Recensione: Canon EOS 60D, la terra di mezzo della creatività

Un tempo districarsi tra le DSLR era piuttosto semplice. Non c’erano tutti i modelli di oggi, ma soprattutto i produttori — anche i più noti — avevano circa tre modelli: pro, semi-pro, entry-level. Queste ultime per la verità hanno iniziato ad acquistare importanza solo più avanti, mentre oggi rappresentano probabilmente la più proficua parte del mercato. E i modelli che un tempo erano alla base della gamma si sono evoluti, rendendo necessario il collocamento di nuovi prodotti di entrata. Negli ultimi periodi abbiamo assistito ad un miscuglio di sigle tale, che ad un acquirente non troppo aggiornato è richiesta una buona dose di ricerca prima di poter effettuare un acquisto consapevole.

Ciò avviene in particolare per le due case che detengono, ancora oggi, quasi il 50% del mercato e che hanno il numero maggiore di modelli a listino. Negli ultimi tempi sia Nikon che Canon hanno ridotto la loro fetta di torta e ciò è dovuto sia al costante incremento della base di utenza, ma anche alla concorrenza agguerrita di molti brand, che iniziano a ritagliarsi un proprio spazio portando interessanti elementi di innovazione (CSC/Evil, Micro 4/3, DSLT). Guardando a Nikon la nuova tendenza sembra essere quella di utilizzare le sigle a 4 numeri per le entry-level. La recente D3100 è superiore non solo alla D3000, ma anche alla vecchia D5000 (che si distingue per il display articolato). E per la verità la D7000, pur presentando nel nome le 4 cifre, difficilmente può essere etichetta come fotocamera amatoriale. Viste le sue ottime specifiche è facile invece immaginarla come corpo APS-C di backup per il professionista, oltre che una soluzione veramente completa e definitiva per il fotografo amatoriale “evoluto”.

Anche Canon di recente ha rimescolato un po’ i numeri, potremmo dire in concomitanza con il lancio della EOS 7D. Questo modello prende la numerazione ad una cifra delle prosumer rimanendo però una APS-C. In sostanza sembrerebbe la diretta discendente della EOS 50D, che ha letteralmente spopolato tra i fotografi, sia gli “amatori evoluti” (spesso definiti enthusiast) che i professionisti in cerca di un corpo leggero per sfruttare le proprie ottiche, magari anche per il moltiplicatore 1,6x utile nel tele. A seguire è uscita poi la 550D, destinata a ripercorrere i successi della linea EOS Rebel, usando praticamente lo stesso sensore della 7D, seppure con un solo processore d’immagine, un corpo più piccolo e leggero e molte meno funzioni. E a distanza di un anno esatto è attesa ad Aprile 2011 la commercializzazione della 600D.

Tra la 550D e la 7D, Canon ha visto la possibilità di inserire un nuovo modello destinato a fornire un corpo più robusto e maggiori funzioni a chi volesse qualcosa in più rispetto alla 550D, senza arrivare però a spendere quanto richiesto per la 7D. Il nome scelto è stato 60D ed è per questo che molte persone, me compreso, hanno visto male fin da principio questa fotocamera, la quale per caratteristiche non appare proprio la diretta discendente della 50D. Ma questa considerazione svanisce facilmente se si considera invece quanto detto prima, ovvero che è la 7D a riprendere il filone della 50D, mentre la 60D rappresenta un prodotto totalmente nuovo, specificatamente indirizzato ad una differente utenza.

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Spero di non avervi confuso con tutte queste chiacchiere non strettamente necessarie alla valutazione del modello di cui parleremo oggi, ma sono a mio avviso premesse importanti per capire dove si colloca veramente nel mercato questa 60D, posizione ben diversa da quella che il nome suggerirebbe. Nel prezzo e nelle caratteristiche è più vicina in effetti alla sorella minore (550D + 250€) che alla maggiore (7D – 350€).

