Usiamo il servizio di caching di macOS High Sierra per velocizzare gli aggiornamenti

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Una delle funzioni più utili di macOS Server che (come riporta Stephen Hackett) sta morendo silenziosamente è il sistema di cache per gli aggiornamenti dei Mac e dei dispositivi iOS. Ciò significa che all’uscita di una nuova versione del sistema operativo oppure di una app che usate su più di un dispositivo, il download verrà eseguito solamente la prima volta e poi sarà salvato sul server locale, pronto per essere servito direttamente agli altri dispositivi che ne avessero bisogno senza dover eseguire nuovamente il download dal web.

macOSCachingService

Con macOS High Sierra, tale funzione è stata spostata dal pacchetto Server al sistema operativo “standard”, quello che usiamo quotidianamente sui nostri Mac. Si tratta di una di quelle accortezze che stampano un ampio sorriso in faccia a noi appassionati dei sistemi di Cupertino, perché semplici e completamente trasparenti, richiamando alla mente l’icona frase “It just works”. Basta andare in Preferenze di Sistema / Condivisione e spuntare l’ultima voce: “Condivisione dei contenuti”. Fine. Da questo momento in poi, il Mac annuncerà sulla rete locale che bisognerà richiedere a lui gli aggiornamenti, il quale provvederà a scaricarli da Apple, se non già fatto, oppure a servirli direttamente dal proprio disco locale.

Le opzioni disponibili per configurare il servizio non sono molte, e sono raggiungibili con il pulsante “Opzioni…” in basso a destra. Come in moltissime altre aree di macOS, però, tenendo premuto anche il tasto option (⌥) si avrà accesso ad altre impostazioni. La scritta sul pulsante si trasformerà infatti in “Opzioni avanzate…” e cliccandoci si potranno controllare molti più parametri. I Mac sono estremamente rapidi ad accorgersi della novità, nelle mie prove la cosa è risultata proprio istantanea: dopo qualche secondo dall’attivazione del servizio ogni nuovo download passava attraverso il server. I dispositivi iOS, invece, sono un po’ più testardi, e il metodo più rapido per fargli adoperare la cache è un semplice riavvio, senza bisogno di ulteriori configurazioni.

Giusto un paio di considerazioni finali: se avete già un Mac che usate come server e che tenete acceso 24 ore su 24, abilitate l’opzione senza pensarci due volte: non vi costa nulla e dovreste avvisarne benefici immediati, soprattutto se avete molti dispositivi in casa. Se invece steste valutando di lasciare un Mac acceso solo per svolgere questo servizio, forse non ne vale la pena: con una connessione veloce potreste non accorgervi del carico aggiunto dovuto al download degli aggiornamenti, salvo rari casi di congestione nei momenti meno opportuni. Diverso invece il discorso per chi è meno fortunato dal punto di vista della connettività, dove ogni mega risparmiato è una benedizione.

Nel mio caso, dopo un paio di settimane di test durante le quali ho lasciato permanentemente acceso il mio vecchio MacBook Pro del 2010, ho concluso che pur con una connessione non eccezionale (20 mega in download, 2 in upload) i benefici non erano tali da giustificare il maggiore dispendio energetico. Quel Mac, infatti, consumava mediamente circa 13 watt, quindi poco più di 4 kWh in due settimane, vale a dire 1 euro circa di energia elettrica. Viceversa, ribadisco, se avete già un Mac sempre acceso correte a cliccare su quella casellina. Dalle opzioni potrete definire il percorso di download per gli aggiornamenti ed anche lo spazio massimo occupato da questa cache.

Luca Zorzi

Appassionato di tutto ciò che è tecnologico fin dalla prima infanzia, utente Apple dal 2010. Con Federico Travaini, grazie ad EasyApple, è cominciata la mia “carriera” di podcaster, che mi ha dato grandi soddisfazioni.

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