Recensione: Sony MDR-1000X e WH-1000X M2, a confronto le due edizioni delle cuffie più innovative

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Due prodotti, una sola recensione. La storia è simile a quella delle Bose QC35 e delle successive Mark II, ma in questo caso ho deciso di parlarne nel medesimo articolo dedicando un piccolo paragrafo alle novità dell’ultima versione. Siamo nel segmento di prezzo più elevato per le cuffie wireless in ambito consumer, ovvero tra 350€ e 500€, dove si trovano tutte le migliori tecnologie per il comfort prima ancora che per la qualità audio. Sapete, ancora oggi ci sono persone che mi dicono che con la metà del prezzo si possono acquistare cuffie più lineari e precise rispetto le QC35, le 1000x o le Momentum 2.0 (tanto per citare i tre nomi più diffusi) ed hanno perfettamente ragione. È la stessa cosa che mi è capitato di dire paragonando le prestazioni di un assemblato da 2000€ con quelle di un Mac Pro da 5000€, ma non per questo li considero equivalenti. Sicuramente ci sono dei nomi che si fanno pagare più di altri, tuttavia ciò che si compra con una cuffia del genere è prima di tutto l’esperienza d’uso e non solo un paio di driver con un po’ di elettronica. L’elemento di maggior richiamo è la soppressione del rumore, che da caratteristica di nicchia si è trasformata in un importante strumento di marketing. Oggi sono in molti a sapere cosa significa, magari non esattamente come funziona o cosa aspettarsi, ma una cuffia che ha nelle specifiche anche il Noise Cancelling è più ricercata ed ha maggiori possibilità di vendere. Credo che tutti nel 2016 pensassero che la partita fosse definitivamente in mano a Bose, anche perché i pochi tentativi della concorrenza di raggiungerla in ambito NC non si erano dimostrati all’altezza (quelli di Beats e Sennheiser in primis). Questo finché Sony non ha deciso di mettere insieme la sua esperienza nel settore audio con le arcinote potenzialità tecnologiche, sfornando le MDR-1000X.

Fin dalle specifiche è stato chiaro l’innovativo approccio alla riduzione del rumore, con l’aggiunta di diverse opzioni per definirne il livello ed il passaggio dei suoni ambientali. Ma perché mai chi compra una cuffia con Noise Cancelling dovrebbe essere contento di sentire anche l’ambiente? Di certo appare come un enorme controsenso. L’intuizione di Sony è stata invece lungimirante, poiché le cuffie servono sia per darci la possibilità di ascoltare singolarmente e nel miglior modo possibile ma anche per farlo senza disturbare il prossimo, isolandoci dal resto. Tuttavia non sentire affatto cosa ci accade intorno è sconveniente in alcuni ambienti (in ufficio, ad esempio) mentre in altri può persino essere pericoloso (per strada o sui mezzi di trasporto). L’innovazione apportata delle MDR-1000X nel 2016 è stata accusata da Bose ed ha tentato di rimettersi in pari con un aggiornamento firmware che ha aggiunto anche sulle QC35 la possibilità di disattivare il NC o di impostarlo su un livello più basso. Ma non è stato comunque abbastanza, poiché rimaneva necessario passare dall’app su smartphone per farlo e da qui la genesi delle successive QC35 II (recensione), il cui unico reale miglioramento è l’aggiunta di un tasto che si può usare per controllare la riduzione del rumore “al volo”. Più avanti vedremo perché tutto ciò non è comunque sufficiente a pareggiare la flessibilità del sistema di Sony, ma è importante sapere che anche quest’ultima ha presentano una seconda edizione “migliorata” delle proprie cuffie, ovvero le WH-1000X M2, che qui vedete nella colorazione nera.