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Corpo ed ergonomia
Il corpo della Canon 60D, arrivando da una 550D, è un altro pianeta. In senso positivo ovviamente. Oltre ad essere più grande e maggiormente ergonomico, appare decisamente più robusto. Se invece si arriva dalla 50D il passo è da gambero visto che il precedente era in lega di magnesio e questo in policarbonato. L’esempio serve proprio a confermare quando detto in apertura: faremo degli ovvi confronti anche con la 50D, ma ricordando sempre che questa ha già avuto un successore nella 7D e che la 60D è più simile ad una 550D con gli steroidi. Riguardo il corpo però, la mia personale sensazione è che nella costruzione di modelli plastici Nikon sia ancora una spanna avanti. Con i suoi 750gr per il solo corpo, la 60D pesa circa 70gr in meno della 50D, ma ben 200gr più della 550D. L’area di grip gommata è morbida ed alta quanto basta per appoggiare anche il mignolo con mani di dimensioni medio-grandi (quelle di un uomo adulto di 1,80 mt) e si riesce a scattare anche con una mano sola, con obiettivi standard non troppo pesanti.

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Display
Una delle peculiarità della 60D è lo schermo snodabile. È incernierato sul lato sinistro e può essere ruotato di 180° in verticale per aprirlo e di 270° in orizzontale, riuscendo così a ribaltarlo. La definizione è veramente ottima con 1,04 milioni di pixel, ma con il sole diretto ovviamente la leggibilità si riduce. Avere un display di questo tipo può essere molto utile o totalmente superfluo per il fotografo, a seconda del tipo di scatti che intende realizzare. Sul set o per la fotografia macro ad esempio, uno schermo articolato può essere determinante. Così come tra la folla, dove si può riuscire a sollevare la camera e continuare a tenere sotto controllo l’inquadratura, seppure con ovvie limitazioni operative dovute alla distanza dal corpo. A mio avviso anche il fotografo più integralista, pur potendone fare a meno, troverà almeno una condizione utile per apprezzare questo display. Senza contare poi le innumerevoli possibilità creative, leva su cui Canon ha giocato tutta la campagna promozionale della 60D. Lo schermo articolato però, rappresenta anche una scocciatura sotto alcuni aspetti: si deve ad esempio prendere l’abitudine di aprirlo ad ogni accensione, altrimenti non si vedono le immagini appena catturate.

possibilita-di-inquadratura

Mirino
Sia per contenere i costi che per l’aver puntato molto sul display per le inquadrature, si avverte una minore attenzione sul mirino. Rispetto la 550D è più ampio e chiaro, anche perché non è un pentaspecchio ma un pentaprima, com quello della vecchia 50D e della recente 7D. Rispetto a quest’ultima però ha un ingrandimento inferiore ed una copertura del 96% e non del 100%. Considerando l’ingrandimento a 0,95x e fatti i dovuti calcoli, si ottiene sul 35mm un valore di ingrandimento reale di 0,57x. Ma la cosa che più di tutte mi è mancata è una griglia. Questa è attivabile nel display in modalità LiveView, ma non si può visualizzare in sovraimpressione nel mirino. Ed è un peccato perché è veramente utile a mio avviso nella composizione dell’inquadratura. L’ho trovata una carenza fastidiosa, che fortunatamente la 7D non ha (e neanche la vecchia Nikon D90, più o meno stesso prezzo, ma con due anni di anzianità alle spalle). Le informazioni essenziali di scatto ci sono tutte e viene anche mostrato lo stato della livella elettronica (quando attiva) sfruttando l’indicatore di compensazione dell’esposizione: nessuna tacca se orizzontale ed un numero tanto maggiore, verso sinistra o destra, quanto più il corpo appare inclinato nei rispettivi versi.

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Display superiore
Di piccola dimensione ma di grande importanza, l’LCD informativo ha un curioso taglio diagonale nella parte superiore. È per questo che è leggermente più piccolo rispetto a quello della 50D e della 7D, ma rappresenta una caratteristica che molti (me compreso) tendono a ritenere sufficiente a far preferire la 60D alla 550D, che non lo possiede. La retroilluminazione è del classico color ambra utilizzato da Canon e si attiva con il piccolo tasto che raffigura una lampadina (passando sull’immagine potete vedere l’effetto). Manca purtroppo la segnalazione del bilanciamento del bianco attivo.

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Impostazioni e controllo
Sotto questo aspetto la 60D è rivoluzionaria per Canon, che presenta qui un approccio lievemente differente rispetto al passato. I tasti superiori (che potete vedere nella precedente immagine) hanno infatti una singola funzione. Ciò comporta sicuramente una maggiore semplicità di apprendimento, ma ha reso necessaria la dislocazione di alcuni controlli. Ho trovato positivo che attivando uno dei quattro tasti, si possa utilizzare la ghiera sul dorso per modificare l’impostazione, senza doverlo contemporaneamente tenere premuto. Come spesso si dice: non tutti i mali vengono per nuocere. E se il bilanciamento del bianco ha perso il suo tasto fisico ed è un po’ sacrificato come voce del Quick Menu (accessibile dal tasto [Q]), la compensazione dell’esposizione nei modi semi-automatici (Av/Tv) si controlla immediatamente con la ghiera posteriore. Un po’ come se fossimo in manuale. E questa rientra tra le caratteristiche operative che ho apprezzato fin da subito nella 60D.

