Mentre girovagavo per il web, sono approdato su una pagina interessante. Sul sito della nota rivista MacWorld, ci viene proposto lo stralcio di un articolo, che sarà in edicola con il numero di Novembre, dal titolo: Apple innovativa. Oppure no? (link). Il dubbio alla base dell’interrogativo, contrapposto alla prima secca affermazione, viene riproposto anche nel testo, dove Bragagnolo difende la posizione della Apple, mentre un critico Accomazzi incarna una onesta accusa. Tra botta e risposta, il testo scorre velocemente e con piacere, stimolando anche qualche lecito interrogativo (vi invito a leggerlo oltre che a comprare l’ottima rivista).

Quanto è innovativa Apple, in numeri
Iniziamo da qui, come freddi ragionieri. Nel 2008 l’azienda di Cupertino ha investito in Ricerca e Sviluppo (di seguito R&Dsolo 1,1 miliardi di dollari, circa il doppio rispetto l’anno precedente. Una cifra comunque irrisoria rispetto al fatturato presentato da Apple nello stesso anno, di 32 miliardi di dollari. Molto meno irrisoria se si considera che l’utile netto trimestrale è stato mediamente poco sopra 1 miliardo di dollari. Si potrebbe dire che la Apple investe in R&D ogni anno, l’equivalente dei suoi guadagni in un trimestre fiscale. Il suo 3,41% in ricerca è comunque basso rispetto ai valori presentati da altri Big come Intel o la stessa Microsoft (vedi grafico Ricerca e Sviluppo). Quest’ultima però è stata molto criticata dagli analisti finanziari e dagli investitori, proprio perché investe anche troppo in ricerca, sempre più spesso su progetti che non portano a nulla (fonte NetworkWorld).

Incidenza Percentuale R&D
Incidenza Percentuale R&D

Dal raffronto grafico si vede come la percentuale di fatturato investita da Microsoft in R&D sia nettamente superiore a quella di Apple. Guardando poi ai numeri le cifre sono quasi decuplicate (nel 2006: Apple 712 vs MS 7121). Di contro a Cupertino riescono a far meglio fruttare gli investimenti, che presentano un trend mediamente stabile o addirittura in discesa, anche nei periodi con notevoli aumenti di fatturato.

Quanto è innovativa Apple, per il mercato
Come ho avuto modo di evidenziare in “Ho sentito dire che il Mac…“, i consumatori pensano spesso che l’hardware Apple sia diverso — e migliore — rispetto a quello dei computer concorrenti. Nell’immaginario collettivo Apple è sinonimo di qualità ed innovazione, anche quando non lo meriterebbe. L’attenzione dei media, degli operatori e dei consumatori per ogni prodotto, presente e futuro, dell’azienda capitanata dal carismatico Jobs, arriva al punto che, quando non c’è nulla di nuovo che bolle in pentola, qualcuno inizia ad inventare storie e a far girare qualche immagine finta-trafugata, finendo per alimentare i vari rumors che popolano la rete. E poi c’è una cosa che la dice lunga rispetto le qualità innovative che si attribuiscono alla Apple: ogni volta che qualche designer realizza la sua idea di prodotto fantascientifico, chissà perché, c’è sempre una mela sopra. Quasi come se il futuro e l’innovazione dovessero arrivare per forza da lì.

iMac Trasparente
iMac Trasparente

Quanto in questo risultato sia attribuibile al puro e semplice marketing e quanto derivi dai prodotti e dalle reali innovazioni portate dalla Apple non è possibile saperlo, ma certamente c’è il merito di un’azienda che ha saputo proporre idee e visioni, non semplici prodotti di consumo.

Quanto è innovativa Apple, nei fatti
Alcuni pensano che l’innovazione stia nella batteria con maggiore durata, altri che risieda nel design, per qualcuno è semplicemente questione di usabilità e semplicità. In realtà è tutto questo e anche di più. L’innovazione alla Apple nasce da una visione, che si traduce quasi sempre in imposizione per i propri consumatori. Perciò è di fondamentale importanza che questi ultimi credano nell’azienda e nei suoi valori, riconducibili nella persona del leader. Se guardiamo alla realtà, sono tantissime le circostanze in cui l’azienda di Cupertino ha preso decisioni forti — e se vogliamo imprudenti o rischiose — con i propri prodotti. In alcuni casi sollevando le ire dei consumatori, ma molto spesso anticipando tecnologie o scuotendo e imponendosi in nuovi mercati.