Cosa cambia? In questo nuovo modello c’è un tasto in meno (sì, avete letto bene) ed è stata aggiunta la possibilità di controllare le impostazioni delle cuffie via smartphone. Non è cambiata l’estetica, non è cambiata la tecnologia di fondo, non è cambiata la struttura e neanche il design. In sostanza ciò che Bose ha dato gratuitamente ai vecchi acquirenti delle QC35 con un semplice update, Sony lo ha messo in un nuovo modello lasciando i possessori del precedente senza possibilità di controllo da app. Nel processo hanno pure deciso di togliere uno dei due tasti dedicati al NC e si sono allineati al ribasso verso la struttura delle Bose QC35 II. Se posso dire la mia: non ne hanno fatta una giusta. In piena tradizione Sony quando si tratta di gestire le linee prodotto e gli upgrade hardware/software… noi fotografi ne sappiamo qualcosa.

Le colorazioni rimangono due: nero e grigio. Quest’ultimo può essere facilmente frainteso per via del nome, dal momento che non è neutro o argento come quello delle Bose ma è più tendente al kaki (nelle nuove edizioni, infatti, hanno iniziato a chiamarlo “oro”). A me piace, è la tinta che ho scelto per le prime 1000X, ma non è grigio e neanche ci si abbina bene (ad esempio su uno stand di alluminio “cozza”). Lo stile è moderno ed estremamente pulito nelle forme. Non sono vistose e neanche lussuose, avvicinandosi di più alle Bose QC35 o alle Sennheiser PXC 550 che non alle Momentum 2.0 (recensione), alle B&W PX (recensione), B&O H9 (recensione di prossima uscita) e simili.

Il risultato di questa scelta ha portato alla realizzazione di un paio di cuffie adatte a tutti, capaci di soddisfare sia un palato giovane che uno più “maturo”. Vi è abbondante uso di materiali plastici ma non per risparmiare, bensì per offrire leggerezza e flessibilità. La costruzione è molto buona e si avvertire un leggero scricchiolio solo quando si sollecitano le giunture.

L’anima dell’archetto è in metallo, ma è all’esterno e rimane gradevolmente visibile su tutta l’area superiore, mentre all’interno vi è un’imbottitura sottile ma efficace, che non si avverte molto sulla testa. L’unico elemento sottotono è l’anello che contorna i padiglioni e si raccorda all’archetto con una forcella, perché simula il metallo dell’area superiore ma è realizzato con una plastica rigida e piuttosto leggera. Fosse stato anch’esso di alluminio si sarebbe raggiunto un mix perfetto di materiali e linee. Peccato.

Il grado di libertà dei padiglioni è ottimo, sia verticalmente che orizzontalmente, per cui la sensazione che si prova indossandole è molto positiva. Sono cuffie leggere (limitare il metallo a qualcosa è servito) ma appaiono comunque solide e consistenti. I padiglioni sono circumaurali chiusi ed hanno la giusta dimensione per contenere interamente le orecchie, mentre i cuscinetti sono soffici ed hanno una profilatura studiata per contenere le orecchie e non soltanto per poggiarsi sul capo. Il livello di isolamento meccanico è elevato così come il comfort, che è solo leggermente inferiore rispetto le QC35. Si riescono ad indossare per ore senza troppo affaticamento, l’unica pecca è che c’è poca aria per le orecchie e si riscaldano rapidamente.

Il padiglione destro è sensibile al tocco e può essere usato per alzare o abbassare il volume con swipe verticali, oppure orizzontali per andare avanti e indietro. Un tocco mette in pausa o riprende la ripetizione, mentre appoggiando la mano si sentirà l’audio ambientale. Sony non ha fatto altro che utilizzare i due microfoni deposti alla riduzione del rumore in modo diverso, offrendo all’utente la possibilità di ascoltare l’audio da loro catturato. Non dobbiamo più togliere le cuffie per ascoltare le parole di chi ci parla o accertarsi della presenza di un rumore, come ad esempio un campanello.