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Sparisce anche il joystick della 50D per far posto ad un pad direzionale, che è comunque molto valido e sensibile anche ai movimenti diagonali, utili ad esempio per il panning delle immagini ingrandite. Il resto dei tasti sono disposti in modo pratico, con l’unica eccezione di quello di cancellazione che si trova in una zona letteralmente irraggiungibile quando il display è aperto sulla sinistra. La ghiera dei modi include nella zona alta le funzioni che Canon definisce avanzate, ovvero le modalità manuale, a priorità e posa. Poi c’è in verde una posizione totalmente automatica e a seguire tute le altre modalità semplificate, come la nuova funzione Creativa Automatica e le scene. In chiusura la posizione per il video, che non è attivabile direttamente dalle altre modalità.

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Il tasto sul retro contrassegnato da un puntino rosso, avvia e ferma la registrazione del video quando si è nell’apposita modalità. In tutti gli altri casi attiva invece la funzione LiveView. La ghiera dei modi include anche un’altra novità, ovvero il dispositivo di bloccaggio. Il pulsante al centro deve essere premuto per poterla ruotare, così da scongiurare il movimento non voluto su posizioni differenti durante l’uso o il trasporto.

Sopra la ghiera secondaria sul dorso, si trova il tasto [Q]uickMenu, che attiva la possibilità di modifica di tutte le principali impostazioni di scatto, anche quelle non raggiungibili direttamente dai tasti dedicati. Durante le modifiche i cambiamenti vengono riportati sia sul display LCD che nel mirino. Per tutto il resto si opera tramite il pulsante menu, che è veramente ricco di personalizzazioni. Si possono modificare tantissimi comportamenti dei tasti e parametri di scatto realizzando dei profili personalizzabili, che possono poi essere salvati e caricati.

In alto a destra vi sono il blocco AF e dell’esposizione, nonché il tasto per modificare il punto di messa a fuoco. Questi ultimi due in modalità play hanno funzione di zoom-in e zoom-out, ma purtroppo ho notato che la foto appena scattata e mostrata sul display non è “zoomabile”, perché premendo uno di questi tasti sparisce. Spero che tale problema possa essere risolto con un aggiornamento firmware perché è davvero noioso dover entrare in modalità play solo per verificare il fuoco dell’immagine appena scattata.

dettaglio-display-chiuso

AF / Metering / Drive
Il sistema di messa a fuoco è basato su 9 punti a croce, come su 550D e 50D, mentre la 7D ne possiede 19. Non è detto che ciò comporti una grave mancanza tuttavia, dipende prevalentemente dalle proprie abitudini di scatto e dal tipo di immagini che si intende realizzare. Nell’uso macro e da treppiedi, è facile che convenga comunque utilizzare la modalità manuale. Anche nell’uso sportivo o naturalistico con oggetti in rapido movimento l’AF continuo ha meno punti su cui affidarsi. Per chi tende a mettere a fuoco al centro e poi inquadrare il problema ovviamente non si presenta. Perdita di valore rispetto alla 50D è anche la possibilità di effettuare micro-aggiustamenti sul fuoco. In modalità LiveView la messa a fuoco passiva per contrasto è veramente lenta, tanto da vanificare i vantaggi del display snodato. Fortunatamente però vi è la modalità AF Quick, che abbassa temporaneamente lo specchio per sfruttare la più veloce messa a fuoco attiva. Superato il fastidio del temporaneo oscuramente del display, il vantaggio è consistente. La selezione dei punti di messa a fuoco avviene facilmente perché si attiva con il tasto dedicato in alto a destra e poi si seleziona con la ghiera posteriore, potendo seguire la scelta anche nel mirino. Il tasto in questione è quello che in modalità play ha la funzione di zoom-in e questo causa un problema importante che spero venga in qualche modo risolto da un aggiornamento firmware. Quando si è in modalità LiveView non si riesce a cambiare il punto di messa a fuoco: si deve disattivare il LiveView, modificarlo e poi riattivarlo.
La misurazione dell’esposizione su 63 zone, derivata direttamente dalla 7D, è piuttosto efficiente e rappresenta un miglioramento sensibile rispetto la 50D. Abbiamo la possibilità di impostare la misurazione valutativa (generica), parziale (perfetta in controluce), spot (impostata sul punto centrale) e media passata dal centro. Nelle prove pratiche l’esposizione è stata quasi sempre calcolata in modo soddisfacente, con qualche lieve tendenza ad una leggerissima sovraesposizione.
Anche nella raffica si denota un passo indietro rispetto alla 50D con una velocità scesa da 6,3fp a 5,3fps. Migliore comunque dei 3,7fps della 550D e lontana dagli 8fps della 7D (che però ha un doppio processore d’immagine). Su questo aspetto mi permetto però di richiamarvi ad una reale valutazione d’uso. Non tutti hanno veramente bisogno di uno scatto continuo così veloce e per chi rappresenta veramente una priorità probabilmente il corpo della 60D non sarebbe comunque adatto già per altri motivi. Ma questa è una mia convinzione personale e pertanto opinabile.

