iOS e App Store: cosa c’è dietro al dietro-front di Apple?

Come forse già saprete, Apple ha recentemente comunicato un assoluto dietro-front riguardo le proprie politiche (restrittive) in merito lo sviluppo di app per iOS con strumenti di terze parti.

Una frase come:

[..] In particolare, abbiamo deciso di mitigare tutte le limitazioni relative agli strumenti di sviluppo usati per creare app iOS [..]

Suona piuttosto insolito per Apple. A Cupertino sono noti per le prese di posizione, spesso impopolari, che hanno caratterizzato nel tempo la vision di un CEO particolarmente carismatico come Jobs. Eppure questa volta ci troviamo di fronte ad una netta inversione ad U. Quale che sia il vostro (e il mio) giudizio sulla faccenda, che sia cioè una scelta positiva o negativa, c’è da chiedersi se vi si possa intravedere una carenza di polso in favore di interessi commerciali. Cercherò di spiegare meglio questo concetto…

Apple è sempre stata considerata come un’azienda poliforme ed imprevedibile. E indubbiamente gran parte del suo successo è dovuto alla capacità dimostrata, consolidata ed indiscutibile, di vedere fuori dagli schemi. Alcuni dei suoi progetti più fortunati, non sono il parto di fantasie intangibili, ma la semplice riadattazione — con schemi diversi, appunto — di cose esistenti. Basti pensare all’iPod, che tutti pensano sia il primo lettore di file musicali da trasporto, mentre invece è stato semplicemente il primo che sia veramente piaciuto. E le cose non sono diverse per l’iPhone, arrivato in un mercato già saturo da anni e per l’iPad, riuscito finalmente a costruire un mercato florido per un prodotto — il tablet — che in realtà esiste da lungo tempo. E per spostarci dagli iCosi, anche semplici accessori come il Magic Mouse o il Magic Trackpad, fanno capire il concetto di cui parlavo. E non cito Face Time direttamente in questo elenco per non sollevare il classico flame relativo al fatto che sia una semplice chat o videochiamata (cosa per altro vera visto che qui la riforma è in altro).

Innovare è anche, e soprattutto, migliorare tecnologie esistenti. Un passo alla volta.

L’ex CEO di Acer ha recentemente definito Apple un virus mutante. Quando si è piccoliindipendenti si è anche agili. E una migliore interpretazione delle tecnologie hanno permesso alla Apple del think different, di mettere in difficoltà realtà molto più consolidate e numericamente consistenti. E parte della ricetta è sempre stato quel pizzico di genialità che ha anche fatto di Jobs non un semplice CEO, ma un personaggio che, come direbbe l’Al Pacino di Donnie Brasco, quando si apriranno i libri di storia ci entrerà diritto diritto.

Ma oggi che i numeri sono dalla parte di Apple, tra bumper in omaggio e questo cambio di rotta, si nota un’azienda molto più attenta a preservare la sua posizione che a fare futuro. Forse è un bene dite voi? Sicuramente è più logica la posizione attuale della chiusura precedente in merito iOS, ma il motivo qual è?

Maggiore attenzione verso Adobe?
(Ieri il titolo ha segnato un +12% per le dichiarazioni di Apple)

Maggiore timore di Windows Phone 7?
(MS ha stanziato 500 milioni di $ per promuoverlo)

Maggiore sensibilità rispetto agli sviluppatori?
(Innumerevoli le persone che gioiranno di questa scelta)

Maggiore timore di perdere una leadership che pare fruttare parecchio?
(…non c’è bisogno di fare i numeri no?)

E due piccole note a margine:
1) Visto che Apple pare cambiare opinione piuttosto facilmente facendo il bello ed il cattivo tempo, con che prospettiva pare saggio mettersi a studiare oggi tecnologie che, domani o dopodomani, potrebbero nuovamente essere messe al bando senza preavviso?
2) Ci dobbiamo aspettare anche un flash player?? E cosa diranno poi tutti quelli che difendendo Apple hanno messo al rogo il plugin di Adobe?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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