L’unico aspetto negativo dal punto di vista ergonomico è che la superficie touch è fin troppo sensibile e basta alzare il braccio destro sopra la testa (posizione che alcuni usano a letto o poltrona in modalità relax) per attivarla inavvertitamente. Per fortuna la tecnologia è capacitiva, per cui serve un corpo conduttivo e non solo la pressione, ma è così sensibile che funziona anche attraverso i maglioni. Personalmente non amo neanche gli acuti beep che segnalano il cambio volume, sarebbe meglio poterli sopprimere o sostituire con qualcos’altro di più delicato.

Il padiglione sinistro è quello che contiene i pulsanti fisici e che offre la prima reale differenza tra le 1000X originarie e le M2. Nelle prime vi sono tre pulsanti, partendo dal basso: accensione/pairing, NC (on/off), Ambient Sound (voice/normal). Sono tutti piatti ma quello al centro si differenzia grazie ad un tratto lungo sporgente, così è facile individuare gli altri due dove questo è corto, visto che sono ben distanziati. Ogni tasto ha un proprio LED di stato, piccolo ma ben visibile, e quello del power ha il brutto vizio di lampeggiare durante l’attività. Il ritmo è lento ma se si usano al buio può dare fastidio. Le funzioni dei comandi sono piuttosto semplici da comprendere, specialmente per i primi due che sono esattamente quel che ci aspetta e consentono di accendere/spegnere le cuffie e attivare/disattivare la riduzione del rumore. Il terzo più in alto contiene l’elemento innovativo delle 1000X: l’Ambient Sound. Quando poggiamo la mano sul padiglione destro attiviamo in effetti la stessa funzione (in modalità normal) ma l’audio in riproduzione viene contestualmente abbassato ad un volume minimo. Si tratta dunque di un espediente temporaneo, anche perché non potremmo certo ascoltare musica con le mani alzate. Quando invece attiviamo l’Ambient Sound con il tasto dedicato, questo usa i microfoni del Noise Cancelling o per aggiungere all’audio in cuffia quello catturato esternamente (modalità normal) oppure attutendo al massimo possibile tutto quanto tranne il parlato (modalità voice).

Nelle 1000X M2 Sony ha deciso di eliminare questo secondo pulsante e di utilizzarne uno solo con tre passaggi: Noise Canceling, Ambient Sound ed Off. La definizione del modo di funzionamento della modalità Ambient (normal/voice) è stata invece trasferita all’interno dell’app con alcuni settaggi aggiuntivi. Cercherò di riassumere tutto in breve tempo, ricordandovi che Sony ha deciso di non realizzare un aggiornamento per portare le medesime funzioni anche sulle M1.

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Una novità molto interessante offerta dall’app è quella del controllo del suono adattivo, il quale interviene in modo del tutto automatico sul tipo di NC. In base ai sensori dello smartphone, le cuffie “deducono” se siamo seduti, se camminiamo, corriamo o ci troviamo in un mezzo di trasporto. Per ognuno di questi scenari possiamo definire un valore da 0 a 20 per il passaggio del suono ambientale e attivare/disattivare la spunta “Messa a fuoco sulla voce”. Inoltre viene effettuato un breve ciclo di test riproducendo dei suoni per ottimizzare la riduzione del rumore in base all’ambiente ed alla pressione atmosferica (cosa possibile anche sulle prime 1000X usando i tasti fisici). Dopo qualche giorno di uso durante la nostra tradizionale routine, avremo modo di affinarne i parametri nel modo che preferiamo, così da ottenere una soppressione maggiore o minore in base al luogo. Il sistema in sé è affascinante e funziona discretamente bene, a patto che si stia seduti, si cammini, si corra o si usino i mezzi sempre nelle medesime condizioni. Per quanto mi riguarda questo è un assunto improbabile, infatti anche dentro casa con le M1 utilizzo l’Ambient Sound normale o sulla voce in modo alternativo a seconda di diversi fattori. Di notte, quando tutti dormono, a volte voglio sentire anche i rumori per una questione di sicurezza, mentre magari di giorno mi focalizzo solo sulla voce quando devo sentire qualcosa ma voglio rimanere vigile, mentre nelle situazioni più controllate e silenziose non uso affatto l’NC e se c’è troppo rumore lo attivo al massimo e informo di essere “temporaneamente irraggiungibile”. Per questo preferivo avere i vari scenari sempre a distanza di uno o al massimo due clic, mentre con le M2 mi capita spesso di dover aprire l’app per intervenire su questo aspetto.

