RIM ha fallito a innovare col suo Blackberry?

Filippo Corti di Mac Blog ha scritto un articolo in cui riprende alcune considerazioni di MobileCrunch, riguardo la prossima morte di RIM:

I Blackberry non sono più (lo sono mai stati?) uno status symbol. Non sono oggetti desiderati ed ammirati. Al contrario, ricordano molto degli strumenti per “gli addetti ai lavori”, la vita d’ufficio e il dipartimento IT. Non sono sexy e nemmeno belli.

I clienti di RIM stanno già passando ad altro. Il loro mercato si sta restringendo sempre di più.

Hanno voluto puntare sulla tastiera fisica a svantaggio di quella virtuale, che invece hanno criticato ripetutamente, e ora sono costretti a continuare a promuoverla, nonostante quasi nessuno l’apprezzi più.

I concorrenti di RIM sono più potenti e hanno mostrato di riuscire a fornire soluzioni migliori anche nel settore aziendale.

Hanno perso totalmente la gara dei tablet con il Playbook. Ne parlammo qua, qua e, ancora, qua.

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RIM non ha mai avuto un grande successo in Italia, ma non si può dire lo stesso oltreoceano dove è stato per anni uno status-symbol di quella classe media (e medio-alta), oltre che utile strumento di comunicazione per i giovani. Adesso RIM sta morendo e difficilmente riuscirà a salvarsi. Ma dove ha sbagliato?

In un momento in cui nessun telefono permetteva una discreta esperienza nell’accesso a internet, Blackberry è stato un telefono che è riuscito a dare ciò che alcune fasce di popolazione necessitavano: email, email e email. L’utilizzo delle notifiche push per ricevere email ha fatto la fortuna del Blackberry rendendolo strumento indispensabile per chi ne riceve decine e decine al giorno, soprattutto per motivi lavorativi.

La RIM ha letteralmente rivoluzionato il campo della telefonia mobile, ma al contempo non è stata abbastanza lungimirante da intravedere la prossima rivoluzione: quella degli smartphone veramente intelligenti, iPhone in primis. È rimasta ancorata a soluzioni precedenti come la tastiera o lo schermo non sensibile al tocco; in fondo perché cambiare qualcosa che va bene? Nel calcio è consuetudine dire: “squadra che vince non si cambia”. Be’, sicuramente il ragionamento non vale per campi come l’informatica o la tecnologia dove ogni 4-5 anni le carte in tavola mutano completamente.

Quasi dispiace vedere un’azienda così innovativa (almeno nei primi anni di vita) morire, ma è questo il prezzo da pagare per l’immobilismo in questa area. Un contro esempio è la Apple: non ci ha pensato due volte a “uccidere” gli iPod introducendo l’iPhone, e per questo, nonostante le vendite dei suoi lettori MP3 calino di anno in anno, continua a prosperare.

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