Dark Flash
Dark Flash

Ho casualmente trovato la notizia di un progetto che può ritagliarsi un ruolo importante nella prossima evoluzione della fotografia. Non si tratta esattamente di una news da ultim’ora dal momento che risale a luglio 2009, ma ritengo non abbia ricevuto la giusta attenzione. Chiarito che il mio obiettivo non è quello dello scoop, dal momento che molti ne avranno già sentito parlare, vorrei ragionare insieme sul peso che potrebbe avere in un prossimo futuro. Prima di parlarvene facciamo qualche passo indietro, per vedere, brevemente, come siamo arrivati sin qui.

La fotografia digitale è riuscita pienamente nello scopo di sostituire quella analogica.
Anche i più fedeli sostenitori della pellicola fotografica hanno ottenuto dalla nuova tecnologia la qualità che speravano e, tranne qualche limitatissimo caso che fa notizia, tutti i fotografi, professionisti e non, hanno fatto il salto.

Il Big Ben
Quando le prime fotocamere digitali entrarono in commercio, non solo producevano risultati di pessima qualità, ma non avevano neanche l’attenuante di fornire un miglioramento della specie. Nessuna possibilità in più, semplicemente uno sguardo verso il futuro. Era il 1987 quando, dopo un paio di progetti mai prodotti (di cui uno anche in casa Kodak), la MegaVision, una piccola azienda californiana, realizzò la prima vera fotocamera digitale in commercio. Non tutti avevano tale fiducia in quella tecnologia da pensare che si sarebbe evoluta fino a sostituire quasi interamente la pellicola. L’idea di elettronica e di informatica 20 anni fa era molto differente. Solo l’anno successivo, nel 1988, la Apple avrebbe presentato l’Apple IIc Plus, che con i suoi 128Kb di memoria e 4Mhz di velocità, non era decisamente un mostro nell’elaborazione delle immagini. Un dispositivo tascabile odierno come un iPod Touch, racchiude una tecnologia ed una potenza di calcolo infinitamente superiore ad un computer dell’epoca e questa evoluzione è stata determinante per la fotografia digitale.

La rivoluzione parte dal basso
In tutti i casi vi era un’intera fascia di mercato dove l’economia della non-stampa rappresentava un plus non da poco e dove il controaltare della scarsa qualità non rivestiva un ruolo così determinante: il settore consumer. Su quello l’industria del digitale ha fondato le sue basi per raggiungere l’attuale evoluzione e diffusione. Prima che i puristi dell’immagine ed i fotografi professionisti decidessero di abbandonare la loro amata pellicola, sono stati necessari notevoli passi in avanti sotto molteplici aspetti.

Le ragioni della rivincita
I principi ottici alla base delle fotocamere non hanno subito sostanziali miglioramenti, ma la natura digitale ha apportato numerosi plus al punto che l’analogico oggi conserva il suo solo primato esclusivamente nel fascino. Come ha evidenziato l’interessante confronto analogico vs digitale realizzato dalla Nital (link) non ci sono più ragioni razionali per scegliere la pellicola. Il digitale ci ha fatto dimenticare il dubbio del risultato, che potevi sfatare solo dopo lo sviluppo; ha esteso oltremisura il limite di 24/36 pose dei vecchi rullini, dandoci oggi migliaia di scatti; ci ha permesso di risparmiare molto, potendo selezionare con cura gli scatti da stampare; ci ha dato la possibilità di fotografare in differenti condizioni di luce senza cambiare pellicola, modificando il valore di ISO con un semplice clic; ci ha regalato punti di vista e prospettive di scatto inusuali, con i display snodabili ed orientabili; ci ha fatto scoprire nuovi dettagli, con velocità di scatto irraggiungibili per la pellicola e sensori pieni zeppi di megapixel; e per il futuro ha ancora in serbo tantissime sorprese.

Il futuro
Difficile anticipare i contenuti della fotografia digitale nel prossimo futuro. Superato il periodo della insensata corsa ai megapixel, l’industria si sta concentrando su nuove e stupefacenti tecnologie, producendo fotocamere altamente innovative. Come la Nikon Coolpix S1000pj prima macchina fotografica dotata di proiettore integrato, oppure come la Fuji Real 3d W1 che unisce due ottiche per ottenere risultati tridimensionali, riproducendo fedelmente il campo visivo umano.
Ma l’innovazione che Dilip Krishnan e Rob Fergus dell’Università di New York hanno presentato alla SIGGRAPH 2009, potrebbe rivoluzione ancora una volta il mondo delle fotografia, riscrivendo le regole in uno degli ambiti più controversi: l’uso del Flash. Personalmente preferisco avere foto mosse, sfuocate, scure e tendenti al giallo piuttosto che quelle facce sbiadite che si stagliano su neri fondali ottenute con il lampo del Flash. Il progetto sviluppato dai due ricercatori ci permette di sperare in un futuro in cui si possano ottenere risultati sorprendenti anche in condizioni di luce pessime, senza dover ricorrere a valori di ISO improponibili. Il nome, Dark Flash (dettagli sul Blog degli autori), fa già intuire i suoi contenuti. Sappiamo che aumentando la sensibilità della pellicola fino a ISO 6400 o addirittura 12800, si riesce a fotografare anche con pochissima luce ambientale, ma i risultati sono qualitativamente molto deludenti per via del rumore fotografico. La Nikon D3, che al momento vanta un primato qualitativo su queste sensibilità, costa ancora oggi ben 4.000€ e difficilmente la sua tecnologia arriverà presto nelle fotocamere di fascia consumer. Non immagino se il Dark Flash possa entrare realmente in produzione e quanto eventualmente possa incidere sui costi per gli utenti, ma si propone come una vera rivoluzione.

Il flash c’è, ma non si vede
Sostanzialmente si tratta di un flash che usa raggi ultravioletti ed infrarossi, non visibili all’occhio umano, ma catturati da un sensore opportunamente modificato. Questo permette di ottenere una foto nitida anche in assenza totale di luce, ma priva di colore. Un software ad hoc permette poi di miscelare opportunamente questo risultato con quello realizzato senza lo speciale flash, che mantiene i colori, ma presenta ovviamente un rumore che distrugge tutti i dettagli. Così si ottiene una foto nitida, senza disturbi e con colori naturali. Non ci resta che augurarci che questa tecnologia venga ottimizzata e che possa essere implementata nel minor tempo possibile sulle fotocamere.

Un’ultima nota degna di considerazione è che in coda al pdf del progetto, nell’area ringraziamenti, leggo: “This work was supported by a gift from Microsoft Research”. Onore al merito.

A presto

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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