Penso a tempi remoti, in cui sui PC con processori 8086/8088 si vedevano mouse con 2 o 3 tasti, mentre dall’altra parte la Apple li produceva con 1 solo, perché la visione era l’inseguimento della semplicità. Oppure quando arrivarono i primi iMac, sprovvisti del lettore floppy, perché il futuro era lo scambio dati su internet e su CD, mentre a casa eravamo tutti ancora sommersi da quelle scatolette nere da 1,44″. Per non parlare di quando nel 1993 lanciarono sul mercato il PDA Newton (il primo palmare in assoluto), creando di fatto un nuovo mercato, ma con troppi anni di anticipo per le tecnologie del tempo. O più recentemente potremmo guardare al MacBook Air, che per inseguire il paradigma della mobilità a tutti costi è privo di unità ottica e di quasi tutti i collegamenti, al di fuori di audio/video e 1 misera USB. E la lista potrebbe continuare a lungo.

Perché allora l’acquisto di Mac è sempre in ascesa? È tutto merito della visione. È questo che manca alla maggior parte della concorrenza.

Poster iMac - Think Different
Poster iMac - Think Different

Quando arrivarono questi computer, non solo in molti li diedero spacciati per l’assenza del floppy disk, ma occorre ricordare che eravamo nel 1998, anno in cui la concorrenza ancora vendeva scatolotti beige composti da case e monitor separati, oltre che brutti e ingombranti. Steve Jobs, appena rientrato in Apple, spinge per realizzare un prodotto che rivoluzionerà definitivamente il personal computer, promuovendo una nuova idea di tecnologia, non più fredda e funzionale, ma anche bella e capace di generare desiderio. L’iMac divenne ben presto oggetto di culto e negli anni successivi, e ancora oggi, la Apple ha saputo presentare con una cadenza incredibilmente regolare, oggetti destinati ad entrare nella storia. Oltre ai successivi modelli di iMac, sempre all-in-one, sappiamo bene cosa è successo con l’iPod, con i PowerBook/MacBook ed oggi con l’iPhone. Prodotti unici in mercati affollati. Non è una cosa semplice da ottenere, eppure la Apple lo fa spesso.

Il caso dell’iPhone è emblematico. La telefonia non era certo ferma al palo nel 2007, quando fu presentato il melafonino. E di smartphone interamente touch e senza tastiera se ne erano già visti più di uno, io stesso avevo avuto un Qtek s100 ed un s200. Ma il telefono presentato da Apple è qualcosa di totalmente differente non tanto nell’estetica (comunque il linea con il minimalismo funzionale che contraddistingue tutti i suoi prodotti), ma nel profondo della sua essenza. Parliamo di un dispositivo per il quale sono stati presentati ben 300 brevetti. E da una compagnia che non aveva mai fatto un telefono in vita sua. È stato quasi come se avesse detto: beh, Nokia, Sony-Ericsson, HTC, Samsung e compagnia bella, guardate come dovrebbe funzionare un telefono nel 2007.

E il mercato ancora una volta ha dato ragione, con i numeri, alla filosofia Apple. E se pure le lamentele non sono mancate per via di qualche funzione in meno o “castrata” (come si usa dire in questi periodi), chiunque usa per 5 minuti un iPhone capisce il perché del suo successo. Ora che ha scavato il solco rispetto la concorrenza, sarà difficile per gli altri rientrare in partita. E anche se la Apple difficilmente stravolgerà il progetto iniziale con innovazioni particolarmente ardite, l’iPhone sarà destinato ad essere sempre un prodotto a parte. Sarà come per gli iPod e “gli altri lettori audio/video”. Ci sarà l’iPhone e gli altri che cercano di cavalcare l’onda di innovazione che esso ha portato. Ovviamente c’è e ci sarà sempre più chi tenterà di sovrastarlo, ma se ci fate caso lo fanno solo con le “funzioni in più”. Fotocamere più potenti, display più grande, batteria più longeva, più tasti, più configurazioni. La politica del più continuerà ad esserci e non intimidisce Apple.

Less is more.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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