiamo scegliere la messa a fuoco singola S, quella continua C oppure manuale M. Sul lato destro troviamo l’altro aggancio per la cinghia, a proposito a me piace usarla con la Peak Design Leash ma appena mi riesce vorrei prendere anche una Peak Design Cuff per un uso più discreto.

Il retro è l’unico lato che distingue senza dubbio alcuno la X100F da una normale rangefinder degli anni 70-80. Possiamo infatti vedere subito il display da 3″ con circa 1 milione di pixel e rapporto di forma 3:2. Non ho dimenticato di scrivere che è touch o che è ribaltabile, inclinabile o altre diavolerie simili, il display c’è ma è fisso ed installato a filo scocca: solo il necessario e nulla più. In alto a sinistra c’è il mirino incapsulato in una struttura in gomma rigida con a sinistra la rotella per la correzione diottrica e a destra il sensore di prossimità per il cambio automatico display/mirino. Spostandoci a destra troviamo il pulsante per la selezione della modalità di visualizzazione (display, mirino, off o sensore occhi), il pulsante per il blocco di esposizione e fuoco (personalizzabile) e la ghiera cliccabile posteriore.

Scendendo lungo il display notiamo il joystick a 8 direzioni cliccabile per la selezione del punto AF e per spostarci nei menu, il pulsante per attivare la riproduzione di foto e video, il cestino e DISP/BACK. A fianco di questa fila di pulsanti c’è il D-Pad a 4 direzioni con al centro MENU/OK. Di questo gruppo, solo il tasto centrale e quello in alto DRIVE non sono personalizzabili, infatti sono gli unici con serigrafia. Andando verso l’alto c’è il LED di stato multicolore e il pulsante Q per accedere al menu rapido.

Mirino e display

Nel paragrafo precedente ho accennato al display e vi ho parlato delle specifiche tecniche, qui volevo esaminare la funzionalità. Ho accennato qualcosa nel nostro canale Telegram PixelClub Live ma la ripropongo anche qui. Secondo me Fujifilm doveva osare un tantino di più, forse togliendo completamente il display visto che non aggiunge praticamente nessuna flessibilità in più rispetto al mirino così come proposto. Non è fondamentale per chi fa street, per chi fa matrimoni e per tanti altri impieghi, al massimo è buono per una foto paesaggistica a cavalletto (ma si può sempre usare il live view remoto sullo smartphone via Wi-Fi). Se devo alzare la macchina al livello degli occhi perché lo schermo è statico, tanto vale infilare l’occhio nel mirino ed evitare anche problemi di visualizzazione con forte luce o eccessiva luminosità del display al buio (il display non ha la regolazione automatica della luminosità). Non voglio essere frainteso, probabilmente se non ci fosse stato il display avrei avuto da ridire lo stesso e non è che il fatto che ci sia dia fastidio, anzi è comunque utile per la navigazione nei menu e per rivedere le foto… in alcuni casi anche per scattare. Ma arrivati alla quarta edizione in cui si è cambiato sempre poco o nulla, avrei apprezzato l’atto di coraggio di eliminarlo.

Lo stile da rangefinder consente di utilizzare la X100F tramite il mirino sia con l’occhio destro (quello che uso io) che con il sinistro, anche se in questo caso il naso (almeno il mio) dà fastidio nel controllo del punto di messa a fuoco con il joystick data la compattezza del corpo. Il mirino è simile o forse uguale a quello della X-Pro2 ovvero estremamente versatile, adatto a qualunque condizione di scatto e altamente personalizzabile per quello che riguarda le informazioni mostrate durante l’utilizzo.

Uso sia il mirino ottico che quello elettronico, scegliendo l’uno o l’altro a seconda dei casi (sopratutto se scatto in automatico o a priorità di diaframmi preferisco il mirino ottico). Durante l’utilizzo in modalità ottica – o per meglio dire ibrida dato che abbiamo comunque tutte le informazioni sovrapposte all’immagine – è bello vedere che il mirino copre più angolo di campo del necessario e corregge l’errore di parallasse con un rettangolo bianco che mostra effettiva area di scatto. Fujifilm dice che questa corrisponde a circa il 92% della copertura del mirino ottico, che infatti ha una visuale talmente ampia che riusciamo a vedere l’obiettivo nell’angolo in basso a destra.

