RIM, oltre al mercato, sta perdendo gli sviluppatori

Sulla stessa linea d’onda dell’articolo che ho pubblicato oggi sul presunto fallimento di RIM, è stato pubblicata un’analisi su Business Week in cui si nota come gli sviluppatori stiano decidendo di abbandonare i Blackberry in favore di iOS e Android.

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A detta del giornale (e della moltitudine di sviluppatori), il problema maggiore è nella frammentazione della piattaforma:

The developers are stepping back from BlackBerry because they say creating apps is too complex and costly for the size of the market. RIM’s devices have different screens sizes, varied operating systems and several ways to navigate, from a physical keyboard to touchscreen to a scroll button.

Qualcosa di simile è da lungo detto riguardo Android, ma sembra che non sia veramente così, in quanto Google ha creato uno strumento per che “fa il 95% del lavoro sporco”, semplificando la vita agli sviluppatori.

Il caso di RIM, però, sembra diverso: i dispositivi sono troppi, ma soprattutto troppo diversi. La crescita — o meglio, decrescita — del Blackberry non fa ben sperare per le sorti del telefono aziendale per antonomasia, e si sa che gli sviluppatori vanno o dove esiste un ambiente di sviluppo ottimo o dove girano più soldi (OS X e Windows, negli ultimi anni).

La situazione di RIM appare quindi disastrosa. Gli sviluppatori rimasti non guadagnano e vedono sempre più ridotto il bacino di utenza, così sono invogliati a spostarsi verso altri lidi. L’azienda è terribilmente in ritardo rispetto alle concorrenti, e sembra non avere un piano ben preciso nonostante l’acquisizione di QNX: l’immissione in mercato di un tablet — destinato anche agli utenti business — che manca del supporto alle email con un client nativo (!) è un indizio palese della mancanza di lungimiranza dei vertici aziendali.

Una nota per i commentatori: non venite a dire che RIM è un’azienda che “sta bene”, perché non è affatto vero. I dati sono chiari: le vendite sono al di sotto delle aspettative e in declino costante. Se non è un segnale d’allarme questo…

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