Recensione: OnePlus 5T, non sempre il buono è abbastanza

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Cos’è che definisce uno smartphone top di gamma? Per alcuni è questione di prestazioni, per altri di design o qualità costruttiva. Ovviamente questi sono tutti requisiti fondamentali, ma per poter aspirare ad essere importanti è necessario anche distinguersi, offrire qualche elemento di innovazione, piccolo o grande che sia. Sono molti i motivi per cui il OnePlus 5T viene considerato giustamente un top di gamma ed è per questo che ho voluto provarlo, ma vi dico subito che manca di quel non so ché per affascinare. Questo è il secondo, anzi il terzo smartphone di OnePlus che ho avuto il piacere di usare. Ammetto che in tutti i casi è stato il rapporto qualità/prezzo ad avere un ruolo decisivo nella scelta e credo sia assolutamente prevedibile, nonché in linea con i principi del brand.

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Il 5T è praticamente un OnePlus 5 con cornici ridotte e, di conseguenza, uno schermo più ampio. Il precedente non l’ho provato ed eviterò di fare confronti sulla carta, tanto le specifiche sono facilmente reperibili ovunque. L’operazione svecchiamento mi pare riuscita, perché lo smartphone appare decisamente più moderno. Non ho dubbi che ci sia qualcuno che possa trovare più comodi i bordi “vecchia scuola”, magari per poter ospitare tasti di navigazione fisici o un sensore d’impronte frontale, ma continua a ritornarmi in mente la tipica espressione dei Borg: “la resistenza è inutile”. Un po’ come quella contro gli smartphone grandi, visto che quelli che chiamavamo phablet (senza nascondere un pizzico di sdegno) sono in realtà gli unici smartphone rimasti in fascia alta.

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Ho parlato di rapporto qualità/prezzo e c’è un motivo. Con 499€ ci si porta a casa un hardware che è pari, se non superiore, a quello di molti prodotti più costosi. Si parte infatti da 6GB di RAM con 64GB di memoria, Snapdragon 835 e Adreno 540. C’è anche un modello superiore che offre una quantità di RAM ridicolmente elevata di 8GB e 128GB di storage, richiedendo solo 60€ in più. Io ho preferito quest’ultimo perché nel 5T non c’è possibilità di espansione con microSD e 64GB inizio a sentirli un po’ stretti. A livello di design gli smartphone OnePlus sono sempre stati piuttosto anonimi e questo non fa differenza.

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È costruito davvero bene, lo si sente e si vede, ma non ha nessun elemento particolarmente attraente. Almeno per me, sia chiaro. Credo che avrebbero dovuto osare di più, anche solo per le colorazioni, perché questo blocco nero di metallo opaco (sul retro) e vetro (davanti), è sicuramente sobrio ma ormai si vede anche nei prodotti che costano meno della metà e tende a passare del tutto inosservato. In Cina lo vendono pure in rosso, forse un po’ pesante con il frontale nero, però potevano estenderlo al resto del mondo a questo punto. Oppure considerare una variante bianca o il blu che va tanto di questi tempi. Non si può però dire che sia brutto o costruito male e nemmeno sproporzionato, diciamo solo che è una di quelle bellezze pulite che faticano a conquistare gli occhi di chi guarda. Ma se l’estetica è opinabile, c’è poco da dire circa l’assenza di certificazione per la resistenza all’acqua, cosa che ormai si trova facilmente anche su smartphone di prezzo inferiore.

Pochi giorni dopo la recensione, OnePlus ha reso disponibile al pre-ordine anche una nuova variante cromatica molto gradevole: Sandstone White. Giuro che non ci siamo messi d’accordo…

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Lo schermo AMOLED da 6” è davvero molto bello, nitido e supporta l’intero spazio colore DCI-P3. Il formato è il 18:9 (o 2:1, se preferite) ed ha una risoluzione di 1080px per 2160px che trovo davvero smart, oltre che con l’ottima densità di 401ppi. È solo leggermente inferiore ai Samsung nella resa e permane il tipico difetto della tendenza al viraggio cromatico verso l’azzurro inclinando lo schermo. È comunque molto godibile e nettamente superiore a quello del Pixel 2 XL (ma questo riesce facile). Mi sono anche piaciuti molto gli angoli arrotondati, che hanno un raggio minimo e potrebbero persino non notarsi ma non impattano negativamente sui contenuti e aggiungo un pizzico di ricercatezza che non guasta.