Ciò può essere davvero scomodo perché il Bluetooth non è ben gestito come nelle Bose QC35. Non vediamo l’elenco dei dispositivi connessi (non possiamo neanche cambiare nome alle cuffie, ma vabbè) e soprattutto risulta difficile e scomodo connettere un secondo dispositivo mantenendo attivo anche lo smartphone (cosa necessaria per usare l’app). Si doveva creare una sezione dedicata al pairing come ha fatto Bose, così si va avanti alla cieca. Anche perché la comoda e bellissima voce guida ci aiuta in tante cose ma non in questa, dal momento che avvisa di connessioni e disconnessioni senza dare il nome del device su cui ciò avviene (altro punto in cui si dovrebbe prendere esempio dall’azienda statunitense). Con le WH-1000X M2 il procedimento che si può tentare è più o meno questo: connetterle allo smartphone, spegnere le cuffie, poi accenderle tenendo premuto fino all’avvio del pairing per connetterle ad un nuovo device (ad esempio il computer). Solo a quel punto si può aprire nuovamente l’app sullo smartphone affinché si aggiunga alla festa.

Riaccendendo le cuffie una seconda volta non è che vada sempre tutto a buon fine… anzi succede che alle volte vadano in un breve loop di connessioni e disconnessioni, specie se si usano su due dispositivi mobili (ad esempio smartphone e tablet). Una mezza soluzione è quella di disattivare temporaneamente il Bluetooth sullo smartphone affinché si connettano prima al computer, poiché aggiungere questo dopo è quasi impossibile mentre tramite app si va a buon fine un numero maggiore di volte grazie al popup di connessione che si apre. Comunque il funzionamento è ancora acerbo e da rivedere nelle logiche, ancora di più ora che si può effettivamente intervenire sui vari parametri di configurazione solo quando le cuffie sono abbinate allo smartphone o “anche” allo smartphone.

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Le altre sezioni dell’app prevedono:

  • Controllo della posizione del suono, che si può spostare su tre direzioni frontali e le due posteriori
  • Surround (VPT), con il quale si posso simulare effetti spaziali di tipo Arena, Club, Stadio, ecc..
  • Equalizzazione, con una serie di preset e la possibilità di personalizzazione in base alle frequenze e al livello di “extrabass”

Le prime due funzioni sono perfettamente inutili per quanto mi riguarda, mentre l’equalizzazione è una marcia in più che le M1 non possiedono. C’è un solo problema da considerare, ovvero che per usarla si deve necessariamente disattivare l’aptX, quindi si è costretti a ridurre il bitrate per intervenire su una qualsiasi delle tre sezioni elencate sopra.

Tutto ciò non intacca gli utenti Apple, dal momento che gli iPhone non supportano affatto queste codifiche audio più evolute. Le 1000X gestiscono anche l’aptX HD (come le B&W PX appena testate), ma gli smartphone compatibili sono pochi. Nell’elenco sul sito Qualcomm dedicato a tale tecnologia spiccano per lo più i recenti top di gamma LG e Huawei e i vari OnePlus (non c’è il 5T ma solo perché devono aggiornare la pagina).