Corpo ed ergonomia

In questo paragrafo vorrei parlare dell’utilizzo della X100F partendo da un punto fisso, anzi una focale: 35mm. Forse avrei dovuto ribadirlo all’inizio della recensione e magari adesso mi maledirete per avervi fatto sprecare una decina di minuti del vostro tempo, però la focale 35mm divide, o la si odia o la si ama, e siccome è l’unica qui disponibile (escludendo il crop digitale e gli aggiuntivi ottici) non c’è spazio per quelli ai quali è indifferente.

La X100F è pensata per i fanatici del 35mm, astenersi perditempo

Se siete fra gli amanti allora questa è una fotocamera perfetta, la compagna ideale, lo strumento migliore per esprimere la vostra creatività. Non sono lodi campate per aria, credo in ogni singolo apprezzamento che ho fatto. La X100F è compatta quanto basta per essere infilata nella tasca di una giacca e garantisce la miglior qualità fotografica attualmente disponibile, con foto ricche di dettagli, poco rumorose anche ad alte sensibilità e le famose simulazioni di pellicola Fujifilm.

Più di ogni altra macchina Fujifilm, questa sembra essere pensata per scattare in JPG, tenendo il RAW quasi esclusivamente per finalità d’archivio. Un file per ripartire nel caso non ci piaccia la simulazione pellicola che abbiamo scelto. Non lo dico perché non sia piacevole possedere il file grezzo ed elaborarlo (anche se chi usa Lightroom si deve dotare di tanta pazienza vista la riluttanza di Adobe nell’integrare una corretta demosaicizzazione dei file RAF), ma perché usando il JPG si ottiene una foto facilmente condivisibile, già ottima per la stampa e ottimamente godibile senza la necessità di un editing di rifinitura. Inoltre, sebbene appartenga alla categoria semi-professionale stando alle specifiche, l’utilizzo che più si confà alla X100F è di tipo personale. È perfetta come fotocamera da avere sempre con sé.

Ma non leggetela come una limitazione, io l’ho portata anche come secondo corpo ad un matrimonio, ma l’ho trovata più indicata le volte in cui l’uso usata nel tempo libero, magari la sera in giro per locali. Il fatto di possedere un’unica lunghezza focale non è quasi mai una reale limitazione ma piuttosto una sfida continua nel cercare la migliore posizione di scatto. Costringe il fotografo ad essere più attivo, ad avvicinarsi e allontanarsi, tentare diverse angolazioni, scattare e rifare tutto da capo, in un mix di frustrazione ed esaltazione. La X100F è piccolina ma ha un notevole peso (469g) data dall’eccellente costruzione e si tiene bene in mano essendo ottimamente bilanciata. Io l’ho usata con la tracolla ma è forse più indicato il laccio da polso.

AF – Messa a fuoco

Il sistema AF della X100F è lo stesso montato anche sulla X-T2 e simili, quindi con 325 punti per rilevamento di fase e di contrasto più un comodissimo joystick per la selezione del punto di fuoco. Ci sono le classiche 3 modalità: fuoco singolo, continuo e manuale, che sono selezionabili tramite il selettore posto sul lato sinistro della macchina fotografica e nelle modalità AF possiamo scegliere il punto singolo (a grandezza variabile), l’area (anche questa variabile) oppure il wide (intero fotogramma in AF-S) o ancora il tracking (intero fotogramma in non l’AF-C con selezione del punto di tracciamento iniziale). Tecnicamente è tutto qui e funziona mediamente bene, anche se alcune volte non mi ha agganciato il soggetto e non ho saputo determinare con certezza il “colpevole”. Ma se realmente il modulo AF è lo stesso della X-T2 (che si comporta meglio) allora potrebbe essere l’ottica più lenta. Magari un aggiornamento firmware (siamo già alla versione 2.0) risolverà questo saltuario inconveniente. Se dovessi quantificare il difetto direi che 85 volte su 100 non ci sono problemi, 5 volte bisogna spostare leggermente la macchina per avere un fuoco corretto mentre le restanti 10 non sono a fuoco.

