I confini fra il lato chiaro e il lato oscuro della Forza sono spesso labili, così come quelli fra chi accusa i concorrenti di abusare della propria posizione dominante nonostante abbia un servizio ben più diffuso. È il caso di Spotify che, assieme a Deezer e ad altre realtà più piccole, ha inviato una lettera al presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker chiedendone l’intervento contro Apple.
Secondo le aziende, infatti, la società di Cook opererebbe come un vero e proprio guardiano, abusando della propria posizione dominante per impedire lo sviluppo di business concorrenti sulla propria piattaforma. In particolare, il modello adottato da Apple per il suo App Store sarebbe anticompetitivo sia per la revenue sharing, sia per l’obbligo di sottoscrizione degli abbonamenti tramite account Apple, sia, infine, per il meccanismo di revisione delle app a cui sono sottoposte prima della pubblicazione.
Tali ragioni, quindi, hanno indotti Spotify e gli altri a chiedere che siano dettate regole uniformi che consentano a tutti i competitor di giocare sullo stesso piano. Non è la prima volta che l’azienda si scaglia contro Cupertino, Mountain View e altri, e l’azione appare ancora più pretestuosa nella misura in cui si consideri il ritocco delle provvigioni che Apple ha operato lo scorso anno, portandole al 15% per tutti gli anni di mantenimento degli abbonamenti successivi al primo. Giova ricordare che Spotify è ancora il leader del settore dello streaming musicale, con 140 milioni di utenti attivi, di cui 50 milioni abbonati, contro i 30 milioni di Apple Music: insomma, i numeri, di certo, non le danno ragione.