SSD e Mac OS X, ecco perché il TRIM potrebbe non arrivare mai

Il 2010 è stato un anno importante per gli SSD. Ancora il loro futuro non è perfettamente delineato, ma è ormai chiaro che saranno destinati a soppiantare quasi integralmente i vecchi HDD. Il prezzo al GB è ancora nettamente superiore a quello delle controparti magneto-meccaniche, ma in quest’anno abbiamo iniziato a vedere segnali positivi in tal senso, dovuti sia ad una sempre maggiore adozione che ad un iniziale ammortamento dei costi di produzione.

I principali vantaggi di questa nuova tecnologia risiedono in una velocità drasticamente superiore, maggiore resistenza per l’assenza di parti meccaniche, minori consumi e silenziosità assoluta. Di contro, oltre al caro prezzo, c’è da pagare lo scotto di un decadimento prestazionale. O almeno c’era..

Al momento ho testato su queste pagine 3 tra i migliori SSD del mercato. Partendo dal vecchio, ma sempre valido, Intel X25-M G2, passando per il veloce OCZ Vertex 2 e finendo sull’OWC Mercury Extreme Pro, che ancora oggi uso. La tecnologia alla base di tutti questi dischi è sostanzialmente identica, visto che sono sempre composti da memorie di tipo NAND Flash MLC. Mentre uno degli ambiti su cui si sta concentrando sempre di più l’attenzione di produttori e consumatori è il controller (ed ovviamente il suo firmware).

Ritornando per un attimo ai problemi degli SSD, vorrei cercare di spiegare con parole semplici da cosa deriva questo decadimento prestazionale. Anche perché nei giorni successivi ad ognuna delle precedenti recensioni ho ricevuto parecchie richieste di informazioni in merito. Quando i dati vengono scritti sul disco vanno a riempire alcune celle di memoria o parte di esse. Queste hanno una dimensione standard e difficilmente un file ne userà una quantità esatta. Per cui dopo numerose scritture molte di queste celle saranno occupate solo parzialmente. Inoltre al momento della cancellazione i dati non vengono veramente eliminati, ma semplicemente identificati come spazio non protetto e quindi riutilizzabile (su questo principio si basano i software che recuperano i dati cancellati anche dal cestino). Quando l’SSD si troverà a scrivere in quegli spazi, dovrà però prima effettuarne la reale cancellazione. E questo intervento ovviamente rallenterà la scrittura. Per questo motivo più il disco è usato e saturo, più diventerà lento.

Il TRIM è una funzionalità introdotta proprio per arginare questa problematica. In sostanza non fa altro che agire in background ripulendo in modo effettivo le aree liberate dai file cancellati. In questo modo al momento della successiva scrittura non sarà necessaria nessuna operazione preliminare. Ovviamente quando pensate alla reale operatività di questo meccanismo, non dovete immaginare la sua applicazione solo ai file gestiti consapevolmente dall’utente, ma anche a tutti quei file creati, modificati e cancellati dal sistema durante la normale operatività.

Il TRIM deve essere supportato sia a livello hardware che software, per cui oltre al disco deve essere predisposto anche il sistema operativo. L’ultima versione di Snow Leopard non lo gestisce ancora, seppure da qualche tempo sia presente una chiara indicazione in System Profiler (Supporto TRIM) che però mostra sempre e solo un valore negativo:

system profiler

Windows 7 invece lo supporta nativamente e un po’ tutti si aspettano che OS X si adegui, magari proprio con Lion. Ma le cose potrebbero andare diversamente.

Prendendo a riferimento l’Intel X25-M G2, tempo fa ho letto un interessante confronto (non ricordo la fonte, ma se la trovo la inserisco) delle performance su Seven con il TRIM attivo rispetto a quelle con la funzione disattivata, ma con la pulizia — manuale — eseguita tramite l’utility di Intel Toolbox (che ovviamente funziona solo sui proprio controller). Ciò che ne veniva fuori è che se sulla carta il TRIM appare come la panacea di tutti i mali, nella realtà non è in grado di fornire gli stessi risultati di una equivalente operazione gestita dall’hardware. E ciò è anche comprensibile visto che il sistema operativo deve occuparsi di tante altre cose.

E vedendo la direzione in cui i controller per SSD stanno andando, dai SandForce in poi, sembra proprio che il TRIM possa diventare sempre meno necessario in futuro. Vi faccio un esempio concreto. Avete presente il recente disco di Kingston SSDNow 100 V+ presentato come SSD che non ha bisogno di TRIM? In questi giorni lo sto testando e domani dovrebbe arrivare la recensione. E volete sapere una cosa interessante? Il controller di questo disco è il Toshiba T6UG1XBG, lo stesso utilizzato nei recenti MacBook Air 11″ (recensione) e 13″ (recensione). E il motivo per cui si propone come soluzione nei sistemi che non supportano il TRIM è che questo ha una Garbage Collection che Kington ha definito “always-on”, ovvero sempre attiva. In sostanza è il controller stesso ad effettuare in autonomia queste operazioni, in modo da essere totalmente indipendente dal sistema operativo e oltretutto più performante.

Il fatto che Apple abbia deciso di iniziare ad usare questi dischi, mi fa pensare che il supporto al TRIM potrebbe non arrivare mai. Nè in Lion, nè oltre. Dopotutto se oggi esiste una tecnologia che permette di ottenere risultati migliori e senza caricare il sistema operativo ed Apple decide di adottarla nei propri computer, guardare ancora al TRIM potrebbe non essere assolutamente utile. Inoltre tutti i recenti SSD di qualità ormai sono dotati di tecnologie analoghe (anche gli SF fin qui recensiti), per cui perché guardare ancora al TRIM?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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