Ho esaminato velocemente l’AF perchè in realtà volevo focalizzare le mie attenzioni sulla messa a fuoco manuale. Come da tradizione Fujifilm abbiamo a bordo una serie di aiuti alla MAF che spaziano dall’immagine divisa (in bianco e nero o a colori) al più moderno focus peaking (3 colori selezionabili, con sensibilità alta o bassa). Per muovere il fuoco dobbiamo utiliizzare la ghiera elettronica posta sul barilotto dell’obiettivo e possiamo programmare la direzionalità del movimento. Devo essere sincero, la ghiera elettronica, sebbene sia dotata di un buon controllo, mai può restituire la sensazione una regolazione meccanica. E non mi riferisco alla precisione ma alla possibilità di ripetere i medesimi cambi grazie alla memoria muscolare o anche semplicemente guardando la scala di messa a fuoco. Ne ha parlato anche Maurizio nell’ultima puntata di PixelClub e anche se si riferiva ad un altro modello ho riprovato qui la stessa sensazione. Avrei apprezzato maggiormente una ghiera meccanica con tanto di distanze serigrafate, in modo da poter fotografare anche senza guardare il display, sopratutto quando si vuole lavorare in iperfocale con la macchina a livello pancia (pratica utilizzata tanto nella street photography). Anche sulla X100F si può visualizzare sullo schermo la profondità di campo in metri, basata su pixel (più precisa ma forse in eccesso) o basata su pellicola (più realistica considerando anche le aree “quasi perfettamente a fuoco” ma ben percepite grazie al principio del circolo di confusione).

Modalità di scatto

La X-100F è dotata di varie modalità di scatto selezionabili tramite il pulsante Drive (freccia in alto del D-Pad). A fianco alle classiche fermo immagine e scatto continuo (velocità selezionabile tra 3,4,5 e 8 fps) abbiamo 5 modalità di auto bracketing che però sono funzionanti solo se scegliamo di scattare in JPG. Le modalità sono: AE Bracketing fino a +/- 2 stop con passi di 1/3, Film simulation bracketing che permette di applicare 3 simulazioni pellicola differenti a scelta in un singolo scatto, Dynamic Range bracketing che funziona solo a partire da 800 ISO e consente di scattare 1 foto con i 3 parametri di gamma dinamica (100, 200 e 400%), ISO sensitivity bracking che esegue 3 scatti con valori di ISO fino a +/- 1 STOP ed in ultimo White balance bracketing che scatta 3 foto con diverso bilanciamento del bianco. Sempre nel menu drive abbiamo accesso alla modalità panorama, alla doppia esposizione e ai filtri avanzati. Piccolissima curiosità: le modalità panorama e doppia esposizione si trovano raccolte nella voce ADV. e i filtri avanzati in un’altra voce ADV posta giusto sotto quella precedente e differenziata per la presenza di un doppio cerchio, strano non abbiano trovato un nome diverso o almeno un’icona diversa. Ultima voce, ma non per importanza, è la modalità Video.

Ci sono ancora 2 modalità che io avrei preferito avere nel menu Drive ma che invece sono presenti nel menu principale / impostazione ripresa e sono l’autoscatto (2 o 10 secondi) e l’intervallometro, di cui possiamo impostare l’intervallo tra gli scatti e il numero totale. Per quel che riguarda lo scatto continuo non posso allegare il classico screen perchè la X100F non ha l’otturatore a tendina e praticamente non produce rumore, quindi ci affidiamo ai dati della casa che ci dicono che a 8fps la X100F riesce a scattare 60 foto JPG oppure 23 RAW, che salgono fino a 81 JPG e 27 RAW quando scattiamo a 3fps.

Qualità d’immagine, ISO, WB, metering, flash…

In una parola questo paragrafo potevo semplicemente chiamarlo fotografia. Mentre scrivevo questa parte della recensione mi sono accorto di aver toccato praticamente tutti gli argomenti sopra citati senza un preciso ordine e quindi li ho raggruppati. C’è ancora bisogno dopo 3 recensioni che vi scriva che queste macchine fanno delle bellissime foto? Secondo voi la X100F le fa meno belle della X-Pro2? Ovviamente no, la qualità è praticamente la stessa ed è molto alta, davvero molto alta. In questi mesi di prove con Fujifilm ho assistito al passaggio di alcuni amici e conoscenti al sistema X e mi sono accorto che la qualità d’immagine non è un percepito mio, che magari sono un po’ innamorato di questo sistema, ma un assunto generale. Dopo un po’ che si scatta con le fujifilm si tornano ad amare le proprie fotografie e se ne riscopre una dimensionalità non raggiunta dagli altri sistemi. E non sono io a dirlo, ci sono schiere di amatori e professionisti che possono testimoniarlo. Ma la qualità va oltre: per apprezzare a pieno questi scatti va eseguita una pratica ormai persa nel tempo:

le foto vanno stampate!