Il sistema NC realizzato da Sony è stato sicuramente il primo ad offrire una tale varietà di opzioni all’utente e non c’è dubbio che abbia già fatto scuola. L’impatto sulla musica si avverte, ma non tantissimo, per questo è facile che si decida di tenere la riduzione del rumore sempre attiva. Si perde un po’ in risoluzione ed estensione negli alti, ma nulla che non si possa facilmente sopportare. L’efficacia è molto buona, complessivamente al pari delle QC35 e forse persino superiore nella soppressione dei suoni ad alta frequenza. Tale vantaggio ritengo sia correlato al fatto che la cattura dell’audio ambientale, l’elaborazione ed il successivo passaggio negli altoparlanti, avviene praticamente senza lag percepibili. Sia quando si copre il padiglione destro che attivando l’Ambient Sound con priorità alla voce, sembra effettivamente di udire le persone in tempo reale e non una trasposizione digitale del parlato. Tale funzione introduce un po’ di fruscio percepibile ed è tutto fuorché pensata per l’alta fedeltà. Va intesa come una commodity pronta a risolvere una condizione di necessità che effettivamente può capitare. Io non la uso sempre, ma quelle volte in cui lo faccio è perché mi è molto più utile sentire la musica, anche con qualità inferiore, che non rimanere del tutto isolato.

In termini di efficacia del sistema NC, così come per la resa audio, le valutazioni fatte per il primo o il secondo modello sono del tutto identiche. Alla fine si tratta dello stesso prodotto anche se la sigla è cambiata da MDR a WH e c’è un M2 alla fine. Per apprezzarle al massimo l’ideale è di avere un sorgente Bluetooth compatibile LDAC, tecnologia realizzata da Sony che è ancora superiore ad aptX HD visto che gestisce audio ad alta risoluzione con uno stream fino a 990 kbps. Tuttavia questa non è altrettanto diffusa e richiede in definitiva di acquistare uno smartphone o un walkman evoluto di Sony.

Le 1000X nascono per un ascolto prevalentemente via Bluetooth ma si possono usare tranquillamente via cavo con il jack da 3,5mm. Mantenendole accese funzionerà pure il NC ma, volendo, è possibile sfruttarle spente come normalissime cuffie over-ear passive (e la qualità rimane davvero molto elevata). Tramite radio dipende molto dalla sorgente, ma anche con un banale iPhone sono cuffie che piacciono. Il sound è decisamente spostato sui bassi, che risultano vigorosi e sempre controllati anche al massimo volume. Pure i medi sono ben presenti, ricchi e dettagliati, con una definizione che aumenta ulteriormente sfruttando il codec aptX. Le frequenze alte sono secche, precise, e questo aiuta a bilanciare l’importanza di quelle basse e restituire un suono equilibrato. Rispetto alle Bose QC35 offrono forse una maggiore linearità nelle frequenze medie, ma le differenze più evidenti riguardano la timbrica e la spazialità. Le 1000x hanno decisamente più enfasi sui bassi, per cui sono la scelta migliore per chi li preferisce, mentre trovo che le QC35 offrano un sound più fresco e arioso.

Tutto ciò vale per la prima edizione delle 1000X… ma anche sulla seconda se non si interviene con equalizzazione ed effetti (che, ricordo, richiedono la disattivazione dell’aptX). Se invece si passa alla codifica SBC le M2 consentono di intervenire massicciamente sul suono, adattandolo al nostro gusto o al brano. Il primo preset (Luminoso) rende l’audio molto più simile a quello delle QC35, tanto per fare un esempio, e questo ci consente di avere tante cuffie in una sola. La qualità e la risoluzione rimangono sostanzialmente invariate e sempre molto alte ma, agendo sulle impostazioni, ci si può avvicinare al bilanciamento che si preferisce. Insomma, non c’è dubbio che le funzionalità aggiunge nell’edizione M2 siano molto interessanti, dico solo che si poteva far meglio lato software e che l’eliminazione del tasto dedicato all’Ambient Sound sia stata una scelta sbagliata.

La batteria ha una durata lunghissima, specie disattivando il NC. Non ho mai raggiunto le 30h dichiarate dalla casa ma a 22 si arriva facilmente (mentre ce ne vogliono quasi 4 per una ricarica completa). Purtroppo la voce guida continua a dire solo high, medium o low per segnalare l’autonomia e soltanto se “interrogata” tramite una pressione singola del tasto power da accese. Non che sia un grosso problema di per sé, ma non avendo un reminder può capitare di trovarsi improvvisamente a secco.