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Personalmente ho riscontrato un solo grosso limite: la luminosità automatica. Questa è tarata in un modo inspiegabile, poiché è sempre un 10/15% inferiore a quella ottimale. E, se si corregge manualmente, invece di memorizzare la nostra preferenza la riporta dove dice lui poco dopo. In pratica l’ho dovuta disattivare e intervenire manualmente nelle diverse situazioni, cosa che non mi capitava di fare ormai da diversi anni con nessuno smartphone.

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Con questo schermo non si può certo pretendere chissà quale ergonomia, ma non sono le dimensioni ad avermi dato fastidio. In mano ho avuto difficoltà per i bordi troppo affusolati ed un retro molto scivoloso, che danno la sensazione possa cadere dalle mani in qualsiasi momento. Per fortuna ho deciso di comprare la cover – ho pensato subito – ma è stata deludente anche lei.

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Oltre ad avere il difetto di essere aperta in basso (in stile Apple, purtroppo), ha una finitura gommosa che a me dà proprio fastidio perché si sporca tantissimo ed è scivolosa in mano ma appiccicosa sui tessuti. Alla fine ho risolto con questa cover, che non è molto ingombrante ma protegge bene ed offre una buona presa essendo leggermente squadrata ai lati.

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Il sensore d’impronte sul retro è posizionato benissimo, ci si arriva subito senza fatica e funziona in modo perfetto. Ma OnePlus 5T ha pure la possibilità di usare il riconoscimento facciale, qui perfezionato ed implementato in modo eccellente. Non è avanzato come quello di iPhone X a livello hardware, ma non è facile ingannarlo (non basta una foto, ad esempio) ed è di una velocità assurda. Il tempo di puntare lo smartphone verso la nostra faccia ed è già sbloccato, anche se non c’è tanta luce e non lo teniamo perfettamente frontale. Al buio completo non va, ma il sensore d’impronta posteriore risolve il problema. Ho trovato davvero ottimo questo abbinamento e l’unico miglioramento che vedo è lato software, perché il sistema che su iPhone X consente di avere notifiche oscurate che si svelano solo ai nostri occhi è davvero comodissimo. Se si ha il predecessore, non c’è da disperarsi: OnePlus ha già promesso di portarlo anche sul 5. Verosimilmente la stretta parentela hardware favorisce questo backporting, facendo contenti tutti.

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Molto utile la presenza di uno switch fisico per la selezione del profilo audio. È simile concettualmente a quello presente sugli iPhone ma ha tre posizioni invece che due e le stesse possono essere personalizzate nell’effetto delle impostazioni di sistema. È una soluzione efficace ed efficiente, che risulta davvero utile nell’uso quotidiano dello smartphone.

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L’altoparlante è mono ed ha una resa definibile più che sufficiente anche se non è nulla di eccezionale. Dove OnePlus 5T ha una marcia in più è con le cuffie o speaker esterni, sia cablati che Bluetooth (qui in versione 5.0). Questo per via di un ottimo DAC integrato e per il supporto del codec aptX HD via radio. Soddisfacente tutto il reparto connessioni, con una buona ricezione ed un Wi-Fi forte e stabile. Non avevo particolari aspettative per la batteria, vista la capacità di 3300mAh, ma l’autonomia si è rivelata adeguata. Lo smartphone non riscalda quasi mai e tende a consumare davvero poco, per cui sono riuscito ad arrivare a sera quasi sempre senza problemi.

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Il sistema di ricarica Dash ormai lo conosciamo bene ed è molto veloce, ma io non lo amo. Non mi piace che sia una feature proprietaria (o meglio, in prestito da Oppo) richiedente accessori specifici, quando invece si sarebbe potuto adottare il più diffuso QuickCharge di Qualcomm o direttamente la modalità Power Delivery offerta dalla USB-C. Speriamo che prima o poi OnePlus cambi strategia. Per giunta manca anche la ricarica wireless, altro elemento che ormai si trova più o meno su tutti i top di gamma (persino Apple si è adattata…).