Badate bene, non lo dico perché di mestiere vendo le stampe, dubito che possiate essere tutti miei clienti, ma perché la soddisfazione di una foto di qualità tra le vostre mani vi ripagherà 100 volte di più rispetto ad un like di instagram (almeno me lo auguro!). Ora disattivo la modalità predicatore e ritorno a parlare della X100F.

I file generati sono ben esposti, con un ottimo bilanciamento del bianco e ricchi di dettagli già a partire dal JPG in camera. Questa è la prima macchina con la quale ho utilizzato più spesso gli automatismi anche perché, contrariamente alle altre Fujifilm da me provate, qui non ho notato la tendenza a sottoesporre. La gamma dinamica è buona ma non eccellente per quello che riguarda i JPG, anche se impostiamo al 400% il valore di gamma dinamica (ISO minimo 800). Volendo possiamo utilizzare il file RAW e recuperare tantissime informazioni sia nelle ombre che nelle alte luci, ma non è detto che sia sempre la scelta migliore. Il metering è disponibile con 4 regolazioni anche se probabilmente si userà esclusivamente la Multi (misurazione intelligente) o al massimo la Spot, ma per la cronaca sono disponibili anche media e media pesata al centro.

Come accennavo poc’anzi il bilanciamento del bianco automatico fa molto bene il proprio lavoro e produce immagini corrette nella stragrande maggioranza dei casi, non andando in difficoltà nemmeno in scene con luce mista. Oltre al bilanciamento automatico abbiamo 3 modalità personalizzate, la selezione temperatura colore, soleggiato, ombra, incandescenza, 3 profili per luci fluorescenti e il bilanciamento per le foto subaquee. Tutti i profili sono ulteriormente personalizzabili finemente grazie ad un grafico cartesiano rosso blu. I profili personalizzati consentono di misurare il bianco inquadrando una superficie neutra e premendo il pulsante di scatto, verrà così catturata una foto che non sarà memorizzata ma sarà utile anche per far partire eventuali luci flash esterne.

La mia curiosità più grande da quando ho conosciuto la serie X100 è stata per l’otturatore a foglia integrato nell’obiettivo. Ho messo il link che spiega che cos’è ma voglio illustrarvi un vantaggio che si ha con questo tipo di otturatore: non c’è tempo di sincronismo per il flash. Non a caso ho scelto di mostrare la torretta dei tempi nell’immagine qui in alto, per farvi notare un dettaglio, anzi una mancanza: non c’è l’indicatore del sincro flash, solitamente contrassegnato con una x vicino al tempo di riferimento. Questo significa una cosa: Fotografia HSS anche con normali flash da studio o non compatibili.

In realtà non è proprio così, o almeno non è valido sempre. Il tempo minimo con il quale viene attivato il flash è 1/2000 ma con alcuni sistemi di trasmissione wireless (tipo questo) si sale a 1/1000 di secondo (con i sistemi professionali non succede) perché vi è un ritardo tra l’otturatore e l’emissione del lampo. Però anche con 1/2000 si possono fare cose strepitore, come fermare i liquidi a mezz’aria o scattare ritratti con la tecnica dell’Overpower the sun (nella galleria c’è un modesto esempio, il soggetto non era molto prestante). Tutto questo preambolo serviva per parlare brevemente di flash. La X100F ha in dotazione un minuscolo lampeggiatore (numero guida 4,6) che consente di dare una leggera schiarita a soggetti non più distanti di 1,5m. In compenso può essere utilizzato per comandare altri flash Fujifilm, si sincronizza con la prima o con la seconda tendina e può essere regolato anche in manuale selezionando la potenza fino ad un minimo di 1/64. Possiamo ovviamente utilizzare un flash esterno TTL, come il Fujifilm EF-X500, oppure in manuale con qualunque altro flash, ma dobbiamo ricordarci di disattivare quello integrato (menu / impostazione flash / flash integrato / off). Se non fosse per la focale obbligata, sarebbe sicuramente un’ottima macchina da tenere in studio, dato che senza sforzo ti permette di ottenere risultati ottimi grazie anche all’ottima flessibilità e adattabilità.

