Probabilmente dovrei riflettere di più prima di scrivere quello che penso. Eppure mi voglio azzardare questa volta a permettermi il lusso di condividere con voi una sensazione personale, nella speranza di non sollevare acerbe critiche. In effetti mentre scrivo ho un po’ il timore di dire qualcosa di palesemente sciocco e fuori luogo, eppure sento la necessità di dirlo.
Quando Jobs si è preso l’attuale pausa dal lavoro, il nostro pensiero sottovoce è coinciso con il timore di non rivederlo ancora una volta sul palco di un KeyNote. Abbiamo evitato però successive speculazioni sulla sua salute, dopotutto a livello umano è una persona che molti di noi stimano, nella sua umana complessità. La sua email di saluto chiudeva con: “I love Apple so much and hope to be back as soon as I can. In the meantime, my family and I would deeply appreciate respect for our privacy“.
Salto a piedi uniti il discorso sulla privacy dei personaggi famosi, perché sappiamo che non esiste e mai esisterà. Tuttavia provo un certo fastidio nel seguire i rumor anche della sua visita in ospedale, le azioni che crollano in tempo reale, le smentite sulla sua salute e la rassicurazione che lavora comunque da casa per far calmierare il panico della borsa. Non ne faccio una questione morale e non mi metto a giudicare, sia chiaro. Il paparazzo farà bene il suo mestiere, così come l’analista di borsa e la direzione marketing Apple, che ha cerca di contenere notizie potenzialmente “pericolose” per il patrimonio aziendale. Però mi rimane comunque un certo senso di fastidio quando mi sento io stesso parte di questa oppressione nel leggere titoli, articoli e argomenti che giocano alternativamente a fare da sciacallo, amico o coccodrillo.
Poi certo l’azionista è interessato per i suoi motivi, noi lo siamo per altri e quindi tutta la giostra non si ferma.
Allora perché dirlo? Perché il sentimento rimane. Vorrei sentir parlare nuovamente di Jobs solo quando egli vorrà farlo, magari presentando qualche nuova rivoluzionaria idea o più semplicemente rimanendosene nella tranquillità della sua ritrovata (magari) intimità.
Tutto qui.