dettaglio-flash-1

Flash
Il lampeggiante a scomparsa, attivabile con il tasto dedicato laterale oppure in modo automatico, è di tipo E-TTL II con numero guida 13m ed una copertura da 17mm in grandangolo. Ha un tempo di ricarica di 3 secondi e la possibilità di compensarne l’intensità di +/- 3 step (con incrementi di 0,5). La cosa importante nella 60D e che contribuisce a conferirle un po’ di vocazione pro è il controllo wireless. È possibile con questa utilizzare dei flash esterni direttamente sulla slitta oppure attivarli in remoto.

sensore a confronto 550d 7d 60d

Qualità d’immagine e ISO
Come ho già avuto modo di sottolineare, 550D, 7D e 60D condividono lo stesso sensore d’immagine CMOS da 18 megapixel. Questo significa che nelle medesime condizioni di scatto i tre corpi equipaggiati con la stessa lente potrebbero teoricamente portare a casa lo stesso risultato. E conferma di questo si può anche avere dai test di riferimento di DXOMark, che attribuisce a tutte e tre uno score complessivo di 66, piuttosto alto per gli standard APS-C Canon. Ovviamente le lenti sono determinanti per la qualità di uno scatto, ma sono anche le funzionalità dei corpi a fornirci possibilità molto diverse ed a rendere possibile una foto piuttosto che un’altra. Rispetto la 50D il vantaggio del nuovo sensore si nota nella profondità colore e nella gamma dinamica, ma specialmente nella resa ad alti ISO. Con velocità selezionabili da 100 a 6400 (espandibile a 12800), la 60D supera nettamente la precedente offrendo immagini prive di disturbo fino a 400ISO, ancora molto pulite a 800ISO epotenzialmente accettabili a 1600ISO, per poi peggiorare sensibilmente 3200ISO e 6400ISO. Ma guardando a 4/5 anni fa i progressi sono evidenti.

Le seguenti immagini sono state scattate in RAW con impostazioni della camera e di sviluppo standard. A destra quattro crop di particolari al 100%. Cliccando sulle varie sensibilità si può vedere il risultato a video in formato PNG lossless, cliccando sulla foto attiva si può scaricare il JPG (salvato alla massima qualità).

100 ISO200 ISO400 ISO800 ISO1600 ISO3200 ISO6400 ISO

ISO100

Le immagini possono essere memorizzate in JPG, RAW o RAW+JPG con diverse combinazioni anche sulla qualità (ci sono anche dei RAW ridotti M ed S). Niente Compact Flash come sulla 50D e 7D, ma memorie di tipo SD/SDHC/SDXC. Vi consiglio di andare su quelle con transfer rate di almeno 30Mb/s per non avere problemi con la funzione video in Full HD, visto che con una 15Mb/s mi è capitato che si interrompesse la registrazione.

dettaglio-memoria

La batteria in dotazione è dichiarata per un durata di circa 1500 scatti senza l’uso del display e del flash. Senz’ombra di dubbio una durata eccellente, ma difficilmente si potrà fare veramente a meno dello schermo, visto che alcune impostazioni sono gestibili solo dai menu. Utilizzando il LiveView invece, la durata scende vertiginosamente attestandosi su circa 320 scatti. Nell’uso misto l’ho trovata soddisfacente, ma non mi ha particolarmente impressionato per longevità, specie se alternate ogni tanto qualche breve ripresa video.