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Sul retro si trovano le due fotocamere un po’ sporgenti, simili e al tempo stesso diverse rispetto al precedente modello. In particolare questa volta hanno la medesima focale di 27mm (equivalente) e non c’è più il secondo obiettivo tele. Scelta assurda? Non è detto. Sappiamo che i tele occupano più spazio a livello ottico e che per comprimerli si è generalmente “costretti” a ridurre la trasmittanza, per questo quelli negli smartphone hanno per lo più un’apertura minore rispetto al grandangolo.

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Questo ha portato Apple – per citarne una delle più note – ad usare la parte ottica dello “zoom” solo all’esterno con luce pienissima (X compreso) e di ricorrere nella maggior parte degli altri casi ad un crop partendo della fotografia scattata con la camera principale. OnePlus ha invece adottato una camera da 16MP stabilizzata ed una secondaria da 20MP, entrambe con apertura f/1,7. Lo zoom lo realizza comunque, anche se digitale, e la resa fino al 2x è concettualmente comparabile a quella dei rivali con camera dedicata fintanto che c’è poca luce, visto che anche quelli che hanno il tele lo adoperano solo in piena luce. All’atto pratico, però, OnePlus 5T non riesce comunque a levarsi sopra la media alta della classifica o sperare di sfidare ad armi pari smartphone come l’iPhone X.

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Nell’esempio qui sopra, realizzato con tanta luce, iPhone X ha potuto adoperare l’obiettivo specifico per lo zoom 2x ed offrire un livello di dettaglio decisamente superiore. OnePlus 5T produce immagini più vivide anche con l’HDR, ma sono molto meno precise e con una gamma dinamica compressa dall’eccesso di contrasto. Purtroppo anche quando la luce scarseggia ed entrami utilizzano un crop della fotocamera principale per realizzare lo zoom 2x in digitale, la migliore qualità del modulo fotografico di iPhone X viene fuori e il 5T rimane in svantaggio.

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Uno degli aspetti positivi di questa scelta è che vi è una totale copertura per la valutazione stereoscopica e si riesce ad offrire l’effetto sfocato pure sul grandangolo. Non so se questa soluzione verrà copiata in futuro, ma con la tecnologia attuale mi sembra una scelta abbastanza smart. Non è che sia proprio perfetto nello scontornare e sfumare lo sfondo, però l’operazione funzione sempre e con qualsiasi soggetto. A livello video siamo nella media, con il 4K a 30fps, il 1080p fino a 60fps e 720p a 120fps per lo slow-motion. In quest’ambito c’è ancora un po’ di lavoro da fare per raggiungere i big, ma i risultati sono comunque soddisfacenti. Fotocamera principale direi nella media, con tanti MP (16, per l’esattezza) e funzionalità “bellezza”, ma senza brillare per la qualità.

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Il sistema operativo è Android personalizzato con l’interfaccia Oxygen OS, molto ben ottimizzata e così pulita da essere “quasi” stock, ma che al tempo stesso rischia di non soddisfare al 100% nessun tipo di utente. Non è infatti un vero Android puro, dove si possono anche avere tutte le ultime novità software e non è nemmeno una di quelle personalizzazioni spinte che, piaccia o no, possono riuscire a creare dipendenza negli utenti (vedi i Samsung). La maggior parte della prova l’ho realizzata con l’ultima release stabile basata su Android 7.1.1, ma da qualche giorno è stata resa pubblica anche la prima beta con Oreo, seppure non vada ad apportare novità significative nell’interfaccia (giusto i notification dot e poche rifiniture alle icone, da quel che ho visto). Io avrei tanto voluto il Pixel 2 XL quest’anno e l’ho comprato, ma sono convintissimo di aver fatto la scelta giusta rimandandolo indietro a Google per quello schermo scadente. Tuttavia quel tipo di home mi è rimasta “qui” (non lo potete vedere ma sto indicando la gola) e quindi cerco di replicarla su ogni telefono grazie a Nova Launcher Prime. Non si ottiene proprio una fotocopia 1:1 e non garantisce di avere aggiornamenti più veloci, ma almeno ci si sente un po’ più in linea con il “canone”.