Ormai credo di aver detto di tutto sulle doti di “resistenza” al rumore della serie X e ovviamente anche con la X100F queste sono presenti. File ben bilanciati producono foto con pochissimo rumore di luminanza e ancora meno rumore cromatico, tanto che il test a 1600 ISO è quasi una formalità, come si può ben notare dall’immagine in alto. Ha decisamente più senso partire da 3200 che per me è un valore “semi-limite” per foto utilizzabili sul lavoro. Ho usato l’espressione il prefisso semi- perché in realtà mi capita di stampare spesso anche foto a 6400 ISO, soprattutto quando i ristoratori si ostinano a far fare il taglio della torta utilizzando solo delle fioche luci a LED o candele per fare scena, e mentre il mio operatore video può scendere anche a 1/50s io cerco di non andare sotto 1/125s perché è un momento di grande intensità, ma anche di stanchezza generale, gli sposi nemmeno ti ascoltano più ed è un fuggi fuggi generale, quindi il rischio di mosso è elevato. Vi ho raccontato uno spaccato della mia dimensione lavorativa per parlare della tenuta ad alti ISO, non c’entra nulla con la recensione ma è per farvi capire che sebbene facciamo anche i test in studio, ci piace utilizzare le fotocamere che proviamo soprattutto in contesti reali. Questo ci aiuta, e spero aiuti anche voi lettori, a capire meglio i pregi (ma anche i difetti) delle macchine fotografiche.

Io sono una persona che non dà tantissimo peso ai test comparativi, ai test specialistici su sensore e gamma dinamica (qualcuno ha detto DxO oppure DPReview?) perché, come accennato sopra, mi piace eseguire prove sul campo e vedere se una macchina si adatta a me ed al mio modo di scattare (giusto o sbagliato che sia). D’altronde ho finora utilizzato per lavoro solo macchine fotografiche da “metà classifica”, tipo le Canon 5D e 7D, eppure sono sempre stato soddisfatto.

Ci sono cose che non si possono misurare che contano più dei dati analitici

fujifilm-x100f-test-iso

Premesso questo, eccoci al nostro test ISO con luce controllata (per la serie: non mi piace ma lo devo fare). Potrei riproporre un copia e incolla di queste righe da qualunque altra macchina Fujifilm X che io abbia testato e sarebbero altrettanto valide. Vi ricordo che il test è eseguito con illuminazione a LED (questi per la precisione), macchina posta sul treppiedi, scatto remoto tramite smartphone e successivo azzeramento dei cursori per la riduzione del rumore di Lightroom per quello che riguarda i file RAW (quindi anche quello di default sui colori).

Ora che il test ISO è stato archiviato, vi lascio una piccola galleria di immagini scattate con la X100F. Sono varie, senza un filo conduttore, perché l’ho usata spesso nelle condizioni più disparate.

Nessuna foto

Connessioni, memoria e batteria

Le connessioni della X100F sono tutte sul lato destro, protette de uno sportellino. Partendo dall’alto abbiamo l’ingresso jack da 2,5mm che ci permette di collegare un microfono esterno oppure un telecomando, il connettore microHDMI e più in basso quello microUSB, che possiamo utilizzare anche come porta di ricarica quando siamo in giro e non abbiamo il caricabatterie con noi (funziona anche con i powerbank ma la fotocamera deve essere spenta).

La batteria e la scheda di memoria sono poste entrambe in basso nel medesimo vano. La prima è la classica NP-126, compatibile con tutte le altre fotocamere della serie X, e infatti non ho avuto problemi con le mie vecchie Patona che avevo acquistato per la X-Pro2 e che vi consiglio perché costano poco e rendono bene. Inoltre se avete più di un corpo Fujifilm sono utilizzabili dappertutto, quindi è ottimo farsi una piccola scorta. La durata è stimata per 270 scatti con EVF che salgono a 390 utilizzando il mirino ottico. Io riesco a farci sempre oltre 350 scatti con il mio uso misto (display, EVF, OVF a seconda delle situazioni). Lo slot per la memoria accetta le SD Card fino allo standard UHS-II, utili sopratutto nell’uso con la raffica, ma sicuramente non proprio indispensabili con l’uso “standard” di questa macchina.