dettaglio-batteria

Video ed extra
Dal punto di vista del video questa Canon offre l’ottima qualità già vista sulla 7D e una vasta gamma di impostazioni, superando in questo ambito Nikon in modo consistente. I filmati sono MOV codificati in standard H.264 con audio PCM lineare e sono direttamente compatibili anche con iPhoto e iMovie. Oltretutto si può scegliere il frame rate tra 24, 25 e 30, così da risultare adatto ad ogni circostanza (la D7000 invece registra solo a 24fps). Vi è un microfono stereo sul corpo macchina, ma c’è anche la possibilità di collegarne uno esterno tramite mini jack da 3.5mm. Non manca l’uscita video HDMI. Sul fronte AF c’è la funzione di tracking sui volti, ma considerate che ad ogni messa a fuoco si esegue la lenta procedura che porta prima al fuori fuoco e poi all’adattamento per contrasto, per cui sostanzialmente si dovrebbe usare in manuale. Una grande parte del software della 60D è dedicata alla post-produzione in camera, potendo sviluppare direttamente i file grezzi ed applicare una folta schiera di effetti creativi interessanti. Tuttavia quest’area non mi ha particolarmente interessato perché rimango dell’idea che sia in fondo scarsamente produttiva rispetto all’elaborazione al computer.

[AGGIORNAMENTO] Aggiunto un video con una panoramica sul corpo macchina:

voto 4Conclusioni
Il giudizio complessivo sulla Canon EOS 60D è sicuramente buono. Si tratta, come già evidenziato, di una “via di mezzo” tra la 550D (o la futura 600D) e la 7D, sia dal punto di vista di corpo e funzioni che sul fronte economico. Come tutto ciò che sta nel mezzo si potrebbero trovare diverse ragioni per preferire il risparmio a fronte di qualche rinuncia nella 550D o per investire quel tanto in più (circa 350€) per ottenere un corpo decisamente più longevo e robusto e le migliori performance della 7D. In tutti i casi si conferma l’impressione iniziale di una evoluzione rispetto la 550D e non di una “nuova” 50D. Ciò che il potenziale acquirente dovrebbe mettere sul piatto della bilancia sono dunque le migliorie rispetto la prima, che potremmo semplificare in: corpo più voluminoso e robusto, display articolato, mirino migliore, LCD secondario, controllo wireless per il flash, doppia ghiera, maggiore personalizzazione dei controlli ed un buon numero di funzioni in più sullo scatto e sulla post-produzione.

Costi
La 60D si trova a circa 850€. Viene spesso contrapposta alla Nikon D7000 (recensione), che ha invece il corpo in lega di magnesio, ma costa circa 200€/250€ in più. Per rimanere su questi prezzi Canon ha dovuto necessariamente togliere qualcosa rispetto la sua sorella maggiore 7D e probabilmente gran parte della riduzione è merito proprio al corpo in policarbonato. Dopotutto se fosse stato in lega di magnesio si sarebbe sostanzialmente sovrapposta alla 7D. Anche nei costi dunque, questo modello si presenta come un compromesso. E se non si insiste nel volerla necessariamente vedere come una discendente minorata della 50D, si noterà che per un aggiunta di circa 250€ rispetto la 550D offre molta qualità in più.

PRO
ico.piu.png Buona qualità d’immagine e ottima resa ad alti ISO
ico.piu.png Ergonomia eccellente
ico.piu.png Display articolato e con oltre 1 milione di pixel
ico.piu.png Vasta possibilità di personalizzazione dei controlli
ico.piu.png Buona disposizione dei tasti e utilissima doppia ghiera sul retro
ico.piu.png Qualità e funzioni di registrazione video FullHD e supporto per microfono esterno
ico.piu.png Controllo wireless Flash

CONTRO
Pro Corpo in policarbonato
Pro Alcune imperfezioni sul software evidenziate nell’articolo
Pro Messa a fuoco a contrasto lenta
Pro Non è possibile visualizzare un griglia nel mirino

DA CONSIDERARE
Pro Vasta gamma di funzioni creative e di post-produzione e sviluppo RAW in camera
Pro Per scegliere valutate le caratteristiche in più rispetto la 550D e quelle in meno rispetto 7D

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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