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A livello di prestazioni non c’è nulla di cui potersi lamentare. Ho avuto solo delle occasionali lentezze nello scrolling con alcune app, ma non saprei a chi imputarne le colpe. Di certo l’hardware c’è, persino esagerato nella quantità di RAM, che chissà se si renderà mai davvero utile di qui al futuro con eventuali aggiornamenti.

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Conclusione

È stata una recensione veloce, lo so, non è proprio nel mio standard. Tuttavia se non avessi fatto così sarebbe finita nel dimenticatoio o sovrastata da tante altre più importanti, per cui spero che l’apprezziate comunque. Per rimanere snelli ho evitato un approccio troppo dettagliato e mi sono concentrato per lo più sull’esperienza d’uso. Da questo punto di vista ho poco da recriminare: una volta messa una buona cover per migliorare il grip, OnePlus 5T si adopera con grande piacere. È veloce, ha un sistema di riconoscimento eccellente, uno schermo godibile ed una buona autonomia. Se dovessi identificare un punto debole direi che è nell’assenza di fascino. Non tanto dal punto di vista estetico – non è certo brutto – ma perché non riesco a considerarlo al pari dei veri top di gamma attuali se gli mancano cose come la resistenza all’acqua o la ricarica wireless, ma anche per la fotocamera che è “solo” buona. E visto che siamo nel mondo Android, pure l’assenza di espansione di memoria non è proprio una bella cosa. Se però non si ha bisogno o si riesce a fare a meno di queste funzionalità “accessorie”, allora la sostanza c’è e non deluderà. L’unica cosa è che mi sembra più un prodotto da geek, sia per le specifiche che per la modalità di diffusione, e questo pubblico potrebbe forse accettare il design un po’ sottotono ma non credo gradisca la mancanza dei “gadget” che si trovano nei concorrenti. È vero che si parte da un prezzo decisamente abbordabile di 499€, ma è anche vero che i prodotti con schermo simile della concorrenza esistono da tempo e oggi si compra facilmente un Galaxy S8 allo stesso prezzo (anche meno se avete seguito le nostre SaggeOfferte di Natale). Non fraintendetemi, non sto dicendo che lo preferirei, ma è pur vero che lì ci sono tutte le caratteristiche mancanti in OnePlus 5T oltre ad uno schermo migliore e la carenza della doppia fotocamera non si sente affatto visto che quella che c’è è ben superiore a questa. Insomma: non è uno smartphone che sconsiglierei ma, seppure abbia tante frecce al suo arco, neanche lo consiglierei a tutti. Una volta conosciuti i pregi e i difetti è più che lecito acquistarlo, ma credo necessiti una valutazione molto soggettiva.

PRO
+ Ottima costruzione
+ Prestazioni molto buone
+ Ampia dotazione di memoria RAM
+ Spesa contenuta per l’upgrade di storage a 128GB
+ Schermo molto ampio e con cornici sottili
+ Pannello AMOLED di buona qualità
+ Batteria sufficiente e con ricarica veloce Dash
+ Possibilità di avere “effetto sfocato” anche sul grandangolo
+ Switch fisico per i profili audio
+ Sistema di riconoscimento eccellente (volto + sensore ben posizionato)
+ Prezzo adeguato

CONTRO
- Non comodo in mano e molto scivoloso (serve una cover ma sconsiglio quella originale)
- Assenza di certificazione ufficiale per la resistenza all’acqua
- La seconda fotocamera non offre più lo zoom 2x ottico
- Fotocamera buona ma non al pari dei top di gamma
- Manca la ricarica wireless Qi
- La ricarica rapida Dash richiede accessori dedicati più costosi e difficili da reperire
- Memoria non espandibile (ma il costo del 128GB è assolutamente ragionevole)

DA CONSIDERARE
| Sostanziale mancanza di fascino ed elementi caratterizzanti

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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