icreamSe anche uno solo di voi ha creduto all’iCream, allora quello che andrete a leggere di seguito, non é del tutto privo di senso.

L’azienda per sua insita natura giuridica e concettuale, persegue il profitto. Chiaro però che ognuna lo fa a modo suo. Per questo potremmo distinguere tra di esse anche in base a principi che vanno al di là del mero dato economico. L’etica non necessariamente stride in economia. Anzi è un valore che progressivamente va affermandosi. Almeno così vogliono farci credere e noi amiamo pensare…

L’immagine di un’azienda è un valore non così intangibile come si potrebbe pensare, che in verità influisce notevolmente sulla sua cassa. Specie se questa è quotata in borsa. E per quanto il reparto marketing e comunicazione si possa sforzare con spot e campagne pubblicitarie, alla fine è il consumatore ad avere l’ultima parola. Se produco cianfrusaglie di bassa qualità, posso sforzarmi e spendere quanto voglio per crearmi un’immagine di senso opposto, di azienda di alta qualità, ma difficilmente riuscirò nel mio intento.

Ciò che è riuscita a fare Apple in questo senso è eccezionale. L’azienda di Cupertino si è sempre distinta dai tempi del famoso “think different”, ma fino al 2005 il suo valore in borsa era veramente minimo. Per fare un esempio concreto nel 2000 Apple valeva 1/25 di Microsoft. Eppure quest’anno ho avuto il piacere di scrivere un articolo per comunicarvi che perla prima volta nella storia, Apple ha addirittura superato (seppur di poco) il valore dell’azienda divenuta famosa per Windows.

apple vs microsoft

Ma come ci è riuscita? Non con i computer. O meglio, non solo.

A fare da traino per le finanze di Cupertino infatti sono state, anno dopo anno, altre voci del bilancio. Gli iPod con iTunes Store e poi l’immancabile iPhone ed il nuovo iPad. Non che i Mac non stiano vivendo un ottimo periodo commercialmente parlando, ma a ben guardare una fetta importante di tali numeri è proprio dovuta ai nuovi utenti, che oggi valutano con più serenità l’opportunità di abbandonare i vecchi PC Windows, dopo aver avuto esperienze positive con iPhone e iPad.

E mentre schiere di nuovi fan della mela vanno creandosi giorno dopo giorno, capita sempre più spesso di sentire le voci dissidenti di storici mac user che lamentano scarsa attenzione da parte dell’azienda che per anni li ha coccolati. Le ragioni sono molteplici e alcune anche decisamente valide. Ad esempio l’attenzione verso lo sviluppo frenetico di iOS (che entro ottobre/novembre dovrebbe arrivare in un unica versione per tutti gli iDevice, anche l’iPad) ha indubbiamente succhiato molte risorse importanti di quelle che si sarebbero potute occupare del nuovo OS dei computer. E infatti del successore di Snow Leopard ancora neanche si sente parlare. E sempre quest’anno sono già saltate le presentazioni che ci si attendeva per Gennaio delle nuove suite iLife e iWork (che si spera almeno arrivino entro la fine dell’anno, saltando l’annata 2010 e presentandosi ormai con la sigla ’11).
E poi ci sono alcuni computer che stanno tardando veramente molto ad essere aggiornati (vedi MacBook Air), altri che pur essendolo stato di recente rimangono ancorati ancora a vecchie piattaforme (vedi MacBook Pro 13” e Intel Core 2 Duo) e poi la generale non curanza di alcune nuove tecnologie, come USB 3.0, Blu-Ray Disc o FireWire 3200, che forse la Apple di qualche tempo fa avrebbe invece sfruttato come affilate armi commerciali per corroborare la sua superiorità nell’ambito Pro.
A tutto questo, le solite voci dissidenti, aggiungono che i computer sono meno affidabili e anche il software, mai come oggi, viene patchato in continuazione per risolvere bug.

Io che per natura sono scettico, mi sono voluto fare due conti. Ed ho notato che in verità non è proprio così. Guardando ad OS X ad esempio, la versione 10.2 (Jaguar) ha avuto ben 8 build successive. E la 10.4 (Panther) è arrivata addirittura a 10.4.11. Perciò le 4 di Snow Leopard (con la 5 appena iniziata a lavorare) non mi sembrano eccessive.
E poi due parole anche sull’hardware. La regola vuole che ci sia sempre qualcuno che incontri problemi e si lamenterà. È la legge dei grandi numeri a volerlo. Soprattutto in un epoca in cui A progetta qualcosa sfruttando in parte il know-how di B e poi assembla tutto C con componenti realizzati da D, E, F, G.

Però anche a me un campanello d’allarme è scattato, anche se per ragioni differenti e che potrebbero sembrare minori. Tutto è iniziato con il lancio dell’iPad. Ero abituato a vedere che Apple produceva per lo più hardware lasciando spazio libero a tante altre aziende, grandi e piccole, per la produzione di accessori secondari (e se vogliamo di basso profilo tecnologico) come pellicole protettive, custodie & co. Eppure insieme all’iPad è arrivata anche la custodia Apple. Poi è stato il turno dell’iPhone 4 e del Bumper. Ed infine sono rimasto di stucco vedendo il Battery Charger. Non fraintendetemi, capisco la scelta e non dico che sia un prodotto di cui sconsigliare l’acquisto (dopotutto per 6 batterie da 1700mah ed un buon caricatore anche il prezzo è buono), però mi sembra veramente che Apple stia diventato un’azienda troppo generalista. Oggi come oggi potrebbe arrivare di tutto, anche il tappetino del mouse con la mela morsicata e non ci stupiremmo più di tanto. Mentre un tempo… se qualcuno avesse ipotizzato un iCream, non ci avrebbe creduto neanche il più allocco sul pianeta terra.

Finché Apple produrrà degli ottimi computer, belli, avveneristici, potenti quanto basta e dotati del miglior sistema operativo esistente (non dico il più sicuro, il più compatibile, il più bello, etc.. ma quello che ha le migliori caratteristiche globali) allora userò Mac. Ma se le cose dovessero cambiare, non esiterei a farlo anche io. Ma non ora e non oggi.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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