Conclusione

La prima cosa che devo dire è che il voto espresso di seguito riguarda sostanzialmente sia le MDR-1000X che le WH-1000X M2. Questo perché le seconde sono ancora difficili da trovare e si pagano al prezzo pieno di 380€, mentre le 1000X si acquistano facilmente a 290/300€ e il risparmio, secondo me, giustifica la perdita delle funzionalità accessorie offerte dall’app nelle M2. Parere personale ovviamente. Più in generale, queste cuffie suonano davvero molto bene, offrono il più esteso set di funzionalità legale all’Active Noise Cancellation e la lista di positività si estende a comodità, durata della batteria, supporto per codec evoluti e, direi, anche il design sobrio ma elegante. La gara per accaparrarsi il mercato ha portato Bose e Sony a realizzare delle Mark II davvero poco diverse dalla prima generazione ma con risultati differenti. Nelle QC35 II c’è un utilissimo tasto fisico in più, ma le funzioni davvero importanti sono state estese via firmware anche alle I, per cui diciamo tutti grazie e ci teniamo le vecchie, specie se trovate a buon prezzo (anche perché le nuove per ora non hanno Music Share). Nelle 1000X M2, invece, Sony ha tolto un tasto che a me piaceva ma ha aggiunto davvero tantissime novità grazie all’app che non arriveranno sulle M1, ragione per cui risultano più appetibili ai nuovi consumatori ma si sono scontentati i vecchi. Chi avrà fatto meglio? Io credo che queste siano le cuffie più evolute per la riduzione rumore e le uso moltissimo proprio per l’Ambient Sound Voice (che è più pratico nelle prime). Dal punto di vista tecnologico sono forse le più avanzate e in termini di qualità audio mi piacciono molto. Devo però ammettere che il livello di comfort sulle orecchie delle Bose è ancora superiore, così come la semplicità di utilizzo e l’efficienza del Bluetooth. Tutto però dipende dal prezzo: stiamo parlando di differenze sottili che possono essere più o meno importanti a seconda dei propri gusti. Che sia l’una o l’altra si cade sempre in piedi, per cui il mio consiglio è quello di regolarsi anche in base alle offerte del momento.

A proposito di quando ho appena scritto, le MDR-1000X sono in sconto al prezzo più basso di sempre: 249€ su Amazon. L’offerta potrebbe scadere alla mezzanotte e a questo prezzo, per quanto mi riguarda, vanno prese ad occhi chiusi, lasciando perdere i piccoli vantaggi delle M2 o altre qualità che si possono riscontrare in modelli analoghi da 400€

PRO
+ Design tecnico ma sobrio e pulito
+ Qualità audio molto elevata con ogni modalità di utilizzo
+ Supporto dei migliori codec audio Bluetooth esistenti
+ ANC con prestazioni eccellenti
+ Funzioni ANC innovative
+ Buon livello di comfort
+ Possibilità di ripiegarle nella pratica custodia piatta
+ Superficie touch per un controllo più intuitivo
+ Voce guida bella e molto naturale (inglese)
+ Possibilità di utilizzo anche da spente
+ Batteria di lunga durata
+ M2: app dedicata con un controllo più granulare su ANC
+ M2: equalizzazione via app

CONTRO
- La gestione degli abbinamenti Bluetooth è un po’ ostica (serve una sezione nell’app)
- La voce guida non dice quali dispositivi si connettono o sconnettono e la % di carica
- Prezzo importante
- M2: aver tolto il tasto dedicato all’Ambient Sound non mi sembra una gran cosa

DA CONSIDERARE
| 
L’area di plastica intorno ai padiglioni è un po’ cheap
| Dispiace che le M1 non siano state rese compatibili con la nuova app
| Dopo lunghi periodi tendono a riscaldare le orecchie

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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