Finalmente è disponibile anche per Mac la versione Canary di Google Chrome.
Scrive a proposito il team di Google:
La versione Mac di Google Chrome Canary segue la stessa filosofia [ndr.: della controparte per Windows]: si aggiorna automaticamente in modo molto più frequente che la versione Dev, e non viene sottoposta ad alcun test manuale prima di ogni rilascio. Ci aspettiamo che sia molto instabile e perfino inusabile a volte. […]
I dati di Canary rimarranno separati dalle altre versioni di Chrome, ma volendo potranno essere sincronizzati tramite la funzione Sync inclusa in ogni versione del browser, in modo da avere preferiti, estensioni e temi uguali e aggiornati.
Per far capire la differenza, la versione stabile di Google Chrome è attualmente la numero 11. Fin’ora era possibile scaricare la versione 12 dai canali Dev e Beta, ma Canary fa un passo avanti e porta sui desktop la versione successiva, la numero 13.
Sebbene le differenze possano non sembrare così palesi a prima vista, in realtà sono notevoli: Canary è il modo migliore per dare un’occhiata a dov’è diretto lo sviluppo di Chrome. E, visto che il browser di Google è quello che al momento vede lo sviluppo e l’introduzione di nuove funzionalità più velocemente degli altri, è un buon modo per capire in generale come saranno i browser del futuro prossimo.
Come prevedibile, Canary non è un’applicazione su cui basare il proprio flusso di lavoro o da usare in pianta stabile come prima scelta, anzi, questo tipo di uso è caldamente sconsigliato. Denota, però, la differenza sostanziale tra i due maggiori concorrenti nel campo della tecnologia — Google e Apple: mentre il primo ha una tendenza a rendere pubblici tutti i suoi progetti, anche quelli nelle fasi più iniziali; il secondo ha la “fissazione” (positiva o negativa che sia) di mantenere tutto nascosto al pubblico fino all’ultimo momento. È difficile valutare quale delle due strategie sia più efficace, è innegabile però che un’agguerrita competizione fra due colossi del genere possa solo giovare all’utente finale, ovvero noi. Ben vengano le due prospettive diverse, quindi.