SaggeLettere è il nuovo spazio che SaggiaMente dedica alle email interessanti ricevute tramite la pagina di contatto. Chiunque abbia qualcosa da dire sull’universo Apple/Mac, può confezionare il proprio pensiero in un articolo ed inviarlo. I più interessanti saranno pubblicati di volta in volta in questo spazio.

In questo secondo appuntamento, propongo una interessante riflessione ad opera di Alessandro Migliori. Oggetto dell’articolo è la Supply chain ed il titolo chiarisce ciò che la stessa pagina di Wikipedia tenta di spiegare, ovvero che non esiste ancora una definizione unanime e chiara rispetto al significato del termine. Tuttavia viene comunemente usato per identificare i moderni metodi di gestione della catena produttiva, indirizzati verso la coordinazione, gestione ed integrazione di imprese. Ma come mai questo dovrebbe interessarci? Perché Apple, come tutte le stragrande maggioranza delle aziende produttive del mondo, ormai tende a demandare in outsourcing quasi il 100% dello produzione dei componenti dei suoi dispositivi elettronici, stringendo accordi con fabbriche delocalizzate e con altri brand famosi, come Intel, Samsung, LG, Toshiba, etc..

outsourcing apple supply chain

Vi lascio quindi alle riflessioni di Alessandro.

Stimolato dagli ultimi accadimenti avvenuti presso la Foxconn Inc. (azienda cinese di assemblaggio componentistica per prodotti di elettronica di consumo, balzata agli onori della cronaca a causa dei numerosi suicidi avvenuti al suo interno da parte di giovani operai), oggi voglio esplorare insieme un mondo che ai più sarà sicuramente sconosciuto e rispondere alle domande: cosa c’è dentro i nostri iDevice? Qual’è il percorso in termini del loro assemblaggio e quali sono i fornitori coinvolti da Apple per far si che il nostro prodotto preferito arrivi cosi come lo conosciamo sugli scaffali (fisici ed elettronici) degli stores di tutto il mondo?
Non tutti sanno che Apple, dopo l’avvento in azienda di Tim Cook nel lontano 2000, ha deciso di esternalizzare, di dare in outsourcing, l’assemblaggio e lo stoccaggio di tutti i suoi prodotti. I motivi, come è facile intuire, sono ovvi: dare un taglio netto ai costi di produzione e di magazzino, che fino a quel momento avevano attanagliato Apple, erodendo in maniera significativa il suo margine commerciale (e visti i risultati direi che la scelta è stata pienamente azzeccata).
Oggi a Cupertino il prodotto, iPhone, iPod, iPad o Mac che sia, viene “solo” progettato e curato in termini di Marketing e commercializzazione, il suo assemblaggio avviene in outsourcing e grazie a componentistica fornita da aziende esterne.
Ma andiamo con ordine: quali sono i fornitori più importanti di Apple?
A questa domanda possiamo oggi rispondere grazie alle analisi “teardown” (smontaggio completo) fatte da alcuni siti americani specializzati in questo tipo di pratica, attraverso la quale si può riuscire facilmente a sapere quali aziende sono coinvolte nella produzione dei prodotti Apple almeno nella componentistica fondamentale. Informazioni che altrimenti sarebbe difficilissimo recuperare vista la nota riservatezza delle aziende coinvolte in tali cicli economici.
La prima interessante notizia arriva dai display: l’azienda sulla quale Apple fa affidamento per questa parte fondamentale dei suoi prodotti è la coreana LG. Ogni singolo display LED, con tecnologia IPS o se volete anche il Retina Display del più recente iPhone 4 è frutto del know how della LG Electronics.
Andando avanti ci imbattiamo in un’altra grande sorpresa per quel che riguarda i processori che fanno battere il cuore dei prodotti Apple. Mentre per i Mac è ormai nota e assodata la collaborazione con la Intel, per quel che riguarda i dispositivi mobili, fino all’avvento dell’Apple A4, il fornitore principale era rappresentato dalla Samsung, che con i suoi processori basati sull’architettura ARM ha equipaggiato i nostri iphone e ipod touch fino alla terza generazione.
Vi starete chiedendo dov’è la sorpresa vero? La sorpresa sta nel nuovo processore A4 che udite udite è…. anch’esso prodotto dalla Samsung! Ebbene si, anche il primo processore interamente progettato da Apple, non è prodotto da Apple! Anche in questo caso si è seguita la filosofia dell’esternalizzazione tanto amata da Tim Cook e Steve Jobs. Ad onor del vero dalle analisi effettuate sembrerebbe che l’Apple A4 sia ancora un processore basato sulla tecnologia ARM e questo porta a chiederci il motivo dell’acquisto da parte di Apple nel 2008 della PA/Semi, azienda che ha progettato in passato numerosi processori power pc, ma questo è un altro discorso…
Continuando il nostro viaggio ci imbattiamo in un altro componente fondamentale: la memoria flash. Anche in questo caso la Apple si affida a due aziende giapponesi: la già citata Samsung (che equipaggia gli iPad) e la Toshiba (che monta memorie sugli iphone e sugli ipod). Toshiba insieme ad Hitachi fornisce anche le memorie di massa dei nostri Mac. Altro fornitore importante è rappresentato dalla Broadcom, azienda statunitense che fornisce i moduli bluetooth dei dispositivi Apple.
Ovviamente la componentistica non finisce qui ci sono altre centinaia di parti fornite da una miriade di aziende che per ovvi motivi non ho elencato limitandomi in questa sede a citare solo alcune delle aziende fornitrici di Apple (quelle che in base al mio parere puramente soggettivo considero le più importanti). Il tutto arriva in Cina, alla Foxconn Inc., che provvede al suo assemblaggio e smistamento verso i punti logistici strategici di Apple dai quali poi verrano ulteriormente smistati verso gli stores sparsi in tutti il mondo.
Ovviamente quest’articolo non ha mire di completezza ma ha l’unico obiettivo di far comprendere come un piccolo dispositivo come un iPod, un iPhone o un Mac riesca a smuovere in maniera importante le economie di un insieme di Paesi come USA, Giappone, Cina, Corea del Sud nonché decine di altri paesi europei.
E poi diciamo la verità… ora che sappiamo cosa c’è dentro i nostri iPhone, iPad, iPod e Mac aziende come Samsung, LG, Toshiba non le guarderemo più con gli stessi occhi da consumatore Apple. Giusto?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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