Ovviamente non poteva mancare la connettività wireless e la comunicazione con lo smartphone. Niente di nuovo sotto il sole, sempre il classico sistema Fujifilm, con (purtroppo) ancora gli stessi difetti, ma anche con la stessa stabilità del segnale e velocità operativa che lo contraddistingue. Lo dico da un po’ ma repetita iuvant: basterebbero giusto un paio di modifiche all’App per cancellare i piccoli difetti e rendere l’esperienza d’uso globale migliore. C’è però una piccola novità, non ancora disponibile, che posso annoverare nella connettività. La X100F farà parte (da fine anno) delle fotocamere Fujifilm compatibili con il nuovo software Fujifilm X Raw Studio. Questo consente di visualizzare e convertire i file RAF utilizzando il processore e gli algoritmi della macchina fotografica collegata tramite cavo USB al Mac (la compatibilità con PC Windows arriverà in seguito). Non sarà completo come un Lightroom, ma è interessante che Fujifilm si sia mossa in prima persona per risolvere il problema della lentezza nell’elaborazione dei sui file RAF.

Video

La X100F non è una macchina votata al video, non ha la flessibilità necessaria, sebbene il piccolo corpo e la straordinaria qualità delle immagini la rendano comunque un’arma in più nell’arsenale del videomaker. Io l’ho utilizzata con un Gimbal e devo dire che se l’è cavata decisamente bene. La registrazione è solo FullHD (come per la X-Pro2), fino a 60 fotogrammi al secondo, ed è possibile registrare un massimo di 14 minuti continui. Come dicevo all’inizio non ha la flessibilità necessaria, sebbene sia comunque dotata di uscita HDMI per la registrazione esterna e di ingresso microfonico (non di uscita cuffie), ma i file in output sono dettagliati, ricchi nelle sfumature e con bei colori grazie alle varie simulazioni pellicola, restituendo una generale sensazione di video “finito” senza editing. Non è escluso che più in avanti possa arrivare il supporto al 4K come succederà anche per la X-Pro2, quindi le funzionalità video attualmente limitate potrebbero espandersi leggermente in futuro.

Conclusioni

La Fujifilm X100F è una macchina fotografica che alcuni giudicano limitante per via dell’obiettivo con focale fissa, che si ama o si odia, ma è proprio lì il suo fascino. È bellissima, divertente e piacevole da utilizzare, ti invita a spingerti sempre un po’ oltre, allontanarti per far entrare tutto nella composizione o avvicinarti per isolare quel dettaglio, quel sorriso, quell’espressione, con uno stile “intimo” che si ritrova sopratutto nei ritratti (data la vicinanza del soggetto). L’esperienza rangefinder aiuta a non incutere ansia nelle persone e ho notato che se si scatta col mirino usando l’occhio destro, il fatto che il volto del fotografo rimanga bene in vista è un ulteriore vantaggio nell’istaurare un rapporto col soggetto. O almeno questo è quello che ho avvertito io. Non lo nego, la X100F mi piace tantissimo, al punto che fatico a trovare lati negativi se non quelli forzatamente legati allo stile della macchina. Il punteggio pieno si assegna solo alla oggettiva perfezione ed è questo è il motivo delle 4 stelle e mezza, ma fossi in voi lo leggerei più come un 4,99.

PRO
+ Qualità d’immagine
+ Ottima resa ad alti ISO
+ Leggera, compatta e resistente
+ Aggiornamenti Firmware migliorativi costanti
+ Simulazione pellicole storiche Fujifilm
+ Buon AF singolo, leggermente meno performante in continuo
+ Comodi aiuti MAF
+ Ricaricabile tramite porta microUSB
+ Stile senza tempo
+ Abbondanza di pulsanti, ghiere e controlli manuali
+ Otturatore a foglia
+ Ottica luminosa

CONTRO
- Buffer poco capiente
- Autonomia limitata (ma nella media)
- Scalda in modalità alte performance
- WB automatico non sempre preciso in modalità alte performance
- Non c’è l’uscita cuffie

DA CONSIDERARE
| Il risveglio dalla modalità di risparmio richiede una lunga pressione del pulsante di scatto
| Il flash è presente ma è poco potente

Massimiliano Latella

Guest Editor - Fotografo matrimonialista, suono il Basso e la tecnologia è il mio leitmotiv.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.