SSD: la qualità a rischio per la competitività

Chiunque abbia anche soltanto annusato la differenza di prestazioni che offre un SSD sa bene che il futuro punta in quella direzione. In verità i dischi allo stato solido sono già nel nostro presente anche grazie ad un mercato in continuo aggiornamento in cui i modelli di generazioni precedenti diventano economicamente più appetibili. Se non ci si accontenta di dischi “d’annata” e si vuole avere sempre il meglio ci si accorgerà però che le soluzioni al top di gamma continuano a mantenere prezzi consistenti. Ad essere sinceri se si prende il modello di punta di 1 anno fa ed il modello di punta attuale si noterà che l’oscillazione è veramente minima, anche se tendente al ribasso. Siamo ancora molto lontani dal mercato degli hard disk tradizionali e probabilmente non arriveremo a raggiungere livelli tali da pagare un SSD da 500GB a 50€.

OCZ è una di quelle aziende che sta spingendo molto affinché vi siano riduzioni consistenti nei prezzi ed essa stessa pratica una politica dei costi veramente aggressiva. I recenti sviluppi del disco Octane da 1TB dimostrano quanto OCZ sia impegnata ad immettere sul mercato soluzioni al top cercando di comprimere i prezzi verso il basso. Tuttavia si saranno accorti anche loro che non ci sono prospettive concrete di raggiungere una drastica riduzione in breve tempo e stanno valutando di intraprendere un cammino diverso.

Negli SSD ci sono due elementi fondamentali: il controller e le memorie NAND. Di queste ultime spesso ci si dimentica ma sono una componente essenziale e influiscono notevolmente sulla qualità del disco oltre che sulla velocità. Quando si è passati da memorie di tipo SLC (Single Level Cell) ad MLC (Multi Level Cell) si è potuto ridurre i costi di produzione dal momento che queste ultime permettono di scrivere 2 bit per cella (ovvero 4 combinazioni). Di contro però queste hanno degli aspetti negativi: velocità inferiore, aumento dei cicli di lettura/scrittura che diminuisce la vita del supporto, maggiore parcellizzazione dei dati con la conseguenza di rendere più necessarie tecnologie come Garbage Collector e TRIM. Pazienza, le MLC ormai hanno invaso il mercato e ne sono dotati tutti i prodotti mainstream lasciando alle più costose e professionali SLC il ruolo di soddisfare le esigenze dei professionisti. Proprio quando ci stavamo abituando ai limiti delle MLC e iniziavamo a constatare che, tutto sommato, offrono comunque ottime velocità ed un MTBF (tempo medio tra i guasti) più che accettabile, ecco che OCZ si dice intenzionata a puntare sulle TLC (Three Level Cell).

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Già Intel e Micron realizzavano nel 2010 le TLC a 25nm destinate a finire nelle pendrive e nelle schede di memoria (SD, CF, ecc..) grazie alla loro compattezza. Rispetto alla MLC si ottiene una riduzione di circa il 20% dello spazio potendo così produrre accessori sempre più piccoli o aumentare il numero di NAND (ovvero più GB). Il problema è che una memoria MLC è mediamente garantita per circa 10,000 cicli di lettura/scrittura mentre con le TLC si scende a meno di 5,000. Fino ad ora nessuno aveva pensato alla possibilità di utilizzarle negli SSD proprio per queste caratteristiche ma la scelta di OCZ potrebbe non essere insensata se solo riuscissero a ottenere drastici tagli di prezzo. Se si arrivasse ad un SSD da 1TB a 200€/300€ sarebbe una grande svolta, anche se fosse composto da TLC. Abbiamo visto che con l’HyperX (recensione) 10,000 cicli di scrittura possono portare ad MTBF di 1.000.000 di ore (114 anni) per cui anche una riduzione del 50% potrebbe essere sopportabile per il mercato entry-level.

Il problema che mi pongo però è un altro. Se per ridurre i costi riduciamo anche la qualità non abbiamo ottenuto il progresso che avremmo voluto da questo mercato. Anzi, al contrario, la tecnologia originaria SLC potrebbe addirittura aumentare di prezzo essendo sempre più destinata ad un mercato di nicchia.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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